“Il giorno di San Patrizio, nel 1988, stavamo lavorando in una città degli Stati Uniti e avevamo una popolazione irlandese e una italiana, quindi durante il soundcheck nel pomeriggio, abbiamo messo insieme un arrangiamento che combinava When Irish Eyes Are Smiling e il tema di The Godfather (il Padrino)”.
“L’elemento che mi ha impressionato dei Soul Giants, essendo un appassionato di rhythm & blues, è stato Jimmy Carl Black, l’unico batterista che avessi mai visto in grado di suonare come il batterista di Jimmy Reed. Aveva il disprezzo assoluto per la tecnica, capisci cosa intendo? La totale dedizione a fare boom-bap, boom-bap. Un talento raro”.
(Bat Chain Puller, 1990, da Frank Zappa di Kurt Loder, 1988)
Ecco una controversia che puoi risolvere. Ci sono molte persone le quali pensano che, nel 1969, ti sei esibito sul palco con i Pink Floyd in un festival in Belgio chiamato “Amougies”. Vero o falso?
“Non mi sono esibito sul palco con i Pink Floyd”.
E’ quello che ho pensato. Hai presentato Beefheart al pubblico…
“Sì e ho introdotto anche molti altri artisti. Vedi, è stata una cosa molto strana. Sono stato assunto per fare il maestro di cerimonie… E’ successo dopo che i Mothers si erano sciolti: avevo tempo a disposizione. Mi hanno contattato offrendomi 10.000 dollari per presentare a un festival con tutte le spese pagate. Ho accettato: arrivo lì e scopro che si sono dimenticati di dirmi che nessuno parlava inglese. Gran parte delle persone lì parlava francese: tutto ciò che potevo fare, a quel punto, era indicare e salutare. Inizialmente, quel festival doveva essere organizzato in Francia. Il governo francese l’ha fermato e così, all’ultimo minuto, è stato spostato oltre il confine con il Belgio, in mezzo al nulla, in una tenda sorretta da travi d’acciaio. Questa tenda conteneva quindicimila persone. Freddo gelido, tempo umido, nebbia costante. Il festival era aperto 24 ore su 24 e i ragazzi venivano lì, con i loro sacchi a pelo dove dormivano congelando, sdraiati a terra, mentre la musica continuava 24 ore su 24 con un gruppo dietro l’altro… Tutto veniva filmato.
Quindi, chiariamo una volta per tutte: non ti sei esibito con i Pink Floyd, giusto?
“No. Penso di essermi esibito con Aynsley Dunbar, poi c’è stata questa jam session con Archie Shepp, Philly Joe Jones ed altri ragazzi jazz che hanno suonato.
(Society Pages 2, giugno 1990)
(Forse Zappa intende dire che non considera la jam con i Pink Floyd una vera e propria esibizione?)
Raccontaci la storia di “Moggio”: da dove nasce questo nome?
“Un giorno, quando Diva era molto piccola, è strisciata nel letto con noi. Stavo andando a letto verso le 7 del mattino, Diva aveva dormito a letto con Gail durante la notte. Mentre mi mettevo a letto, si è svegliata e mi ha raccontato di un sogno che aveva fatto. Nel sogno, lei aveva un piccolo padre di nome “Moggio” che viveva sotto il cuscino: mi ha descritto nei dettagli questo personaggio che le era familiare. E’ da lì che deriva il titolo del brano. Un paio di anni dopo, ho scoperto che il cognome dell’autista del tour dell’84 era proprio Moggio… Mojo o qualcosa del genere. Strano…”.
“I problemi di intonazione, che ci crediate o no, sono dovuti più alla temperatura della stanza che all’amplificazione perché, quando la temperatura sale, gli strumenti e gli ottoni tendono a stonare e difficilmente possono tornare in sintonia perché le dimensioni e la forma effettive dello strumento cambiano. Il metallo si espande e si contrae, quindi cambia l’intonazione. Il rischio maggiore è quando suoni all’aperto e la temperatura oscilla” (Frank Zappa)
Avresti potuto pubblicare Bolero (di Maurice Ravel) come singolo, suppongo solo in Europa a causa di alcune normative sul copyright qui negli Stati Uniti…
“Sì, l’unico posto al mondo in cui il copyright è scaduto ed è di pubblico dominio è l’Inghilterra. Quindi, se venisse rilasciato e prodotto in Inghilterra, potrebbe essere realizzato. Ne ho un mix assemblato, sembra fantastico. Forse l’anno prossimo”.
Come hai utilizzato il Synclavier nel tour del 1988? Abbiamo sentito di qualcosa che stavi preparando chiamato “Goin’ To Hell”….
“Goin’ To Hell era una sequenza utilizzata per dire in modi diversi “Stai andando all’inferno” o “Jee-zus” e contiene una serie di rutti, ringhi, adorazione del diavolo con rumori demoniaci in sottofondo e alcuni suoni strumentali bassi e grugniti. Ho messo insieme questa sequenza. Riguardo a ciò che avremmo fatto con il Synclavier in quel tour… beh, ogni sera ci sarebbe stata una sequenza, come una composizione completa, caricata nel Synclavier; durante la parte improvvisata dello spettacolo potevo attivare quella sequenza. Il Synclavier riproduceva una raccolta di suoni e la band suonava insieme a questa raccolta. Certe sere usavamo “You’re Goin’ To Hell”, altre sere le voci del Congresso.
C’era un suono in particolare che mi ha fatto impazzire, era una combinazione tratta, credo, dall’album Mothers Of Prevention; pronunciavi la parola “bondage” combinata con un rutto.
“Oh sì, quello non ero io. Era mio nipote Jade, che ha la capacità di ruttare molto forte e molto a lungo, può anche ruttare parole. Nell’87, abbiamo avuto una sessione di campionamento con Jade. L’ho messo davanti a un microfono e gli ho lasciato fare un assortimento di rutti, poi gli ho dato un elenco di parole e frasi da ruttare: alcune di queste sono state messe nel Synclavier ed è quello che hai sentito”.
Cosa è stato usato per indurre i rutti? Qualcosa come la Pepsi o…
“I live più singolari che i Mothers abbiano mai fatto furono quelli avvenuti al Garrick Theatre nel 1967 e non c’è nessuna registrazione. Non ho registrazioni del Garrick Theatre. Forse qualcuno potrebbe aver ripreso lo spettacolo ma Verve non l’ha fatto. Avevamo un accordo con Wally Heider che a quel tempo aveva un camion di registrazione a New York City; aveva tutta questa attrezzatura in un furgone e aveva bisogno di un posto dove parcheggiare il suo furgone. Volevo fare un patto con lui per dargli un posto auto per il furgone fuori da questo teatro che avevamo affittato. Tutto quello che doveva fare era accendere il nastro ogni notte e avremmo potuto avere le registrazioni. Verve non l’ha fatto”.