
“La gente si fa di me un’idea precisa – dice sornione Frank Zappa – ma non è mai quella con la quale io concordo...”.
Frank Zappa se la ride di tutti.
Se la ride della maxi-tournée dove il pubblico vuole qualcosa che è sempre diverso da quello che lui propone, se la ride di tutti quelli che si chiedono come e perché un personaggio ‘vecchio’ come lui riesca sempre a trovare la carta vincente. Se la ride persino dei dischi che la sua ex casa discografica sta lanciando sul mercato per rivalsa. Se la ride perché trova che siano ancora belli e ammette che lui di cattiva musica non ne ha mai fatta.
“Anche le cose che scarto sono meraviglia, non c’è niente che non valga la pena di ascoltare” dice alzando gli occhi al cielo, come se l’avesse detta grossa.
“Ho sempre detestato la poesia, direi addirittura che la odio. Non mi va di fare generalizzazioni sociologiche, non riesco ad identificarmici. La sola idea mi fa morire. Eppure c’è qualcuno che ha tirato fuori delle cose dalle mie canzoni che sono addirittura meravigliose. Spesso faccio leggere le mie parole a mia moglie, cerco di dirle e ridirle per vedere che tipo di effetto mi fanno. Cambio spessissimo le parole, i pensieri, aggiungo cose che magari non c’entrano anche perché molto spesso le parole sono usate foneticamente fino a che non diventano parte integrante della musica. Io non mi ritengo un vero cantante e spesso faccio cantare le mie cose a chi lo è realmente. Mi piace vederle assieme alla musica: il testo è simile ad uno spartito per chitarra o per piano, deve funzionare nella stessa maniera. Il suono delle parole… il suono degli strumenti, qualcosa che produce meccanismi di rumori, di effetti sonori. Se ci si dovesse veramente fidare delle parole allora sarebbe meglio comunicare telepaticamente. Fai conto che devi dire una cosa ad una persona e sai che questa cosa può fargli male. Allora ti siedi a pensare se è giusto. Poi questa persona ti chiede di cosa si tratta e tu cerchi di dirglielo nella maniera migliore, ovvero in modo falso. lo guardo realisticamente a questo tipo di cose e mi chiedo cosa sia realmente utile alla gente. E allora dico: boogie…”.
Sheik Yerbouti già non gli appartiene più. Come tutti i più solerti agitatori musicali Zappa preferisce guardare avanti e le sue idee sono numerosissime. Non è semplicemente un uomo di cartone che deve seguire le regole per poter essere di moda. La moda è lui che la fa, anche se si continua a pensare a Zappa come ad un musicista per una cerchia ristretta, un nome caro a pochi eletti, un alchimista prezioso.
“Quando ti trovi il disco bell’è pronto, già sai che per te è un capitolo chiuso, già pensi a quello che ti aspetta. Mentre il mondo ti segue in quel tuo capitolo ecco che tu sei già lontano mille miglia – dice – Quello che vuole la gente è terribile: vuole che una canzone sia una canzone. “Io amo te e tu ami me”, “le foglie sono verdi e poi ingialliscono”, “la pioggia cade, fa freddo, tu sei lontano, tu sei sparita”, “ho il cuore a pezzi”, “sei tornata e il mio cuore è ko”. Dio mio, la gente vuole proprio questo. Ogni tanto mi chiedo: è giusto non dare alla gente quello che vuole? Comincio a pensare al ruolo del musicista, a come si deve comportare, a come riuscire a far volere alla gente quello che voglio io. Quando sei sul palco e li hai davanti, cosa devi realmente fare? Così cominci a mischiare certe cose. Quando lavoro su un pezzo, ci passo anche intere settimane e lo vivo minuto per minuto. Poi, un giorno, vado in sala di registrazione e lo incido, quando penso che sia giunto al suo momento migliore. E’ a questo punto che la gente lo ascolta, dopo che il pezzo ha già vissuto la sua vita. Sali sul palco, hai centinaia di occhi che ti guardano e ti chiedi se tutto questo è giusto. lo credo che tutto il materiale che ho scritto attraversi un ciclo e ogni mio album, che torno ad ascoltare dopo anni, mi sembra ok proprio perché lo riferisco a quel preciso periodo. Potrei scrivere e suonare fino agli anni duemila e ancora avanti. Non ho problemi di stile e non mi interessano i cambiamenti di mercato. Posso dire che mi piace tutto, ascolto di tutto e non faccio il censore. Lasciate che la gente suoni e che abbia il suo stile, tutto il resto non ha importanza”.
(Ciao 2001, 20 maggio 1979)