Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e Lennie Tristano
FAIR USE
https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc
(Leggendo questa parte dell’articolo di Luca Conti ho scoperto due cose. 1) Frank Zappa non è stato il primo ad usare la tecnica della ‘xenocronia’ – nonostante abbia coniato il termine. 2) Zappa ha usato questa tecnica non per capriccio creativo ma per necessità, per ottenere risultati che con il solo ausilio dei suoi musicisti non avrebbe potuto ottenere)
Fin dal 1941, con The Sheik of Araby, Sidney Becket non aveva esitato a sovraincidere clarinetto, sassofono soprano e tenore, pianoforte, contrabbasso e batteria, così come sono ben note le manipolazioni sui nastri effettuate da Lennie Tristano per larga parte della sua carriera…
Rubbert Shirt, brano pubblicato nel 1979 su Sheik Yerbouti, è un’esecuzione prettamente jazzistica: un dialogo di tre minuti scarsi tra basso (Patrick O’Hearn) e batteria (Terry Bozzio) definito dallo stesso Zappa un esempio di “sensitive, interesting interplay”. Questo duetto non ha mai avuto luogo, malgrado O’Hearn e Bozzio abbiano fatto parte per diverso tempo della touring band di Zappa. Secondo la descrizione riportata sull’album, il brano fu costruito partendo da un assolo di chitarra in 4/4 eseguito dal vivo nel 1974, sul quale O’Hearn ha sovrainciso una nuova parte di basso (“non completamente improvvisata” ha specificato Zappa). Dopodiché la nuova linea di basso è stata applicata alla parte di batteria di un brano totalmente diverso, un pezzo in 11/4 che non aveva niente a che fare con il precedente. L’assolo di chitarra è quindi sparito e possiamo ascoltare O’Hearn e Bozzio che improvvisano simultaneamente su brani (e in momenti) diversi.
In sostanza, si tratta della stessa operazione effettuata da Lennie Tristano sul suo primo album per l’Atlantic, dove la ritmica di Peter Ind e Jeff Morton proveniva da esecuzioni diverse da quelle poi rifinite con l’aggiunta del pianoforte (lo racconta lo stesso Ind nel suo volume Jazz Visions: Lennie Tristano And His Legacy, Equinox Books 2005).
Possiamo chiederci quale fosse l’intendimento di Zappa nel realizzare un’operazione del genere. Forse O’Hearn e Bozzio, musicisti dalla forte preparazione jazzistica, sarebbero stati in grado di improvvisare simultaneamente l’uno su un tempo diverso dall’altro, ma Zappa era convinto di no. “Puoi provare a chiederlo ai tuoi musicisti ma non succederà mai” dichiarò nel 1998 a Bob Marshall. “Come compositore, se voglio ottenere un risultato simile non ho altra possibilità che agire in questo modo”. E’ la stessa filosofia di Tristano.
(estratto dall’articolo “Frank Zappa: lo strano odore del jazz” di Luca Conti)
In Joe’s Garage (1979) gli assoli sono tutti xenocroni tranne quelli di Watermelon in Easter Hay e Crew Slut. Per questa xenocronia ho scelto Keep it Greasey che si ‘sposa’ molto bene con Line Up di Lennie Tristano.
“Con un ascolto attento, ci sono due modi di percepire la musica. Innanzitutto, quello che si esprime in termini di acustica fisica, cioè la forma d’onda che governa il suono, la sua ampiezza; questo è il modo scientifico. Ma possiamo anche dire a noi stessi: che sensazioni provoca questa musica? Qual è il suo odore? Il suo significato? Il timbro dell’insieme è quello che prevale, sia esso rock n’ roll o musica da camera. È il timbro che più spesso indica come interpretare il resto dei dati. È qui che il Synclavier mi dà una grande flessibilità nel mio lavoro poiché posso applicare, in una frazione di secondo, vari timbri a una composizione. Cos’è la musica se non un po’ di spazio-tempo decorato, illuminato?”.
Come componi al Synclavier?
“L’idea generale parte spesso da varie teorie musicali. Mi chiedo allora cosa succederebbe se facessi questa o quella manipolazione, quali sono i limiti fisici di ciò che un ascoltatore può comprendere in termini di ritmi, di “dati universali”, pur percependo il tutto come una composizione musicale”.
(Guitare & Claviers n. 73, aprile 1987)