
“Frank mi strinse la mano. Al contatto fisico percepii qualcosa… Era la sua energia, le sue vibrazioni, la sua incredibile presenza. Anni dopo, lessi in un’intervista su Playboy di come Marlon Brando dominasse lo spazio fisico dove si trovava piuttosto che occuparlo come succede alle altre persone. Era così anche con Frank”.
“Frank non era un uomo solo ma solitario. Nella nostra cultura occidentale, l’idea di essere soli fa ancora paura. Credo che, tra tutte le persone che conosco, Frank sia quella che meglio di tutte riusciva a godere della compagnia della propria immaginazione. In questo, era assolutamente un illuminato”.
“Era terribilmente timido (lo so che nessuno ci crede), ma quando ti abbracciava recuperava tutte le occasioni perdute. Tutto lo interessava ma non rubava tempo alla sua musica per nient’altro. Tutti noi abbiamo nella nostra mente tutta la conoscenza dell’universo. Frank l’aveva chiaramente dischiusa. In questo senso, resterà un modello per l’umanità”.
(Massimo Bassoli, Prog Italia luglio 2017)