
Perché Frank Zappa avrebbe dovuto dedicare una canzone in memoria di Hieronymus Bosch?
La prima cosa che mi viene in mente è che il pittore olandese Bosch mise in scena con grande ironia i conflitti dell’uomo rispetto alle regole imposte dalla morale religiosa.
Bosch attinse da moltissime fonti (testi alchemici e astrologici, libri dei sogni), la sua arte ha radici iconografiche medievali. Prevale la strutturazione spaziale dove vengono messi a fuoco tutti i particolari di un universo sconvolto e ricomposto in una dimensione onirica. Le sue opere, anche di contenuto satirico, vanno dal sogno alla follia.
Di Bosch è stato detto:
“La caratteristica davvero sconcertante della sua pittura è che, nonostante tutta la profusione di realismo, si sforza di esprimere l’immateriale” (A. Linfert, 1959);
“Evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in senso contrario a quello della natura” (L. van de Bossche, 1944).

Zappa vede il suo lavoro svilupparsi in un tipo di pittura alla Hieronymous Bosch.
“Un album equivale ad un angolo di una grande immagine, al lavoro complessivo“.
Zappa è davvero ambizioso.
“Tendo ad assomigliare all’Encyclopaedia Britannica in forma di cartone animato. In termini di vari argomenti trattati, è un’opera storica, ma proveniente da più angolazioni rispetto allo storico tradizionale che si limita a teorie economiche del giorno. Il mio lavoro riempie anche tutti gli spazi vuoti nell’intero corpo della musica pop in questo secolo.”
(Berkeley Barb, 26 dicembre 1975)