Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa e il ritmo

Frank Zappa – The Gumbo Variations (Hot Rats, 1969)

(informazioni raccolte dal gruppo What’s Zappa, circa un anno fa)

“Ci sono persone che non sopportano di sentirmi suonare la chitarra perché non ho un ritmo regolare. Sai, tutti vogliono battere il piede: quando impazzisco, perdono continuità, non riescono a contare il tempo, quindi lo rifiutano totalmente. Vogliono quelle cose belle, sicure, dritte e ce ne sono un sacco in giro, ma non venire da me perché non sono il tipo che fa per te. Non mi piace suonare dritto, regolare, è innaturale per me. Non mi piace nemmeno ascoltarlo, non è il mio mondo”. (Guitar World, marzo 1982)

Zappa considerava il ritmo e la batteria come la sostanza della musica. Qualsiasi genere si suonasse, secondo lui doveva avere un metro. Coniò il concetto di dissonanza ritmica.
Frank Zappa credeva nel contrasto, nella combinazione di elementi semplici ed elementi complessi. L’impianto della canzone tipica di Frank Zappa è modale invece che tonale.
La modalità può essere vista come una tavolozza di colori rispetto ai due tasti bianchi e neri della tonalità. Nello specifico, Il Modo Lidio è fondamentale nella musica di Frank Zappa. Il Modo Lidio (o Scala Lidia) è una scala modale che noi costruiamo sulla quarta nota della scala maggiore. (Giordano Montecchi, storico e critico musicale)

“Mi piace l’idea di una musica in cui sia possibile battere il piede a tempo e ascoltare contemporaneamente cose che si muovono in irritante contrasto con il ritmo di base”.
(Frank Zappa)

“Quando compongo, la mia idea principale spesso parte da varie teorie musicali e mi chiedo cosa succede se faccio questo o quello, quali sono i limiti fisici di ciò che un ascoltatore può comprendere in termini di ritmo? Quanto è grande l’”universo dei dati” che le persone possono assorbire e percepire come composizione musicale? Questa è la direzione in cui sto andando”. (Frank Zappa)

“Quando si ha un ritmo regolare occorre scontrarsi con esso sovrapponendo una frase dal ritmo molto irregolare. Questa frase, però, deve essere suonata con molta precisione, non come verrebbe suonata nel corso di un’improvvisazione: deve diventare una specie di bestemmia nei confronti del concetto ritmico originale”. (Frank Zappa)

Una volta, in un’intervista radiofonica, hai detto qualcosa riguardo alla scrittura di “armonia percussiva”…
“Certo. Puoi scrivere dissonanza ritmica e puoi anche scrivere l’equivalente della consonanza ritmica. Quello che definirei un ritmo dissonante è 23/24, dove le cose si strofinano l’una contro l’altra proprio nello stesso modo in cui le note sono a mezzo passo l’una dall’altra ed hanno una certa tendenza ad ‘arricciare’ le orecchie. I ritmi leggermente ‘distanti’ l’uno dall’altro creano un altro tipo di dissonanza lineare. Un tipo di ritmo consonante sarebbe come la musica da marcia o da discoteca, dove tutto è boom, boom, boom”. (Guitarist, giugno 1993)

“Sogno strumenti che obbediscano al mio pensiero e, contribuendo con il loro mondo di suoni mai immaginati prima, si pieghino alle esigenze del mio ritmo interiore”.
(Edgar Varèse)

“Gran parte delle persone non usa i poliritmi ed i ritmi più complessi, non li considera molto naturali ma ci sono stati compositori che hanno lavorato in quel campo. Per me è stato un grande shock quando qualcuno mi ha inviato un album di un gruppo olandese che aveva “Ballet Mécanique” di George Antheil da un lato e dall’altro brani per violino e piano. In quel momento, ho giurato che avrei potuto scriverli per via dei ritmi. Era esattamente lo stesso tipo di cose che avrei fatto io. Non avevo mai sentito questi pezzi prima: erano nell’armadio di qualcuno. Il ritmo è ciò che senti. La maggior parte delle persone nell’Europa occidentale tende ai ritmi in due, tre e quattro, mentre nell’Europa orientale, molte persone si sentono a proprio agio con 5, 7, 9. In India si sentono a proprio agio con tutto, dal 2 al 13, qualsiasi cosa”. (Rhythm, luglio 1989)

“Molti hanno un’idea sbagliata del ritmo. Possiamo suonare in 4/4 e fare cose davvero strane in 4/4. Allo stesso modo, puoi suonare in 9/16 e suonare anche alcune cose davvero noiose come succede a molti gruppi jazz rock. Bisogna sovrapporre cose interessanti su una base ritmica costante anziché avere un’intera band che suona un mucchio di riff all’unisono da 8 o 16 note”. (Guitar, maggio-giugno 1979)

“Ho sempre lavorato con musicisti capaci nella sezione ritmica, ma non posso dire se siano sempre stati entusiasti di ciò che stavo suonando, se lo comprendessero bene o se si siano davvero divertiti. È difficile spiegare ai ragazzi appena entrati nella band il mio concetto ritmico: si basa su idee di equilibrio metrico: eventi lunghi e sostenuti contro gruppi con molte note su un battito come numerose sestine, settimine e cose del genere. Preferisco una sezione consapevole della pulsazione ritmica in grado di creare una base che non si muova, per darmi modo di fluire sopra di essa”. (Guitar Player, gennaio 1977)

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