Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Funky Nothingness: l’anello mancante tra Hot Rats e Chunga’s Revenge

Funky Nothingness di Frank Zappa

Frank Zappa conservava tutto della propria produzione in modo ossessivo: live, prove, tentativi, video, interviste, materiali promozionali.

I vaults zappiani sono un percorso da terra al soffitto di bobine, casette, vinili, videocassette, tutto scrupolosamente catalogato e conservato. Dalla fine degli anni ’50 agli ultimi mesi di vita, nel 1993. Joe Travers, archivista zappiano a tempo pieno, è l’uomo che, in mancanza del Bibliotecario di se stesso supremo, Zappa stesso, porta alla luce periodicamente tasselli mancanti nella sua discografia, con sistematiche operazioni di carotaggio sonico nel labirinto di registrazioni. Mancanti, perché della sua opera Zappa aveva in mente il curioso programma project / object: il fatto che qualsiasi suo materiale di un qualsiasi anno facesse parte di un tutt’uno unitario.

Travers ha portato alla luce un vero disco inedito di studio di Zappa, un anello mancante nella vertigine discografica zappiana, e sono gioie per le orecchie. Un disco mai uscito e accantonato, insomma, con Don «Sugarcane» Harris al violino, Ian Underwood a tastiere, sax e chitarra, Max Bennett ai bassi.

Si intitola Funky Nothingness (Zappa Records) e va a incastrarsi in un interstizio temporale da batticuore, per fan, il periodo del 1970, quindi il percorso compreso tra Hot Rats e Chunga’s Revenge. Uno dei momenti fondanti per la nascita di quel jazz rock che contemporaneamente stavano inventando Miles Davis, e, dall’altra parte dell’Oceano, i Soft Machine, i Nucleus.

Ma c’è di più, in queste registrazioni ritrovate ci sono degli inediti di studio. Perché oltre al jazz rock palpitante, e a brucianti jam session registrate nel suo studio personale (incredibili i duetti chitarra batteria con Dunbar) ci trovate ad esempio una dissacrante e mielosa Love Will Make You Mind Go Wild, una classica I’m A Rolling Stone da dodici minuti che si rivela essere l’ossatura ritmico-melodica blues di Stink Foot, di quattro anni dopo. Poi cover di Work With Me Annie, un rock ’n’roll slabbrato che diventa Annie Had A Baby, e due altre meraviglie completamente inedite, Khaki Sack, un boogie rock deragliato e pimpante, e gli oltre undici minuti di Twinkle Tits, un brano sul quale Zappa lavorò ossessivamente in 9 versioni, mai uscito.

Si tratta di un jazz rock «progressivo» stipato di idee e cambi di tempo nella parte iniziale su un tema festoso molto zappiano che poi diventa solida base modale. Non finisce qui: al primo cd se ne sommano altri due di ritrovamenti coevi, e tra esperimenti bizzarri, tentativi e prove defatiganti la strada verso il futuro era tracciata.

(Il Manifesto, 29 agosto 2023)

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