
Eric Burdon una volta definì pubblicamente Frank Zappa “l’Adolph Hitler del rock” e sulla stampa come “il Charlton Heston del rock and roll!”. Zappa confuta le accuse.
Dà l’impressione di essere un uomo estremo, la compassione temperata dall’odio, il bello mescolato con una discreta quantità di cattivo che lo rende un essere umano credibile.
“Ci sono pochissimi altri gruppi che trattano se stessi come i Mothers – ha detto Frank – Possiamo permetterci di ridere di noi stessi, mentre non credo che altri gruppi o artisti pop, con mezzi diversi, si prendano davvero il tempo di considerare quanto siano davvero assurde le cose… Una delle cose che mi preoccupa di più dei giovani di oggi è la loro incapacità di ridere di se stessi”.
Zappa attira l’attenzione adottando una posizione di attacco come migliore forma di difesa e le sue tattiche shock di solito producono il risultato desiderato: la reazione.
Il suo urlo accorato è ‘Perché?’ quando si tratta della questione della moralità e la sua preoccupazione è solitamente per coloro che sono disprezzati da una società ipocrita.
(New Musical Express, 5 febbraio 1972)