Frank Zappa's mustache - Music is the Best

La singolare concezione ritmica di Frank Zappa

Se per un quarto di secolo, dal 1964 al 1988, abbiamo visto Zappa come uno dei più originali chitarristi della storia del rock, è per la particolarissima concezione ritmica del suo solismo. La vocazione ritmica, d’altronde, rappresenta una componente fondamentale, strutturale, anche del suo stile compositivo più ‘serio’. Il cinico Zappa condivideva con Stravinskij la convinzione che i fondamenti dell’arte musicale non stiano nell’espressione delle emozioni ma nel ritmo e nel movimento.

Tutti i problemi tecnici che Frank Zappa dovette affrontare e risolvere nella sua faticosa carriera possono essere ricondotti al suo perfezionismo, alla sua fantasia, alle sue ambizioni in materia di timbri e soprattutto di ritmi. In questo campo, Zappa ha collezionato una ricca serie di primati. E’ stato il primo musicista rock a cimentarsi coi tempi dispari, i ritmi composti, i metri additivi e ad inserire nel gruppo due batteristi o percussionisti che suonassero anche marimba, xilofono, vibrafono. Fu il primo a sovrapporre brani diversi suonati simultaneamente e sincronizzati in tempo reale, secondo il dettato di Charles Yves, nonché con quel metodo di sincronizzazione sperimentale di assoli e basi ritmiche di provenienza diversa da lui battezzato ‘xenocronia’. Poi ancora il primo ad adottare i ritmi irrazionali, il primo a formulare concetti come quello di ‘armonia percussiva’ o di ‘dissonanza ritmica’ (sue personali teorizzazioni), a perseguire soluzioni ritmiche realizzabili solo attraverso sofisticatissime apparecchiature digitali come il Synclavier. La sua stessa tecnica chitarristica è di estremo interesse ritmico, con le sue suddivisioni inconsuete, per una ragione squisitamente sperimentale: il fatto di articolare frasi e licks ispirandosi al fraseggio del linguaggio parlato.

Quando Zappa formava un nuovo gruppo, la scelta cruciale era sempre quella del batterista. Doveva essere in grado di interpretare l’immensa apertura metrico-ritmica della sua musica, oltre a dover assecondare l’estro dello Zappa chitarrista senza costringerlo in schemi troppo vincolanti.

Zappa spiegava:

“Preferisco che la sezione ritmica sia cosciente di dove sta la pulsazione-base del tempo e crei delle fondamenta stabili, così che io possa scorrerci sopra. E’ anche difficile far sì che venga lasciato spazio nei punti in cui arrivano le (mie) note veloci. Le sezioni ritmiche hanno sempre la tendenza a copiare: se ascoltano qualcun altro che suona velocemente vogliono farlo anche loro, finché non ne puoi più di sentire cose veloci”.

Zappa sceglieva i suoi uomini nella consapevolezza che “lo stile del batterista è destinato a determinare lo stile della band”. Per amore del ritmo, Zappa ha rischiato spesso il disamore dei propri collaboratori, critiche.

“Ho sempre avuto buoni musicisti nella sezione ritmica ma non potrei dire che siano stati sempre entusiasti di quello che io suono o che l’abbiano capito molto bene o che ci siano davvero entrati dentro. Quando provengono dal jazz finiscono per suonare mondi di note zanzara, nuvole di pentatoniche zanzareggianti che non valgono una merda. Quando vengono dal blues vogliono qualcuno che prenda tre note e ci faccia le sue contorsioni”.

(dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

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