
Il lavoro è l’essenza di Frank Zappa; vive per questo. Alcune persone lavorano alla loro musica, Frank Zappa è la sua musica. Tra la composizione pomeridiana, i soundcheck che durano fino all’ora di cena ed i suoi concerti di 2-3 ore la sera, trova ancora il tempo per suonare la chitarra. Dopo aver cenato nella sala in cui suonano, di solito “mi siedo nella stanza e suono la chitarra fino al momento di andare avanti… per tutto il tempo che posso. È rilassante”.
Riguardo alla sua composizione, ha aggiunto: “Ho un paio d’ore per farlo prima del sound check e poi, dopo lo spettacolo, torno e lo faccio di nuovo”.
Dalle sue risposte, Zappa rivela un aspetto completamente opposto al bizzarro ritratto psicologico che si tenderebbe a dipingere giudicando la sua musica. E’ calmo e riservato, articolato nell’espressione ed incrollabile nel tono di voce. Sembra avere il controllo totale della situazione: sicuramente ha a che fare con i suoi occhi.
Questa divisione di personalità sul palco e fuori dal palco è un altro aspetto di Frank Zappa e lo ammette prontamente.
“Certo” spiega “Il ragazzo che vedi sul palco è Frank Zappa.”
E con chi sto parlando adesso?
“Stai parlando con Frank Zappa.”
Schizofrenico, eh?
“Assolutamente schizofrenico. Ma è schizofrenia autoinflitta, non è quel tipo di schizofrenia stupida”.
Ha mai perso il controllo? Ha mai dimenticato chi fosse portando ‘questo’ Frank Zappa sul palco al posto dell’altro?
“Solo quando sono davvero stanco. A volte ‘questo’ Frank esce là fuori: sa che non è il posto per lui e lo sa anche il pubblico. Poi l’altro salta su da dietro l’amplificatore …”.
Il contrario non sarebbe poi così male, però.
“Oh, sono stato pazzo fuori dal palco molte volte…”
Non ci volle molto per capire cosa fosse quel ‘qualcosa’ in Frank Zappa: i suoi occhi erano sempre fissi nei tuoi. Non interrompeva mai il contatto visivo per un secondo! Se dall’ascolto della sua musica avevi qualche dubbio sulla sua sincerità, svaniva con uno sguardo, nei suoi occhi. Era confortante e snervante allo stesso tempo: l’impulso di ricambiare il suo sguardo era una lotta consapevole.
(Zoo World, 2 gennaio 1975)