Intervista a Jimmy Carl Black (l’indiano del gruppo) di Gianfranco Salvatore (Percussioni, gennaio 1994)
Prima parte
Nella sua autobiografia Zappa ha scritto che tu gli piacevi perché gli ricordavi il batterista dei vecchi dischi di Jimmy Reed.
Giusto. E’ da lì che ho imparato a suonare. Compravo i dischi di Jimmy Reed, accendevo il giradischi, mi sedevo e imparavo quei beat dai dischi. Non so come si chiamava il batterista ma so chi era il bassista di Jimmy Reed, Willie Dixon.
Negli anni ’60 Zappa ha mai chiesto a voi membri originari dei Mothers of Invention di ascoltare i dischi di Varése?
Sì e li ascoltavo, è da lì che ho imparato. Ho ascoltato anche Stravinskij ed altre cose perché amo veramente la musica classica. Frank ci spingeva a conoscerla ed amarla. Una volta a New York (nel 1977) Frank comprò biglietti a tutto il gruppo per un concerto al Lincoln Center della suite dell’Uccello di fuoco di Stravinskij. Fu addirittura minaccioso: ci disse che, se quella settimana volevamo essere pagati, dovevamo andare a vedere quel concerto. Fummo obbligati. Era la prima volta che vedevo un balletto classico e mi piacque molto. Fu un’esperienza nuova, una grande esperienza per tutta la band. In seguito, cominciammo a fare le nostre versioni di quel tipo di roba sul palco, ma erano versioni trasformate, divertenti.
Hai mai visto Zappa ballare?
Sì che l’ho visto. L’ho visto danzare nei locali. Era un buffo ballerino, non sapeva ballare molto bene. Era talmente buffo che sembrava uno scherzo, infatti ballava solo per scherzare.
I Mothers of Invention erano ritmicamente all’avanguardia. Quando Zappa vi illustrava i nuovi brani, come organizzava il ritmo, i cambiamenti di tempo, i poliritmi?
Mi spiegava come suonarli, me li insegnava e io poi li suonavo a modo mio. In ogni caso, è stato lui a mostrarmi come suonare in 5/8, 7/8, 9/8, 15/8… Mi mostrava questi ritmi alla batteria, suonati in maniera molto semplice. Con Art Tripp (il batterista-percussionista classico aggiunto ai Mothers alla fine del 1967) era diverso perché lui leggeva la musica avendo suonato in orchestre sinfoniche prima dei Mothers, e Frank doveva semplicemente scrivergli quello che voleva.
I Mothers furono uno dei primissimi gruppi a suonare con due batterie. Ma pochi sanno che, prima ancora di Billy Mundi e di Art Tripp, si pensava di aggiungere a te, come batterista, un certo Denny Bruce.
Sì, Denny Bruce doveva essere il secondo batterista, ma non so bene quel che accadde con lui. Frank voleva provare con due batterie già prima della registrazione di Freak Out, il nostro primo album. Denny Bruce fu contattato nel periodo in cui provavamo per il disco (nel 1966). Sai, Frank aveva sempre idee per nuove sperimentazioni, come appunto avere due batterie, ma a volte non portava a compimento queste idee. L’idea delle due batterie Frank l’ha avuta per molto tempo, prima dell’ingresso effettivo di un secondo batterista che avvenne nel secondo album Absolutely Free.
Quando entrò nel gruppo Billy Mundi, l’originale secondo batterista ufficiale dei Mothers?
Forse ad agosto-settembre del 1966. Credo un paio di settimane prima dell’ingresso di Don Preston e Bunk Gardner nei Mothers.
Una delle vostre specialità, soprattutto dal vivo, era suonare alcuni pezzi dove c’erano melodie, ritmi, addirittura brani interi sovrapposti.
Era una cosa su cui ci esercitavamo a lungo, abbiamo imparato a farlo. Provavamo molto, otto ore al giorno. Queste prove erano molto intense. A volte, Frank non c’era e Ian Underwood faceva da direttore musicale: l’ha fatto dal ’67 al ’69. Frank gli dava le nuove musiche scritte e se non andavamo alle prove Frank non ci pagava. Se ne mancavamo una dovevamo procurarci un certificato medico.
C’erano momenti in cui Frank si arrabbiava molto?
Sempre. Se qualcuno faceva un errore, gli errori non erano ammessi. Poteva farli solo lui (sulla chitarra), nessun altro. Una volta sono stato perfino licenziato.
(continua nella seconda parte)