
Frank Zappa potrebbe essere descritto come un guerrigliero culturale. Vede che le arti popolari sono propagandistiche in senso lato: anche quando si mascherano da ribellione, ci cullano nella fantasia e omogeneizzano le nostre risposte. Così, si infiltra nella macchina e cerca di far sì che le forme popolari sconfiggano i loro fini tradizionali – la sua musica non culla, cerca di farti pensare.
Ovviamente, è in equilibrio su un bordo stretto. Da un lato, si trova di fronte a un pubblico il cui bisogno di una risposta omogenea è così grande da poter adattare le sue creazioni ai propri desideri. Dall’altro, deve in qualche modo raggiungere un pubblico di massa o i suoi sforzi sono inutili. E, ovviamente, ci sono anche i soldi, è umano.
Ma, qualunque sia il risultato, c’è ancora la musica, e se qualcuno di noi sarà in giro tra 20 anni, penso che la ascolteremo.
(Down Beat, 30 ottobre 1969)