The Black Page #2 (Live at Palladium, New York 1981)
Peter Rundel Conducts Zappa – Mo ‘N Herb’s Vacation Pt I (2005, Teatro La Fenice, Venezia) con Chad Wackerman alle percussioni
Terry Bozzio e Chad Wackerman (The Black Page, Drum Solo)
Dichiarazioni di Chad Wackerman estratte da Percussioni, gennaio 1994
“Quando suoni con Zappa, molta gente dà per scontato che tu sia un batterista ‘fusoide’ che sa solo suonare molto velocemente. Io non voglio essere identificato come un batterista fusion perché la maggior parte della musica chiamata ‘fusion’ non mi interessa”. (da Modern Drummer, dicembre 1988)
“Con lui bisogna sempre tenere gli occhi aperti perché ci sono moltissimi segnali visivi. Se Frank tiene la mano sopra la testa con le dita in basso e poi agita le dita avanti e indietro, come una nuvola carica di pioggia, vuol dire: ‘suona come i Weather Report’. Se si tira una ciocca di capelli alla sinistra della testa, come un dreadlock, vuol dire reggae; se lo fa da tutti e due i lati significa ska”. (da Musician n. 70, agosto 1984)
Nell’autunno del 1981, in occasione di un nuovo tour, entrò nel gruppo l’ultimo batterista zappiano, Chad Wackerman: una specie di computer umano, all’epoca appena ventunenne, capace di produrre al fianco di Zappa suddivisioni ardite, poliritmi intricati e metri additivi d’ogni sorta, esibendo un magistero tecnico ritenuto da alcuni ineguagliabile, una gelida efficienza secondo altri. Wackerman era figlio di un batterista jazz e si era formato fin da piccolo ai seminari di Stan Kenton, per poi dedicarsi al rock durante il college, ma finendo col suonare nella big band di Bill Watrous. L’esperienza con Zappa ne ha fatto comunque un batterista richiestissimo dai chitarristi più impegnativi: lo vedremo, infatti, in seguito al fianco di guitar heroes come Albert Lee, Andy Summers e soprattutto Allan Holdsworth oltre che in una remunerativa esperienza commerciale, quella dei Men at Work, consumata però in soli quattro mesi.
Il provino a cui partecipò Wackerman durò tre giorni e vi si sottoposero ben 40 strumentisti. Il batterista non lesse a vista The Black Page perché, a suo dire, era in grado di suonare quintine e sestine ma non aveva esperienza delle più complesse poliritmie zappiane, ma Zappa ebbe modo comunque di intuire il suo valore, cogliendone il “favoloso talento batteristico” e lo assunse dandogli la solita lista di suoi album da studiarsi e raccomandandogli di non diventare mai un clone di Bozzio o Colaiuta: “non voglio la replica di qualcuno che ho già avuto”. Ciò fu di grande aiuto a Wackerman nella ricerca di uno stile personale e forse suggerì anche l’adozione della Simmons SDS-7: un’evoluzione abbastanza naturale del modo in cui Zappa aveva missato Joe’s Garage aggiungendo effetti elettronici alla batteria di Colaiuta. Il batterista sostiene che, nella preparazione del primo tour, il brano ritmicamente più complesso era Mo ’n Herb’s Vacation. “Cominciai a sezionarlo battuta per battuta, cercando prima di individuare le suddivisioni, suonandone le note col ritmo e la velocità giusti. Il passo successivo fu di organizzare lo sticking perché le note erano tante e certe alternanze delle bacchette l’avrebbero reso più facile e più fluido. Alla fine vennero le dinamiche, gli accenti, gli ultimi dettagli”.
A partire dal tour del 1984, Zappa cercò di trovare un diverso equilibrio tra suoni acustici ed elettronici nella sezione ritmica: eliminata la Simmons, Wackerman adottò un set formato da piatti, cassa e rullante normali con l’aggiunta di 10 pads per i suoni elettronici e campionati. La capacità del batterista di usare percussivamente questi effetti impressionò notevolmente Zappa che in un’intervista lo definì “il mio batterista più sperimentale, in grado di sviluppare uno stile basato sui campionamenti”.
Wackerman si dimostra meno fantasioso di Colaiuta, meno elastico di Bozzio, meno funky di Thompson, ma con un drumming più ‘razionale’ di quello di tutti i suoi predecessori. Ma si farebbe un torto a Wackerman se non gli si riconoscesse una notevole qualità melodica, che lui stesso ha tecnicamente illustrato:
“Tengo i tom-tom molto aperti: sono la cosa più vicina a note melodiche e dunque penso melodicamente le loro voci, mentre altre cose come i rullanti le penso in maniera percussiva. Altri pezzi ancora come i piatti possono essere pensati come sonorità di ottoni e la cassa come la voce inferiore, quasi un coro sovrapposto alla sezione degli ottoni con alcune cose che dialogano a botta e risposta”.
(dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)
“Frank ha condiviso il mio punto di vista secondo cui è il batterista il motore del gruppo che lo fa andare avanti. È raro trovare un chitarrista che abbia una tale opinione! Un altro membro della band di Frank all’epoca era un sostenitore di questa idea: Steve Vai”. (Chad Wackerman, Music Box n.1 – 2015)