“Sono sicuro che verrà un tempo in cui il compositore, dopo aver realizzato la sua partitura, la inserirà automaticamente in una macchina, che ne trasmetterà fedelmente il contenuto all’ascoltatore” (Edgard Varesè, New York Times, 06 Dicembre 1936)
45 anni dopo, Frank scopre il Synclavier e realizza la profezia del suo mentore. “Il compositore può presentare la propria idea nella forma più pura, permettendo al pubblico di ascoltare la MUSICA invece dei problemi di ego di un gruppo di musicisti a cui non frega un cazzo della composizione” (Frank Zappa, Zappa L’Autobiografia, 1989)
Frank Zappa viene definito uno dei più grandi geni musicali della seconda metà del secolo scorso. Perché? Questo saggio risponde tecnicamente alla domanda. Nonostante la sua natura istrionica, la sua ironia e le sue stranezze, Zappa ha composto musica ‘seria’, appartenente al mondo dell’Accademia. Frank è stato un musicista innovativo piuttosto che un rivoluzionario. Si può definire un neoclassicista, ha cercato la purezza dello stile, la proporzione dell’armonia. Il suo è un caos ordinato, una spontaneità controllata. Il saggio che linko di seguito risponde alla domanda “Perché Frank Zappa viene definito un genio della musica?” analizzando diversi aspetti della sua musica: – Melodia; – Armonia; – Tonalità; – Ritmo; – Trama; – Orchestrazione e forma. Frank Zappa è stato compositore, creatore, interprete, esecutore della sua musica.
Perché Zappa era tanto attratto da Varése? La risposta comprende diversi aspetti: – Desiderio di estirpare i sentimenti privati dall’arte e di raggiungere uno stile oggettivo; – Tentativo di evocare l’immaginario di una civiltà delle macchine; – Rifiuto dell’armonia tonale; – Interesse per il primitivismo attraverso la rivitalizzazione del ritmo e l’enfasi sugli strumenti percussivi; – Tentativo di riportare la musica alle sue fonti originarie e di plasmarla in forme architettoniche come puro suono.
(“Frank Zappa and the Enterprise of Serious Contemporary Music” by Peter Kountz, Popular Music & Society, vol. 4 No. 1, 1975) Peter Kountz è associato a Roosevelt University
Frank Zappa disse che “il jazz è musica per la disoccupazione” dopo aver fatto un tour jazz e aver visto Duke Ellington nel backstage mentre chiedeva al road manager un anticipo di dieci dollari. Certamente Frank non voleva far parte di quella scena musicale in difficoltà. La più grande influenza nella carriera di Zappa è stata la musica classica moderna, in particolare i compositori Stravinsky e Varèse. Quando ha ascoltato per la prima volta le registrazioni di “Ionization” e altre opere di Edgard Varèse, si è subito innamorato di questo strano stile di composizione, poteva relazionarsi con il tipo di mente che creava questi suoni. Questo lo ha portato a sperimentare con musiche e temi atonali, dissonanti, dodici solitari, discordanti. IONISATION (1929-31) fu uno dei primi lavori occidentali creati esclusivamente per percussioni. Zappa adorava questa prominenza percussiva; l’idea era nuova per lui. Questo particolare lavoro è stato uno dei migliori lavori di Varèse con cui fece la prima sperimentazione con le percussioni. AMERIQUES è stata la prima opera scritta a New York di Varèse dopo essersi trasferito negli Stati Uniti. Era un pezzo orchestrale che conteneva tracce di Debussy, Schoenberg e Stravinsky ed era importante per le persone in questi circoli musicali in quanto conteneva enormi ondate di energia che si riversavano in frasi più morbide e gentili. Di grande importanza, tuttavia, era il nuovo stile di scrittura percussiva nella musica; la nuova massa di percussioni dava mezzi alla potenza, impeti brutali e una base dinamica e ritmica per i suoni di fiati e ottoni che amava così tanto. Zappa venne fortemente influenzato dalle opere di Varèse. Lo si nota anche al di fuori delle sue stesse composizioni classiche. Ad esempio, alcuni dei suoi principali marchi musicali sono l’uso di battute extra di musica per provocare il caos in un ritmo altrimenti gestibile, linee melodiche molto veloci e spesso non melodiche utilizzando lo strumento più inaspettato. Questi elementi della musica rock di Zappa sono spesso pensati come comparse musicali umoristiche anche se, in realtà, dopo aver studiato la sua influenza, è probabile che in questi pezzi risieda la maggior parte della sua sincerità. (Sun Zoom Spark, gennaio 1994)
Se a 15 anni Frank Zappa avesse avuto due interurbane a disposizione, avrebbe potuto telefonare (oltre che a Varèse) anche a Marcel Duchamp per farsi confermare quel suo aureo proverbio: “Nessuna associazione è vietata”. Fu quello il filo conduttore della sua arte. Zappa era assolutamente horizontal nell’idea di musica, nemico giurato delle gerarchie: alto e basso, serio e frivolo, colto e pop. Era absolutely free. (Musica Jazz, dicembre 2020)
Con il titolo “Arcana” Edgar Varèse allude all’alchimista e filosofo Paracelso, che nel 1500 esplorava i poteri curativi della natura, cercava la conoscenza universale e credeva che le stelle potessero aiutare a comprendere la guarigione umana. Un punto in comune con Frank Zappa: l’alchimia.
“Just give me some stuff and I’ll organize it for you. That’s what I do”. Più della citazione relativa al “present-day composer”, è questo l’aforisma che forse meglio rivela in Zappa un prosecutore della lezione di Edgar Varèse.
“In Europa – scriveva nel 1922 il compositore francese emigrato negli Stati Uniti – non ho trovato nulla che si possa definire come una tendenza assolutamente nuova in campo compositivo, se si escludono le sperimentazioni che partono dallo stile sincopato del jazz americano. Sono convinto che in questo dopoguerra stia costituendosi una cultura nuova e che in America essa si manifesterà nella forma di un rinascimento musicale”.
Zappa è varèsiano innanzitutto per una concezione musicale che apre un credito generalizzato a qualsiasi oggetto o linguaggio capace di entrare in un contesto sonoro organizzato: “Qualsiasi cosa suonava bene per me, per qualsiasi ragione, fosse qualche dissonanza fragorosa oppure una bella canzone con cambi di accordi e un ritmo regolare in sottofondo”. “Datemi qualunque cosa e ve la organizzerò” è la dichiarazione di chi ha assimilato la nozione di “suono organizzato” così cara a Varèse.
Tuttavia, più che nelle pagine per orchestra dove l’omaggio a Varèse è più palese e prevedibile, è forse più interessante stabilire se e in che misura tracce di una prassi o di una mentalità prossime all’avanguardia e alla sperimentazione colta siano operanti sul terreno specifico della musica concepita da Zappa per rock band. Se, indipendentemente da Varèse, siano presenti cioè un tipo di scrittura musicale, un’elaborazione formale e dei materiali o, più in generale, procedure operative di derivazione colta che consentano di definire i termini del pensiero compositivo di Zappa.
Fin dall’inizio, a suggerire con forza l’idea che questo interrogativo sia poco più di una domanda retorica basterebbero due brani come Help I’m a Rock e, soprattutto, The Return of the Son of Monster Magnet, ossia i due titoli conclusivi di Freak Out!. Il rumorismo diffuso, lo scatenamento orgiastico fra allucinazione freudiana e animalesco-metropolitano, i continui cambi di tempo e soprattutto la complessità poliritmica della trama (ottenuta sovrapponendo alla percussione ossessiva un folto reticolo anch’esso ritmicamente connotato e formato da materiali elettronici, voci denaturate e altro ancora) rivelano un radicalismo linguistico e una complessità strutturale che si lasciano indietro di molto tutto ciò che fino ad allora era apparso nell’orizzonte della musica rock. Nel giro di neppure tre anni, attraverso brani come Brown Shoes Don’t Make It, Mother People, Oh No, The Chrome Plated Megaphone of Destiny fino alla summa rappresentata dall’album Uncle Meat, Zappa opera una sostanziale e irreversibile compenetrazione fra l’idioma rock e il lessico della sperimentazione di area colta, spingendola fino al punto di rendere impossibile il tracciare una linea di demarcazione fra il rock e l’altro. Un rock – se tale ancora si può definire – che dal punto di vista armonico, formale, coloristico e, soprattutto, ritmico, ingloba influssi musicali di tutt’altra provenienza. Varèse, certo, per la prominenza della componente ritmica, Stravinskij con i suoi costrutti poliritmici e politonali. Ma presenze altrettanto forti sono il disinibito collagismo di Ives, Schaeffer e la musica concreta ed elettronica, George Antheil con il suo macchinismo percussivo e l’apoteosi della marimba. Infine Nancarrow, solitario e appartato compagno di un viaggio ideale alla ricerca di un universo ritmico che sfocia nell’utopia.
(estratto dall’articolo “Frank Zappa: rock come prassi compositiva” di Giordano Montecchi)
La musica di Varèse enfatizza il timbro e il ritmo: ha coniato il termine di “suono organizzato” riguardo alla sua estetica musicale. Varèse considerava il suono ‘materia vivente’ e lo spazio musicale ‘aperto piuttosto che limitato’. Concepì gli elementi della sua musica in termini di “masse sonore”, paragonando la loro organizzazione al fenomeno naturale della cristallizzazione. Varèse pensava che “per le orecchie ostinatamente condizionate, tutto ciò che è nuovo nella musica è sempre stato chiamato rumore” e pone la domanda: “che cos’è la musica se non rumori organizzati?”.
L’uso da parte di Varèse di nuovi strumenti e risorse elettroniche lo portarono ad essere conosciuto come il “padre della musica elettronica”. Henry Miller lo definì “Il colosso stratosferico del suono”.
FZ dirige Edgar Varèse: Ionisation & Intégrales (9 febbraio 1983)
Zappa si prepara a dirigere, il 9 febbraio 1983, San Francisco Contemporary Music Players (ndr: uno degli ensemble più attivi negli USA dedicati alla musica contemporanea) alla War Memorial Opera House in due opere di Edgar Varèse (“Ionisation” e “Intégrales”), il suo idolo adolescenziale.
Il programma, una celebrazione del centenario della nascita di Varèse e del compositore viennese Anton Webern, vedrà anche il cofondatore di Contemporary Music Players, Jean-Louis LeRoux, dirigere le selezioni Webern e brani aggiuntivi di Varèse.
Questa non è la prima volta che Zappa dirige un ensemble da camera classica, ma sarà la prima volta che dirige musica di qualcun altro.
Frank Zappa aveva 15 anni quando scoprì Varèse, prima in un riferimento denigratorio sulla rivista Look e poi in un album graffiante e usato, The Complete Works of Edgard Varèse, Volume One.
“Per quattro anni quello è stato l’unico LP che ho posseduto” ha detto Zappa “Lo ascoltavo tutti i giorni e mi sembrava molto normale e naturale”.
A chi pensa che bisogna avere un orecchio allenato ed una comprensione raffinata per apprezzare Varèse Zappa risponde: “Quando l’ho ricevuto ero un ragazzo di 15 anni senza alcuna educazione musicale. L’ho sentito e ho detto ‘Sì, è del tutto corretto’. Lo amavo. … Sono passato direttamente da Howlin’ Wolf a Edgard Varèse senza alcun problema, a livello animale, credo”.
“La questione di scrivere un brano musicale” ha spiegato Frank “consiste in questo: hai un pezzo di carta bianco e devi decidere quali punti mettere prima di trasformarli in onde sonore. Le soluzioni di Varèse mi sembrano molto più razionali di altre soluzioni offerte da altre persone nel corso degli anni”.
“Tutte le norme musicali che insegnano agli studenti a scuola sono, in realtà, raccolte delle varie abitudini di tutti i compositori del passato. I libri di armonia e di contrappunto non contengono regole scolpite in una tavoletta di pietra su una montagna da qualche parte. Sono raccolte di modelli e stili abituali di varie persone. E sembra che Varèse abbia guardato tutto questo e abbia detto ‘Questo non fa per me’: così, ha escogitato un altro modo di fare le cose e mi piace quell’atteggiamento. Molti dei cosiddetti compositori classici non mi trasmettono emozioni perché non c’è mistero in quello che fanno. È musica da formula. Solo perché la roba classica è stata scritta da persone morte non necessariamente la rende musica di qualità”.
“E’ così fottutamente difficile convincere qualcuno a suonare un’opera innovativa. I ragazzi della London Symphony Orchestra non l’avrebbero suonata se non avessi finanziato io stesso il progetto”.
“Allora come faranno queste persone a suonare qualcosa di nuovo? O perché dovrebbero quando possono continuare con questa fottuta truffa per secoli perché il pubblico americano non conoscerà mai la differenza? Gli americani si considerano molto moderni, desiderosi di proiettarsi verso il futuro ma non lo sono, ne sono terrorizzati. Artisticamente, questa è forse la nazione più schifosa della Terra. Le persone non proveranno mai nulla perché tutto il loro gusto è già deciso da persone più stupide di loro, con una visione ristretta”.
“Il problema di base è un problema di salute mentale. Ciò che tiene isolato l’artista è la cattiva salute mentale delle persone che consumano l’arte. Una persona che non fa arte non può concepire come si possa fare arte. È spaventoso per loro e per tutto ciò che è rafforzato dalla TV e dai film. Ogni volta che viene mostrato un artista, è sempre dipinto come una specie di pazzo squilibrato, come se fosse affetto da malattia creativa”.
“Questo concerto non farà cambiare idea a nessuno e rassicuro i miei fans: non abbandonerò il rock and roll perverso ed esotico prodotto finora perché devo guadagnarmi da vivere e, di certo, non posso farlo dirigendo o registrando un’orchestra con la London Symphony Orchestra. Non c’è modo. Questa è l’America…”.
(Bay Guardian, 2 febbraio 1983)
In occasione di un concerto di beneficenza per la celebrazione del doppio centenario Varèse-Webern, il 9 febbraio 1983 Frank Zappa ha diretto Edgar Varèse scegliendo, tra le varie opere del grande compositore francese naturalizzato statunitense, Ionisation e Integrales. Il concerto si è svolto a San Francisco (Contemporary Music Players, al War Memorial Opera House) con Grace Slick come maestra di cerimonia. E’ stato organizzato da Jean-Louis LeRoux il quale ha proposto a Zappa di condividere la direzione (“tu dirigi Varèse, io mi occupo di Webern”).
FZ ha aperto il concerto dirigendo Ionisation (scritta per 13 percussionisti e 37 strumenti) e l’ha concluso con Intégrales (opera composta per fiati, ottoni e percussioni).
“Quei musicisti di San Francisco erano molto bravi – ha ricordato Zappa – E’ un peccato che il concerto non sia stato registrato, il tono era buono, il ritmo era buono. E’ stato un piacere dirigerli”.
(Mother People 33-1986)
Edgard Varese – Poème électronique 4D Version (1957). Brano di musica elettronica scritto per il Padiglione Philips all’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958. La società Philips ha incaricato Le Corbusier di progettare il padiglione, inteso come una vetrina del loro progresso ingegneristico. Le Corbusier ha inventato il titolo Poème électronique, dicendo che voleva creare una “poesia in bottiglia”. Varèse ha composto il brano con l’intenzione di creare una liberazione tra i suoni e, di conseguenza, utilizza rumori non solitamente considerati “musicali” in tutto il brano.
L’album Varese di Zappa doveva essere l’omaggio più diretto al suo idolo, realizzato mentre era alle prese con le dolorose fasi successive della sua malattia terminale.
“Non ha mai avuto intenzione di registrare Varese – ha detto Gail Zappa – ma ho semplicemente proposto: ‘Facciamo il salto di qualità’ perché desideravo avesse qualcosa da fare per cui alzarsi ogni giorno. E’ stata un’opportunità davvero stimolante fare la cosa giusta per Varese e per farlo andare avanti”.
Rip Rense, giornalista e amico di Zappa, era presente alla sessione che ha prodotto “Ionisation” e alcune improvvisazioni di Zappa con l’Ensemble Modern che rimangono inedite. “Era a disagio e aveva difficoltà a superare le sessioni – ha ricordato Rense – Il cancro si era diffuso alle sue ossa. Era ovvio che il suo amore per Varese e l’opportunità di realizzare musica con l’Ensemble Modern lo stavano sostenendo. Evitava gli antidolorifici perché voleva avere la mente libera. Ha fatto solo un’eccezione. Come mi ha detto: ‘Motrin è stato mio amico’ “.
Il nuovo direttore d’orchestra Peter Eotvos brandiva la bacchetta durante le sessioni, mentre Zappa riposava su un divano dietro di lui, parlando spesso con il direttore ed i musicisti, usando le espressioni facciali per ottenere ciò che voleva.
“Frank ha modellato le interpretazioni il più possibile senza impugnare la bacchetta – ha affermato Rense – Ricordo che Frank interrompeva diverse volte e incoraggiava i musicisti a divertirsi un po’ di più con le loro parti, a essere più giocosi. Il termine di Frank era “mettere le sopracciglia sulla musica”.
Alle sessioni hanno partecipato alcuni celebri personaggi della musica contemporanea. John Adams si è presentato alla sessione di “Ionisation” e secondo Rense sembrava “assolutamente felice” di quello che stava succedendo. Il 99enne Nicolas Slonimsky, che aveva diretto la prima di “Ionisation” nel 1933, prese brevemente la bacchetta e guidò i musicisti, un evento che fu catturato su pellicola (Slonimsky alla fine sarebbe sopravvissuto a Zappa di due anni).
Il risultato è un album destinato a suscitare polemiche, perché Zappa ed Eotvos danno a Varese un’interpretazione diversa da quella di quasi ogni altra registrazione varesina. L’umorismo ha sempre fatto parte del lessico musicale di Zappa, anche nei suoi pezzi più seri e sorprendentemente complessi, e lui lascia che la sua irriverenza si riversi su Varese. Basta sentire il tocco slapstick di Zappa nel modo in cui i tromboni oscillano comicamente all’inizio di “Hyperprism”, la repentinità di alcuni attacchi e rilasci in “Octandre” e altri pezzi, le percussioni folli e il clarinetto e l’oboe impertinenti in “Integrales”. ” È come se Zappa fondesse la sua personalità unica con quella di Varese in un ritorno al passato, quando gli artisti imprimevano abitualmente la loro personalità nella musica che suonavano”.
Eppure c’è qualche giustificazione strutturale per un approccio umoristico a Varèse. Il compositore a volte inserisce strane istruzioni nelle sue partiture (ad esempio, in “Ameriques”, dopo un cataclisma orchestrale, la linea del trombone solista ha le parole “Ha! Ha! Ha! Ha! Ha!” scritte sotto le note). Ascoltando l’LP del 1950 che presentò Zappa a Varese – supervisionato dallo stesso Varese – si scoprono alcune radici dell’umorismo di Zappa nelle esecuzioni grezze di “Octandre” e “Integrales”.
“Non è che non prendesse sul serio la sua arte, semplicemente non si prendeva sul serio” ha ammesso Gail Zappa.
Anche il mix è insolito, con separazioni a volte estreme degli strumenti sui canali stereo. Le sessioni sono state registrate con preamplificatori microfonici completamente valvolari collegati a un registratore digitale in un altro studio. Zappa “voleva registrarlo nel modo in cui pensava che Edgard avrebbe voluto che fosse registrato se fosse stato un produttore discografico – ha ricordato Gail – Dovevamo trovare un posto per registrare e microfonare nel modo in cui Frank voleva. La Warner aveva un vecchio studio in cui potevamo sistemare gli strumenti, ma la sala di controllo non era all’altezza del compito, quindi abbiamo costruito un serpente speciale (un cavo che ospitava tutti i fili) da una nuovissima sala di controllo al vecchio monolocale con il pavimento in legno”.
“Non posso dare nessuna analisi strutturale né fare alcuna supposizione accademica su come funziona la musica di Edgard Varèse. Né posso spiegare perché a me sembra così bella”. (Frank Zappa).
Lumpy Gravy: l’amore per Varèse si fa coscienza musicale. Non solo per l’uso di un tempo spezzato, di un ritmo puntillistico. Non solo per l’inserimento intelligente della dissonanza o per l’impasto suggestivo di legni-ottoni-percussioni o per l’amore tutto contemporaneo per i limiti bassi e alti dell’estensione degli strumenti. Più propriamente, invece, per una caratteristica a cui si è fatto sempre, forse, poco caso. Parlo dell’unità strettissima di orizzontale e verticale.
Ogni musica generalmente leggera (che nasce fuori dalle accademie) ha sempre utilizzato il sistema di fabbricare una melodia da armonizzare in seguito. Non sfuggono a questa tecnica “smembrante” del fatto musicale neanche gli artisti rock. In Zappa melodia, armonia, strumentazione, ritmo e i testi stessi, costituiscono un unicum: pensati nella loro totalità, come un fatto musicale perfettamente e dialetticamente strutturato.
A una domanda sulla musica contemporanea Zappa, durante l’intervista, ci ha risposto:
Zappa: “Cosa intendi per musica contemporanea? Musica sgradevole? Musica che non piace a nessuno?”.
Muzak: No, per nulla. Intendo una musica buona, ben costruita, solida e nello stesso tempo capace di attaccare in qualche modo il perbenismo musicale e la cultura dominante.
Zappa: “A me piace una musica complessa e ritmicamente sostenuta”.
Attraverso le geniali tappe che si chiamano Uncle Meat, Hot Rats, Chunga’s Revenge, Fillmore East, il “modernismo” di Zappa si stempera e si completa nella nascente e vincente musica rock. Da una parte, si fa più incisivo e stabile il ritmo, dall’altra, vediamo le dissonanze, gli impasti vocali, il gioco delle percussioni e degli ottoni amalgamarsi saldamente e irreversibilmente con un discorso logico ed espressivo, non solo musicale. Nella musica di Zappa entra il Varèse di Ionisation o Density, ma anche Bartòk, Debussy, Ravel. C’è la presa in giro della magniloquenza tardo romantica e delle facili canzonette anni Quaranta. Zappa non si preoccupa solo del discorso musicale, il suo è anche un discorso più ampio, almeno fino a 200 Motels. E forse compreso 200 Motels (a proposito: nel bootleg di 200 Motels suonato dall’orchestra Filarmonica di Los Angeles diretta da Zubin Mehta, c’è un’atmosfera che ricorda molto Arcana di Varèse). E’ un discorso di provocazione e di derisione nei confronti di una cultura che è talmente piena di sé da essere completamente vuota.
1931: Varèse al culmine della carriera scrive Ionisation. E’ un colpo alla musica. Un colpo alle origini. In Varèse c’è il senso pieno, completo, la consapevolezza francese (positivista) e la carica vitale americana (pragmatista). C’è, soprattutto, una teoria che suona come un monito alla rivoluzione sonora di quegli anni: ciò che suona è musica, ciò che è musica deve innanzitutto suonare ma deve anche comunicare, non nel senso di esprimere concetti, ma nel senso di aprire nuovi orizzonti, di trasmettere nuove consapevolezze.
Varèse si concentra sul rumore come simbolo musicale di una società che ha sostituito alla letteratura lo slogan, alla pittura l’immagine pubblicitaria, al tempo libero la mistificante e ossessiva azione dei mass-media, alla politica la persuasione occulta, al benessere l’alienazione per molti e la ricchezza sproporzionata per pochi. Il rumore, l’accozzaglia ordinata a fini musicali del suono indeterminato, la rivalutazione totale degli ottoni e delle percussioni. Le sirene, simbolo della città rumorosa, già in quegli anni inquinata acusticamente. Con i “cluster” di pianoforte (grappoli di note consecutive da suonarsi con tutto l’avambraccio) Varèse punta un dito accusatore contro l’incosciente Ottocento romantico che, mentre procedeva alla ristrutturazione capitalista e al naturale sfogo imperialista, si permetteva di sbavare insulse melodie sul pianoforte. Varèse è l’unico che, oltre il “primitivismo” di Ives, butti a mare con un colpo solo il razionalismo della vecchia Europa adorniana per ironizzare sulla nuova America roosveltiana, su quell’America che promette e non mantiene; giovane figlia viziata che ha già moltiplicato tutti i difetti di mamma Europa.
Come Varèse, Zappa sputa, rutta, vomita sugli ascoltatori da conservatorio, sulla musicaccia e sulla musica presuntuosa e muta.
(estratto dall’articolo “Frank Zappa – Edgard Varèse: le affinità elettive” di Giaime Pintor, Muzak, novembre 1973)
“Il concetto armonico di Varèse non assomiglia a quello di nessun altro. Crea sostanze piuttosto che accordi. Usa concetti chimici. Il tipo di tensione che le sue armonie creano è simile a combinazioni isotopiche, alcune stabili, altre instabili – altamente volatili e in procinto di esplodere. Si finisce nel campo della psicoacustica, davvero. Prendi l’intervallo del terzo, per esempio. Quando lo senti, trasmette un messaggio al tuo cervello e produce risposte emotive incontrollabili, alcune delle quali sono prevedibili e altre ancora non comprese. Varèse ha avuto l’audacia di sperimentare questo. Il vero contrasto e il tweezing (progressioni armoniche naturali) sono stati fatti solo da Varèse e Webern”.
(Frank Zappa, Capitol, 1° aprile 1984)
“È un grande errore associare Edgar Varèse ai compositori elettronici perché non c’è un compositore elettronico in giro oggi che possa baciargli le scarpe” ha detto Zappa.
“Riuscì ad ottenere nuovi suoni da strumenti normali. Sognava suoni che erano disegni e forme e che nessuno aveva mai sognato prima; suoni che potrebbero essere facilmente eseguiti oggi con apparecchiature elettroniche. Ha trovato un modo per ottenere quei suoni con un’orchestra e questo è fare qualcosa di significativo”.
(The Valley News, 30 dicembre 1977)
La più grande influenza nella carriera di Zappa è stata la musica classica moderna, in particolare i compositori Stravinsky e Varèse. Quando ha ascoltato per la prima volta le registrazioni di “Ionisation” e altre opere di Edgard Varèse, si è subito innamorato di questo strano stile di composizione, poteva relazionarsi con il tipo di mente che creava questi suoni. Questo lo ha portato a sperimentare con musiche e temi atonali, dissonanti, discordanti.
Ionisation (1929-31) fu uno dei primi lavori occidentali creati esclusivamente per percussioni. Zappa adorava questa prominenza percussiva; l’idea era nuova per lui. Questo particolare lavoro è stato uno dei migliori lavori di Varèse con cui fece la prima sperimentazione con le percussioni.
Zappa venne fortemente influenzato dalle opere di Varèse. Lo si nota anche al di fuori delle sue stesse composizioni classiche. Ad esempio, alcuni dei suoi principali marchi musicali sono l’uso di battute extra di musica per provocare il caos in un ritmo altrimenti gestibile, linee melodiche molto veloci e spesso non melodiche utilizzando lo strumento più inaspettato. Questi elementi della musica rock di Zappa sono spesso pensati come comparse musicali umoristiche anche se, in realtà, dopo aver studiato la sua influenza, è probabile che in questi pezzi risieda la maggior parte della sua sincerità.
(Sun Zoom Spark, gennaio 1994)