Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Frank Zappa & Edgar Varèse

  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Quarta parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Quarta parte

    Frank Zappa dirige Edgard Varèse – Ionisation (San Francisco, CA, 9 febbraio 1983)

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2rw9x08v1t7g9WU04CBQ0q

    Edgard Varèse, nato in Francia nel 1883 e morto nel 1965, è stato un genio incompreso nel mondo della musica.
    La sua ricerca di ‘liberazione del suono’ e della libertà artistica, distante da tradizioni e dogmatismo della musica classica, l’hanno spinto a trasferirsi in America.
    Ha usato strumenti nuovi, in forma di sirene, blocchi cinesi e molti altri tipi di percussioni alla ricerca di una rottura con le tonalità e le strutture tradizionali. Ha utilizzato costruzioni a nastro magnetico – “musique concrete”. Creò in una relativa oscurità, le sue opere non sono mai entrate nel repertorio classico standard.
    Varèse ha influenzato compositori come John Cage, Karlheinz Stockhausen e George Crumb, Joe Zawinul; Charlie Parker ha implorato di essere assunto come allievo di Varèse.
    Nel rock, i primi lavori dei Pink Floyd, come “Atom Heart Mother” e l’album in studio di “Ummagumma”, utilizzano costruzioni su nastro interpolate con la riproduzione in tempo reale di “Deserts” di Varèse.
    Molte persone hanno conosciuto il nome di Varése grazie all’album “Freak Out!” dei Mothers of Invention, per la citazione attribuita a Varèse: “Il compositore dei giorni nostri rifiuta di morire”.
    Frank Zappa è stato uno dei maggiori sostenitori pubblici di Varèse: ha influenzato soprattutto la sua musica più seria, la costruzione dei nastri e gli arrangiamenti, in particolare gli album “Lumpy Gravy” e “200 Motels”.
    (Di seguito, una parte dell’intervista a Frank Zappa pubblicata su Down Beat il 21 novembre 1981).

    Come hai scoperto per la prima volta Edgard Varèse?
    “Ho letto un articolo sulla rivista Look nei primi anni ’50: diceva che Sam Goody era talmente bravo come merchandiser da poter vendere qualsiasi cosa, qualsiasi disco, anche un album chiamato “Ionisation”, descritto in termini molto negativi. Ho pensato che potesse suonare esattamente come il tipo di album che volevo ascoltare perché suonavo la batteria da quando avevo 12 anni. Dopo un paio di mesi di ricerca, ho trovato l’album e l’ho adorato non appena l’ho sentito. Era il 1953”.

    Quindi Edgar Varèse era ancora molto attivo in quel momento?
    “Stava tornando attivo. Smise di comporre più o meno intorno al 1940 perché nessuno avrebbe suonato la sua musica e non poteva guadagnarsi da vivere, quindi ha smesso di scrivere. Quando l’ho chiamato nel 1955, stava lavorando a “Deserts” che aveva iniziato negli anni ’40”.

    Quali aspetti della sua musica pensi siano stati assorbiti dalla musica contemporanea?
    “Ogni volta che guardi uno spettacolo in TV e c’è una scena spaventosa con un accordo sostenuto e uno o due piccoli piccoli bip di percussioni in sottofondo, devi sapere che nessuno l’avrebbe mai fatto se non ci avesse pensato prima Varése”.

    Pensi che avrebbe avuto più successo se avesse potuto usare un sintetizzatore attuale?
    “No, non necessariamente, voglio dire avrebbe scritto un diverso tipo di musica. La cosa fantastica di ciò che ha scritto per strumenti normali è che ne ha ricavato suoni che nessuno si era mai sognato prima. Ad esempio, in “Deserts” ci sono accordi esagerati che producono toni diversi, che non saresti in grado di ottenere in nessun altro modo. Se prendi due intervalli e li suoni molto forte su uno strumento a fiato – per esempio, il punto in cui due ottavini suonano una seconda maggiore o una seconda minore a parte, un’ottava molto alta – quando lo suoni molto forte, senti una terza nota che non c’è. Ciò che faceva con l’elettronica era probabilmente più legato alla scultura piuttosto che all’elettronica stessa. I nastri che ha realizzato erano collage di sorgenti sonore e non necessariamente musica elettronica come la pensa la gente oggi. Era ‘musica concreta’ “.

    Nella biografia di Varèse ci sono momenti in cui la moglie Louise sembra indicare che a Edgar, come a Stravinsky, non piacevano le emozioni nella musica.
    “Dipende da cosa si intende per “emozione”. Dal punto di vista scientifico, il modo in cui i materiali sono assemblati non lo considereresti una procedura emotiva, ma i materiali hanno un impatto molto emotivo quando li senti messi insieme. E’ musica umana: questo è uno dei motivi per cui ne traggo una sensazione così positiva, perché non si basa su una formula matematica. Ha a che fare con il suono: Varèse scrive quella roba perché suona bene”.

    La musica di Varèse va affrontata con orecchie diverse in modo da poter sentire cosa sta succedendo.
    “Esatto. Louise mi ha detto: “Non sono una musicista, non ho alcuna competenza tecnica e mi piace la musica di Edgar. Gli ho chiesto di insegnarmi la musica e lui mi ha risposto che non è necessario. Ha risposto: “Sii come una carta assorbente e assorbila”.
    (Down Beat, 21 novembre 1981)

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  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Terza parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Terza parte

    Edgar dVarèse – Amériques

    Edgard Varèse, con la sua storia unica, fa parte della corrente dell’ultramodernismo.
    Gli ultramodernisti erano interessati a ‘rompere il muro del suono’, cercavano bizzarre combinazioni sonore dell’esperienza stravinskyana e viennese.
    Edgar Varése è stato un condottiero degli ultramoderni negli Stati Uniti, un ‘reverendo’ nella diffusione dell’emancipazione del suono.
    Nei primi anni della sua carriera, ha composto in uno stile a metà fra Debussy e Strauss, poi si interessò alle teorie del futurismo italiano e all’arte del rumore. Nonostante l’iniziale interesse, Varèse riconobbe presto la fallimentare e romantica vocazione dei futuristi alla riproduzione di aspetti della vita quotidiana.
    Giunto a New York nel 1915, Varèse si unì ad una schiera di artisti che stava dando vita ad un movimento d’avanguardia americano. Tale movimento venne chiamato “mistica del grattacielo” come espressione musicale delle luci, dei rumori penetranti, della tensione, intensità e precisione della civiltà industriale.
    I lavori americani di Varèse proseguirono l’idea di Arnold Franz Walther Schönberg (uno dei teorici del metodo dodecafonico) di emancipazione del suono, di abbattimento delle barriere tra suono e rumore.
    Il suono, svincolato dalle funzioni tradizionali, trovò nell’esperienza di Varèse nuova vita.
    La musica di Varèse è violenta, dissonante e stridente, piombò sul pubblico come un feroce attacco uditivo.
    Nel 1923 con Hyperprism Varèse compì il passo definitivo verso un’identità unica e inconfondibile. Se in Amériques e Octrande si sentivano ancora le influenze stravinskiane o debussiane, Hyperprism tracciò le linee del linguaggio musicale di Varèse con maggior chiarezza, in una partitura dedicata quasi interamente a fiati e percussioni.
    Lo sviluppo melodico non esiste, la melodia semplicemente “non avviene”, la finalità è quella di una scomposizione prismatica del flusso sonoro.
    Nel 1925 Intégrales dimostrò il lato più intricato e complesso di Varèse. Con una pressoché totale rarefazione melodica e masse sonore create sull’elaborazione timbrica degli strumenti, il compositore provò a ricreare l’equivalente sonoro della proiezione di una figura su un solido rotante.
    Il progetto di Varèse fu, in questo caso, di dare alla musica una dimensione spaziale. La sua importanza risiede nell’aver trattato direttamente il suono come fenomeno grezzo. In Varèse il timbro non è più “accessorio” ma protagonista.
    A riprova dell’unicità del suo operato si può affermare con buona certezza che la sua musica fu la prima a non poter essere trasferita per l’esecuzione su altri strumenti.
    Personaggio musicalmente diabolico.
    (Musicoff, settembre 2014)

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    “Diventai una sorta di diabolico Parsifal, alla ricerca non del Santo Graal, ma della bomba che avrebbe fatto esplodere il mondo musicale aprendo una breccia dalla quale tutti i suoi suoni avrebbero potuto penetrare, suoni che a quell’epoca – e a volte anche oggi – venivano chiamati rumori”. (Edgard Varèse)
    Edgard Varèse fu ai margini di un gruppo dadaista ruotante attorno a Duchamp, ma non volle mai entrare a far davvero parte di questa corrente.

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    “Sogno strumenti che obbediscano al mio pensiero e, contribuendo con il loro mondo di suoni mai immaginati prima, si pieghino alle esigenze del mio ritmo interiore”. (Edgar Varèse)

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    “Sono sicuro che verrà un tempo in cui il compositore, dopo aver realizzato la sua partitura, la inserirà automaticamente in una macchina, che ne trasmetterà fedelmente il contenuto all’ascoltatore”
    (Edgard Varése, New York Times, 06 Dicembre 1936)
    45 anni dopo, Frank scopre il Synclavier e realizza la profezia del suo mentore.
    “Il compositore può presentare la propria idea nella forma più pura, permettendo al pubblico di ascoltare la MUSICA invece dei problemi di ego di un gruppo di musicisti a cui non frega nulla della composizione”.
    (Frank Zappa, Zappa L’Autobiografia, 1989)

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    L’ammirazione di Frank Zappa per Edgard Varese si è estesa alla registrazione dell’inedito The Rage And The Fury: The Music Of Edgard Varèse con il tedesco Ensemble Modern.
    Ci sono piani per pubblicare The Rage And The Fury?
    È un album molto personale e brillante. A Frank non importava se fosse rilasciato o meno. È stato un progetto realizzato quando la vita di Frank è durata più a lungo di quanto chiunque avrebbe potuto prevedere. Non gli importava se qualcuno l’avesse sentito o no – e io provo lo stesso. Era sufficiente che Frank lo sentisse. Nessuna somma di denaro potrebbe eguagliarlo.
    (Gail Zappa)
    (Record Collector, maggio 2009)
    https://www.youtube.com/watch?v=_QdEXhY7Clc
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  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Seconda parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Seconda parte

    Edgard Varèse – Nocturnal

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2rw9x08v1t7g9WU04CBQ0q

    L’idolo di Frank Zappa, il compositore d’avanguardia francese Edgard Varèse, fu costretto a smettere di comporre per 25 anni perché l’establishment musicale di New York gli stava dando filo da torcere. Frank Zappa, nonostante la disputa con la sua casa discografica Warner Brothers, non ha nessuna intenzione di fermarsi.
    “Mi piace fare musica, provo gioia nel sentire ciò che scrivo. Non credo che Varèse abbia fatto la cosa giusta. Non ho mai incontrato quell’uomo, ma tutto quello che ho letto su di lui mi ha fatto credere che avesse una personalità molto forte e individualista. Non avrebbe dovuto farlo. In 25 anni avrebbe potuto comporre molto: il suo catalogo non è così ampio, vorrei ce ne fosse di più. Mi dispiace che l’America abbia imposto quella situazione a un uomo come Varèse”.
    Una differenza importante tra Zappa e il suo idolo, tuttavia, è che Frank ha accesso ai mass media per la sua musica, Varèse no”.
    (Melody Maker, 28 gennaio 1978)

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    La famosa frase di Edgard Varèse “Il compositore in America si rifiuta di morire!” è stampata sulla copertina di ogni album di Zappa, ma Zappa era molto legato anche ad un’altra frase di Varèse:
    “I futuri compositori di musica sinfonica consulteranno lo scienziato nel loro laboratorio invece del liutaio nella loro soffitta”.
    I MOI costituivano la prima band di jazz elettrico. Ciò non significa, tuttavia, che Zappa utilizzi un tempo costante o uno schema ritmico come fa la maggior parte del jazz. È incline, come Miles Davis, a spezzare i passaggi oscillanti dopo un po’, spostare il tempo, utilizzare accelerazioni e rallentamenti e cambiare tutto in termini di schema e ritmo.
    (Datebook, 8 dicembre 1968)

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    Il primo doppio album di debutto di Frank Zappa, “Freak Out”, includeva un intero lato, “Return of the Son of the Monster Magnet”, che era un omaggio a Edgar Varese.
    (The Washington Post, 7 dicembre 1993)

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    Un tratto in comune tra Zappa e Varèse è la convinzione espressa da quest’ultimo che la musica debba sempre essere “sintesi d’intelligenza e volontà” conservando un’idea forte di composizione.
    (Ciao 2001, 3 luglio 1990)

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    “Ogni volta che qualcuno veniva a casa mia doveva ascoltare Varèse. Ero convinto che quella fosse la prova definitiva della loro intelligenza, per loro invece era la prova di come io fossi completamente fuso”.
    (Frank Zappa)
    (Suono, novembre 2012)

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    Qual è stato il primo disco che hai posseduto?
    “Il primo in assoluto è stato l’album di Edgard Varèse, EMS 401 – The Complete Works Of Edgard Varèse”.
    Non un disco di R&B 45?
    “No, il primo disco R&B che ho posseduto è stato “I” dei Velvets, dell’etichetta Red Robin”.
    Ascoltavi rhythm and blues e musica classica più o meno nello stesso periodo. Le consideravi due attività completamente diverse?
    “Facevo ascoltare Varèse ai ragazzi della band e chiedevo: “Se potessimo fare solo un po’ di questo, non sbalordirebbe le vostre menti?” e loro rispondevano: “Sei fottutamente pazzo!”. Lo odiavano. No, per me non c’era differenza, perché quello che sentivo nel rhythm and blues trascendeva quello che esprimevano le note e il tema della performance. Sentivo la stessa cosa con Varèse. C’era qualcosa nella musica che era a parte, al di sopra e al di là dei punti reali scritti sulla pagina. Era l’atteggiamento. Per me, era come se la linea melodica di Octandre fosse nella stessa vena dell’assolo di chitarra di Johnny Guitar Watson in “Three Hours Past Midnight”. Entrambi avevano un atteggiamento aggressivo”.
    (M.I., novembre 1979)

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    La natura ritmicamente complessa di molte delle melodie di Zappa deriva dal fatto che la batteria era il suo primo strumento e dal suo amore per la musica di Edgar Varése. Ci sono alcuni intervalli melodici e tecniche di orchestrazione che Frank ha assorbito dall’ascolto di Varése, e questo è decisamente evidente in termini di uso delle percussioni. Il lavoro orchestrale di Frank è fortemente percussivo”.
    (Guitar World, febbraio 1999)

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    Zappa portò l’interesse di Varèse per gli strumenti elettrici un po’ più in là nel regno della modifica elettronica del suono. Ad esempio, alterava la frequenza dei suoni dei clarinetti per farli suonare come trombe o come nessuno strumento mai sentito prima.
    (The Chronicle, 20 ottobre 1975)

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  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Prima parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Prima parte

    Edgard Varèse – Desert Interpolation pt. 1

    Al suo 15° compleanno, Frank Zappa spende i 5 dollari ricevuti in regalo per telefonare al suo idolo. Edgard Varèse non è in casa, così Frank parla con sua moglie Louise. L’anno seguente, Frank gli scrive una lettera per esprimere la sua ammirazione e per condividere con lui la propria visione musicale. Zappa ha già iniziato a comporre.
    Ecco il testo della sua lettera indirizzata a:
    Mr. Edgard Varèse
    188 Sullivan St.
    New York, New York
    “Caro Signore,
    forse si ricorda di me, le ho fatto una telefonata un po’ stupida lo scorso gennaio. Nel caso non ricordasse, mi chiamo Frank Zappa Jr., ho 16 anni… il che potrebbe in parte spiegare perché io l’abbia infastidita lo scorso inverno. Può sembrarle strano, ma dall’età di tredici anni ho cominciato ad interessarmi alla sua musica. Tutto è iniziato quando un negozio di dischi mi ha venduto il primo volume delle “Opere complete di Edgar Varèse”.
    Mi è costato $ 5,40, che a quel tempo sembrava una cifra enorme: considerando la mia età mi ha lasciato al verde per tre settimane. Dopo aver lottato per capire la presentazione di Mr. Finklestein sul retro del disco, ho iniziato a prendere in prestito libri dalla biblioteca sui compositori di musica moderna per imparare tutto ciò che ho potuto su Edgar Varèse. Quando il nostro insegnante di storia ci ha chiesto di raffigurare un americano che ha realizzato qualcosa di importante per gli Stati Uniti, ho scritto di lei, della Pan American League of Composers e la New Symphony. L’insegnante non aveva mai sentito parlare di lei e mi ha accusato di aver inventato tutto. Stupido, ma vero. Nella mia vita, ho sviluppato da solo i talenti e le capacità che Dio mi ha dato. Quando è arrivato il momento per Frank di imparare a leggere e scrivere musica, Frank ha fatto da sé. Compongo da due anni, utilizzo una tecnica rigorosamente dodecafonica producendo effetti che ricordano Anton Webern.
    Questo può sembrare strano per lei, ma penso di avere nuove idee da proporle. La prima è un’elaborazione intorno al principio della dinamica contrappuntistica di Ruth Seeger; la seconda è un’estensione della tecnica dodecafonica che chiamo ‘quadrato di inversione’. Questo permette di comporre musica pantonale armonicamente costruita in strutture logiche e progressioni continuando ad abbassare il segnale di linea.
    Cordiali saluti
    (“Frank Zappa : un intellectuel spécifique” par Marc-André Gagnon, articolo pubblicato su Circuit v14 n3 2004)

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    Una volta, hai raccontato di esserti recato a New York e di essere passato davanti alla casa di Varèse in Sullivan Street pensando che fosse rimasto in quella stanza o casa o appartamento per 25 anni, incapace di comporre musica.
    “Si è fermato. Ha smesso di scrivere per 25 anni perché nessuno avrebbe suonato la sua musica. Negli ultimi anni della sua vita, è stato ‘riabilitato’. La Columbia ha deciso di fare delle registrazioni della sua musica…”.
    Le registrazioni di Slonimsky?
    “No. Quella di Slonimsky è stata la prima registrazione di Ionization. La seconda registrazione del materiale di Varèse, per quanto ne so, era quel disco EMS 401 che risale al 1950. Quello che ho comprato. Alla fine degli anni ’60, la Columbia decise di fare alcune registrazioni della sua musica. Hanno fatto due o tre album con, credo, Robert Craft, il ragazzo che ha registrato la maggior parte delle cose di Stravinsky, e ci sono stati alcuni concerti a New York City al Town Hall, quindi Varèse ha ottenuto un po’ di riconoscimento.
    C’è un altro suo album con un’etichetta olandese. Ce l’ho. Ci sono un gruppo di brani per pianoforte e violino. Ha “Ballet mecanique” su un lato con pezzi oscuri: la cosa strana di questi pezzi è il ritmo. Ho messo l’ago nella scanalatura, ho iniziato ad ascoltare e mi sono detto: “Cazzo, avrei potuto scriverlo”. Suonava davvero come “The Black Page”.
    (Best of Guitar Player, 1994)

    Le foto della casa di Varèse sono di Larry Gertner
    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/967448981102408/

    Nel 1965, Tom Wilson offrì un contratto ai Mothers in un locale dove si stavano esibendo. La loro storia decolla da lì. Lo stesso anno Varese morì. La Musica ha fatto incontrare Frank Zappa e Edgar Varése.
    La musica è una bella strega che ride…

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/965791844601455/

    “Edgard Varèse mi ha insegnato tante cose, ma soprattutto mi ha incoraggiato tanto da capire che anch’io potevo fare Musica. Conservo ancora un ritaglio da una rivista con alcune sue parole: ‘Non c’è differenza tra suono e rumore, perché il rumore è un suono che si crea’ “. (Frank Zappa)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/902646570915983/

    “Non esiste l’avanguardia, solo qualcuno che rimane un po’ indietro” diceva il maestro Edgard Varése.