Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: FZ Album

  • Frank Zappa, 200 Motels – Original Motion Picture Soundtrack (1971): review

    colonna sonora originale del film 200 Motels di Frank Zappa

    Album pubblicato dalla United Artists Records il 4 ottobre 1971

    L’album 200 Motels è la colonna sonora dell’omonimo film musicale surrealista scritto e prodotto da Frank Zappa, da lui diretto in tandem con Tony Palmer.

    Le Mothers of Invention impazziscono nella piccola città di Centerville e il loro bassista, Jeff (parodia del vero bassista delle Mothers, Jeff Simmons) impazzisce a causa della marijuana e abbandona la band (Jeff Simmons lo fece davvero, poco prima che iniziassero le riprese). Simmons fu sostituito dall’attore Martin Lickert per le scene del film.
    La versione originale in vinile dell’album consisteva in un set di 2 dischi, contenente in gran parte tracce alternate di musica rock eseguita dalle Mothers of Invention e musica sinfonica eseguita dalla Royal Philharmonic Orchestra diretta da Elgar Howarth, tutte composte ed orchestrate da Zappa.

    Il recensore Richie Unterberger ha individuato come punti salienti dell’album le canzoni rock e comiche Mystery Roach, Lonesome Cowboy Burt, Daddy, Daddy, Daddy, What Will This Evening Bring Me This Morning e Magic Fingers, più il finale Strictly Genteel (un mix di elementi rock e orchestrali).
    Dance of the Rock & Roll Interviewers è un brano orchestrale originariamente pensato per essere abbinato a Touring Can Make You Crazy come parte di una delle prime scene in cui la band arriva a Centerville e viene accolta dai giornalisti musicali, ma soltanto una parte della sequenza (che raffigura un manichino di Zappa fatto a pezzi dai giornalisti) è apparsa nel film finale per limiti di budget e di tempo. La sequenza di Touring Can Make You Crazy non è stata girata, quindi non appare nel film.

    L’album contiene cinque segmenti che costituiscono la suite This Town Is A Sealed Tuna Sandwich: un prologo, la Tuna Fish Promenade, Dance of the Just Plain Folks, una ripresa della melodia principale e la conclusione The Sealed Tuna Bolero. Nel film, è stato usato soltanto il bolero finale.
    Nella sceneggiatura, la suite Tuna Sandwich è preceduta dalla sequenza e composizione Centerville.
    Would You Like A Snack? è una versione vocale della composizione di Zappa Holiday in Berlin, che riappare in tutto l’album e nel film in diversi arrangiamenti, tra cui Semi-Fraudulent/Direct-From-Hollywood Overture. Il testo di Would You Like A Snack? è simile al pezzo teatrale dell’album live di Zappa Ahead of Their Time. In precedenza, Zappa aveva registrato una canzone omonima non correlata, che vede la partecipazione di membri delle Mothers of Invention e della cantante Grace Slick dei Jefferson Airplane.

    Nella seconda metà dell’album, la parte principale della suite, Dental Hygiene Dilemma, è apparsa nel film come cartone animato di Charles Swenson, che in seguito ha diretto il film Down and Dirty Duck con i membri della band Mothers of Invention e le star di 200 Motels Mark Volman e Howard Kaylan.
    Dental Hygiene Dilemma incorpora elementi di rock band, orchestra e dialogo: raffigura Jeff che fuma una sigaretta di marijuana immersa nei liquidi schiumosi di Don Preston. Jeff è alle prese con la sua buona e cattiva coscienza. Alla fine, la sua cattiva coscienza lo convince a lasciare i Mothers of Invention, per fondare la sua band hard rock suonando musica come quella dei Black Sabbath o dei Grand Funk Railroad.
    L’album 200 Motels, classificato al n. 59 della Billboard 200, fu pubblicato per la prima volta su CD nel 1997: conteneva ampie note di copertina e artwork, un poster del film e tracce bonus costituite da promo radiofoniche per il film e il singolo montaggio del brano Magic Fingers. Nel 2021, fu ripubblicato in due edizioni: l’album originale su 2 CD e una versione estesa su 6 CD.

    Tracklist

    Semi-Fraudulent/Direct-from-Hollywood Overture
    Mystery Roach
    Dance of the Rock & Roll Interviewers
    This Town is a Sealed Tuna Sandwich (Prologue)
    Tuna Fish Promenade
    Dance of the Just Plain Folks
    This Town is a Sealed Tuna Sandwich (Reprise)
    The Sealed Tuna Bolero
    Lonesome Cowboy Burt
    Touring Can Make You Crazy
    Would You Like a Snack?
    Redneck Eats
    Centerville
    She Painted Up Her Face
    Janet’s Big Dance Number
    Half a Dozen Provocative Squats
    Mysterioso
    Shove It Right In
    Lucy’s Seduction of a Bored Violinist and Postlude
    I’m Stealing the Towels
    Dental Hygiene Dilemma
    Does This Kind of Life Look Interesting to You?
    Daddy, Daddy, Daddy
    Penis Dimension
    What Will This Evening Bring Me This Morning
    A Nun Suit Painted on Some Old Boxes
    Magic Fingers
    Motorhead’s Midnight Ranch
    Dew on the Newts We Got
    The Lad Searches the Night for His Newts
    The Girl Wants to Fix Him Some Broth
    The Girl’s Dream
    Little Green Scratchy Sweaters & Courduroy Ponce
    Strictly Genteel (The Finale)

    Frank Zappa (basso, chitarra, orchestrazione)
    Mark Volman (voce)
    Howard Kaylan (voce)
    Jimmy Carl Black (voce)
    Jim Pons (voce)
    George Duke (trombone, tastiere)
    Ian Underwood (tastiere, fiati)
    Ruth Underwood (percussioni)
    Aynsley Dunbar (batteria)
    Royal Philharmonic Orchestra

  • Frank Zappa: l’umorismo appartiene alla musica?

    The Pier 1984 – Full Concert

    Does humour belong in music?”. Può l’umorismo appartenere alla musica? – si chiedeva Frank Zappa.

    Le risposte zappiane al quesito sono molteplici. Teniamo presente che la risata si genera spesso al cospetto dell’interruzione della prevedibilità di un’azione o di uno schema verbale, che crea una situazione inaspettata. In musica può essere ottenuto un risultato simile con un’improvvisa e inaspettata divergenza ritmica, melodica o armonica rispetto alla regolarità di gran parte dei generi musicali.

    Lo stesso Zappa affermava: “Qualsiasi composizione (o improvvisazione) che suoni consonante e regolare sempre e comunque mi pare l’equivalente di un film dove ci siano solo i buoni o di una cena a base di ricotta”.

    Anche l’accostamento di elementi tra loro normalmente estranei può indurre al riso: ha un effetto assolutamente dirompente ascoltare Stairway to Heaven in versione reggae con tanto di sezione fiati che all’unisono esegue il celeberrimo assolo di chitarra di Page.

    Zappa parlava anche di strumenti dal timbro buffo citando alcuni utilizzi della tromba con la sordina, del sassofono basso suonato nel suo registro più grave nonché del trombone a coulisse, che scatenano reazioni di ilarità negli ascoltatori “cresciuti a cliché subliminali che hanno determinato la loro realtà auditiva fin dalla culla”. Per lo stesso motivo utilizzava effetti sonori di stampo rumoristico come nel finale di Peaches En Regalia (Hot Rats, 1969).

    La risposta più semplice e superficiale è riscontrabile nell’analisi dei testi dei brani cantati che portano alla risata per via delle tematiche particolarmente pungenti oppure originali o anche per la sfrontatezza con cui l’autore ha saputo discutere nei propri testi di tematiche sessuali di cui tutti parlano o fantasticano nella sfera privata ma che difficilmente si ha il coraggio di portare alla superficie dell’ambito pubblico.

    Non bisogna fare l’errore di considerare ‘demenziale’ la musica di Frank Zappa, demenziale nel senso di ‘lontano dalla mente’, ‘fuori di testa’. Questo termine non si addice affatto a una via comica che invece era frutto di un’acutissima ricerca intellettuale.

    Sembrerà paradossale ma far ridere non era affatto l’obiettivo primario di Zappa. In realtà, il suo vero scopo era il riconoscimento della sua dignità di compositore ‘serio’ alla stessa stregua dei suoi idoli Varèse e Stravinskij. Realizzava dischi e tour di musica un po’ più vicina alla popular music seppure con un approccio rivoluzionario e unico allo scopo di racimolare denaro per i lavori più impegnati. Come recita un altro titolo di un suo disco: “We’re Only In It For The Money” (1968).

    (Frank Zappa by Marcello Zappatore, Coolclub.it febbraio 2009)

    “Nella mia mente non c’è differenza tra far ridere qualcuno e far pensare qualcuno. L’uno non è migliore o peggiore dell’altro. Mi piacciono tutti i diversi tipi di musica e penso che siano tutti divertenti da fare e farò quello che mi va di fare. Tutti coloro che pensano di fare rock ‘serio’ possono baciarmi il culo. ‘Serio’ è qualcosa che non fa ridere?”. (BAM, gennaio 1978)

    L’umorismo appartiene alla musica (anche quella seria). Per Zappa vale anche il contrario: “Alcune persone non riescono a capire che puoi voler fare seriamente qualcosa che non è serio”. (LA Star, 119-1969)

    Il senso dell’umorismo deve essere una delle basi per essere una ‘Madre’: “È importante almeno quanto essere in grado di suonare. Se non hai senso dell’umorismo non puoi suonare la musica correttamente. Non è solo una questione di note giuste…”. (FZ, Melody Maker, 20 luglio 1974)

    Per Zappa l’umorismo è uno strumento fondamentale per affrontare i fanatismi politici e religiosi, per criticare stereotipi reazionari nella società americana. Zappa capisce che il cinema, come la musica, è un modo per esprimere idee, un mezzo di cui bisogna tenere conto nell’intero processo di comunicazione, in cui il pubblico è una parte fondamentale. (Author/Recipient Relationships in FZ’S Movies – Manuel de la Fuente)

    “I testi di Frank erano solo proposte, ti incoraggiava a pensare… Dietro questo umorismo devastante c’era un discorso molto serio. Con l’umorismo evocava argomenti seri. Frank ha lavorato in questo modo… “. (Gail Zappa, Rolling Stone, ottobre 2012)

    “Si dice: ‘Solo chi prende totalmente se stesso e la sua causa seriamente è un vero artista’. Onestamente, non me ne frega niente. La maggior parte delle cose che accadono nella mia vita sono divertenti, quando scrivo di cose che mi sembrano rilevanti, lo faccio nello stesso modo in cui mi sento al riguardo: in modo umoristico, divertente”.

    (FZ, Music Express Sounds, novembre 1984)

    “Sono una persona concreta con un senso dell’umorismo molto creativo”. (FZ)

    “La mia più grande forza è il mio senso dell’umorismo.

    (FZ, Tuttifrutti, febbraio 1994)

  • Funky Nothingness: l’anello mancante tra Hot Rats e Chunga’s Revenge

    Funky Nothingness di Frank Zappa

    Frank Zappa conservava tutto della propria produzione in modo ossessivo: live, prove, tentativi, video, interviste, materiali promozionali.

    I vaults zappiani sono un percorso da terra al soffitto di bobine, casette, vinili, videocassette, tutto scrupolosamente catalogato e conservato. Dalla fine degli anni ’50 agli ultimi mesi di vita, nel 1993. Joe Travers, archivista zappiano a tempo pieno, è l’uomo che, in mancanza del Bibliotecario di se stesso supremo, Zappa stesso, porta alla luce periodicamente tasselli mancanti nella sua discografia, con sistematiche operazioni di carotaggio sonico nel labirinto di registrazioni. Mancanti, perché della sua opera Zappa aveva in mente il curioso programma project / object: il fatto che qualsiasi suo materiale di un qualsiasi anno facesse parte di un tutt’uno unitario.

    Travers ha portato alla luce un vero disco inedito di studio di Zappa, un anello mancante nella vertigine discografica zappiana, e sono gioie per le orecchie. Un disco mai uscito e accantonato, insomma, con Don «Sugarcane» Harris al violino, Ian Underwood a tastiere, sax e chitarra, Max Bennett ai bassi.

    Si intitola Funky Nothingness (Zappa Records) e va a incastrarsi in un interstizio temporale da batticuore, per fan, il periodo del 1970, quindi il percorso compreso tra Hot Rats e Chunga’s Revenge. Uno dei momenti fondanti per la nascita di quel jazz rock che contemporaneamente stavano inventando Miles Davis, e, dall’altra parte dell’Oceano, i Soft Machine, i Nucleus.

    Ma c’è di più, in queste registrazioni ritrovate ci sono degli inediti di studio. Perché oltre al jazz rock palpitante, e a brucianti jam session registrate nel suo studio personale (incredibili i duetti chitarra batteria con Dunbar) ci trovate ad esempio una dissacrante e mielosa Love Will Make You Mind Go Wild, una classica I’m A Rolling Stone da dodici minuti che si rivela essere l’ossatura ritmico-melodica blues di Stink Foot, di quattro anni dopo. Poi cover di Work With Me Annie, un rock ’n’roll slabbrato che diventa Annie Had A Baby, e due altre meraviglie completamente inedite, Khaki Sack, un boogie rock deragliato e pimpante, e gli oltre undici minuti di Twinkle Tits, un brano sul quale Zappa lavorò ossessivamente in 9 versioni, mai uscito.

    Si tratta di un jazz rock «progressivo» stipato di idee e cambi di tempo nella parte iniziale su un tema festoso molto zappiano che poi diventa solida base modale. Non finisce qui: al primo cd se ne sommano altri due di ritrovamenti coevi, e tra esperimenti bizzarri, tentativi e prove defatiganti la strada verso il futuro era tracciata.

    (Il Manifesto, 29 agosto 2023)

  • Hot Rats: un disco diverso, essenzialmente strumentale

    Hot Rats di Frank Zappa

    Hot Rats era per molti versi un disco differente dai precedenti: essenzialmente strumentale, caratterizzato da una rigorosissima scelta dei musicisti. Ampio spazio veniva lasciato a Ian Underwood, unico superstite della vecchia band, attivo al piano, alle tastiere ed a tutti i fiati. Alla sezione ritmica apparivano addirittura tre batteristi in alternanza, più il basso di Max Bennett e l’aggiunta curiosa del ‘percussionista’ Zappa, tornato dopo molto tempo al suo primo strumento di gioventù. La sonorità complessiva venne poi caratterizzata dai violini di Sugarcane Harris e del 28enne francese Jean-Luc Ponty.

    (Mangiare Musica giugno 1994)

    [Sull’album Hot Rats]

    “Ne fummo profondamente impressionati perché era il primo lavoro di Zappa che poteva essere comparato ad altra musica rock. Quello che aveva fatto prima era stato così radicale e in anticipo su tutto il resto che spesso i suoi meriti non vennero riconosciuti come tali neanche nell’ambiente strettamente musicale” (Fred Frith).

  • Hot Rats: la svolta di FZ

    Hot Rats di Frank Zappa

    Con Hot Rats Zappa prende le distanze dall’immagine di freak anarchico e iconoclasta degli esordi e nel contempo si affranca dalla sperimentazione orchestrale esaltata in Lumpy Gravy del 1968 dirigendosi verso nuovi territori.

    La svolta coincide con il momentaneo pensionamento dei Mothers Of Invention, qui presenti solo con il poliedrico tastierista/fiatista Ian Underwood. Pur se privato della voce – a parte Willie The Pimp, cantata con sublime sguaiatezza da Captain Beefheart – il dissacrante spirito zappiano non manca di esprimersi a partire dai tre minuti della esuberante Peaches En Regalia, sintesi mirabile di folk, country, polka, jazz, musical e quant’altro.

    Se Willie The Pimp si evolve in 9 minuti di debordanti assoli di chitarra, con intuizioni ribadite nelle complesse partiture di Son Of Mr. Green Genes e nella jam The Gumbo Variations (in compagnia del violino di Don “Sugarcane” Harris), le più tenui There Must Be A Camel (sempre con il violino di Jean Luc Ponty) e Little Umbrellas parlano un linguaggio più sofisticato, in cui i colori tenui hanno la meglio sui chiaroscuri.

    Tutti i brani sono comunque figli della stessa idea, quella di una musica contaminata che rende inadeguata l’etichetta di jazz-rock spesso tirata in ballo per definirla.

    (Mucchio Extra 2002, intervista pubblicata su Bizarre del 1969)

  • Hot Rats: ipnotico nella sua assoluta precisione

    Hot Rats di Frank Zappa

    In “Hot Rats”, per la prima volta, Zappa è ampiamente presente come solista ed ottiene un riconoscimento come musicista “distinto da un compositore”. Tuttavia, la base del suo stile è rimasta inalterata per gran parte della sua carriera e ha molto in comune con il modo in cui scrive.

    Ad esempio, una delle caratteristiche di un brano di Zappa è la sua divisione matematica del ritmo: note legate, terzine giustapposte a semicrome, frasi ripetute come un ritmo incrociato ecc. “Uncle Meat Variations” è uno degli esempi migliori.

    Questo tipo di chiarezza ritmica si nota anche nei suoi assoli. La raccolta è veloce e precisa, le sollecitazioni e le divisioni pulite; soprattutto il suo modo di suonare dipende dalla simmetria. Zappa usa le battute come frasi equilibrate, ponendo una domanda e poi rispondendo o basandosi su un’idea suonandola in modo leggermente diverso più volte di seguito.

    È uno stile stranamente formale, pieno di schemi ed elaborazioni, basato sul blues ma intervallato da scale, semplici melodie ripetute e dai suoi accordi preferiti di nona e undicesima. Sebbene non sia caldo o “sentito” in senso blues, può essere ipnotico nella sua assoluta precisione.

    Per quanto riguarda gli assoli, spiccano due brani strumentali: “Invocation And Ritual Dance Of The Young Pumpkin” su “Absolutely Free” e “Nine Types Of Industrial Pollution” su “Uncle Meat”. In realtà non sono tanto assoli quanto immagini sonore in cui gli elementi separati creano qualcosa di nuovo.

    “Invocation” consiste in un bordone di basso 4/4 in Mi con rigido accompagnamento ritmico, su cui suonano simultaneamente chitarra e sax.

    L’uso seminale della ripetizione nella musica moderna ha avuto molti sbocchi nel rock. L’idea mantrica è ‘ripeti qualcosa abbastanza spesso e diventa interessante’. Zappa, in questo senso, risulta essere uno dei primi a usare una nota, un ritmo per sostenere altri eventi musicali; “King Kong” è un altro esempio successivo.

    In “Nine Types Of Industrial Pollution”, la pista si compone di tre filoni principali. Prima c’è un lento battito di basso e batteria in 4/4, suonato liberamente; poi, una grande varietà di rumori di percussioni casuali; affondato tra i due, c’è il modo di suonare la chitarra più bello ed espressivo.

    La pulsazione lenta viene gradualmente accresciuta di accordi e diventa più chiara, e altri strumenti emergono brevemente e scompaiono di nuovo. L’effetto totale è cumulativo e materico. Sebbene all’inizio nessuno dei fili sembri rilevante l’uno per l’altro, arrivano ad assumere un’identità completamente nuova.

    La linea di chitarra in particolare riceve significato dal contesto in cui appare e fa un’impressione più forte di qualsiasi altro sforzo istrionico di Zappa.

    (New Musical Express, 16 novembre 1974)

  • Hot Rats: “l’idea del titolo mi venne in mente perché… (FZ)

    idea del titolo Hot Rats di Frank Zappa

    “L’idea del titolo dell’album Hot Rats mi venne in mente perché in Europa avevo comprato un disco dove c’era The Shadow of Your Smile con il sax di Archie Shepp. Lui prendeva l’assolo che mi diede subito l’impressione di un esercito di topi surriscaldati che uscivano squittendo dal suo strumento. Il suono era quello. Quando uscì, credo fosse il disco più sovrainciso della storia. Forse solo Les Paul aveva fatto qualcosa di simile ai suoi tempi” (Frank Zappa).

    In occasione dei 50 anni dall’uscita, Hot Rats riceve un trattamento speciale che a nessuna delle opere precedenti è toccata: una moltiplicazione per sei con la pubblicazione di (forse) tutti i nastri delle session in un lussuoso e costoso box, “The Hot Rats Sessions” che comprendeva anche un libro illustrato e un gioco da tavola (Zappa Land).

    (Musica Jazz, gennaio 2020)

  • Hot Rats: jazz alla portata di tutti

    album jazz Hot Rats di Frank Zappa

    Hot Rats era jazz alla portata di tutti e, allo stesso tempo, un rock per le masse che ti faceva sentire sofisticato, una spanna al di sopra degli altri dischi di successo di quell’anno (Led Zeppelin, Allman Brothers, Santana, Stooges e Mott The Hoople).

    Hot Rats fu un successo negli USA: in Europa arrivò addirittura nella Top Ten. In più, cambiò del tutto l’immagine di Frank.

    (Classic Rock, luglio 2015)

    Foto tratte dal libro “Hot Rats Book”

  • Hot Rats: Frank Zappa nella cabina di controllo

    Hot Rats di Frank Zappa

    I musicisti in studio sono stati diretti da Johnny Otis (del Johnny Otis Show), splendente in calzamaglia di seta nera, scarpe di pelle di serpente e giacca Esquire, elegantemente casual, schioccando le dita e avvicinandosi molto al batterista sperando di ottenere un po’ più di energia nel suono battendo freneticamente le mani. Alla fine della sessione, Johnny aveva ancora tutti i capelli accuratamente sistemati; non si sono mossi di un centimetro.

    Frank Zappa con Johnny Otis (a destra), l’eclettico padrino del rhythm’n’blues, batterista, vibrafonista, pianista, cantante, compositore e produttore.

    Frank batteva i piedi e annuiva nella cabina di controllo attraverso ogni numero. Poi, quando le luci rosse si spegnevano, annunciava: ‘Non male’. Nella sua testa poteva sentire la versione perfetta dicendo a Ian Underwood: “Suona di fronte al muro e microfoneremo il suono mentre rimbalza dietro la tua spalla“. Ecco come hanno ottenuto quel suono davvero untuoso.

    Poi, Frank interrompeva di nuovo Ian nel bel mezzo di un assolo con una revisione di diverse righe di note. Frank non si prenderebbe la briga di scriverle, basta dirle fuori di testa e Ian se le ricorda perfettamente. Beefheart insegue lo studio in attesa di cantare “Willie the Pimp” dichiarando Frank un genio.

    A tarda notte Gail sarebbe arrivata con la Buick dopo che Frank aveva fatto alcuni mix di prova da ascoltare più tardi quella notte. Alle 8 o alle 9 del mattino Frank sarebbe finalmente andato a letto.

    (IT, 28 gennaio 1970)

  • Frank Zappa, EIHN (Everything Is Healing Nicely): the other side of Yellow Shark (part 2)

    Frank Zappa, EIHN (Everything Is Healing Nicely): the other side of Yellow Shark (part 2)

    9/8 Objects, Amnerika Goes Home, None Of The Above, T’Mershi Duween

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/watch?v=CiZhXZGqa54

    Note su alcuni brani di EIHN

    Jolly Good Fellow
    Ogni sera, all’UMRK, era caratterizzata da una improvvisazione ‘diretta’, nel senso di condotta. A differenza della classica improvvisazione in cui i musicisti pensano spontaneamente a cosa suonare, queste sono composizioni in cui ad ogni musicista sono state date istruzioni in anticipo, sia scritte che verbali. Quindi Frank dirigeva i musicisti usando segnali e gesti delle mani. Sembrava che Frank stesse suonando l’Ensemble come uno strumento.
    Questi pezzi non suonano come improvvisazioni ma, stranamente, come composizioni attentamente pensate e meticolosamente orchestrate in anticipo. Era come se ogni musicista sapesse cosa avrebbero suonato gli altri. Una testimonianza dell’abilità eccezionale di questi musicisti e della quasi chiaroveggenza che avevano l’uno con l’altro come ensemble.

    Roland’s Big Event/Strat Vindaloo
    In questo brano, troviamo un duello Shankar/Zappa che duello non è. I due musicisti, piuttosto, si sostengono a vicenda in modo gentile.
    Un’altra pratica comune nel jazz e nel rock, ma quasi sconosciuta nelle sale da concerto classiche, è quella di improvvisare un assolo. Frank, durante le prove, ha spinto i singoli membri dell’ensemble ad improvvisare un assolo mentre il resto dell’orchestra improvvisava (altro concetto estraneo alla musica classica). La maggior parte, se non tutti, dell’Ensemble Modern non avevano mai fatto assoli prima…
    Questa traccia presenta un memorabile primo assolo del clarinettista Roland Diry, inizialmente riluttante. Quel giorno in particolare Frank aveva lì il violinista elettrico L. Shankar per dimostrare le tecniche di fraseggio indiano ai suonatori di archi e per aiutare i musicisti ad entrare di più nello spirito dell’improvvisazione. L’assolo di Roland è seguito da Strat Vindaloo con FZ e Shankar.

    T’Mershi Duween
    Come This Is A Test la prima metà di questa traccia è anche una prima esecuzione. Frank voleva vedere come l’Ensemble Modern avrebbe gestito i difficili gruppi irregolari 23 contro 24. Nella seconda metà del brano, Zappa ha assegnato ad ogni musicista una parte da suonare.

    9/8 Objects
    Frank segnalò alle varie sezioni dell’orchestra di suonare diversi “oggetti” man mano che il pezzo procedeva.
    Ebbe l’idea di assemblare i cosiddetti oggetti musicali dettando accordi o linee sulla chitarra e facendo in modo che l’Ensemble li imitasse sui loro strumenti. Componeva mentre suonava, i musicisti annotavano ciò che Frank dettava o ciò che diceva loro di improvvisare. Durante le prove, Ali N. Askin trascriveva questi oggetti man mano che venivano sviluppati. In seguito, Askin ha esaminato il materiale di tutti e ha confrontato ciò che aveva scritto con ciò che avevano scritto loro; alla fine, è stata scelta la versione migliore. Compare anche il violinista L.Shankar.

    Amnerika Goes Home
    Amnerika nella sua forma originale ma meno elaborata è stata registrata per la prima volta per Thing fish . Qui Frank utilizza il Synclavier per portare l’hocketing al suo estremo ridicolo. Per chi non conoscesse il termine, hocketing è una tecnica compositiva ampiamente utilizzata durante il periodo barocco, in cui una frase viene segmentata in modo tale che due o più strumenti suonino segmenti alternati, ognuno dei quali riprende da dove l’altro si era fermato. Frank ha preso la disposizione standard “melodia e accompagnamento” di Amnerika e ha distribuito ogni nota successiva ad uno strumento diverso. Il risultato ascoltato in “Civilization: Phase III” è sorprendente. Abbastanza facile per un computer, ma è estremamente difficile per 24 esseri umani posizionare le rispettive note isolate a intervalli apparentemente casuali e far sì che il tutto si mescoli ritmicamente insieme. Le esibizioni dei concerti di Yellow Shark erano ancora un po’ traballanti e questa composizione è stata esclusa dall’album.

    None Of The Above (Revised Previsited)
    None Of The Above è nato come una raccolta di quartetti per archi composti sul Synclavier per il Kronos Quartet nel 1985. Alcuni movimenti sono stati ampliati in quintetto per archi (vedi i commenti di FZ sul CD Yellow Shark) per l’Ensemble Modern, e alcuni sono stati ulteriormente ampliati in forma di orchestra da camera (quintetto per archi con abbellimento orchestrale). Le sezioni orchestrali provengono dalle prove dell’UMRK; le prove del quintetto per archi sono state registrate a Francoforte nel 1992.
    Nelle note di copertina, Gail Zappa spiega che si tratta di una versione “distorta” di xenocronia di FZ: i frammenti scritti si presentano simultaneamente agli elementi compositivi in tempo reale.

    (Todd Yvega)