
Per realizzare ciò che aveva in mente, Zappa ha dovuto guidare il proprio corso creativo, ignaro della critica, a dispetto dei dirigenti discografici che non aveva paura di citare in giudizio per ottenere ciò che gli era dovuto. Ha accettato anche la perdita di musicisti e colleghi che giuravano sul suo genio ma lo chiamavano ‘inguaribile maniaco del lavoro e datore di lavoro dittatoriale’.
Grace Slick una volta definì Zappa “lo stronzo più intelligente che abbia mai incontrato”, ma è la fede incrollabile di Zappa in se stesso, l’oltraggioso senso dell’umorismo (come in “cose che non sono normali”) e la sua indiscutibile capacità di ottenere il lavoro fatto che gli ha permesso di completare contro ogni previsione progetti come Baby Snakes.
Zappa ha fatto tutto da solo, anche il viraggio finale dei colori, tranne l’animazione di Bickford, fatta sempre sotto la sua direzione.
Ha mantenuto un contatto diretto con i suoi fan – di età compresa tra i 17 e i 18 anni – che vedono Zappa non come una star ma come un amico che comprende le stesse assurdità della vita.
“I ragazzi sanno cosa faccio per vivere e io so cosa fanno per vivere. Ci sediamo attorno al tavolo e parliamo sporco insieme”.
E’ per quei ragazzi che ha realizzato Baby Snakes. Un critico del New York Daily News ha definito il film “interminabile”, ma a Zappa non potrebbe importare di meno.
“È il tipo di film” dice Frank ridendo “in cui se ti alzi per fare una pisciata o per prendere dei popcorn, al tuo ritorno riprenderà. Ma non credo che ti alzerai per i Popcorn.”
(Circus, 19 febbraio 1980)