Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: FZ Topix

  • Frank Zappa, Regyptian Strut: the power of keywords according to a certain Egyptian theory

    Frank Zappa, Regyptian Strut: the power of keywords according to a certain Egyptian theory

    Versione dell’album Lather (1996)

    Immagine di copertina di Salvador Luna (Lunatico)

    Regyptian Strut fa parte dell’album Sleep Dirt, registrato tra il 1974 e il 1976 e pubblicato a gennaio 1979. E’ incluso anche nell’album Lather (1996).
    E’ uno dei migliori brani strumentali di Frank Zappa: comprende 13 sovraincisioni di trombone (Bruce Fowler), il magico xilofono di Ruth Underwood ed il piano irrefrenabilmente funky di George Duke. L’incedere R-Egiziano è ricco di sordidi ottoni e stucchevoli note di pianoforte da cabaret. Nell’album Sleep Dirt, la chitarra di Zappa è estrema ma non rock, c’è il basso acustico ma non è jazz, molto materiale scritto ma non è un brano classico. Include riff nodosi, ballate acustiche e jazz-fusion intricate, contributi creativi della sua band all’epoca composta da Terry Bozzio, George Duke, Chester Thompson, Patrick O’Hearn, Ruth Underwood e Bruce Fowler. Insomma, è uno degli album meno classificabili del catalogo di Zappa.
    Le radici di Sleep Dirt affondano in uno scandaloso musical di fantascienza scritto nell’estate del 1972. La sceneggiatura di 81 pagine di Hunchentoot richiedeva 10 attori, un coro di 10 persone e un’orchestra di 22 elementi. Seppure il musical non sia mai stato eseguito (nonostante Zappa abbia, a quanto pare, cercato di assicurarsi Barbra Streisand per il ruolo principale), molte delle sue 14 canzoni sono state sparse in tutto il suo catalogo: ad esempio, “Think It Over” (The Grand Wazoo, 1972) e “The Planet Of My Dreams” (Them Or Us, 1984). “Time Is Money”, “Spider Of Destiny” e “Flambay” furono registrati nel dicembre 1974 al Caribou Ranch in Nederland (Colorado) e inclusi in Sleep Dirt.
    Il maestoso ‘incedere egiziano’ – un mix di bassi, xilofoni e ottoni – è in linea con lo stile di The Grand Wazoo. Si apre in modo piuttosto drammatico prima che fiati e tamburi prendano il sopravvento. La traccia inclusa in Sleep Dirt contiene una parte di chitarra acustica di Zappa e James Youman.

    Da bambino, Frank Zappa leggeva molto e, tra tante letture, gli capitò di immergersi nel mondo dell’antico Egitto. Un particolare contribuì a definire il suo stile espressivo.
    “Zappa aveva introiettato fin da piccolo un atteggiamento tra il dada e il surreale nei confronti dell’espressione verbale, manipolabile fino a livelli allucinatori. In ogni concerto decideva the secret word (la parola segreta della serata). Quella parola costituiva un tormentone negli intercalari e negli interventi parlati della band, finiva per modificare anche i testi delle canzoni. La sua attenzione per il potere della parola era nata quando da bambino aveva trovato, in un vecchio libro, la teoria egizia della trasmigrazione dell’anima e della vita ultraterrena. Il Faraone, fin da piccolo, doveva imparare le parole-chiave che designavano ognuno dei luoghi che l’anima avrebbe dovuto attraversare dopo il trapasso: guai a sbagliare il nome! Ciò suscitò in lui la convinzione che la realtà fosse condizionata dalle parole e che ogni paradosso fosse affidato alla manipolazione del linguaggio. Un’altra forma della sua creatività musicale era invece di carattere grafico e risaliva all’età di circa 14 anni, quando le sue conoscenze musicali andavano poco oltre la lettura di spartiti per percussioni non intonate. Si mise a comporre musica scritta perché era affascinato dalla resa grafica delle note sul pentagramma: si era convinto che, conoscendo le regole combinatorie e il significato delle note sul pentagramma, si potesse diventare automaticamente compositori. Fin da ragazzino applicò metodi complessi come le tecniche seriali e microtonali. Cambiò radicalmente idea sulle sue opere giovanili quando ebbe modo di ascoltarle, e allora si rese conto che la verità musicale è una verità pratica, che il momento in cui un’opera è finita è quello in cui si giudica soddisfacente la sua resa sonora. A decidere, insomma, è l’orecchio. Fu, da questa prospettiva, un totale empirista che però aveva un sesto senso per le relazioni formali di tutti i tipi. Un ‘compositore’ per tutti i media”.
    (Gianfranco Salvatore, musicologo, biografo di Frank Zappa – Mangiare Musica giugno 1994)

  • kOsmosis – xenocronia Frank Zappa, Krzysztof Penderecki, Edgard Varèse, Halim El-Dabh – xenochrony

    kOsmosis – xenocronia Frank Zappa, Krzysztof Penderecki, Edgard Varèse, Halim El-Dabh – xenochrony

    Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Krzysztof Penderecki, Edgard Varèse, Halim El-Dabh

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    “La musica non dura, non ha nulla a che fare con il tempo” scriveva Sergiu Celibidache.
    Frank Zappa era convinto che il tempo fosse ‘un concetto sferico’, una costante sferica, in modo che, per così dire, tutto avvenga in una volta. Gnostici, buddisti e William Blake sono d’accordo, credendo che si possano varcare le porte dell’eternità in un istante e che il tempo sia una delle illusioni del mondo. William Burroughs e Sun Ra pensavano che, per sopravvivere, dobbiamo evolverci “fuori dal tempo, nello spazio”.

    Secondo la teoria del “Big Bang” sull’origine dell’universo, tutto ebbe inizio circa 10 miliardi di anni fa, quando esplose un volume di materiale delle dimensioni di una palla da softball e, da allora, la cosa si è espansa.
    Frank Zappa sostiene la teoria della “Big Note”, secondo cui tutto nell’universo – raggi di luce, onde sonore, atomi, ecc. – è composto fondamentalmente da vibrazioni. Tutte queste vibrazioni potrebbero semplicemente essere armoniche di qualche incomprensibile “Tono cosmico fondamentale”.
    (The Sun Magazine, 3 maggio 1970)

    “La forma dell’universo è un vortice di Moebius, credo. Il tempo è una costante sferica. Ora, immagina un vortice di Moebius all’interno di una costante sferica e avrai la mia cosmologia. Ma il ‘quando’ è molto importante”. (Frank Zappa, Best of Guitar Player, 1994)

    Potremmo non essere in grado di ascoltarlo ma, in qualunque diversa ottava o altra suddivisione della Grande Nota, alla fine siamo tutti vibrazioni. Potremmo non essere semplici come le onde sinusoidali (le stesse utilizzate per generare i Modelli di Chladni) ma, da quando Schrodinger ha risolto l’equazione delle onde quantistiche, è stato chiaro che tutta la materia è costituita da onde, compresi noi. Le nostre onde sono tutte diverse. I modelli Chladni ne offrono una dimostrazione pratica. Non si tratta di una forma migliore di un’altra o di complessità che aumenta con la frequenza. È semplicemente l’osservazione, tratta da un’altra famosa frase di FZ, secondo cui è il “quando” a determinare il “cosa”; “quando” in questo caso è la frequenza.
    La materia appare sotto forma di schemi particolari, è nella sua natura e nella misura in cui è guidata dalle vibrazioni, la natura è essenzialmente matematica, ritmica e, in definitiva, musicale. Le forme frattali dei modelli in natura che noi riconosciamo come belli sono di origine algoritmica.
    La caratteristica sorprendente delle migliori improvvisazioni di Zappa è che non c’è ripetizione, niente che potresti leggere in anticipo. Emergono semplicemente dalle linee di faglia del fondo armonico in modi che sono incredibilmente imprevedibili ma che hanno perfettamente senso una volta ascoltate, evidenziando brillantemente le tensioni e i contrasti della musica.
    Ma nella cosmologia di FZ l’idea di emergenza è essa stessa un’illusione. Nella sua visione del tempo – come disse a Bob Marshall – succede di tutto in continuazione. È un concetto difficile da comprendere. La sua idea del tempo è strutturata come una costante sferica sotto forma di vortice di Moebius: esprime il segreto della Grande Nota (come Dio?), cioè l’origine di tutte le cose. Gli antichi (chiunque fossero) parlavano della Musica delle Sfere. Si scopre che avrebbero potuto avere ragione, anche se avrebbero potuto avere torto riguardo al numero.
    (estratto dall’articolo “God Vibrations: The Secrets of FZ’s Cosmology di Homer Shiroy)

    “C’è un processo elettrochimico che anima questo sacco di merda che tutti devono trascinare in giro, ok? Quindi, non è impossibile che – quando il processo elettrochimico cessa di essere abbastanza forte da far muovere il sacco di merda – quell’energia possa essere scambiata, possa dissiparsi e avere un’esistenza propria senza il corpo. Credo che quelle energie e quei processi esistano. Semplicemente non penso che siano stati ancora adeguatamente descritti o nominati perché le persone tendono a trasformare tutto in qualcosa che supporti una qualsiasi teoria religiosa”.
    (Frank Zappa, Society Pages 7, settembre 1991)

    “Tutti noi abbiamo nella nostra mente tutta la conoscenza dell’universo. Frank Zappa l’aveva chiaramente dischiusa. In questo senso, resterà un modello per l’umanità”.
    (Massimo Bassoli, Prog Italia luglio 2017)

  • Frank Zappa, Watermelon in Easter Hay: creative power stifled by reality, review

    Frank Zappa, Watermelon in Easter Hay: creative power stifled by reality, review

    Watermelon In Easter Hay (Live 31/10/1978, Palladium, NYC) con L. Shankar
    Dweezil Zappa – Watermelon in Easter Hay (live a Londra, 2013)

    Watermelon in Easter Hay è diventato una sorta di inno lasciato in eredità da Frank Zappa.
    In punto di morte, Zappa scelse questo brano ed altre due canzoni che identificò come le sue composizioni distintive. In particolare, ha definito l’assolo di Watermelon una delle migliori performance della sua carriera. Frank chiese che solo a suo figlio Dweezil fosse concesso di suonare Watermelon in Easter Hay, Zoot Allures e Black Napkins dopo la sua morte. Allo stesso tempo, Zappa consigliò a sua moglie Gail di abbandonare del tutto il mondo della musica e di vendere il suo intero catalogo di oltre 60 album ad eccezione di questa canzone. La famiglia Zappa conserva i diritti di Watermelon in Easter Hay.
    Dweezil ha interpretato Watermelon in Easter Hay dal vivo con grande trasporto nel 2013. Ha pianto sul palco mentre suonava questa inestimabile melodia che racchiude in sé coraggio creativo, innovazione artistica, individualità spudorata, tutta la storia e il messaggio di Zappa. Con questo brano rivela la sua vibrante umanità togliendo la maschera del cinismo e della misantropia che definivano la sua immagine pubblica.
    Watermelon In Easter Hay è una delle melodie/assoli di chitarra più belli che abbia mai sentito.
    Un dettaglio interessante riguardo a Watermelon è questo: lo strumento che suona la melodia ripetuta con una cadenza lenta di 9/8 durante l’intera composizione è un sitar indiano.

    Groove costante e ipnotico, assolo di chitarra ‘cosmico’ in cui è possibile sentire Joe mentre ansima il suo ultimo sussulto di umanità, prima di rinunciare per sempre ai suoi sogni e arrendersi alla macchina aziendale. La traccia è preceduta da un’introduzione parlata che spiega: “E’ l’ultimo assolo di chitarra immaginario”.
    La voce narrante che sussurra attraverso un megafono e incolla le canzoni dell’album con la sua storia di Joe e del suo coinvolgimento in una società distopica, mentre cerca di formare una garage band, pronuncia quanto segue: “Questo è il CENTRAL Scrutinizer. Joe è appena entrato in una frenesia immaginaria durante la dissolvenza in chiusura della sua canzone immaginaria. Adesso comincia a sentirsi depresso. Sa che la fine è vicina. Si è reso conto che le note di chitarra e le voci immaginarie esistono solo nell’immaginazione di chi immagina. E alla fine, chi se ne frega comunque?! Quindi, torna nella sua brutta stanzetta e sogna in silenzio il suo ultimo assolo di chitarra immaginario”.
    La migliore interpretazione di questa canzone riguarda il concerto di Halloween del 1978. Gli scambi solisti tra Zappa e L. Shankar in questa esibizione sono a dir poco spettacolari.
    Man mano che la canzone si svolge, il ciclo di 9/4 diventa una sorta di mantra che non puoi toglierti dalla testa dopo la fine della canzone.
    Una caratteristica che risalta immediatamente quando si ascolta la chitarra in questo brano è il suo tono, un suono chiaro e spaziale che funziona così bene per l’atmosfera emotiva del pezzo ed è molto diverso da qualsiasi altro suono di chitarra conosciuto.

    In un’intervista, Frank Zappa ha spiegato che suonare un assolo con musicisti (batterista, bassista, tastierista) che suonano troppo, incapaci di seguire le sue intenzioni musicali, è come far crescere un’anguria nel fieno di Pasqua. Pura utopia. Ma il significato più ampio va oltre questa sua affermazione.
    “Una sinfonia di sogni, ogni notte e ogni giorno. Vivere in una terra immaginaria, una fantasia che non puoi nascondere. Aggrappati a ieri. Nessuno sa come mi sento, nessuno si preoccupa del modo in cui piango. Vivere in un mondo di finzione, nessuno sa perché. Volare in alto e libero, l’immaginazione corre selvaggia.., lasciandosi alle spalle tutti i dubbi e le paure, vivendo in un mondo così cieco…”.
    ‘Anguria nel fieno di Pasqua’ è una riflessione filosofica sul potere dell’immaginazione e sul processo creativo. Tutte le attività creative sono, alla fine, limitate dalla realtà. Si può gioire di una bellezza e di una grandezza immaginarie, ma il momento in cui ci si rende conto che sono immaginarie può essere deprimente e crudele.
    Tuttavia, il narratore si aggrappa al sogno nel ritornello come per proteggersi dalla durezza e insensatezza della vita con l’analogia di un’anguria nel fieno di Pasqua.

  • Frank Zappa, Uncle Remus: Racism & Black Civil Rights Movement, review

    Frank Zappa, Uncle Remus: Racism & Black Civil Rights Movement, review

    Uncle Remus (Mix Outtake) dalla compilation The Crux of the Biscuit (2016)
    George Duke – Uncle Remus Live
    Dweezil Zappa – Uncle Remus 25 luglio 2018 Live Amsterdam

    Immagine di copertina di Salvador Luna (Lunatico)

    Uncle Remus è una canzone scritta da Frank Zappa e George Duke tratta dall’album Apostrophe (1974).
    Il titolo riprende il nome di un personaggio immaginario protagonista delle opere dello scrittore Joel Chandler Harris. Per esteso, la raccolta di racconti popolari afroamericani del Sud compilata e adattata da Joel Chandler Harris s’intitola Uncle Remus, His Songs and His Savings: The Folk-Lore of the Old Plantation (1881).
    Lo zio Remus è un vecchio liberto gentile che funge da strumento di narrazione, trasmettendo le fiabe popolari ai bambini raccolti intorno a lui, come il tradizionale griot africano. Il lavoro di Harris fu elogiato per la sua capacità di catturare il dialetto nero delle piantagioni.
    Il testo riflette i sentimenti di Zappa nei confronti del razzismo e del movimento dei neri per i diritti civili negli anni ‘70, temi precedentemente esplorati da Zappa nel brano Trouble Every Day.

    https://www.youtube.com/watch?v=IuJsPBLsJac

    George Duke pubblicò una versione alternativa della canzone con un arrangiamento più gospel nel suo album del 1975 The Aura Will Prevail. Un’altra versione alternativa della canzone, “Uncle Remus (Mix Outtake)”, è stata inclusa nella compilation di Zappa del 2016 The Crux of the Biscuit. Un’ulteriore versione alternativa, questa volta strumentale, è stata pubblicata nel boxset di Zappa del 2022 Waka/Wazoo.
    Dopo aver lasciato i Mothers of Invention intorno al 1976, Duke registrò la sua versione della canzone per uno dei suoi primi album solisti, Three Originals.

    “Tieni il naso alla mola. Sarà questo a redimerci, zio Remus?”.
    Zappa si chiede se, nonostante gli sforzi, l’uguaglianza razziale potrà mai essere raggiunta.
    L’autore Ben Watson ha definito la canzone “un gentile rimprovero, sottolineando come la protesta fosse stata abbandonata per la moda”, citando la menzione di Zappa di far crescere un “fro”. Erano orgogliosi dei loro vestiti ma, durante le rivolte, venivano spruzzati con manichette antincendio. La linea ‘fro’ ricorda parecchio la canzone Who Needs the Peace Corps sull’hippie deliziato dal fatto che i suoi ‘capelli stanno diventando belli dietro’.
    Il testo della canzone si riferisce anche ai fantini del prato, statuette che spesso rappresentavano figure nere dai lineamenti esagerati. Zappa canta di prendere di mira i fantini sui prati dei “ricchi” come forma di protesta a Beverly Hills, suggerendo una connessione tra classe e razza.

  • Frank Zappa, Dog Breath & Variations: FZ’s creative orchestration, review

    Frank Zappa, Dog Breath & Variations: FZ’s creative orchestration, review

    The Dog Breath Variations, Uncle Meat (A Token of His Extreme 1974)

    La prima traccia di Dog Breath è stata pubblicata nell’album Uncle Meat (1969). Questo brano esiste in due forme: la seconda è Dog Breath, in the Year of the Plague, una canzone pop contorta. Racconta di adolescenti che rubano coprimozzi e guidano vecchie auto con dadi pelosi appesi allo specchietto retrovisore. I testi di questo brano sono scritti in slang mezzo chicano (“primer mi carucha”, “riprendi la mia weesa”).
    La versione in studio include una voce di soprano per la seconda strofa e una voce accelerata da scoiattolo per la terza. Il brano si trasforma in una composizione più astratta. Questo brano fu pubblicato nel 1968 come singolo Reprise, accompagnato da “My Guitar Wants to Kill Your Mama”. I Mothers originali eseguirono questa versione nel 1968. Era anche una caratteristica regolare della band del 1970, con Flo ed Eddie che alteravano leggermente il lato allegro per introdurre più pathos nella sezione “Won’t you please listening my supplice”.
    Quando si legge il titolo “Dog Breath”, di solito è implicito pensare a “Dog Breath, in the Year of the Plague”. Ma c’è anche un pezzo strumentale che utilizza lo stesso tema: “The Dog Breath Variations”. Qui il ritmo lineare 4/4 è sostituito con un’indicazione del tempo più intricata: tutti gli elementi pop/rock vengono eliminati in favore di una versione sincopata e ornata della melodia suonata dall’organo e dalla chitarra acustica (nella registrazione in studio). Queste variazioni avvicinano il pezzo a “Uncle Meat” e a melodie complesse simili come “Approximate” e “The Black Page #1”.
    “The Dog Breath Variations” fu composto per la band di Zappa in una forma più fusion jazz ed eseguito dal 1972 al 1974, spesso come medley con “Uncle Meat” (vedi You Can’t Do That on Stage Anymore, Vol. 2).
    Nel 1977 Zappa ha riarrangiato il medley per orchestra; appare in quella forma in The Yellow Shark.
    (Allmusic)

    “Dog Breath in the Year of the Plague” è un mix di doo-wop, cultura adolescenziale dell’auto pachuco di Los Angeles, più che un accenno di Stravinsky, una cantante lirica simile a una “strega buona dell’Est” (Nelcy Walker), voci da munchkin (Roy Estrada, Zappa e Ray Collins) e una “nave dell’amore pronta ad attaccare”. Il brano contiene una delle prime migliori registrazioni multitraccia ‘serie’ realizzate in studio. Zappa non era solo un compositore geniale e un chitarrista formidabile; sapeva gestire uno studio di registrazione come se fosse uno strumento e lavorava negli studi più avanzati come quello di New York dove fu registrata la maggior parte di Uncle Meat, Apostolic Studios, il primo nel paese a consentire la registrazione di 12 tracce.
    Subito dopo la frase “La mia nave dell’amore è pronta ad attaccare”, sono state incluse simultaneamente 40 tracce.

    The Dog Breath Variations esiste negli arrangiamenti per una varietà di gruppi strumentali oltre all’ensemble di fiati, tra cui un gruppo rock di quattro elementi, una piccola banda elettrica e un’orchestra sinfonica. Tutte queste versioni sono di Zappa. E’ un brano registrato da Zappa e dai Mothers of Invention per l’album live del 1971 Just Another Band from LA. È basato sul tema Dog Breath che subisce diverse trasformazioni nelle variazioni mostrando l’orchestrazione creativa di Zappa.
    The Dog Breath Variations fu originariamente eseguita in un concerto alla Royce Hall dell’UCLA nel 1977 dall’ensemble di 40 elementi Abnuceals Enuukha Electric Symphony Orchestra.
    In seguito, è stato arrangiato per il concerto di The Yellow Shark con l’Ensemble Modern composto da 25 musicisti.

    In Dog Breath Variations 1973 Frank Zappa suona le percussioni.
    Hai iniziato come batterista? Non credo che molte persone ne siano consapevoli.
    “Penso che alla maggior parte delle persone non importi un cazzo”.
    (Frank Zappa, da un’intervista di Rhythm, luglio 1989)

    “Gli animali sono esseri superiori e meritano rispetto” (Frank Zappa).

    Curiosità
    Nel primo giorno su Marte del robot InSight della NASA, gli scienziati hanno usato “Dog Breath, In The Year Of The Plague” di Frank Zappa per risvegliarlo. Per la prima volta nella storia, è stata usata una canzone di ‘risveglio’ per un’astronave su un altro pianeta. Il lander sarà ricordato per aver svelato molte novità sul Pianeta Rosso. Nei 4 anni di missione su Marte (conclusa a dicembre 2022), il robot ha ‘ascoltato’ i brontolii del pianeta rilevando più di 1.000 terremoti, i cui dettagli hanno rivelato intuizioni senza precedenti sull’interno del Pianeta Rosso. I dati del lander hanno anche permesso agli scienziati di ascoltare i ‘venti marziani ‘e di rilevare più di 20.000 ‘diavoli’ di polvere.

  • Frank Zappa, Titties & Beer: fear of the devil as an instrument of religion

    Frank Zappa, Titties & Beer: fear of the devil as an instrument of religion

    Titties & Beer (Live Palladium, New York City, 31 ottobre 1977 – Terry Bozzio il ‘diavolo’)

    Frank Zappa giocava spesso con i concetti di falsità, prestigio a buon mercato e con la loro interrelazione.
    Zircone
    “Ho scoperto lo zircone per la prima volta nel 1957. Quando un pianista di una band che avevo al liceo decise che, per poter suonare davvero come Fats Domino, doveva avere sulle dita lo stesso peso di Fats. Sai, Fats indossava un enorme anello con un diamante. Wimberly non poteva permettersi un diamante, ma vide una pubblicità in un fumetto in cui si diceva che per 25 dollari si poteva ottenere un diamante grosso quanto un pugno”.
    Quanti soldi spenderai per apparire benestante? Il desiderio di diamanti è la preoccupazione per lo status.
    Il concetto di zircone può essere applicato a qualsiasi cosa. Metti un po’ di roba luccicante su qualsiasi cosa e, all’improvviso, diventa elegante. Questo effetto può essere ottenuto con vari mezzi ed è ciò che Frank chiamava “garni du jour”. Se qualcuno ti offre un hamburger su un piatto, significa una cosa. Se qualcuno ti dà un hamburger su un piatto con un pezzo di roba verde, una carota spiegazzata e un ravanello è un hamburger Deluxe. Dentro c’è lo stesso pezzo di carne di cane, ma c’è il garni du jour. Gli americani sono abituati ad avere un garni du jour su tutto.

    The Devil Before Overnite Sensation
    “Titties and Beer” fornisce un quadro chiaro sul concetto di ‘diavolo’ di Frank.
    Terry Bozzio (nel ruolo del Diavolo): “Aspetta. . . non dovresti voler fare un patto con me”.
    FZ: “Ah, ma sono leggermente diverso dal tuo cliente medio, Devil… la maggior parte delle persone ha paura di te, vedi? Non sanno quanto sei stupido”.
    Frank vedeva la paura per il diavolo come uno strumento della religione per aumentare la paura, ottenere una cieca conformità e aumentare le entrate provenienti dalle raccolte fondi, proiettando allo stesso tempo una cortina di fumo di evoluzione spirituale. Non sopportano che le persone non li prendano sul serio. Se ridi di loro per un istante, è come se il diavolo entrasse nella stanza, giusto? E lui dice: “Sono il diavolo” e tu prendi una forchetta e gli dai un colpo nella pancia, esce il gas e lui girerà per la stanza come un palloncino impazzito. Non puoi ridere di loro perché sono così pieni di sé che non riescono a credere che le persone non li apprezzino per le creature grandiose e altamente evolute che immaginano di essere… Se loro non fossero così dannatamente pericolosi, sarebbe divertente ridere di loro tutto il tempo, ma a volte bisogna tenere conto di quanti danni possono fare.
    La religione in combutta con il governo usa la paura per approvare leggi idiote. Un ragazzo con la pelle rossa, le corna, una lunga coda, che odora di zolfo ed ha un bastone appuntito ti fa andare in un posto dove c’è il fuoco. Questa è superstizione e la superstizione non ha posto nella legislazione. Quindi, se crei qualcosa che dice che dobbiamo proteggere le persone dal diavolo, stai dicendo che il diavolo esiste davvero e hai un problema, perché il passo successivo saranno i processi per stregoneria. Pertanto, Zircone = Diavolo.
    Guru
    Per Frank Zappa, ciò che unisce tutte le varietà di figure di autorità spirituale (sacerdoti, guru, filosofi, ecc.) è l’avidità.
    In The Real Frank Zappa Book, Frank parla di come suo padre “faceva il burro” schiacciando un po’ di pigmento nell’oleomargarina (l’equivalente dietetico dello Zircone). Evidentemente, la ricerca ha dimostrato che il colore (non il costo, il gusto o la consistenza) è stato il fattore decisivo per il successo della margarina come sostituto economico del burro.
    Frank ritiene che il balsamo curativo della chiesa (il perdono attraverso la confessione a un prete) sia falso come la margarina.
    “Non ho trovato persone di buona volontà da nessuna parte in nessun tipo di attività collegata a qualsiasi religione, nessuno di cui valga la pena fidarsi, nessuno che sia mai abbastanza sicuro delle proprie convinzioni da fidarsi di se stesso. Non ho conosciuto nessuno che non fosse disposto a svendersi per un centesimo; ognuno di loro è un potenziale assassino in termini di pressione per questioni religiose o politiche o per qualche sorta di bizzarra fantasia secondo cui il modo in cui vedono le cose è superiore al modo in cui qualcun altro vede le cose.
    Questa è la natura umana. Zircone = Margarina = Diavolo = Religione = La tortura non si ferma mai.
    Siamo circondati da falsità a buon mercato che ci spingono a ricercare uno status, a consumare spazzatura, a temere la dannazione, a pagare la decima alle chiese, a soffrire di sensi di colpa per dare potere a politici che promulgano leggi superstiziose. Quindi la domanda è: cosa farai quando l’etichetta verrà staccata?

    (estratto da “Trouble with Pigs and Ponies: Pt. III – Discreet Fakery by Andy Hollinden, The Rondo Hatton Report vol IV, 21 settembre 2010)

  • Frank Zappa & Monsters: evolution driven by mutant freaks

    Frank Zappa & Monsters: evolution driven by mutant freaks

    Cheepnis recording session with the Ikettes

    Frank Zappa era un grande appassionato di film di fantascienza, in particolare film di mostri. Li adorava.
    “Più sono economici e meglio sono. Per economico, nel caso di un film di mostri, non intendo il budget, anche se aiuta. Il basso budget è ben rappresentato dalle corde di nylon visibili attaccate alla mascella di un ragno gigante”.
    Per il monologo del brano “Cheepnis”, Zappa si è ispirato al film “It Conquered the World“ diretto da Roger Corman nel 1956. Si tratta di un film indipendente incentrato su un’entità aliena di Venere che vuole conquistare il pianeta Terra e che riceve l’aiuto di uno scienziato disilluso il quale pensa che l’umanità possa essere salvata solo da se stessa attraverso un intervento esterno.
    L’estetica precaria dei progetti a basso budget piaceva particolarmente a Frank.

    “Mostri o mutanti, scherzi della natura, incubi viventi, incarnazione delle nostre paure, caricatura delle nostre illusioni.” (da “Freaks” di Leslie Fiedler, 1978)

    “Nella mia mente, un mostro sarebbe una persona che fondamentalmente esiste come individuo, che ha il proprio stile individuale. Potrebbe esserci stato un certo numero di mostri in tutto il mondo, ma li considererei come individui. Erano mutanti che si distinguevano dal resto della comunità. Anche se un mostro può avere i capelli lunghi e un hippie può avere i capelli lunghi, non sono lo stesso tipo di persona”.
    (The Observer, 3 settembre 1989)

    “Mi piacciono i film sui mostri, l’intrattenimento infantile. Quando accendo la TV continuo a cambiare canale finché non vedo un ragno gigante o qualcosa del genere. La sfida della fiction è l’invenzione”.
    (Berkeley Barb, 26 dicembre 1975)

    “Una volta Frank è entrato nella mia stanza gridando: ‘Ho appena visto un Ufo!’. Ero convinto che lo sviluppo di Frank fosse entrato in un’altra orbita, che fosse finito in una zona crepuscolare… Si interessò anche a questioni strane come l’occulto e la magia. Disegnava mostri e creature aliene a matita e carboncino ed ha perfino scritto alcune storie su queste creature.
    (da “Frankie and Bobby: Growing Up Zappa”, un libro di memorie scritto da Charles Robert Zappa, 2015)

    “Odiavo gli hippy. Per me erano un’altra manifestazione del conformismo nordamericano, della tendenza a raggrupparsi in tribù che accettano un vangelo che li fa sentire superiori agli altri. La mia gente erano i “freaks”, i mutanti che avevano uno stile individuale che li separava radicalmente dal resto della comunità. “Freaks” in senso fisico, sessuale o mentale, emarginati per necessità, non per seguire l’ideologia alla moda”.
    (Frank Zappa, El Europeo, maggio 1990 – rivista spagnola)

    LA SINDROME DI RONDO HATTON di Kanguy Chow
    L’uso occasionale di “Rondo Hatton” da parte di FZ come nome d’arte negli anni ’70 si collega chiaramente al suo grande amore per i mostri ed ai film di serie B a basso costo: un entusiasmo per il bizzarro e l’assurdo che attraversa tutto il suo lavoro. Ma la sua attrazione verso lo strano e il brutto non riguarda un piacere voyeuristico per la deformità. Si tratta di esplorare i limiti del possibile, celebrare la differenza e riconoscere che non solo la maggior parte di noi non si adatta allo stampo standard, ma che deformità peggiori sono causate dallo sforzo di conformarsi. Come disse Zappa in un’intervista a Playboy nel 1986, “Questo concetto di un unico mondoismo – mescolato e livellato in questa norma mediocre a cui tutti si declassano – è stupido”. Rondo Hatton era letteralmente “oltre l’ordinario”, un uomo condannato a vivere in pubblico la bruttezza da cui la maggior parte di noi cerca di nascondersi, sia in noi stessi che negli altri.
    Crescere davvero significa riconoscere che la verità su te stesso (e sul mondo) è sempre più straordinaria, più scioccante e più sublime di qualsiasi cosa imposta.
    La creatività significa osare, essere diversi e trarne piacere – sicuramente uno dei motivi per cui Zappa era così appassionato di Halloween, una festa pagana che nella sua manifestazione moderna è una licenza per una persona di “esprimere in modo creativo il suo rapporto con l’ambiente circostante”.
    Gli studi confermano costantemente che i volti più comunemente percepiti come “belli” sono i più “medi” della gamma delle possibilità umane – ma il “modello” è sempre un’aspirazione che ci condanna a non sentirci all’altezza. Se aspiri ad essere carino sei destinato a fallire e se la bellezza è la menzogna in cui credi, non c’è molta speranza per uno sciocco come te. Che sia a livello dei geni o dei memi, l’evoluzione è guidata dai mutanti: non esiste progresso senza deviazione. La celebrazione della bruttezza è una ricetta per la libertà e la sindrome di Rondo Hatton consiste nello scendere a patti con il proprio sé cattivo e nell’approfondirlo mentre accade. Il mutante di oggi si rifiuta di morire!

    https://www.youtube.com/watch?v=2KVl70xuUgs

  • Frank Zappa about Ugliness: FZ & Rondo Hatton, Smell My Beard 1974

    Frank Zappa about Ugliness: FZ & Rondo Hatton, Smell My Beard 1974

    Frank Zappa & The Mothers of Invention – Smell My Beard, Capitol Theater, Passaic, NJ, 8 novembre 1974

    Rondo Hatton – guitar, vocals Napoleon Murphy Brock – vocals George Duke – keyboards, vocals Ruth Underwood – percussion Tom Fowler – bass Chester Thompson – drums

    Negli anni ’70, Frank Zappa a volte si presentava sul palco come Rondo Hatton. Un bootleg di Zappa si intitola “The Rondo Hatton Band” e può essere ascoltato nel lato 5 del Mistery Box e in Beat The Boots III – Disc Five.
    Per pura coincidenza, Rondo Hatton e Frank Zappa nacquero entrambi nel Maryland (Hatton a Hagerstown e Zappa a Baltimora), vissero parte della loro vita in Florida e morirono in California.
    Un diario dei fan di Zappa è intitolato The Rondo Hatton Report.

    Zappa su Rondo Hatton

    Chi è Rondo Hatton? Ti sei presentato come Rondo.
    “Rondo Hatton era un attore caratteristico dei vecchi film che aveva una malattia chiamata acromegalia”.

    Non ne ho mai sentito parlare.
    “È come l’elefantite. Aveva una testa davvero grande e grottesca, era un caratterista in alcuni film horror dei vecchi tempi”.

    Uhmmm… perché dovresti presentarti come lui?
    “Perché no?” (ride)

    Era “The Creeper”?
    “Non so quale fosse il film. Era uno di questi… in un periodo della storia del cinema americano, era il classico ragazzo brutto. Qualcuno doveva portare avanti la tradizione”.
    (Frank Zappa intervistato da Den Simms, Society Pages, giugno 1990)

    Rondo Hatton (22 aprile 1894 – 2 febbraio 1946) fu un attore caratteristico americano che spesso interpretava il ruolo di ragazzo duro o cattivo in molti film di serie B di Hollywood. Era noto per i tratti brutali del suo viso dovuti all’acromegalia deturpante, un disturbo della ghiandola pituitaria.
    Il film “The Brute Man” (1946) con Rondo Hatton è stato proiettato nell’episodio 702 del Mystery Science Theatre 3000.

    LINGUA FRANKA PART II: A LITTLE UGLY ON THE SIDE di Arjun von CAEMMERER
    (estratto da The Rondo Hatton Report vol V, 21 dicembre 2010)

    I molteplici concetti di Zappa sulla bruttezza sono complessi e pungenti, curiosamente incoerenti.
    Di seguito, alcuni esempi:
    1) Them or Us: Questa bruttezza semplicemente polarizza. Essendo Altro, la loro bruttezza – a qualunque livello estetico – è ripugnante e più brutta delle nostre stesse bruttezze;
    2) The Mammy Nuns (Thing Fish): Siamo brutti come il peccato! (Noi siamo MAMMY NUNS!) / Stiamo facendo bella figura con il nakkin’ on! Abbiamo un brutto sorriso-n-n-n-n! (Noi siamo MAMMY NUNS!) Stiamo facendo bella figura con il nakkin’ on! (indicando HARRY) Dimostriamo che non siamo brutti come lui;
    1) Troppo brutto per lo Show Business. “A tutti i fichetti del mondo e a quelli carini voglio dire una cosa: ci sono più brutti figli di puttana come noi che persone come voi!”. Frank Zappa su Dance Contest (Tinsel Town Rebellion);
    2) La bruttezza è normale – Frank Zappa Them or Us (The Book). La bruttezza che Zappa celebra qui è quella della vita reale e si oppone alla finta copertura cerosa e gialla, all’esibizione del brio della bellezza. La bellezza è una bugia;
    3) Brutta bellezza. A loro non piaceva rendersi brutti, ma soprattutto non piaceva fare cose brutte. È difficile convincere un musicista a suonare male, contraddice tutta la sua formazione. È difficile fargli capire che tutta quella bruttezza messa insieme può risultare molto bella. (Zappa and the Mothers: Ugly Can Be Beautiful from The Age of Rock, Sounds of the American Cultural Revolution, 1968) Zappa si riferiva al Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 di Bartók, che inizialmente fu deriso come assoluta bruttezza a causa della dissonanza percepita. I commenti di Booker Little risuonano ancora: non riesco a pensare in termini di note sbagliate – in effetti non percepisco alcuna nota sbagliata. Si tratta di sapere come integrare gli appunti e, se necessario, come risolverli. Perché se insisti che questa o quella nota è sbagliata, credo che tu stia pensando in modo completamente convenzionale – tecnicamente, dimenticando le emozioni. Penso che nessuno negherebbe che si possa raggiungere ed esprimere più emozione al di fuori del modo di suonare diatonico convenzionale che consiste in note intere e mezze note. Può essere espressa più emozione dalle note suonate in bemolle. Diciamo che è un SI bemolle, ma lo suoni e non è un LA e non è un SI bemolle, è una via di mezzo e in alcuni punti puoi utilizzarlo. Penso che abbia un grande valore. (Intervista per Metronome con Robert Levin, 1961). Siamo realisti su questo punto, la chitarra può essere lo strumento più blasfemo sulla faccia della Terra. Ecco perché mi piace. Il puzzo disgustoso di una chitarra elettrica troppo rumorosa: ecco la mia idea di divertimento (Frank Zappa);
    4) La Bruttezza (e la Bellezza) vivono in definitiva nell’Io di chi guarda e, con la MUSICA, nell’apparato cocleare dell’ascoltatore…

    https://www.youtube.com/watch?v=UjPUIgcsRcQ

  • Frank Zappa: Ten (Zen) Commendments (part 2) – 4 songs – The Rondo Hatton Report

    Frank Zappa: Ten (Zen) Commendments (part 2) – 4 songs – The Rondo Hatton Report

    It Just Might Be A One-Shot Deal
    The Meek Shall Inherit Nothing
    Packard Goose
    Take your Clothes off when you dance

    TEN (ZEN) COMMENDMENTS by Simon Prentis
    (The Rondo Hatton Report vol III, june 21, 2010)

    https://www.youtube.com/watch?v=8UHneQD1aRg

    6) You should be diggin’ it while it’s happening (from “It just might be a one-shot deal”)

    Though you can be scared if it gets too real, with death valley days staring straight ahead, it’s best to celebrate the time left until you’re a cinder, doing “whatever you can that makes your particular life more beautiful, and you get involved in art. ‘Cause that’s what makes things beautiful.” In the face of collective collusion in the decision to choose cheese, Zappa’s suggestion for improving the quality of life is to “think of this matter in terms of how much of what we individually consider to be beautiful are we able to experience every day.” For even if time turns out to be a spherical constant, you’ve still “got X number of moments of your undead state to deal with whatever you’re going to deal with. And I think that the best way to do it is to deal with as much as you can deal with while you’re alive, not as little.”

    7) When you pay the bill, kindly leave a little tip / To help the next poor sucker on his one-way trip (from “The Meek shall inherit nothing”)

    Zappa’s remarks about the usefulness of what he might be able to say through his work indicate that he saw an educational value in ‘art’ aside from its intrinsic entertainment value. And in the particular context of football: “I think that if you had to choose between playing football or doing art, you’d probably be better off doing art, because if everything does disappear, the only thing that is going to be worth digging up later on is the art, not the footballs. To me that would be a better way of spending your waning hours, and that is what we’re talking about.”

    8) Music is the best (from “Packard Goose”)

    The culmination of the mini-manifesto, the ultimate tip is to tune in directly to whatever subdivision of the Big Note suits your factory rate. If, as Walter Pater said, “all art aspires to the condition of music” then the decoration of time through music is as good as it gets. And, as previously noted, anything can be music. Zappa’s working definition was “the organization of any data”. But there has to be active participation: “It doesn’t become music until someone wills it to be music, and the audience listening to it decides to perceive it as music.” A dialectical dance between subject and object. And speaking of dancing:

    9) There will come a time when you can even take your clothes off when you dance (from “Take your clothes off when you dance”)

    Once you figure out that it’s not only hair that not where it’s at, but everything else as well, you are finally free. Only if you want to be, of course, but it should be noted that this song, Zappa’s prescient prequel to Imagine, upstages John Lennon in advance by not only positing a world which has risen above all possible evils, including discrimination based on race, religion, gender and greed, but doing so without a po-faced PC agenda. Those still inclined to believe that this song is a parody of hippy banality might like to ponder the inverse square law that applies almost universally in Zappa’s music: the stupider the music the meatier the lyrics and vice versa. It’s his answer to the question ”Shall we take ourselves seriously?” and further proof that “despite all evidence to the contrary it is theoretically possible to be ‘heavy’ and still have a sense of humor.”

    10) One size fits all. (album title 1975)

    Free now from uniforms or shame at our new-found nakedness, the essential oneness of the universe is revealed. Snatching profundity from the jaws of banality, this phrase encodes the ultimate esemplastic vision, a Zen-like resolution of the many as one. The album offers a parody of partial perspectives of all persuasions, from spurious extraterrestrial speculations on the origins of life on earth to the more immediate concerns of those who can’t afford to buy no shoes, contrasting the poor-little-rich girl misery of the theoretically happy and advantaged Florentine Pogen with the unexpected lust for life of the supposedly unhappy and disadvantaged Bobby and his girl in trailer park heaven — before plunging in to Andy, the key song in what is, essentially, an album about religion. As a climax, the absurdities of the extraneous verbiage washing over Evelyn are shattered by the poodle’s sharp bark of enlightenment, a canine salutation Zappa once told me was “suitable for all festive occasions as it possesses a certain interspecial comprehensibility.”

  • Frank Zappa: Ten (Zen) Commendments (part 1) – 4 songs – The Rondo Hatton Report

    Frank Zappa: Ten (Zen) Commendments (part 1) – 4 songs – The Rondo Hatton Report

    What’s the Ugliest Part of Your Body
    You Are What You Is
    Wind Up Workin’ In A Gas Station
    A Token Of My Extreme

    TEN (ZEN) COMMENDMENTS by Simon Prentis
    (The Rondo Hatton Report vol III, june 21, 2010)

    This is an extract from a talk given at ICE-Z 2 in Rome back in June 2006. Since the transcripts from this conference seem never to have been published, I’m taking this opportunity to reach a wider audience with the core of the presentation, short comments on selected quotes from lyrics and interviews designed as a cut-out-and-keep guide to one of the great underlying themes in Zappa’s work, a therapeutic sort of ‘Po-Jama Person’s Progress’ toward the goal of ultimate enlightenment:

    1) Your mind is the ugliest part of your body (from “What’s the ugliest part of your body”)
    To point at the ugliness of the human mind may not be the most original of insights. The future Queen Elizabeth 1 even composed a poem in 1554 along these lines, “No crooked leg, no bleared eye, No part deformed out of kind, Nor yet so ugly half can be, As is the inward suspicious mind.” But Zappa’s lyric gets its punch from the implication that the mind is actually a part of the body, along with toes and noses, and equally deserving of critical attention. For not only are ‘cosmetic issues’ nothing compared to the reasons you think you have them in the first place, they are entirely secondary to the main business at hand, which is to un-feature your hurt and cease inflicting your personal problems either upon yourself or the rest of the world.

    2) You is what you am / A cow don’t make ham. (from “You are what you is”)
    Dealing with the incipient ugliness involves owning it. As Zappa told Oui Magazine in 1979, “If you’re going to deal with reality, you’re going to have to make one big discovery: Reality is something that belongs to you as an individual. If you want to grow up, which most people don’t, the thing to do is to take responsibility for your own reality and deal with it in your own terms. Don’t expect that because you pay some money to somebody else, or take a pledge, or join a club, or run down the street, or wear a special bunch of clothes, or play a certain sport or even drink Perrier water, it’s going to take care of everything for you. Because it all comes from inside. As a matter of fact, that’s where it stays.”

    3) You oughta know now all your education / Won’t help you no-how (from “Wind up workin’ in a gas station”)
    School was never going to be the answer. If you listen to anyone else telling you how to do your shit, don’t complain if you don’t like the results. Zappa’s recommended procedure, based on available technology at the time, was “If you want to get laid, go to school; if you want an education, go to the library”, but his own body of work was clearly intended to function as a public service announcement in this regard: “Everybody else writes songs about beautiful girls who make you fall in love, and groovy guys that are so wonderful, and heartbreak and all that shit – that’s everybody else’s department. I’m alternative information on specimen behaviour.”

    4) Whatever you can do to have a good time, let’s get on with it, so long as it doesn’t cause a murder (from “The Jazz Discharge Party Hats”)
    Taking responsibility for your own reality, of course, includes acknowledging and accepting what you are and what you need to do to work out your personal demons. Barring homicide, it’s clearly important to get into the paraphernalia of whatever it is that turns you on. “As long as you don’t do anything to damage anybody else’s body or mind in the procurement of your sexual gratification, then go on ahead. If you want to fuck a dog and the dog likes it, you’re in business; if you fuck a chicken and it dies, you’re naughty.”

    5) You might be surprised at what you find out when you go. (from “A Token of my Extreme”)
    The classic quote in this context is “There is no progress without deviation”, but Zappa’s penchant for pushing envelopes was much more of an active quest. As he told Playboy in 1993: “I like taking things to their most ridiculous extreme because out there on the fringe is where my kind of entertainment lies.” Entertainment, of course, being the name of the game. “The crux of the biscuit is: If it entertains you, fine. Enjoy it. If it doesn’t, then blow it out your ass.” And then move on, because…

    https://www.youtube.com/watch?v=WCdognAm0Xk