Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: FZ Topix

  • Frank Zappa e la negazione dell’arte come norma

    Frank Zappa e la negazione dell’arte come norma

    The Blue Light (Tinseltown Rebellion, 1981)

    La cosa sorprendente di Zappa è il fatto che sia riuscito a sviluppare un ampio orizzonte musicologico senza alcun riferimento estetico. La sola estetica che riconosce è il proprio orecchio: mi piace o non mi piace.
    All’età di 18 anni, Zappa iniziò a suonare seriamente la chitarra, cui aggiunse per un certo periodo di tempo la pittura vincendo premi come quello del “Concorso artistico statale”.
    Nel 1964, con il gruppo “Mothers of Invention”, Zappa lanciò ufficialmente la sua carriera musicale. Il progetto Mothers era stato attentamente pianificato 18 mesi circa prima del decollo. “Stavo componendo un mix, un prodotto utile per colmare il divario tra la musica cosiddetta seria e quella cosiddetta popolare”.
    Il processo preferito da Zappa in tutta la sua vita fu amalgamare tutto ciò che gli piaceva in modo del tutto personale. Non possiamo parlare di stile: il suo era un processo a scopo di intrattenimento, da non confondere con qualsiasi forma di espressione artistica. Niente è serio, tutto è divertente: tutto ciò che fa lo fa per il piacere suo e dei suoi amici. A lui interessa la struttura complessiva delle sue creazioni, non il valore estetico. Usa l’arte rifiutando l’aspetto simbolico e normativo ad essa attribuito. L’arte per lui non è più un aspetto sublimato del mondo ma piuttosto un ostacolo alla creazione. A Zappa non interessa l’arte: la creazione è intrattenimento gratuito, mentre il mondo dell’arte un inganno rivolto a persone che si considerano più ‘avanzate’.
    Le persone che dipingono e le cui opere sono ammirate dai ricchi nei cocktail party evocano un mondo falso: “io non partecipo a questo mondo”. “Questo non li rende migliori, ma imbroglioni di un falso modo di vivere. Il mondo dell’arte è davvero un mezzo per abusare delle persone che hanno creato quest’arte in primo luogo”. (Zappa & Marshall, 1988).
    Per Frank l’arte non è altro che il prodotto alienante di standard artistici, soggetti alla volontà e ai capricci di chi pagava (re, papi, nobili). “Oggi abbiamo le emittenti, i programmatori, DJ e manager di case discografiche: reincarnazione comune di stronzi che hanno plasmato la musica del passato” (Zappa, 1989).
    L’arte stessa è diventata norma. Per trascendere questa norma, bisogna negare l’arte e ripiegare su una volontà creativa percepita solo come intrattenimento. “Il ‘manuale dell’armonia’ contemporaneo è l’incarnazione dei canoni estetici vigenti, di questi mali elencati sotto forma di catalogazione” (Zappa, 1989).
    Fare arte è tracciare una linea tra il buon gusto e il cattivo gusto, tra il serio e il popolare, secondo criteri definiti; è imporre un limite alla nostra stessa capacità di immaginazione. L’apprendistato musicale di Zappa non considerava i confini tracciati dall’arte, lui si escludeva dai canoni estetici vigenti progettando opere secondo il proprio gusto. Poiché la norma stabilita lo rifiuta, Frank rifiuta la norma stabilita. Se la sua musica non può essere considerata arte è perché l’arte è limitata, pretenziosa (per la sua pretesa di buon gusto). Se la sua musica non è abbastanza seria per essere ritenuta arte, peccato; ‘Lei’ sarà intrattenimento. Così, il compositore arriva a respingere qualsiasi limite normativo alla sua creazione e ci riuscirà tenendo fede al sacro motto della fantasia: “mai prendersi sul serio!”.
    Per Zappa, la musica è una creazione personale che si inserisce nel mondo; è uno spazio di libertà cristallizzata. Il compositore non ha altra scelta che diventare ribelle alle norme della società.
    Tutto il lavoro di Boulez infrange gli standard musicali nel suo processo compositivo, ma Boulez ha qualcosa da dire in merito. La libertà non è licenziosità. Boulez spiegò che, spesso, “la dissolutezza rasenta la monotonia”. La libertà creativa non può essere il frutto del dilettante; richiede piuttosto disciplina lontana dalla pigrizia, che esplora il mondo delle possibilità. Una tale esplorazione richiede un impegno e una devozione senza cui si corre il rischio di finire in una nuova norma, in una nuova forma di monotonia.
    Zappa, la cui disciplina di lavoro l’ha spinto a comporre mediamente 12 ore al giorno, ha creato un paradosso: dobbiamo stanare le discipline che restringono la libertà e la libertà si trova solo attraverso la disciplina.
    Se Zappa incarna l’intellettuale specifico, lo incarna in tutta la sua contraddizione.
    (tratto da “Frank Zappa: un intellectuel spécifique” par Marc-André Gagnon, articolo pubblicato su Circuit v14 n3 2004)

  • Frank Zappa e l’FBI – Dickie’s Such an Asshole (cronaca)

    Frank Zappa e l’FBI – Dickie’s Such an Asshole (cronaca)

    “Dickie’s Such an Asshole” (You Can’t Do That on Stage Anymore Sampler – Zappa Records / Barking Pumpkin Records Zappa 7): versione più lunga rispetto a quella inclusa in You Can’t Do That on Stage Anymore Vol. 3.
    FAIR USE

    ”PENSO CHE L’FBI MI TENGA D’OCCHIO” (Frank Zappa)
    L’FBI otterrà il tuo numero
    Ti prenderà
    avrà il tuo numero
    Hanno già la tua foto
    hanno anche le tue impronte digitali.
    Non posso avere conversazioni private
    da nessuna parte negli Stati Uniti
    L’uomo alla Casa Bianca, ooh
    ha una coscienza nera come il peccato !

    Frank Zappa è stato tenuto sotto controllo dall’FBI, così come altri grandi artisti della storia del rock (uno su tutti John Lennon). Gli fu offerta la possibilità di tenere un talk show sul Financial News Network (FNN):
    “Andai a fare questo special sull’Unione Sovietica, ho raccolto informazioni, ho fatto interviste e sono tornato per mandare in onda lo spettacolo. Coloro che gestivano la FNN, però, erano parecchio preoccupati. Ricordo che addirittura misero un avviso prima del programma del tipo “le opinioni del signor Zappa sono solo le sue e bla bla bla”. A dire il vero non so cosa cazzo si aspettavano che dicessi una volta arrivato, è stato tutto così strano.”
    “C’è stata poi questa intervista con un ragazzo di un istituto di ricerca finanziaria a Mosca sulle fabbriche militari e sull’idea di trasformarle in produzioni di beni di consumo. Un ragazzo dell’ambasciata australiana mi disse invece che gli australiani stavano lavorando con i russi per entrare nel business aerospaziale. Sono tornato con un mucchio di notizie interessanti, ma nessuno voleva ascoltarmi, nessuno voleva che fossero diffuse.”
    “Immagino che da qualche parte ci sia un fascicolo dell’FBI con il mio nome…sì, insomma. credo davvero che ci sia. Penso che mi stiano tenendo d’occhio da un po’ e, a dirla tutta, la cosa non mi preoccupa più di tanto.”
    L’esperienza diretta del fallimentare sistema sovietico ha spinto Zappa a creare Why Not? Inc per aiutare a sviluppare affari nell’ex comunità del blocco orientale.
    L’intervista su FNN non ebbe mai luogo, ma l’interesse per Zappa da dietro la cortina di ferro divenne molto evidente. (Cutting Edge, agosto 1993)

    Dagli anni Cinquanta del secolo scorso, all’interno dell’FBI, era stato messo in piedi il programma COINTELPRO.
    Creato dal famigerato J. Edgar Hoover, direttore del Federal Bureau per quasi 50 anni, il Cointelpro aveva lo scopo di distruggere i movimenti contro la guerra (Vietnam) e quelli con simpatie anarchiche, comuniste e socialiste, ma anche di perseguitare gli attivisti omosessuali, le femministe, le organizzazioni antirazziste dei neri e dei nativi americani.
    Un’indagine condotta dalla Commissione Church del Senato stabilì che “il progetto COINTELPRO ebbe inizio nel 1956, in parte per la frustrazione nei confronti delle sentenze della Corte Suprema che limitavano i poteri governativi nel procedere apertamente contro i gruppi dissidenti”. Commissioni ufficiali del Congresso e diverse sentenze giudiziarie hanno concluso che le operazioni di COINTELPRO hanno superato i limiti statutari delle attività dell’FBI e violato le garanzie costituzionali di libertà di espressione e di libertà di associazione”.
    Per portare avanti la sua guerra, COINTELPRO diffamava, terrorizzava, provocava le personalità che, per carisma e fama, potevano creare simpatie e consenso per tali movimenti. Furono numerosi gli uomini e le donne di cultura e spettacolo schedati e inseriti nel Security Index dell’FBI negli anni Sessanta: tra questi Frank Zappa, Jimi Hendrix, John Lennon e Jim Morrison sono quelli più noti.
    Sarà la Commissione Church a rivelare, negli anni Settanta, buona parte dei dossier segreti di FBI e CIA.

    “C’era questa entità creata da Ronald Reagan chiamata Department of Domestic Diplomacy. Se guardi nel manuale Iran-Contra, lo scoprirai”.
    “Il tizio che ha incaricato di gestire questa cosa non aveva un indirizzo, un numero di telefono. Non potevi chiamare l’elenco di Washington e ottenere il numero del Dipartimento della diplomazia interna. Il tizio che lo gestiva era Otto Reich, che era il capo della disinformazione per la CIA. Dovresti cercare Iran-Contra nel sommario. Avevo sentito qualcosa a riguardo ma non potevo credere che fosse reale. Sono andato su C-SPAN e ne ho parlato. Ho iniziato a ricevere telefonate da persone che dicevano: “Sì, è vero”. Un ragazzo mi ha inviato via fax le pagine reali del libro Iran-Contra che conteneva tutta la storia. Per quanto ne so, questa organizzazione non è mai stata sciolta, esiste ancora. Nixon aveva deciso di creare una polizia segreta. Non c’era l’autorità legale per spiare i cittadini statunitensi. Nella prima parte della sua amministrazione, Reagan firmò un ordine presidenziale, una constatazione presidenziale, una direttiva che alla fine diede alla CIA il permesso legale di spiare i cittadini statunitensi”. (Frank Zappa, Best of Guitar Player, 1994, intervista pubblicata postuma)

  • Frank Zappa e la Psicoacustica

    Frank Zappa e la Psicoacustica

    Frank Zappa / MOI – Charles Ives_Jam, The Rockpile, Toronto, ON, Canada, 24 maggio 1969 (la scelta della jam è personale, nulla di specifico).

    Sebbene non siano stati condotti molti studi sull’argomento, ho cercato di indagare gli effetti della musica sulle persone…
    “Si tratta di psicoacustica. In questo campo, osservano gli effetti dei suoni sulla mente”.

    Molti osservatori ritengono che la musica sia un formidabile mezzo spirituale, anche se non necessariamente religioso.
    “Difatti, la musica arricchisce lo spirito ed ha un effetto davvero positivo sulle persone. Penso sia l’effetto più vicino possibile al paradiso”.

    Quindi, la musica è una sorta di esperienza trascendente. Ma è qualcosa che altera le persone in modo permanente o lo fa solo per la durata del pezzo?
    “Penso che gli effetti siano permanenti: se ascolti un brano anche una sola volta, quel brano ti cambierà. Devi ascoltarlo davvero e deve trattarsi del ‘tuo’ genere, un genere che ti dia il ritmo, in grado di cambiarti. Anche se ti cambia di un solo atomo, avviene comunque un cambiamento. Se ti appassioni e continuerai ad ascoltare, cambierai completamente. C’è una differenza tra i musicisti e le persone ‘normali’. Forse, sanno qualcosa che le altre persone non sanno, ovvero che la musica è meravigliosa. Questo non li rende necessariamente migliori, ma dà loro accesso ad alcune informazioni che le altre persone non possono penetrare. Conosci o hai mai visto persone che odiano la musica?”.

    Pochissimi.
    “E’ il tipo di gente che va al governo. Pensaci. Ecco dove vanno. La musica per loro è carta da parati del loro stile di vita”. (Frank Zappa, Sweet Potato, novembre 1979)

    “Il concetto armonico di Varèse non assomiglia a quello di nessun altro. Crea sostanze piuttosto che accordi. Usa concetti chimici. Il tipo di tensione che le sue armonie creano è simile a combinazioni isotopiche, alcune stabili, altre instabili – altamente volatili e in procinto di esplodere. Si finisce nel campo della psicoacustica, davvero. Prendi l’intervallo del terzo, per esempio. Quando lo senti, trasmette un messaggio al tuo cervello e produce risposte emotive incontrollabili, alcune delle quali sono prevedibili e altre ancora non comprese. Varèse ha avuto l’audacia di sperimentare questo. Il vero contrasto e il tweezing (progressioni armoniche naturali) sono stati fatti solo da Varèse e Webern”.
    (Frank Zappa, Capitol, 1° aprile 1984)

    “Il vero effetto della musica sulle persone è un nuovo campo della scienza chiamato psicoacustica: il modo in cui l’organismo si occupa delle molecole d’aria oscillanti. Le nostre orecchie decodificano le molecole d’aria che si dimenano e questo ci fornisce l’informazione di un particolare suono musicale. Il nostro cervello dice: “Questa è musica, questa è una struttura” e ce ne occupiamo in base a determinati strumenti che abbiamo acquisito”.
    (Frank Zappa, New Perspectives Quarterly Winter, 1988)

    “La mia musica è come una di quelle torture a base di privazione del sonno: quando non dormi per un lungo periodo di tempo, dopo un po’ cominci a vedere e a sentire cose che non esistono veramente, ma che sono comunque molto interessanti. Lo stesso può accadere nello spazio di una composizione, cercando di conoscere in anticipo le reazioni psicologiche a ciò che si scriverà ed incorporandole alla composizione stessa: tu sai quello che gli ascoltatori si aspettano di ascoltare e, proprio negando ciò che si aspettano, puoi riuscire a procurargli delle sensazioni che normalmente non avrebbero…”. (Frank Zappa)

    “Ci deve essere abbastanza spazio quando suoni. Questo fa funzionare la musica. Non funziona su carta e nel vuoto ma nell’aria. Lo senti perché le molecole d’aria stanno facendo accadere qualcosa nei tuoi timpani. È così che lo senti, a prescindere che provenga da un giradischi o da un impianto audio o in una sala da concerto. Quindi, senza quelle piccole molecole non hai niente. Ciò di cui parliamo, quando si esegue la musica, è di aria scolpita. I modelli si formano nelle onde radio; tutte le diverse frequenze di tutti gli strumenti che suonano creano schemi e il tuo orecchio li sta rilevando. Al di là della musica, a livello puramente scientifico, queste frequenze provocano alcune reazioni psicologiche e fisiologiche nell’ascoltatore. Una certa frequenza fermerà il tuo cuore, qualcos’altro ti farà cagare, altro ancora ti farà venire il mal di testa o ti farà sanguinare il naso, qualcos’altro stimolerà emozioni. La mia teoria è che non si percepisce la musica o il suono soltanto attraverso le orecchie, ma attraverso tutto il corpo (nella gola, nello stomaco, nelle braccia, nei piedi). Quando usi un certo tipo di amplificazione in una grande sala da concerto, stai facendo qualcosa alle persone oltre ad intrattenerle. Stai influenzando i loro corpi e dovresti esserne consapevole mentre suoni ad alto volume”. (Down Beat, febbraio 1983)

  • Frank Zappa – La Chironomia, i gesti sul palco

    Frank Zappa – La Chironomia, i gesti sul palco

    Frank Zappa – King Kong (You can’t do that on stage anymore vol.3) versione reggae

    La chironomia di Zappa
    Zappa muoveva le dita nell’aria e la musica semplicemente avveniva.
    Le linee, i disegni, gli impulsi energetici che il Maestro tracciava fra sé e il gruppo corrispondevano ad un preciso codice gestuale di cui l’autore non ha lasciato il dizionario ma che è possibile ricostruire in parte attraverso filmati e interviste, soprattutto grazie alla memoria di spettatori e collaboratori di Zappa.
    Il codice funzionava nella maniera più semplice e meno arbitraria: allusioni, metafore, associazioni d’idee. Molti dei moduli individuati erano richiamati nella maniera più intuitiva: alzando le cinque dita di una mano per l’ostinato in 5/8, servendosi anche dell’altra mano per quello in 7/8. Se le dita erano allargate anziché strette, l’indicazione valeva per un tempo di 5/4 o 7/4.
    Soprattutto i primi tempi, Zappa indulgeva nella ricerca di effetti squisitamente teatrali ordinando a uno o più membri del gruppo di smettere di suonare e di eseguire un certo comando. Un dito puntato su un occhio voleva dire ‘piangi’. Un triangolo formato unendo pollici e indici delle due mani significava ‘ridi roboticamente’. Grattarsi la testa significava ‘vaga per il palco grattandoti la testa’ come essere in dubbio su cosa suonare.
    Mettersi il pollice in bocca a mo’ di pipa reclamava invece una prestazione più professionale: va’ al microfono più vicino e dici, imitando lo stile di un grande scienziato tedesco, “very inderesting” (sic).
    Poi c’erano i vocal noises, esperienza esilarante anche per i componenti dei Mothers.
    Il gesto delle corna con la mano che si allontana dalla bocca e il braccio che descrive un arco davanti a sé era il segnale per vocalizzare il conato di vomito.
    Un altro gesto partiva con ambedue le braccia stese in avanti e portate verso di sé piegando i gomiti: era il segnale per il vocalizzo ‘uah!’, una via di mezzo tra un wow e un puah! – dunque emblema sonoro della confusione di idee dell’uomo qualunque, del plastic people.
    Le indicazioni di tipo musicale erano rigorose.
    Il gesto-base consisteva nel puntare il dito verso uno dei Mothers: significava ‘suona la prima cosa che ti viene in testa mentre gli altri procedono nella normale esecuzione’.
    Due dita unite servivano, invece, a designare un estremo della gamma vocale: se spinte all’improvviso verso il basso, invitavano ad emettere la nota più grave. Se fatte scattare verso l’alto inducevano la nota più acuta. Il dito puntato e mosso poteva fornire ad un musicista indicazioni di altezza e dinamica, dunque frasi melodiche anche complesse o una nota tenuta (in crescendo o in diminuendo) secondo il movimento del braccio.
    La richiesta di un’improvvisazione collettiva veniva invece trasmessa muovendo un dito circolarmente verso il basso come un cucchiaio in una tazza: gesto che Zappa, col suo innato ésprit de finesse, definiva ‘rimestare la merda’. Tutto questo veniva costantemente orchestrato, sempre in tempo reale.
    Negli anni Settanta e Ottanta, Zappa avrebbe sfruttato meno queste tecniche tranne residui segnalo che gli servivano a montare, in tempo reale, esercizi di stile basati sul riarrangiamento ritmico ‘a comando’ di un brano in scaletta ovvero:
    – Ruotare le dita sul lato destro della testa (come accarezzando un dreadlock ‘rasta’) = suonare in stile reggae;
    – Ruotare le dita su entrambi i lati della testa = suonare in stile ska;
    – Tre dita a M sospese sopra la testa e in leggera vibrazione come una pioggia = suonare alla Weather Report (per via delle previsioni del tempo);
    – Poggiare le mani all’altezza del cavallo dei pantaloni a mo’ di attributi virili = suonare in fiero stile heavy metal.
    (Tratto da libro “Frank Zappa Domani” di Gianfranco Salvatore)

    I concerti di Frank Zappa sono sempre l’occasione per nuovi arrangiamenti: difatti, Zappa non suona mai due volte la stessa canzone.
    Prendiamo “Black Page”: su Zappa in New York troviamo una prima versione con assolo di batteria, aggiunte di percussioni, poi orchestra ridotta; nello stesso album troviamo la seconda versione, che ha un ritmo disco-funk e arrangiamenti molto più roboanti. Su Make a Jazz Noise Here, possiamo ascoltare la versione new age, molto lenta.
    Zappa aveva sviluppato un intero linguaggio dei segni che gli permetteva di indicare in qualsiasi momento ogni cambiamento di interpretazione: quindi, un gesto specifico significava che era necessario suonare in stile reggae o hard rock, ecc.
    Ad esempio, se girava un dito a destra e dietro la testa come se stesse giocherellando con un tappetino rasta, il gruppo suonava reggae, mentre se faceva lo stesso con entrambe le mani il gruppo suonava ska.
    Se portava entrambe le mani all’inguine mimando un grosso paio di testicoli, i musicisti sapevano che dovevano suonare heavy metal.
    Frank poteva modificare la sua composizione nel momento stesso in cui la band la suonava sul palco.

  • Frank Zappa e l’Occulto – seconda parte

    Frank Zappa e l’Occulto – seconda parte

    Titties & Beer (Live al Palladium, New York City, 28 ottobre 1977)

    “L’essenza del cristianesimo ci è illustrata dalla storia del Giardino dell’Eden. Il frutto che era proibito raccogliere si trovava sull’Albero della Conoscenza. Il significato è che tutte le sofferenze sono dovute al tuo desiderio di capire com’è che vanno le cose. Saresti potuto rimanere nel Giardino dell’Eden se solo avessi tenuto chiusa la tua fottuta bocca e non avessi fatto alcuna domanda”. (Frank Zappa)

    “Agli americani piace credere nei miracoli, nella magia: quando consumano la religione non è a livello filosofico, ma a livello miracoloso. Gesù può fare cose per te: si tratta di beni, del trasferimento di beni e servizi dalla nuvola al tuo salotto. Sei al verde, hai perso il lavoro nei primi giorni dell’amministrazione Reagan e, invece di guardare Madonna in TV, vedi questi tizi che insegnano teologia della prosperità. Se mandi i tuoi soldi, dimostri a Gesù che ci tieni davvero e lui ti ricompenserà dieci volte. È come comprare un biglietto della lotteria.
    È sempre il libero flusso di informazioni la principale minaccia allo stile di vita americano. Per le persone di destra, non c’è niente di più pericoloso del libero accesso alle informazioni. Deriva dall’inizio della teologia cristiana, quando Adamo ed Eva erano nel giardino. Come ci siamo messi nei guai? Per la mela, il frutto dell’albero della conoscenza: quindi, l’essenza del cristianesimo si basa sul fatto che nessuno può essere più intelligente di Dio e l’accesso alla conoscenza e il possesso della conoscenza ti dannano. La conoscenza stessa è opera del diavolo. Non dobbiamo avere conoscenza e cosa porta alla conoscenza? Porta all’informazione, da stroncare sul nascere”. (Frank Zappa, Spin, luglio 1991)

    Il 4 novembre 2016 è stata messa all’asta da Julien’s Auctions una collezione di libri sull’occulto degli anni ’60 e ’70, precedentemente di proprietà di Frank e Gail Zappa.

    Ecco la lista dei libri messi all’asta:
    Be Here Now (Sii qui ora) di Ram Dass
    777 di Aleister Crowley
    Aha di Aleister Crowley (Knowing me Alan Partridge, Knowing you Mr Crowley)
    Book 4 by Aleister Crowley
    The Book of Thoth (Il libro di Thoth) di Aleister Crowley
    The Holy Book (Il libro sacro) di Aleister Crowley
    Khing Kang King di Aleister Crowley
    Liber Aleph Vel Cxi: The Book of Wisdom or Folly (Il libro della saggezza o follia) di Aleister Crowley
    Znuz is Znees: Memoirs of a Magician (Znuz è Znees: Memorie di un mago) di C.F. Russell
    Satanism in America (Il satanismo in America) di Shawn Carlson e Gerald Larue
    The Book of Black Magic and of Pacts (Il libro della magia nera e dei patti) di A.E. Waite
    The Lancashire Witches (Le streghe del Lancashire) di William Harrison Ainsworth

    L’iscrizione in inchiostro blu alla premessa nel Liber Aleph recita:
    “Per Frank, vorrei essere schiavo dello schiavo, del tuo genio, né allettante, né restrittivo. Sei di gran lunga la stella più brillante. Non rimarranno ombre”. L’autore di questa iscrizione non è stato identificato.

    Il libro “Il satanismo in America” di Shawn Carlson e Gerald Larue contiene una lettera dattiloscritta a Frank Zappa su carta intestata: suggerisce che il libro potrebbe essere utile nella lotta di Zappa contro la censura musicale. La lettera è firmata dall’autore.

    Un altro libro, “Lamenti di Mulciber l’ Isagoge” di Benjamin A. Franklin presenta un’iscrizione in inchiostro nero sul risguardo anteriore e recita: “A Frank da Andrew Flame…Lucifero”.
    (zeroequalstwo.net, 12 ottobre 2016)

    Un’altra testimonianza a conferma dell’interesse di Frank Zappa per Aleister Crowley arriva da un articolo del magazine inglese The Guardian (agosto 1970):
    “Frank sta leggendo ‘The Confessions of Aleister Crowley’. Apre il libro a pagina 223. Crowley scrive: “La California mi ha fatto innervosire. La vita in tutte le sue forme è diventata retta e disgustosa… Per qualche tempo ho contemplato un poema lirico in cui tutto il mondo dovrebbe essere celebrato in dettaglio”. Ciò è abbastanza vicino all’intenzione di Zappa con il suo nuovo lavoro: “200 Motel”.

    Nel suo brano “Church Chat” Frank Zappa proclama “Well ladies and gentlemen: there ain’t no hell” (“Bene signore e signori: non c’è nessun inferno”).
    Quando Zappa vedeva sul retro di un’automobile l’adesivo con il pesce (simbolo usato spesso dai cristiani statunitensi), diceva che quello era il nemico.
    Non è un caso che il nome di Aleister Crowley compaia (insieme a quelli di Lily Tomlin e Keith Richards) nei ringraziamenti sull’edizione speciale in 4 DVD di “The MOFO – Making of Freak Out: An FZ Audio Documentary” (2006), pubblicata postuma dalla Zappa Family Trust.

    Un segmento particolarmente interessante del concerto di Zappa al Pauley Pavilion dell’UCLA includeva una coreografia in cui il diavolo (Terry Bozzio) rifiutava l’anima di Frank e sceglieva le anime degli imputati nelle cause di Zappa.
    (The Valley News, 30 dicembre 1977)

  • Frank Zappa e l’Occulto – prima parte

    Frank Zappa e l’Occulto – prima parte

    Invocation and Ritual Dance of the Young Pumpkin, The Grand Wazoo

    Testi raccolti dal gruppo Facebook What’s Zappa

    “Sono l’avvocato del diavolo. Noi abbiamo le nostre adoratrici che vengono chiamate groupies. Ragazze che offrono i loro corpi alle rockstar come si offrirebbe un sacrificio a un dio”. (Frank Zappa)

    “Ero convinto che lo sviluppo di Frank fosse entrato in un’altra orbita, che fosse finito in una zona crepuscolare… Si interessò anche a questioni strane come l’occulto e la magia. Disegnava mostri e creature aliene a matita e carboncino ed ha perfino scritto alcune storie su queste creature. Per anni, né io né lui abbiamo frequentato la chiesa. Mi chiedevo dove fossero diretti questi bizzarri interessi di Frank. Un giorno, mi disse che avrebbe cercato di trovare una copia di un libro chiamato “Il manuale del negromante”, un libro su ‘come fare’ magia nera ed incantesimi risalente al Medioevo. Riportava casi giudiziari di persone accusate di aver praticato la magia e conteneva anche istruzioni su come ideare ed utilizzare incantesimi. Frank diceva che la negromanzia era la forma più estrema di pratica magica e prevedeva l’evocazione di demoni. Voleva sperimentare se era davvero possibile evocare un demone ed impartirgli ordini. Non ha mai trovato una copia di quel manuale, ma non so quanto sia andato oltre negli anni seguenti. Una volta, in tono criptico, ha detto “Ho fatto un patto con il diavolo”. Forse, è per questo che ha avuto tanta sfortuna a Londra e a Montreux e a livello di salute” (“Frankie and Bobby: Growing Up Zappa” di Charles Robert Zappa, fratello minore di Frank).

    Diedi la colpa al libro di Aleister Crowley che avevano comprato da poco. Gail aveva cominciato ad usare parole come occulto, misticismo e alchemico. “La tensione tra maschio e femmina – affermava Crowley – è fondamentale per l’esistenza e per la magia sessuale”. Considerava la donna sottomessa all’uomo, un ruolo che Gail accettava con gioia, con il pieno consenso di Frank. Potevo vagamente capire l’interesse di Gail in Crowley, ma non quello di Frank, un uomo che trasudava razionalità. Eppure Frank conservò sempre una grande curiosità per l’occulto. Molti anni dopo, mi spiegò la sua posizione. Mi raccontò della più giovane delle sue figlie, Diva. “E’ molto particolare, penso che abbia poteri psichici…” (“Freak out! La mia vita con Frank Zappa” di Pauline Butcher)

    “Era molto bravo a valutare le persone, incredibilmente bravo con la psicologia, mi ha semplicemente fissato con questo sguardo incrollabile… quello sguardo… una specie di spirale… era la prima volta che incrociavo l’occhio di un mago. Era decisamente in grado di manipolare i livelli della realtà. Era davvero bravo in questo… Era davvero mistico…” (Nigey Lennon nel dialogo con Bob Dobbs del 1995)

    “Frank mi strinse la mano. Al contatto fisico percepii qualcosa… Era la sua energia, le sue vibrazioni, la sua incredibile presenza. Anni dopo, lessi in un’intervista su Playboy di come Marlon Brando dominasse lo spazio fisico dove si trovava, piuttosto che occuparlo come succede alle altre persone. Era così anche con Frank” (Massimo Bassoli, Prog Italia luglio 2017).

    E’ stata venduta all’asta una giacca di Frank Zappa con una spilla massonica (4 diamanti). Si tratta di una giacca Kenzo in tweed di lana dai toni autunnali: Zappa l’ha indossata all’11° edizione degli American Music Awards 1984 ed a New York in compagnia di sua moglie Gail.
    Interessante questo stralcio del testo di “The Grand Wazoo”:
    “Potresti pensare che il mio cappello sia divertente, ma io non lo sono, io sono il Gran Wazoo custode della pergamena mistica e del rotolo di pergamena della loggia. Sono un veterano. Ogni giorno, durante la pausa caffè al negozio di ferramenta, dico a Fred cosa aspettarsi perché facciamo scherzi durante… l’iniziazione. Sono il Grand Wazoo, dal negozio di ferramenta. Fottiti se non ti piace il mio cappello…”.
    Concentriamoci sul significato originario della massoneria nata in Inghilterra nel sec. XVIII e di ispirazione illuministica: lotta all’ignoranza, liberazione da ogni pregiudizio e fanatismo religioso, aspirazione alla fratellanza universale. Beh, il concetto non è lontano da ciò in cui credeva Frank.
    Occultismo, massoneria, è voglia di scavare, è ricerca della verità e ribellione ai dogmi imposti. Cogli la mela dall’Albero della Conoscenza…

  • Frank Zappa – Le sue teorie sul Tempo

    Frank Zappa – Le sue teorie sul Tempo

    Frank Zappa – Watermelon In Easter Hay

    Parliamo delle tue idee sul tempo.
    “Penso che tutto succeda continuamente: noi pensiamo al tempo in modo lineare perché siamo condizionati a farlo. Questo perché l’idea umana delle cose è che hanno un inizio e una fine. Non credo sia necessariamente vero. Penso al tempo come a una costante, una costante sferica in cui tutto sta accadendo tutto il tempo: è sempre successo e sempre accadrà”.

    Quindi questa tazza di caffè…
    “… è sempre stata piena e vuota. Tutto è sempre”.

    Perché questa tazza vuota ha senso per me?
    “Non lo so”.

    Capisci cosa intendo, però?
    “È una domanda Zen?”

    Nel senso che dico: “L’ho già fatto, la tazza che ho bevuto non sembra più piena”.
    “Beh, è perché non è piena in questa particolare versione”.

    Le nostre percezioni?
    “Abbiamo a che fare con il tempo in modo quasi pratico. Abbiamo ideato il nostro universo personale e il nostro stile di vita che è governato dal tempo suddiviso in questo modo, progrediamo da una tacca all’altra, giorno dopo giorno, e tu impari a rispettare le tue scadenze in questo modo. Funziona così solo per comodità umana. Questa, per me, non è una buona spiegazione di come funzionano davvero le cose. Questa è solo la versione della percezione umana su come funziona. Mi sembra altrettanto fattibile che tutto accada continuamente e se credi che la tua tazza di caffè sia piena o meno è irrilevante. Non puoi definire qualcosa con precisione finché non capisci ‘quando’ lo è”.

    Quando in termini di tempo.
    “Sì, quando è cosa. Senza la perfetta comprensione del quando non hai niente da affrontare, vedi? Perché analizzi quella tazza di caffè un po’ prima, ed è piena. In pochi minuti la berrai e non esisterà più. Lo stato della coppa viene determinato da quando lo percepisci”.

    Il che significa che il futuro è già accaduto.
    “Sì. Il motivo per cui credo fortemente in questo è che può spiegare perché le persone possono avere premonizioni, perché invece di guardare avanti si guardano solo intorno. Non devi guardare avanti per vedere il futuro. Puoi guardare laggiù”.

    Cosa limita le nostre percezioni di altre cose o di altri tempi o del futuro?
    “Penso che escogiti i tuoi limiti per tua comodità personale. Ci sono alcune persone che desiderano avere dei limiti e si inventeranno tutte le scatole che vogliono. Come gli uomini che hanno inventato l’armatura. Volevano proteggersi dalle fionde e dalle frecce del destino. Le persone fanno la stessa cosa psichicamente e psicologicamente: costruiscono la propria armatura e scelgono la loro esistenza. Che lo facciano consapevolmente o a causa di un governo o di un sistema educativo non importa: qualcuno sta aiutando a plasmare questa scatola immaginaria in cui vivi, ma non deve esserci per forza”.

    Allora quali sono i limiti al nostro riuscire a capire qual è lo scopo di ogni nostra vita?
    “Perché devi? L’importante è affrontare il quando, il quando aprirà un sacco di merda per te.

    E’ l’idea che il tempo sia un vortice di Moebius…
    “No, la forma dell’universo è un vortice di Moebius, credo. Il tempo è una costante sferica. Ora immagina un vortice di Moebius all’interno di una costante sferica e avrai la mia cosmologia. Ma il ‘quando’ è molto importante”.
    (Best of Guitar Player, 1994)

    “La musica non dura, non ha nulla a che fare con il tempo” scriveva Sergiu Celibidache.
    Frank Zappa era convinto che il tempo fosse ‘un concetto sferico’, una costante sferica, in modo che, per così dire, tutto avvenga in una volta. Gnostici, buddisti e William Blake sono d’accordo, credendo che si possano varcare le porte dell’eternità in un istante e che il tempo sia una delle illusioni del mondo. William Burroughs e Sun Ra pensavano che, per sopravvivere, dobbiamo evolverci “fuori dal tempo, nello spazio”.

    “Sono creativo 36 ore al giorno. I 12 extra sono nel mio programma da un altro pianeta”.
    (Eyeopener, 22 novembre 1973)

    “Le persone hanno un’idea sbagliata del tempo. Il tempo non è niente di più e niente di meno che una serie di frazioni dell’eternità. Nel migliore dei casi, si tratta di divisioni irrazionali, stupide divisioni meccaniche di un continuum. Ora, le persone presumono che abbia una direzione, che vada da qui a lì, e talvolta – se proprio ci devono pensare – pensano al tempo come ad una linea, una striscia o un continuum che progredisce in una certa direzione. Ma non funziona affatto in questo modo. Il tempo è sferico. E’ una sfera di moebius e si muove verso l’interno e verso l’esterno allo stesso tempo”. (Bugle American, 17 dicembre 1975)

  • Frank Zappa – Il Clown Freak

    Frank Zappa – Il Clown Freak

    Frank Zappa – Clownz on Velvet – The Ritz (1981)

    Frank Zappa, il genio travestito da joker, ha unito la musica colta a quella popolare. Nel mondo di Zappa i confini tra musica colta e popolare sono completamente aboliti nel nome di un’assoluta libertà creativa.
    I giullari, facendo i cantastorie, i buffoni e i giocolieri, divennero il maggior elemento di unione tra la letteratura colta e quella popolare.
    Erano guardati con sospetto dalla Chiesa cattolica che ne condannava il modello di vita e i canti.
    Considerati i primi veri professionisti delle lettere (in quanto vivevano della loro arte), i giullari ebbero una funzione molto importante nella diffusione di notizie, idee, forme di spettacolo e di intrattenimento vario. Svolgevano la loro attività in diversi modi e si servivano delle tecniche più disparate, dalla parola alla mimica fino alla musica. (What’s Zappa – gruppo Facebook)

    Ti consideri una specie di trovatore del Rock, il tuo pionierismo fa parte di una trovata dell’industria discografica e ti senti quindi come un buffone di corte della grande società al vinile?
    “Va bene per me, se va bene per voi giornalisti, tanto a me delle critiche non frega un bel niente…” risponde Frank sorridendo, ma poi sottolinea che non si sente un buffone, piuttosto un ambasciatore in un altro regno, che intrattiene con lunghi e fantasiosi racconti le tavole dei commensali, che farà ridere, ma anche pensare.
    (Maurizio Baiata)

    “Odiavo gli hippy. Per me erano un’altra manifestazione del conformismo nordamericano, della tendenza a raggrupparsi in tribù che accettano un vangelo che li fa sentire superiori agli altri. La mia gente erano i “freaks”, i mutanti che avevano uno stile individuale che li separava radicalmente dal resto della comunità. “Freaks” in senso fisico, sessuale o mentale, emarginati per necessità, non per seguire l’ideologia alla moda”.
    (Frank Zappa, El Europeo, maggio 1990 – rivista spagnola)

    “C’è una differenza tra freak e hippy. Agli hippy non importa davvero che aspetto hanno, ai freak importa moltissimo. La loro confezione e la costruzione dell’immagine sono una parte molto importante del loro stile di vita. Non ho detto ai ragazzi cosa indossare; ho semplicemente suggerito che il loro modo di vestire fosse conforme a quello che stavamo facendo. Ci è voluto un anno prima che alcuni dei ragazzi cambiassero: vivevano a Orange County e avevano paura di tornare a casa se sembravano troppo strani. Dopo un po’ hanno ceduto. L’immagine è legata alla musica. L’aspetto di un gruppo è collegato alla musica nello stesso modo in cui la copertina di un album è collegata al disco. Dà un indizio di cosa c’è dentro. Migliore è la confezione, più piacerà alla persona che ha ritirato quel pacco”. (Frank Zappa)

    “Sono il ‘Mr. Loyal’ di un piccolo circo elettronico musicale”.
    (Extra, febbraio 1971)

    (Conferenza stampa di Frank Zappa al Grand Hotel di Oslo il giorno prima del Kalvoya Festival).
    Come descriveresti la tua musica?
    “Complicata… e per di più divertente. Io sono un ramo della tradizione circense, il buon vecchio circo”.
    (Cream, gennaio 1972)

  • Frank Zappa e la Guerra

    Frank Zappa e la Guerra

    The torture never stops – Frank Zappa & The Mothers Of Invention

    “Per me, la guerra è un altro nome che si dà agli scambi internazionali”. (Frank Zappa, Popster, giugno 1979)

    “Chiunque abbia un cervello può capire come costruire una specie di arma per rovinare qualcun altro. Questa è l’attività principale che si sta svolgendo in ogni angolo del mondo e, di solito, è supportata da un sistema religioso che rafforza la convinzione che ciò che stanno facendo è corretto perché sono dalla parte di Dio. “Sbarazzati di questi figli di puttana qui perché non credono nel nostro libro” ed è quello contro cui ti trovi. Guarda, è stata la mia esperienza nel “mondo degli affari” ovunque in qualsiasi tipo di attività, collegata a qualsiasi religione. Non c’è nessuno di cui valga la pena fidarsi, nessuno che sia mai abbastanza sicuro delle proprie convinzioni da fidarsi di se stesso. Non ho conosciuto nessuno che non fosse disposto a svendersi per un centesimo o ad essere un potenziale assassino per motivi religiosi o politici o per una sorta di bizzarra fantasia che ha nella mente perché pensa che il modo in cui vede le cose è superiore a quello degli altri. E’ questa la natura umana”. (Frank Zappa – Ecolibrium Interviews n. 19 – 1984)

    “La natura umana e la stupidità umana spesso generano violenza. Quando la violenza degenera in uno scontro internazionale, dovresti essere in grado di proteggerti. D’altra parte, pianificarlo, come abbiamo fatto durante la Guerra Fredda, sulla base di stime dell’intelligence mal gestite sulla minaccia alla nostra sicurezza nazionale è semplicemente stupido. La maggior parte delle stime dell’intelligence indicava che i sovietici non potevano farci un cazzo, ma furono ignorate per mantenere il livello di occupazione e attività finanziaria nell’industria della difesa”. (Frank Zappa, Playboy, 2 maggio 1993)

    “La politica estera americana è così miope, un vero fallimento. E’ infestata da un’arroganza culturale contro arabi, neri, chiunque. C’è una totale arroganza culturale. Non puoi avere pace, non puoi avere nient’altro che la guerra ed è molto arrogante credere che, poiché hai una società tecnologica, i macchinari che costruisci per uccidere le persone saranno sempre migliori dei macchinari degli altri”. (Frank Zappa – Society Pages 6, giugno 1991)

    “Ho reagito malissimo alla guerra del Golfo, alla guerra in sé, mi sembra folle che abbiamo accettato di combattere. E’ stato completamente inutile mandare in Iraq mezzo milione di uomini per togliere di mezzo la merda che c’era. Penso che la guerra è stata fatta per assecondare una propaganda verbale che sostanzialmente era costruita sulle fatidiche parole di Bush: nuovo ordine mondiale. Di recente, ho rilasciato un’intervista in Germania e il giornalista che mi intervistava ad un certo punto mi ha chiesto: “Che ne pensi di questo nuovo ordine mondiale? Pensi che Bush sappia che sono le stesse parole che usava Hitler? Perché la sua mi sembra la stessa linea di Hitler”. Sai cosa ti dico? Aveva ragione”. (Frank Zappa – Rockstar, settembre 1991)

    “La difesa più forte che qualsiasi nazione può avere è un’economia solida. Una nazione è davvero forte quando tutti partecipano all’economia. Siamo stati criminalizzati dal nostro stesso codice fiscale: il 90% della popolazione deve scalpellare e truffare per sopravvivere… Esplosioni nucleari sotto il deserto del Nevada? Che cazzo stiamo testando? Sappiamo già che la merda esplode. Noi stiamo costruendo macchinari per una guerra tanto improbabile quanto impossibile da vincere e, nel frattempo, stiamo creando effetti collaterali ambientali. Il denaro della difesa dovrebbe essere investito in manodopera e attrezzature adeguate ai tipi di conflitti che incontreremo davvero nel prossimo quarto di secolo”. (Frank Zappa. L’autobiografia)

    “Le persone vogliono commerciare tra loro, non uccidersi a vicenda. Le sole persone che vogliono la guerra sono i fanatici religiosi e i pazzi che si trovano al potere. Le persone normali vogliono fare affari… con un pizzico d’ironia, negli anni ’60, gli uomini d’affari erano alla base di ogni male, mentre adesso saranno forse loro a salvare il mondo per puro caso…”. (Frank Zappa)

    “Gesù penserà che sei un coglione … Se lasci che quei predicatori televisivi ti trasformino in una scimmia”.
    Mi sembra che il rischio di una guerra nucleare sia maggiore con un uomo che crede che Gesù non tornerà finché non ci sarà un conflitto finale… e che i fedeli, i buoni, non soffriranno affatto perché saranno assunti in paradiso, e potranno vedere tutti i peccatori arrostire e brindare.
    “Se un uomo che ha quella teologia è seduto accanto a qualcosa che assomiglia a un bottone rosso, qui siamo in grossi guai”. (Frank Zappa – Chicago Sun-Times, 21 febbraio 1988)

    “Non ci sarà mai una guerra nucleare; ci sono troppi beni immobili coinvolti.
    (Frank Zappa)

  • Frank Zappa e le Atrocità – terza parte

    Frank Zappa e le Atrocità – terza parte

    Frank Zappa – “The Return of the Son of Monster Magnet

    Estratto trasmesso per la prima volta dal programma televisivo AVRO ‘Vjoew’ il 13 maggio 1968.
    Filmato girato al Garrick Theatre di New York da Ed Seeman

    Zappa ha l’aria di essere appena tornato dall’inferno mentre fissa la folla, leccandosi il pizzetto e i baffi, quasi annusando il pubblico come un animale che fiuta la sua preda. Quando sente che sono pronti per esplodere, dice semplicemente:
    “Ciao, sono Frank. Suoniamo”.
    Sax, vibrafono, percussioni, batteria, basso e sintetizzatore esplodono dietro di lui come la polvere da sparo con cui giocava da bambino. Il suono di Zappa martella il pubblico in piedi, facendolo letteralmente cadere sulle sedie e riducendolo ad una massa ondeggiante di carne mentre i musicisti si rincorrono intorno a un palco pieno di apparecchiature audio, ad uno scheletro che penzola da un lampione, un pollo di gomma con un cartello ARF che sporge dal becco, una grande anatra di gesso con seni immensi, un piede enorme costantemente criticato per il suo pessimo odore e manichini assortiti.
    Il suo orecchio inquietante rileva le note discordanti come un sismografo e regola l’attrezzatura brontolando con rapidi movimenti di manopole e quadranti come uno stregone elettronico.
    (I-AM, marzo 1977)

    Com’era la scena musicale ai tempi dei Mothers?
    “Abbastanza bizzarra con tutte queste band degli anni Sessanta, inclusi Jefferson Airplane e Paul Butterfield e Johnny Rivers. Abbiamo aperto per Lenny Bruce al Fillmore West nel 1966. Gli ho chiesto di firmare la mia bozza di carta, ma ha detto di no”.
    E’ stato allora che hai incontrato John Wayne?
    “Sì. È venuto a uno spettacolo molto ubriaco. Mi vide, mi prese in braccio e disse: “Ti ho visto in Egitto ed eri grande… e poi mi hai fatto esplodere!”. Sul palco ho detto: “Signore e signori, è Halloween e stasera avremmo avuto ospiti importanti qui come George Lincoln Rockwell, capo del Partito nazista americano, ma sfortunatamente tutto ciò che siamo riusciti a trovare è stato John Wayne”. Si è alzato e ha fatto un discorso da ubriaco e le sue guardie del corpo mi hanno detto che avrei fatto meglio a raffreddarlo”.

    “Se non avessimo provato certe esperienze estreme probabilmente non avremmo inventato nessuna di quelle partecipazioni squilibrate e punizioni del pubblico che stavamo sperimentando in quel periodo. Ci chiedevamo: fino a che punto si sarebbero spinti? Cosa potremmo chiedere di fare al pubblico? La risposta sembrava essere: qualsiasi cosa. Portavamo qualcuno sul palco e dicevamo: “Togliti scarpe e calzini, mettiti i calzini sulle mani e leccali mentre suoniamo”. Chiedevamo qualsiasi cosa ci venisse in mente. Finché la persona era sul palco, faceva tutto ciò che gli chiedevamo. Il resto delle persone tra il pubblico rideva della persona che stava facendo le cose più ridicole, ma allo stesso tempo diceva: “Potrei essere io e lo farei!”. (Playboy aprile 1993)

    Zappa aveva un innato senso dello spettacolo, un gusto perverso di cabaret e lo usò come emolliente e tonico per la sua proposta artistica; fin da un memorabile stage al Garrick Theatre di New York, quando con i Mothers of Invention tenne 14 show alla settimana per tre mesi e mezzo, maggio-settembre 1967, improvvisando e coinvolgendo il pubblico in una oltraggiosa versione rock del Living Theatre.
    (Riccardo Bertoncelli, Musica Jazz, dicembre 2020)

    Frank è spesso etichettato come il “padre” del rock teatrale alla Alice Cooper (uno dei suoi primi pupilli) ed altri. Ha offerto alcuni spunti interessanti sul passato dei MOI (Mothers of Invention).
    “Probabilmente sono io il padre” ha ammesso “ed ora il rock teatrale si è trasformato in qualcosa di davvero spettacolare. All’epoca, avevamo un’attrezzatura molto scarsa e lo facevamo in circostanze in cui la maggior parte dei gruppi rock di oggi non avrebbe funzionato. In altre parole, l’abbiamo fatto nel modo più duro: sei sere a settimana, due spettacoli in una notte per cinque mesi al Garrick Theatre di New York, in agosto e settembre senza aria condizionata e umidità al 90%. Era un piccolo teatro da 300 posti, e suonavamo per chiunque entrasse e prendesse parte a ciò che stavamo facendo. Abbiamo coinvolto il pubblico in modo spontaneo: non avevamo paura di fare nulla fintanto che il pubblico se ne sarebbe andato. Faccio cose strane sul palco, ma niente che riguardi scariche di materiale dal corpo o piccoli animali soggetti a ferite. Abbiamo fatto delle cose strane, ma non abbiamo fatto del male a persone o animali”. (Circular, 10 dicembre 1973)