Latex Solar Beef, Willie the Pimp pt 1 e 2 (Live al Fillmore East, giugno 1971)
Il 1971, per Frank Zappa, è stato un anno di fuoco in bene e in male (l’incendio di Montreux e l’attentato al Rainbow di Londra).
Voglio ricordare un momento positivo di quell’anno: il Live al Fillmore East. Di quel concerto ho scelto Latex Solar e le due parti di Willie the Pimp.
Nel 1971, in un presskit completo, Zappa ha svelato il suo Piano descrivendolo nei minimi dettagli.
Eccolo:
“Forse l’aspetto più singolare del lavoro dei Mothers è il contesto previsto nella macrostruttura del lavoro del gruppo. C’è e c‘è sempre stato un controllo consapevole sugli elementi tematici e strutturali che si estende attraverso ogni album, concerto e intervista…
I progetti di base sono stati eseguiti nel 1962-63. Sperimentazione preparatoria all’inizio e alla metà del 1964. La costruzione del Progetto/Oggetto iniziò alla fine del 1964. I lavori sono ancora in corso…
E‘ facile capire che il controllo totale non è né possibile né desiderabile (toglie il divertimento).
Il Progetto/Oggetto contiene piani e non piani, anche strutture di eventi calcolate con precisione, progettate per accogliere il meccanismo del destino e le improbabilità … Include qualsiasi mezzo visivo accessibile, consapevolezza di ciascun partecipante (pubblico incluso), eventuali carenze percettive, Dio (inteso come energia), la grande argilla (come materiale da costruzione di base universale) e altre cose.
Facciamo un’arte speciale in un ambiente ostile ai sogni…
Quello che sto cercando di descrivere è il tipo di attenzione che diamo ad ogni testo, ogni melodia, arrangiamento, improvvisazione, sequenza di quegli elementi in un album, l’arte da imprimere sulla copertina (che è un’estensione del materiale musicale), la selezione di ciò che viene registrato, pubblicato e/o eseguito durante un concerto, il contesto o il contrasto del materiale da album ad album, ecc.
Tutti questi aspetti dettagliati fanno parte della struttura della fabbrica. I dettagli più piccoli non solo racchiudono i contenuti della struttura dell’opera, ma danno all’opera una ‘forma’, in senso astratto, a causa dell’esecuzione cronologica…
Vorrei attirare la vostra attenzione su uno dei più importanti principi della filosofia del nostro gruppo al momento:
NONOSTANTE TUTTE LE DICHIARAZIONI CONTRARIE, E‘ TEORICAMENTE POSSIBILE ESSERE “PESANTI” PUR AVENDO SENSO DELL’HUMOR.
Un’altra regola che guida il nostro lavoro è:
QUALCUNO LÀ FUORI TRA IL PUBBLICO SA COSA FACCIAMO, LO STA SEGUENDO ANDANDO BEN OLTRE LA SUA COMPRENSIONE PIÙ SELVAGGIA.
Per poter fare tutto questo, Zappa ha preparato un arsenale di strumenti con cui compone/crea ed esegue meglio di quanto l’elettronica possa mai sognare:
– penna (con cui scrive testi, note ecc.);
– rasoio lama (per tagliare e rimontare registrazioni su nastro);
– segnali manuali (con cui può dirigere l’orchestra, provocare ogni possibile cambiamento, designare parti o melodie, suggerire assoli e portare movimento coreografico all’insieme);
– antenne istantanee (con cui può catturare carisma, esperienze e situazioni implementandole e incorporandole immediatamente);
– strumento musicale (il che significa non solo ciò che suona lui stesso, ma anche i suoi rispettivi membri della band). In questo modo può costantemente controllare, cambiare, creare la sua opera d’arte totale. Non è limitato ad una sua forma scritta una volta: questo gli permette di comporre direttamente dal vivo!
Naturalmente, ciò richiede una band che sia in grado di apprendere l’intero repertorio, di conoscere tutti i gesti manuali, di affrontare senza difficoltà i cambi di tempo e di metro più complicati, di leggere gli spartiti se possibile e anche di contribuire con abilità musicali personali – qualcosa che possa rendere i Mothers l’ensemble più versatile e capace di tutta la musica contemporanea.
(Jazz, novembre/dicembre 1974, rivista svizzera)