Bogus Pomp (Live al Royce Hall, 1975)
Zappa è stato il primo musicista a portare un orientamento classico nel mondo rock producendo brani che potrebbero essere considerati rhythm and blues sinfonici. Con il suo gruppo, The Mothers of Invention, nell’estate del 1967 Frank Zappa portò una teatralità brutale e spontanea sul palco rock del Garrick Theatre, molto prima che lo facesse chiunque altro.
Uno dei maggiori contributi di Zappa alla musica contemporanea è aver introdotto la vena melodica anche negli stilemi dell’avanguardia.
“L’orchestra è il più grande strumento musicale. Suonarlo è un’esperienza incredibile a cui niente è paragonabile, tranne forse cantare un’armonia doo-wop degli anni ’50 e sentire gli accordi uscire bene”. (Frank Zappa, Glissando, marzo 2005)
“Un’orchestra è molto simile a un dinosauro. La testa è davvero minuscola e il corpo è davvero grande e, quando il pensiero va da lì a qui, la coda è già marcia. Questa è la cosa peggiore dello scrivere per un’orchestra” (Frank Zappa)
Frank Zappa iniziò a scrivere musica per orchestra da adolescente, dopo essersi ‘innamorato’ di Edgar Varèse, compositore che scrisse intenzionalmente pezzi disarmonici. “Non mi interessavano Beethoven, Mozart o roba del genere, non suonavano in modo interessante. Volevo ascoltare musica strana”.
A 20 anni Frank Zappa scrisse la prima partitura per large ensemble (Opus 5), una verbosa emulazione di certi lavori di musica per orchestra. E’ la prima musica orchestrale d’avanguardia del giovane Frank Zappa, che presentava come ‘improvvisazione libera’.
Ha suonato musica ‘seria’ per la prima volta al Mount St. Mary’s College nel 1962. Non aveva mai scritto musica rock and roll fino all’età di 20 anni: scriveva solo musica orchestrale o da camera, che non aveva mai suonato prima del concerto al Mount St. Mary’s College. Il 19 maggio 1963 le composizioni sono state suonate dalla Pomona Valley Symphony Orchestra. Il concerto è stato registrato da Carlos Hagen, impegnato in una produzione radiofonica per la stazione FM underground in forma libera KPFK.
Da adolescente, Zappa studiò da autodidatta le partiture per orchestra di Webern, Stravinsky e Schoenberg.
Per lui, il conservatorio imponeva metodi di studio nemici giurati della creatività.
Zappa dichiarò: “Quelli che oggi definiamo ‘i grandi capolavori della musica’ furono composti per soddisfare i gusti dei sovrani, della Chiesa o dei dittatori, perché erano loro che pagavano. Se un compositore non piaceva a quelle persone era finito, gli tagliavano le dita o la testa, oppure lo mandavano in esilio: non c’erano molte vie di mezzo. Oggi è la stessa cosa. Io non compongo per i re, per la Chiesa o per i governi, ma per i miei amici ed è così che vorrei che si percepisse il mio lavoro: come entertainment”. (Sonora)
Quando ha formato i Mothers, Zappa aveva scritto molta musica per orchestra e da camera, che non riusciva a far suonare. Gli interessavano certe cose ritmiche non comuni né alla musica popolare né a quella orchestrale e voleva lavorare su quelle. “La band era l’unica cosa che mi avrebbe permesso di farlo”
(Berkeley Barb, 27 marzo-2 aprile 1980).
Zappa e i Mothers combinavano musica sinfonica, jazz e brani parlati del teatro dell’assurdo, trasportando il tutto su una base rock ‘n roll, attirando così la curiosità dei giovani. Zappa ha cancellato il confine tra high e pop art, il che ha rappresentato un grande gesto di emancipazione.
Nel 1968, in una comunicazione ufficiale, Frank Zappa dichiarò che la formazione ideale dei Mothers in quanto “perfetta band di rock’n’roll” sarebbe dovuta consistere in un incrocio tra un’orchestra sinfonica, una big band jazz e un gruppo rock per un totale di 92 strumentisti tra cui, oltre a una marea di archi e fiati, “4 percussionisti che suonino 12 timpani, campane, gong, field drums, tamburi bassi, rullanti, xilofono, woodblocks, lion’s roar, marimba e vibrafono, 4 chitarre elettriche di cui una a 12 corde, un basso e una chitarra elettrica, 2 batteristi e cantanti che suonino anche il tamburello. Non sarò felice finché non avrò tutto questo”.
(dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)
“Ero pronta a dedicare tutta me stessa alla musica di Frank. Lui sapeva veramente quali pulsanti premere, da un punto di vista sia emozionale che musicale, sapeva come sintetizzare le personalità e il talento singolo dei suoi musicisti, il che per me è una dote davvero rara. Non era soltanto un direttore d’orchestra che se ne sta sul palco ad agitare le braccia: ci suonava come fossimo strumenti! Anch’io divenni una perfezionista perché – suppongo – dovevo esserlo. Fu la più grande esperienza della mia vita e anche la più difficile. Frank divorava musica; era l’unica cosa alla quale pensasse. Ascoltavamo la sua musica sull’autobus, durante i soundcheck la provavamo, alla sera la suonavamo e il giorno dopo la analizzavamo: tutto era musica.” (Ruth Underwood)