Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Orchestral Music

  • Frank Zappa & Orchestral Music (part 1)

    Frank Zappa & Orchestral Music (part 1)

    Bogus Pomp (Live al Royce Hall, 1975)

    Zappa è stato il primo musicista a portare un orientamento classico nel mondo rock producendo brani che potrebbero essere considerati rhythm and blues sinfonici. Con il suo gruppo, The Mothers of Invention, nell’estate del 1967 Frank Zappa portò una teatralità brutale e spontanea sul palco rock del Garrick Theatre, molto prima che lo facesse chiunque altro.
    Uno dei maggiori contributi di Zappa alla musica contemporanea è aver introdotto la vena melodica anche negli stilemi dell’avanguardia.

    “L’orchestra è il più grande strumento musicale. Suonarlo è un’esperienza incredibile a cui niente è paragonabile, tranne forse cantare un’armonia doo-wop degli anni ’50 e sentire gli accordi uscire bene”. (Frank Zappa, Glissando, marzo 2005)

    “Un’orchestra è molto simile a un dinosauro. La testa è davvero minuscola e il corpo è davvero grande e, quando il pensiero va da lì a qui, la coda è già marcia. Questa è la cosa peggiore dello scrivere per un’orchestra” (Frank Zappa)

    Frank Zappa iniziò a scrivere musica per orchestra da adolescente, dopo essersi ‘innamorato’ di Edgar Varèse, compositore che scrisse intenzionalmente pezzi disarmonici. “Non mi interessavano Beethoven, Mozart o roba del genere, non suonavano in modo interessante. Volevo ascoltare musica strana”.
    A 20 anni Frank Zappa scrisse la prima partitura per large ensemble (Opus 5), una verbosa emulazione di certi lavori di musica per orchestra. E’ la prima musica orchestrale d’avanguardia del giovane Frank Zappa, che presentava come ‘improvvisazione libera’.
    Ha suonato musica ‘seria’ per la prima volta al Mount St. Mary’s College nel 1962. Non aveva mai scritto musica rock and roll fino all’età di 20 anni: scriveva solo musica orchestrale o da camera, che non aveva mai suonato prima del concerto al Mount St. Mary’s College. Il 19 maggio 1963 le composizioni sono state suonate dalla Pomona Valley Symphony Orchestra. Il concerto è stato registrato da Carlos Hagen, impegnato in una produzione radiofonica per la stazione FM underground in forma libera KPFK.
    Da adolescente, Zappa studiò da autodidatta le partiture per orchestra di Webern, Stravinsky e Schoenberg.
    Per lui, il conservatorio imponeva metodi di studio nemici giurati della creatività.
    Zappa dichiarò: “Quelli che oggi definiamo ‘i grandi capolavori della musica’ furono composti per soddisfare i gusti dei sovrani, della Chiesa o dei dittatori, perché erano loro che pagavano. Se un compositore non piaceva a quelle persone era finito, gli tagliavano le dita o la testa, oppure lo mandavano in esilio: non c’erano molte vie di mezzo. Oggi è la stessa cosa. Io non compongo per i re, per la Chiesa o per i governi, ma per i miei amici ed è così che vorrei che si percepisse il mio lavoro: come entertainment”. (Sonora)

    Quando ha formato i Mothers, Zappa aveva scritto molta musica per orchestra e da camera, che non riusciva a far suonare. Gli interessavano certe cose ritmiche non comuni né alla musica popolare né a quella orchestrale e voleva lavorare su quelle. “La band era l’unica cosa che mi avrebbe permesso di farlo”
    (Berkeley Barb, 27 marzo-2 aprile 1980).
    Zappa e i Mothers combinavano musica sinfonica, jazz e brani parlati del teatro dell’assurdo, trasportando il tutto su una base rock ‘n roll, attirando così la curiosità dei giovani. Zappa ha cancellato il confine tra high e pop art, il che ha rappresentato un grande gesto di emancipazione.
    Nel 1968, in una comunicazione ufficiale, Frank Zappa dichiarò che la formazione ideale dei Mothers in quanto “perfetta band di rock’n’roll” sarebbe dovuta consistere in un incrocio tra un’orchestra sinfonica, una big band jazz e un gruppo rock per un totale di 92 strumentisti tra cui, oltre a una marea di archi e fiati, “4 percussionisti che suonino 12 timpani, campane, gong, field drums, tamburi bassi, rullanti, xilofono, woodblocks, lion’s roar, marimba e vibrafono, 4 chitarre elettriche di cui una a 12 corde, un basso e una chitarra elettrica, 2 batteristi e cantanti che suonino anche il tamburello. Non sarò felice finché non avrò tutto questo”.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    “Ero pronta a dedicare tutta me stessa alla musica di Frank. Lui sapeva veramente quali pulsanti premere, da un punto di vista sia emozionale che musicale, sapeva come sintetizzare le personalità e il talento singolo dei suoi musicisti, il che per me è una dote davvero rara. Non era soltanto un direttore d’orchestra che se ne sta sul palco ad agitare le braccia: ci suonava come fossimo strumenti! Anch’io divenni una perfezionista perché – suppongo – dovevo esserlo. Fu la più grande esperienza della mia vita e anche la più difficile. Frank divorava musica; era l’unica cosa alla quale pensasse. Ascoltavamo la sua musica sull’autobus, durante i soundcheck la provavamo, alla sera la suonavamo e il giorno dopo la analizzavamo: tutto era musica.” (Ruth Underwood)

    https://www.youtube.com/watch?v=3M99UvwXQ1k

  • Frank Zappa, Dog Breath & Variations: FZ’s creative orchestration, review

    Frank Zappa, Dog Breath & Variations: FZ’s creative orchestration, review

    The Dog Breath Variations, Uncle Meat (A Token of His Extreme 1974)

    La prima traccia di Dog Breath è stata pubblicata nell’album Uncle Meat (1969). Questo brano esiste in due forme: la seconda è Dog Breath, in the Year of the Plague, una canzone pop contorta. Racconta di adolescenti che rubano coprimozzi e guidano vecchie auto con dadi pelosi appesi allo specchietto retrovisore. I testi di questo brano sono scritti in slang mezzo chicano (“primer mi carucha”, “riprendi la mia weesa”).
    La versione in studio include una voce di soprano per la seconda strofa e una voce accelerata da scoiattolo per la terza. Il brano si trasforma in una composizione più astratta. Questo brano fu pubblicato nel 1968 come singolo Reprise, accompagnato da “My Guitar Wants to Kill Your Mama”. I Mothers originali eseguirono questa versione nel 1968. Era anche una caratteristica regolare della band del 1970, con Flo ed Eddie che alteravano leggermente il lato allegro per introdurre più pathos nella sezione “Won’t you please listening my supplice”.
    Quando si legge il titolo “Dog Breath”, di solito è implicito pensare a “Dog Breath, in the Year of the Plague”. Ma c’è anche un pezzo strumentale che utilizza lo stesso tema: “The Dog Breath Variations”. Qui il ritmo lineare 4/4 è sostituito con un’indicazione del tempo più intricata: tutti gli elementi pop/rock vengono eliminati in favore di una versione sincopata e ornata della melodia suonata dall’organo e dalla chitarra acustica (nella registrazione in studio). Queste variazioni avvicinano il pezzo a “Uncle Meat” e a melodie complesse simili come “Approximate” e “The Black Page #1”.
    “The Dog Breath Variations” fu composto per la band di Zappa in una forma più fusion jazz ed eseguito dal 1972 al 1974, spesso come medley con “Uncle Meat” (vedi You Can’t Do That on Stage Anymore, Vol. 2).
    Nel 1977 Zappa ha riarrangiato il medley per orchestra; appare in quella forma in The Yellow Shark.
    (Allmusic)

    “Dog Breath in the Year of the Plague” è un mix di doo-wop, cultura adolescenziale dell’auto pachuco di Los Angeles, più che un accenno di Stravinsky, una cantante lirica simile a una “strega buona dell’Est” (Nelcy Walker), voci da munchkin (Roy Estrada, Zappa e Ray Collins) e una “nave dell’amore pronta ad attaccare”. Il brano contiene una delle prime migliori registrazioni multitraccia ‘serie’ realizzate in studio. Zappa non era solo un compositore geniale e un chitarrista formidabile; sapeva gestire uno studio di registrazione come se fosse uno strumento e lavorava negli studi più avanzati come quello di New York dove fu registrata la maggior parte di Uncle Meat, Apostolic Studios, il primo nel paese a consentire la registrazione di 12 tracce.
    Subito dopo la frase “La mia nave dell’amore è pronta ad attaccare”, sono state incluse simultaneamente 40 tracce.

    The Dog Breath Variations esiste negli arrangiamenti per una varietà di gruppi strumentali oltre all’ensemble di fiati, tra cui un gruppo rock di quattro elementi, una piccola banda elettrica e un’orchestra sinfonica. Tutte queste versioni sono di Zappa. E’ un brano registrato da Zappa e dai Mothers of Invention per l’album live del 1971 Just Another Band from LA. È basato sul tema Dog Breath che subisce diverse trasformazioni nelle variazioni mostrando l’orchestrazione creativa di Zappa.
    The Dog Breath Variations fu originariamente eseguita in un concerto alla Royce Hall dell’UCLA nel 1977 dall’ensemble di 40 elementi Abnuceals Enuukha Electric Symphony Orchestra.
    In seguito, è stato arrangiato per il concerto di The Yellow Shark con l’Ensemble Modern composto da 25 musicisti.

    In Dog Breath Variations 1973 Frank Zappa suona le percussioni.
    Hai iniziato come batterista? Non credo che molte persone ne siano consapevoli.
    “Penso che alla maggior parte delle persone non importi un cazzo”.
    (Frank Zappa, da un’intervista di Rhythm, luglio 1989)

    “Gli animali sono esseri superiori e meritano rispetto” (Frank Zappa).

    Curiosità
    Nel primo giorno su Marte del robot InSight della NASA, gli scienziati hanno usato “Dog Breath, In The Year Of The Plague” di Frank Zappa per risvegliarlo. Per la prima volta nella storia, è stata usata una canzone di ‘risveglio’ per un’astronave su un altro pianeta. Il lander sarà ricordato per aver svelato molte novità sul Pianeta Rosso. Nei 4 anni di missione su Marte (conclusa a dicembre 2022), il robot ha ‘ascoltato’ i brontolii del pianeta rilevando più di 1.000 terremoti, i cui dettagli hanno rivelato intuizioni senza precedenti sull’interno del Pianeta Rosso. I dati del lander hanno anche permesso agli scienziati di ascoltare i ‘venti marziani ‘e di rilevare più di 20.000 ‘diavoli’ di polvere.

  • Marco Dalpane meets Frank Zappa: “the ’oeuvre’ is ongoing like life”

    Marco Dalpane meets Frank Zappa: “the ’oeuvre’ is ongoing like life”

    Piano City Milano 2014 spazio NONOSTANTEMARRAS
    Marco Dalpane suona al piano:
    Let’s Make Water Turn Black
    Harry You Are a Beast
    Oh No
    Son of Orange County Lumber Truck
    Theme from Lumpy Gravy
    Blessed Relief
    Stick It Out

    Potete visualizzare il filmato qui

    https://www.youtube.com/watch?v=Wxal9QPGeos

    “Zappa parlava della sua musica come oeuvre, confondendo quindi la sua opera, sulla quale è ritornato continuamente, con la vita. Non c’è versione definitiva, c’è la vita che si fa. L’opera è in corso, come la vita”.
    “Davvero non è facile distinguere tra ciò che lo stesso Zappa concepiva come oeuvre, come unico gesto creativo determinato da quell’idea di ‘continuità concettuale’ a lui tanto cara. Forse allora sceglierei un disco antologico come Make a Jazz Noise Here o The Best Band You Never Heard in Your Life. Ma sarebbe davvero una scelta dolorosa per le esclusioni che comporta. Ho scelto due dischi particolarmente giocosi e divertenti. In questa epoca dominata dalle passioni tristi, dalla depressione e dalla stupidità, mi sembra che la luminosità, l’ingegno e l’intelligenza della sua musica rappresentino uno straordinario antidoto ai nostri mali”.
    (Marco Dalpane intervistato da Stefano Marino, 2016)

    “Ho trascritto oltre 20 musiche di Frank Zappa, canzoni e brani strumentali, per il più classico degli strumenti, il pianoforte. Sono rimasto molto fedele agli originali, e ho cercato di far suonare il mio strumento al meglio.
    Suono questo repertorio in solo o in duo con Vincenzo Vasi (voce, theremin e music toys)
    Zappa è un lavoro duro. Genio iconoclasta e Absolutely Free è sicuramente uno dei protagonisti della musica del Novecento. Un eroe americano, come Ives, Gershwin, Monk e Cage.
    I suoi studi musicali dal punto di vista accademico si riducono a ben poca cosa, ma pur vivendo nella periferia americana fin da giovane è attratto dall’intensità che sprigiona dalle pagine di Edgar Varèse, il compositore che ha definitivamente riconsiderato il timbro come parametro essenziale della composizione.
    Naturalmente il giovane Frank è affascinato anche dal R&B, dal blues del Delta, dal Doo-Wop, dai City Slickers di Spike Jones; rimarranno i suoi amori fino alla fine della sua vita. Non c’è spazio per distinguere tra alto e basso, popolare e colto; Howlin’ Wolf è interessante quanto Stravinsky. Arte e intrattenimento si riflettono in un gioco di specchi geniale e spiazzante in nome di una Continuità Concettuale che lo ha guidato fin dagli esordi. Paga le sue scelte anti-commerciali con un costante conflitto con l’industria musicale; autentico self made man, solitario e orgoglioso delle infinite ore passate in studio, freak ed eccentrico per molti aspetti, metodico e scrupoloso per quanto riguarda la musica.
    Anche il suo rapporto con le istituzioni accademiche e le grandi orchestre classiche è segnato da difficoltà. Zubin Metha e Pierre Boulez, Kent Nagano e la London Symphony Orchestra si sono confrontati con la sua opera, ma solo l’Ensemble Modern, proprio alla fine della sua vita, arriverà a un risultato di valore assoluto nell’esecuzione delle sue partiture”.
    (marcodalpane.it)

    https://youtu.be/qXpGzzVpLPM

    https://youtu.be/lxt3JUThx9Y

    Pianista e compositore, Marco Dalpane si dedica principalmente alla musica delle avanguardie del ‘900 e del secondo dopoguerra. Dal 1991 si dedica all’attività di pianista accompagnatore e autore di musiche per il cinema muto. Questa attività lo ha portato a partecipare ai più importanti festival musicali e cinematografici italiani ed internazionali. Ha realizzato opere su commissione di reti televisive europee come ZDF e Arte e ha eseguito l’accompagnamento musicale dal vivo di oltre 750 proiezioni.

    In varie occasioni, Marco Dalpane ha illustrato anche il difficile rapporto intercorso tra il musicista e le orchestre. L’unica eccezione fu l’Ensemble Modern, un’orchestra da camera tedesca diretta da Peter Rundel. Ne nacque una collaborazione che si trasformò in “The Yellow Shark”, l’ultimo album pubblicato da Frank Zappa.
    Dalpane ha suonato anche una versione per pianoforte di Black Page.
    Marco Dalpane ha raccontato, con divertimento, quanto Zappa fosse contro l’establishment. Il musicista americano litigò con la sua etichetta discografica, all’epoca era la Warner Bros, perché aveva in mente un concept album, Läther, che voleva uscisse in un box di quattro CD. Ma la casa discografica lo pubblicò in quattro album separati, senza il suo consenso, quando il missaggio non era ancora completo. La mattina dopo contattò un’emittente radiofonica che trasmise tutti e quattro i CD come erano stati concepiti dall’autore, dopo una dichiarazione di Zappa che invitava gli ascoltatori a registrare dalla radio le sue canzoni.
    Se Frank Zappa fosse un nostro contemporaneo, difficilmente riuscirebbe a pubblicare un disco. Eppure è stato rivoluzionario e ha cambiato, forse, anche il nostro modo di intendere e ascoltare la musica.

  • Frank Zappa, Billy the Mountain: the story, review

    Frank Zappa, Billy the Mountain: the story, review

    The Story Of Billy The Mountain (Live Harrisburg, PA, 3 giugno 1971)
    Billy The Mountain (Live Harrisburg, PA, 3 giugno 1971 e Scranton, PA 1° giugno 1971)

    Billy the Mountain è un brano appartenente a un repertorio che Frank Zappa ha scritto appositamente per la formazione dei Mothers che includeva il duo Flo & Eddie, alias Mark Volman e Howard Kaylan, ex dei Turtles). Fonde frammenti di dialogo, commedia improvvisata, riff rock e sezioni musicali complesse in una trama di 25 minuti.
    Billy è una “pittoresca montagna da cartolina” parlante situata a Sud della California: la moglie Ethel è un albero che cresce sulle sue spalle. La montagna ha due caverne al posto degli occhi e un grande dirupo al posto della bocca.
    Un giorno, Billy riceve un assegno di royalty per la sua posa da cartolina e decide di portare la moglie in vacanza a New York, con tappa a Las Vegas. Sulla strada per New York, Billy distrugge gran parte dell’America (anche con un tornado) e alla fine incontra Studebaker Hoch (un eroe moderno vestito da dirigente che tenta di salvare ciò che resta della democrazia). Hoch cerca di convincere Billy a sottoporsi ad una visita per passare all’addestramento militare, ma la montagna ride di lui. Nel momento in cui Billy ride, l’eroe trovandosi all’angolo della sua bocca precipita da un’altezza di 200 piedi. Attraverso Hoch, Zappa fa satira sull’idolatria degli eroi e sulla tendenza a mitizzare gli individui.

    La canzone contiene una quantità impressionante di battute sulla storia locale della California meridionale (conduttori di notiziari televisivi, negozi locali, ristoranti, funzionari comunali, ecc.) e risulta non facile da seguire. I testi sono una miriade satirica di immagini monoculturali, la città di Los Angeles, la fine dell’America urbana, assurde giustapposizioni di situazioni, scandali politici, clientelismo, corruzione, degrado ambientale, questioni sociali. Il finale non è chiaro: la scena si dissolveva in un lungo pezzo strumentale. Il messaggio era aperto ad un’ampia interpretazione (fascismo contro comunismo? ecologia contro capitalismo?), ma questo non lo rendeva meno divertente.
    L’interazione tra Volman, Kaylan, il bassista Jim Pons e il resto della band è sbalorditiva. Ogni sera, nei concerti, circa la metà delle parole nel testo della canzone erano improvvisate come si può notare confrontando le due registrazioni pubblicate su Just Another Band From LA e Playground Psychotics (quest’ultima dura cinque minuti più a lungo). Qualche anno dopo, Zappa otterrà un risultato migliore, più completo e impressionante con “Le avventure di Greggary Peccary”.
    Billy the Mountain fu pubblicato per la prima volta nell’album Just Another Band from LA (1972): la registrazione originale proveniva da un live del 7 agosto 1971 a Los Angeles. Una versione alternativa è stata inclusa nell’album Playground Psychotics (1992) e una terza versione è stata pubblicata postuma nel 2011 nell’album Carnegie Hall (Zappa Family Trust).
    La canzone combina elementi di rock, jazz e persino teatro musicale.
    Billy ed Ethell incarnano la natura: Billy la montagna rappresenta la forza e la resilienza, mentre la moglie Ethell il nutrimento ed il sostegno della Terra.

  • Frank Zappa, Peaches en Regalia (Live Berlino 1978): review

    Frank Zappa, Peaches en Regalia (Live Berlino 1978): review

    Live a Berlino 1978

    In copertina: artwork di Bo Kev

    “Peaches è un classico, è probabilmente la canzone di Zappa definitiva per eccellenza di tutti i tempi. Non ho mai sentito dire a nessuno che non gli piace”.
    (Frank Zappa, Guitar For The Practicing Musician, maggio 1986).

    “Peaches en Regalia è l’unico brano per il quale non sono mai riuscito a scrivere parole” spiegò Zappa in Bugle American nel 1975. “Ci ho provato, ma non riesco a trovare un insieme di testi che funzionerà con esso. Se tu vedessi quella melodia su un pezzo di carta e qualcuno te la passasse durante una lezione di musica e ti dicesse ‘scrivici il testo’, ti sarebbe difficile farlo. Una sillaba per ottava nota. Non puoi cambiare la melodia”.

    Peaches en Regalia / Little Umbrellas” è un singolo di Frank Zappa. Il singolo fu pubblicato con l’etichetta Bizarre Records nel 1970 e presenta Frank Zappa alla chitarra, Ian Underwood alle tastiere, flauto, sassofono e clarinetto, Shuggie Otis al basso e Ron Selico alla batteria. I due brani sono estratti dal primo album solista ufficiale di Frank Zappa “Hot Rats (1969)”.
    Peaches en Regalia è una composizione jazz rock piuttosto impegnativa (seppure dall’atmosfera rilassata e solare) e uno dei momenti salienti di Hot Rats.

    “Peaches en Regalia nacque come una serie di accordi su cui lavorai, che scarabocchiai su un pezzo di carta, e questi accordi furono suonati da un gruppo di 4 elementi” disse Zappa alla NPR nel 1989.

    “Tutto il materiale melodico è stato scritto in studio, praticamente una riga alla volta: in seguito, o suonavo la parte extra oppure (chi suonava fiati e tastiere) Ian Underwood sovraincideva la parte extra. Quindi, era una composizione organica. Non era qualcosa per cui mi sedevo e scrivevo tutto lavorando con una partitura” (Frank Zappa).

    “Per registrare Peaches En Regalia ci sono volute più di 100 ore. Il lavoro ha richiesto molto tempo perché non hanno suonato più di quattro persone su ogni disco contemporaneamente, ci sono volute molte sovrapposizioni” (Frank Zappa)

    Come tutte le ambiziose composizioni jazz strumentali di Zappa, Peaches en Regalia proviene da un luogo strano, un luogo di uguale passione per la musica classica e ambizioni sperimentali e per il rock e un atteggiamento generale di controcultura. Disprezzo per il convenzionale, amore per lo strano. La pomposità di una marcia priva di rigore, una complessità stratificata degna del jazz del 1969 con manipolazioni in post-produzione per sterilizzarne le qualità organiche, prove intense e grande cura riversate in questa canzone.

    L’album Tinseltown Rebellion del 1981 conteneva la versione Peaches III con il caratteristico suono del sintetizzatore di Tommy Mars.
    Parte 1: Introduzione e precursore
    Peaches en Regalia è una composizione strumentale che potrebbe essere meglio descritta come una fusione jazz progressiva integrata con la sensibilità classica dell’era romantica (Occhiogrosso, 1989).

    Nel complesso, la struttura di questo pezzo ricorda le sonate dell’era romantica di Debussy e Strauss con tre diversi soggetti musicali collegati tramite brevi intermezzi e finalizzati con una coda ripetuta (Clendinning, 2005).

    Peaches en Regalia è stata registrata su un registratore a 16 tracce di nuova concezione costruito su misura per Zappa. il pezzo è ricco di sovraincisioni materiche ed è anche uno dei primi esempi di batteria con pan stereo (Zappa, 2010).

    Peaches en Regalia è stata inclusa nella versione “underground” di The Real Book, nonostante sia più complicata in termini compositivi rispetto ai tipici brani da jam session. Avere una canzone inclusa nel libro è stata definita come “la massima credenziale privilegiata per un compositore jazz”.
    Il brano è stato utilizzato come musica di sottofondo strumentale nel programma radiofonico della BBC London presentato da Danny Baker, nello spettacolo di Elis James e John Robins su BBC Radio 5 Live . Era anche la sigla del programma della BBC2 One Man’s Week dei primi anni ’70.
    Una cover del pezzo, registrata da Zappa Plays Zappa (con il figlio di Zappa Dweezil, Steve Vai e Napoleon Murphy Brock), ha vinto un Grammy Award per la migliore performance strumentale rock nel febbraio 2009.

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 6): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 6): the Story

    Food Gathering In Post-Industrial America 1992, Outrage At Valdez, Ruth Is Sleeping

    Zappa ha dedicato l’autobiografia “The Real Frank Zappa Book” a sua moglie, ai suoi figli, a Ko-Ko e Stephen Hawking, il famoso scienziato e cosmologo britannico.
    Oltretutto, Stephen Hawking fa parte della lista di persone che hanno ricevuto ringraziamenti per i loro “contributi molto speciali ma non meno significativi” nelle note di copertina di “The Yellow Shark”.

    Nel 1993, Frank pubblicò “The Yellow Shark”, un album orchestrale che Tom Waits ha salutato come “un ricco spettacolo di texture a colori” e “la chiarezza della perfetta follia”. Era l’album di Zappa preferito da Tom Waits. Poche settimane dopo aver rilasciato The Yellow Shark, Zappa morì. Aveva 52 anni.

    “L’idea alla base di Food Gathering In Postindustrial America (The Yellow Shark) è che ci stiamo evolvendo verso una società postindustriale, un Paese in cui tutti sono occupati a fornire servizi gli uni agli altri e a consumare prodotti che sono stati realizzati da altri. Questa composizione è costruita attorno ai piccoli atti di disperazione delle persone in cerca di cibo. Ogni volta che qualcuno trova qualcosa di commestibile, i musicisti gridano: Wooo”. (Frank Zappa, Oor, 5 settembre 1992)

    “Gran parte della musica atonale va oltre il livello di comprensione di moltissimi… incluso me da molti anni. Volevo ordine e regole nella mia musica perché la società mi diceva che era normale. Ad un certo punto della mia vita, quasi come se fosse stato premuto un interruttore della luce, all’improvviso ho potuto sentire una magnifica bellezza all’interno di pezzi meravigliosi come questo. E’ musica veramente libera… Zappa lo sapeva. Era davvero un maestro. Sono così grato che ora posso finalmente vedere (e apprezzare) questa bellezza. Avrei voluto che fosse stato con noi molto più a lungo e ci avesse insegnato molto di più. RIP Maestro (Michael Kieran Harvey)

    Zappa Ruth is sleeping (1993) played by Michael Kieran Harvey 1997 – solo version of two piano arrangement by Askin

    https://www.youtube.com/watch?v=lkJL10R2G-g

    EIHN (Everything Is Healing Nicely) è un album di Frank Zappa, pubblicato postumo attraverso lo Zappa Family Trust nel dicembre 1999. Contiene registrazioni effettuate con l’Ensemble Modern in preparazione di The Yellow Shark (1993).
    Queste sono registrazioni delle prove di Frank Zappa con l’Ensemble Modern in preparazione di The Yellow Shark”, scrive Todd Yvega.

    Frank Zappa, 1993, Roland’s Big EventStrat Vindaloo – Ensemble Modern Rehearsal

    https://www.youtube.com/watch?v=PHOTjVKHBBM

    FRANK ZAPPA: PRESS CONFERENCE YELLOW SHARK july 21 1992 Frankfurt

    https://www.youtube.com/watch?v=uzgQZcA4FD0

    FRANK / 1991
    The Ensemble Modern were our neighbours at the Institute for New Media in Frankfurt, Germany. In 1991 they were rehearsing and recording “Yellow Shark” in Zappa’s private studio in LA.

    https://www.youtube.com/watch?v=XM3C85UeYNU

    Frank Zappa with Ensemble Modern (Alte Oper, Frankfurt, Germany, 09.17.1992)
    Frank’s last professional public appearance.

    https://www.youtube.com/watch?v=NXEkQG8u7Tw

    Frank Zappa Rehearsing Ensemble Modern Frankfurt

    The name of the program is “Frank Zappa rehearsing the yellow shark with Ensemble Modern Frankfurt” where Frank rehearses the Ensemble Modern for a couple of weeks, before the Yellow Shark Concert. Frank has a lot of fun rehearsing with the group and even admits that the group had established a great rapport with him, to a point where things were starting to become absurd!!!

    https://www.youtube.com/watch?v=cACOoZ0VCDg

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 5): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 5): the Story

    Pentagon Afternoon, Times Beach II, Times Beach III

    Zappa, che ha diretto il vorticoso “G-Spot Tornado” la sera dell’inaugurazione, è soddisfatto dei risultati, ma ammette: “Ho potuto assistere solo alla prima e alla terza rappresentazione a Francoforte. Mi sono ammalato e sono dovuto tornare a casa. Se non fossi stato malato, l’esperienza sarebbe stata esaltante. Sfortunatamente, mi sentivo così atrocemente di merda che era difficile camminare, salire sul palco, sedersi, alzarsi in piedi. Non puoi divertirti quando sei malato, non importa quanto sia entusiasta il pubblico”.
    La risposta del pubblico e la preoccupazione per i problemi di salute del compositore sono state travolgenti. Persino il capo del PMRC Tipper Gore, che era al timone del movimento di censura alla fine degli anni ’80 a cui Zappa si oppose con tanta veemenza, lo contattò quando sentì che aveva il cancro.
    Zappa racconta: “Ai media piace dare l’illusione che Tipper Gore e io siamo nemici mortali. Non è così. Mi ha inviato una lettera dolce quando ha sentito che ero malato e lo apprezzo”.
    Un articolo cita un amico di Frank che dice: “Frank non si lascerà infastidire da qualcosa di stupido come il cancro”. Zappa fa una pausa, poi risponde sobriamente: “Beh, è fottutamente ottimista. Il cancro può infastidirti a morte. Sto combattendo per la mia vita. Per ora sto vincendo” ride, poi continua: “Ho già battuto le previsioni. Quando il cancro mi è stato diagnosticato per la prima volta, i medici non mi hanno dato tanto tempo ma ho sorpreso tutti rimanendo in vita così a lungo”.
    Il cancro alla prostata di Zappa è stato rilevato nel 1990, circa 8-10 anni dopo il suo primo sviluppo. Poiché era in fase avanzata, era considerato senza speranza. Frank è stato costretto a sottoporsi ad un’operazione alla vescica e a radioterapia. È reticente a parlare di più della sua malattia oltre al fatto che sta “facendo un sacco di altre cose” per la terapia.
    Lavorare sulla sua musica è una forma di terapia? “Lo faccio perché è quello che ho sempre fatto. Qual è l’alternativa? Stare a letto o lavorare? Se hai uno studio e hai ancora delle idee musicali, allora decidi di lavorare finché potrai farlo”.
    “Ero un nottambulo, ma ora di solito vado a letto alle sei o alle sette di sera. È difficile per me lavorare a lungo. Mi alzo alle 6:30 del mattino: se posso lavorare 12 ore, sento che sto davvero facendo qualcosa. Lo staff arriva verso le 9:30, quindi questo mi dà un po’ di tempo per lavorare da solo prima di stare seduto in studio tutto il giorno con loro”.
    La malattia di Zappa ha anche interrotto la sua campagna presidenziale di breve durata, ma molto seria, e ha ridotto i suoi piani per sviluppare il suo Why Not? Inc., un’impresa internazionale di licenze, consulenza e ingegneria sociale creata per stringere legami tra il blocco orientale e le imprese occidentali.
    “Finché l’Unione Sovietica non si è piegata, abbiamo trascorso 50 anni di Guerra Fredda convincendo gli americani che dovevamo combattere contro l’Impero del Male. Ho viaggiato in Russia cinque volte: era un disastro. Le persone non potevano nemmeno consegnare il latte. La CIA lo sapeva: perché non hanno detto che la Guerra Fredda era una merda e la Russia non era una minaccia per noi? Se avessimo lavorato con i russi per sviluppare quello che sapevano, saremmo stati tutti meglio. I russi potrebbero non avere i soldi, ma hanno il cervello. La mia idea con Why Not? era quella di lavorare con le cooperative di inventori, aiutandoli a concedere in licenza i loro brevetti di processi industriali e progettazione di apparecchiature in Occidente. Quando mi sono ammalato, ho dovuto interrompere i miei piani. È già abbastanza difficile per me viaggiare, non è una vacanza andare in Russia. Le condizioni sono tristi lì, è difficile trovare qualcosa da mangiare, il trasporto è un incubo e poiché non c’è un elenco telefonico russo, è quasi impossibile entrare in contatto con le persone a meno che non ti abbiano dato il loro numero di telefono in anticipo”.
    Secondo Zappa, i suoi sforzi internazionali non sono sempre stati apprezzati dal governo americano. “Ho un pubblico numeroso e devoto all’estero, ma molte persone in questo Paese non sanno ancora che esisto. Penso abbia a che fare con i repubblicani: non sono mai stati troppo entusiasti della mia esistenza. Ho la sensazione di essere stato inserito nella lista nera in questo Paese” dice Zappa “La mia musica non viene trasmessa alla radio qui. L’unica volta che posso apparire in TV è quando qualcuno vuole ottenere un mio commento divertente per le notizie”.
    Quando il drammaturgo/ex presidente ceco Vaclav Havel ha voluto fare di Zappa l’ambasciatore speciale in Occidente per il commercio, la cultura e il turismo, Frank ha ceduto con riluttanza alle pressioni dell’amministrazione Bush per abbandonare l’idea.
    (Pulse! agosto 1993)

    continua nella sesta parte

    https://www.youtube.com/watch?v=GZgH9WzpuxE

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 4): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 4): the Story

    The Girl In The Magnesium Dress, None Of The Above, III Revised

    Frank Zappa amava sopra ogni cosa le composizioni orchestrali; la sua attività nel mondo del rock era finalizzata a finanziare, senza guadagnarci nulla, i concerti e le registrazioni con le orchestre che selezionava o che gli commissionavano brani.
    Sempre in lotta con i sindacati dei musicisti che non concedevano abbastanza tempo per le prove (e, quindi, nel tentativo costante di far quadrare i bilanci per portare a termine i progetti), ha costellato la sua vita artistica di proposte.
    Poco prima della sua morte, riceve l’ennesima commissione. Sta per rinunciare quando scopre che l’ensemble è quello che ha sempre cercato: si tratta del giovane Ensemble Modern di Francoforte, una formazione di ottimi musicisti che si autofinanzia coi concerti e che è pienamente nello spirito della musica di Zappa. Con loro realizzerà il suo ultimo album. “The Yellow Shark”. La televisione tedesca registra uno dei concerti, che dimostra soprattutto come Zappa sia stato compositore di “tessuti sonori” dalle trame complesse, sovrapposte, assolutamente affascinanti. (Agoravox.it, 21 giugno 2012)

    Zappa, affascinato e influenzato da compositori classici come Igor Stravinsky, Varese, Boulez e John Cage, oltre a far eseguire alle sue band arrangiamenti di brani di Bartok, Ravel, Tchaikovsky e Stravinsky, sottolinea che in questi giorni scrive principalmente composizioni orchestrali sul suo Synclavier 9600, la tastiera digitale high-tech e il computer di campionamento collegato al suo studio di casa, l’Utility Muffin Research Kitchen.
    È qui che è stata concepita l’ultima gemma di Zappa di un album delle sue opere orchestrali dissonanti, stravaganti e inquietanti, The Yellow Shark.
    Eseguito in concerto dal gruppo di musica classica contemporanea europea Ensemble Modern composto da 25 membri, The Yellow Shark è una raccolta simile a una suite di nuovi arrangiamenti di brani classici di Zappa come “Dog Breath Variations” e “Be-Bop Tango” e nuovi lavori commissionati per il progetto come “Get Whitey” e “None of the Above”.
    EM e il suo direttore Peter Rundel hanno trascorso due settimane nel 1991 a Los Angeles presso lo studio Zappa Joe’s Garage provando i pezzi difficili e, poi, hanno trascorso altre due settimane sotto la supervisione del compositore perfezionista la scorsa estate in preparazione per la serie di otto concerti a Francoforte, Berlino e Vienna. (Pulse! agosto 1993)

    The Yellow Shark è un album dal vivo di Frank Zappa eseguito dall’orchestra tedesca Ensemble Modern e pubblicato nel 1993 dall’etichetta indipendente Rykodisc. È l’ultimo dei suoi album ad essere stato pubblicato prima della sua morte. Debilitato dalla malattia, il compositore statunitense poté contribuire nei concerti solo in qualità di direttore d’orchestra in pochi brani. Quest’album ed il successivo Civilization Phaze III, pubblicato postumo, sono da alcuni considerati tra i massimi capolavori di Zappa e un compendio della sua intera produzione.
    I pezzi di The Yellow Shark, tutti accomunati da una notevole complessità a livello musicale, includono lavori dell’esordio opportunamente arrangiati, come Uncle Meat e Dog Breath Variations, e pezzi nuovi scritti appositamente per l’Ensemble Modern, come Outrage at Valdez, Welcome to the United States e Questi Cazzi di Piccione, brano dedicato a Venezia con il ritmo delle note che per il loro numero dovrebbe rievocare i piccioni che invadono la città lagunare, come specificato nelle note di copertina: “Sta a significare “These Fucking Pidgeons”. Se siete mai stati a Venezia, beh, al posto degli alberi hanno i piccioni e i prodotti dei piccioni. Il che probabilmente è una delle ragioni per cui la città sta affondando. Il titolo deriva da una riflessione successiva. Ci sono tutti questi colpetti nel brano, che sono stati un’idea dei suonatori degli archi. Quando hanno provato ad imparare il brano, è stato molto difficile per loro imparare il ritmo e ricordarselo. Per questo uno dei ragazzi ha detto “Beh, perché non battiamo il tempo sui nostri strumenti mentre stiamo suonando?” — perché stavano suonando senza un direttore. Quando lo hanno suonato per me con i colpi dentro, ho detto loro di tenerli. Così potete immaginare che siano piccioni».

    Il 2 novembre 1993 viene pubblicato l’ultimo album di Frank Zappa (con lui ancora in vita). Si tratta di “The Yellow Shark”, disco nel quale l’orchestra tedesca Ensemble Modern esegue dal vivo (nel settembre 1992) le composizioni del musicista americano. Ormai debilitato dalla malattia Zappa partecipò in veste di direttore d’orchestra in alcuni brani.

    C’è una connessione musicale tra Civilization Phase III e The Yellow Shark?
    “Uno dei pezzi di The Yellow Shark, Beat the Reaper, è incluso in Civilization Phase III”.
    (Frank Zappa, T’Mershi Duween 26, settembre 1992)

    continua nella quinta parte

    https://www.youtube.com/watch?v=2XqbknZhiBg

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 3): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 3): the Story

    Questi Cazzi Di Piccione, Pound For A Brown, G-Spot Tornado

    L’idea per la realizzazione del disco fu del regista tedesco Henning Lohner, che aveva diretto un documentario su Zappa: nel 1991, suggerì al direttore del Festival di Francoforte di commissionare al musicista una composizione per l’edizione del 1992.
    La musica fu affidata all’Ensemble Modern, gruppo tedesco di 18 elementi diretto da Peter Rundel, specializzato in musica d’avanguardia contemporanea.
    Il gruppo trascorse due intense settimane a Los Angeles a luglio del 1991 per provare con Zappa.
    Durante le sessioni allo studio Joe’s Garage di Zappa, il direttore musicale del gruppo Andreas Mölich-Zebhauser fu attratto dalla sagoma di un pesce in fibra di vetro e lo elesse a simbolo del progetto.
    Zappa accettò che i concerti prendessero il nome The Yellow Shark (squalo giallo) a patto che non diventasse il nome della composizione e regalò il pesce a Mölich-Zebhauser.

    Siamo saliti in molti, disordinatamente, come in pellegrinaggio, “per vedere di nascosto l’effetto che fa”: la campagna mitteleuropea di fine estate di Frank Zappa aveva mobilitato energie e affetti.
    La sua opera-testamento, “The Yellow Shark”, veniva ospitata dal 17 al 19 settembre nel cartellone delle manifestazioni dell’Alte Oper di Francoforte, per poi trasferirsi a Berlino e a Vienna, otto repliche in tutto: le ultime, era stato ufficiosamente annunciato, che prevedessero anche la sua presenza sul palcoscenico.
    Non è andata esattamente cosi: il tumore che l’ha aggredito ormai da un paio d’anni è un ospite ingombrante e indesiderato, l’artista è debole e nelle due sole apparizioni di Francoforte Frank ha centellinato gli interventi, dirigendo l’orchestra, per esempio, da seduto, con i movimenti ridotti al minimo.
    Nella sala austera, molto tedesca della Alte Oper, nonostante i prezzi alti, si registrava il tutto esaurito e insolita era la composizione del pubblico, con i presenzialisti che anche in Germania esistono, signorotti rigorosamente incravattati e dame solenni e ingioiellate, al fianco di devoti zappiani, vecchi hippies e giramondo che a Francoforte erano convenuti per l’evento di commiato. Si, perché anche senza dirlo, “The Yellow Shark” era l’occasione di saluto estremo (e chissà quanto sarcasmo o premonizione Frank ha messo nel dettare il saluto alle agenzie, prima di infilarsi nell’aereo che lo riportava negli States: “Vado a morire a casa mia”), un de profundis giocato con garbo e malizia, con il classico vento dissacrante appena percorso da un filo di acidità.
    Sulle bancarelle il tripudio di sempre, T shirt, manifesti, programmi di sala, sovrastati da un’immagine spietata, la fotografia di un uomo stanco, invecchiato, in lotta con qualcosa di più grande di lui.
    “The Yellow Shark”, che è stato ripreso da una pay-tv tedesca e che pare destinato ad aggiungersi entro qualche mese alla filmografia già folta, dovrebbe poi uscire anche su disco per allungare la vorticosa e convulsa girandola di pubblicazioni che proprio da un paio di stagioni ha subito un’impennata.
    Dal punto di vista dello spettacolo, c’è da sottolineare il carattere antologico dell’opera, dove la ripresa di antiche cellule zappiane, pepite scavate dai pozzi di “Uncle Meat” o di “Roxy And Elsewhere”, è stata qui piegata alla volontà del musicista per una rilettura in chiave orchestrale, il drappello di venticinque elementi dell’Ensemble Modern, e supporto dell’amato Synclavier a cui Zappa si è ultimamente dedicato spesso e volentieri.
    A modo suo, pur inscatolato in un teatro come quella dell’Alte Oper, tutto statue e velluti, “The Yellow Shark” si segnala come una sintesi multimediale, perché oltre a qualche rapida pantomima, all’inizio, nelle battute di riscaldamento e le pistole in plastica che sparano a raffica in “Pentagon Afternoon”, a movimentare l’atmosfera ci pensano poi i sei ballerini della compagnia “La La Human Steps Dance”, mobilissimi, sfrenati, agitati nel loro accompagnamento ginnico-gestuale, una vera e propria botta, un impatto che pare una fulminazione. Compaiono solo in un paio di pezzi; è scintillante, sapientemente estremista la loro incursione, quasi a fare da contrappeso ad alcuni disegni particolarmente fragili, sottigliezze pseudo-minimaliste, di scuola comunque classica, che nei due tempi Zappa ha voluto allestire.
    In effetti, il patchwork in alcuni frangenti è sembrato sfuggire di mano al capobanda, certe parentesi si fondavano su partiture e suoni un po’ sbrodolati, ma altrove la tessitura dei fiati, la disposizione degli archi assumevano una delicatezza tutta speciale, una poesia tratteggiata con rigore e con candore. Finale in crescendo per toni e colori orchestrali, gag esclusiva con “Welcome To The United States”, parodia che non si sgualcisce né perde di brillantezza, nemmeno a distanza di tanto tempo. Bene, bravi, bis ed epilogo con applausi torrenziali. Adieu, Mr. Zappa.
    (Hi, Folks! novembre-dicembre 1992)

    continua
    https://www.youtube.com/watch?v=yV9rOIEj6ho

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 2): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 2): the Story

    Dog Breath Variations, Be-Bop Tango, Exercise #4

    L’ultimo progetto di Zappa si chiama The Yellow Shark. È uno spettacolo completo con la musica dell’Ensemble Modern tedesco e la danza del gruppo canadese La La La Human Steps. Il 17, 18 e 19 settembre sarà eseguito all’Alte Oper di Francoforte, il 22 e 23 settembre alla PhilHarmonie di Berlino e il 26 e 27 settembre alla Conzerthaus di Vienna.
    Negli ultimi anni Zappa è stato sempre più richiesto come compositore per orchestre classiche ed ensemble, ma le esperienze negative (tra cui quelle con la Royal Philharmonic Orchestra e la London Symphony Orchestra) lo avevano reso alquanto sospettoso. Tuttavia, sembra funzionare bene con l’Ensemble Modern.
    “L’Ensemble mi ha assicurato un periodo di prove sufficientemente lungo, due settimane a luglio e un’altra settimana o dieci giorni a settembre. In questo modo, posso raggiungere un livello di perfezione impossibile con altre orchestre che non sono disposte a dedicare abbastanza tempo alle prove”.

    Il progetto The Yellow Shark può essere paragonato ad altre tue composizioni classiche?
    “Non proprio. Innanzitutto, il suono sarà diverso a causa della strumentazione specifica. In secondo luogo, l’organizzazione di questo progetto è totalmente diversa dalle precedenti. I musicisti sono venuti a Los Angeles per due settimane l’anno scorso. Ho avuto modo di giudicarli individualmente e ho potuto sentire qual era la specializzazione specifica di ogni musicista. Per un compositore è utile sapere in anticipo in che modo può gestire ogni musicista. C’è una grande varietà di elementi in The Yellow Shark, da pezzi con ritmi complicati a composizioni senza alcun ritmo”.

    Dirigerai The Yellow Shark?
    “Due o tre pezzi, tutte improvvisazioni. Il resto sarà condotto dal direttore abituale dell’Ensemble Modern, Peter Rundel”.

    Si unisce a voi una compagnia di danza canadese, La La La Human Steps. È stata una tua scelta?
    “Sì. Avevo visto una videocassetta del gruppo e ho pensato che fossero speciali. Ho pensato che il loro stile si sarebbe adattato bene al progetto. Balleranno su tre o quattro brani, tra cui Beat The Reaper, una composizione per registratore”.

    The Yellow Shark verrà registrato?
    “Tutti i concerti verranno registrati perché saranno tutti diversi per via delle improvvisazioni. Penso che avrò abbastanza registrazioni per due CD. Saranno rilasciati l’anno prossimo”.

    Pubblicherai altri video?
    “Attualmente, stiamo lavorando a un documentario sul progetto The Yellow Shark. Il prossimo anno ci sarà probabilmente un home-video del concerto”.

    Per anni hai agito contro la censura degli album rock. La battaglia continua?
    “Temo che non si possa più fare molto contro la censura, di certo quando il signor Gore e i suoi signori entreranno nella Casa Bianca”.

    Quindi sarà una scelta difficile tra Clinton e Bush?
    “Non mi fido di nessuno dei due”.

    Hai preso in considerazione l’idea di candidarti alla presidenza, ma hai dovuto annullare l’idea a causa di problemi di salute. Se mai dovessi diventare presidente, quale sarebbe la tua agenda?
    “Per prima cosa, limiterei il più possibile il numero degli avvocati. Uno dei problemi degli Stati Uniti è che ci stiamo degradando in una società senza legge. Uno dei motivi è che c’è troppa legislazione fatta da avvocati che risiedono in Parlamento. Ormai ci sono così tante leggi, che nessuno riesce più a capirci niente. È così che gli Stati Uniti si stanno trasformando in un Paese di criminali. Solo i ricchi possono salvarsi. Coloro che non hanno soldi vengono denunciati per trasgressioni di cui non sono a conoscenza. Il governo federale a questo punto è un fallimento. Sarà necessaria una grande dose di ingegno sociale affinché i cittadini credano che gli Stati Uniti siano davvero necessari”.

    Hai mostrato molto interesse per la politica europea. Il 24 giugno dello scorso anno, il giorno in cui le truppe Sovjet hanno ufficialmente lasciato la Cecoslovacchia, hai inviato ai tuoi fan a Praga il seguente messaggio: “Mantieni unico il tuo Paese”…

    “Sono a favore di Paesi che mantengono la loro unicità. Ciò non implica che io sia per il nazionalismo crudo e illimitato. Un Paese può mantenere la sua unicità e continuare a lavorare con altri Paesi. È un errore dividere la Cecoslovacchia. Le argomentazioni etniche sono sempre sbagliate. La violenza non può compensare le ingiustizie avvenute secoli fa. Quello che sta succedendo in Jugoslavia e in alcune parti dell’ex Unione Sovietica è sbagliato. Questo non risolve un’ira che si è accumulata nel corso dei secoli. Il mondo è troppo fragile, complicato, per essere diviso in pezzi ancora più piccoli”.
    (Oor, 5 settembre 1992)

    continua nella terza parte

    https://www.youtube.com/watch?v=QTIu1Lomm1Q