Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: What does it mean?

  • Frank Zappa, Rubber Shirt (xenochrony): review

    Frank Zappa, Rubber Shirt (xenochrony): review

    Rubber Shirt (dall’album Sheik Yerbouti, 1979)

    Sfidare l’autorità e mettere in discussione le norme sociali è un classico dei testi di Frank Zappa.
    Il titolo di Rubber Shirt (brano strumentale che fa parte dell’album Sheik Yerbouti, 1979) fa pensare ad una metafora delle lotte e delle sfide affrontate dalle persone nel conformarsi alle norme sociali.
    La ‘maglietta di gomma’ è vista come un simbolo delle pressioni e richieste imposte dalla società che soffocano il nostro vero Sé. E’ una critica al cieco conformismo e alla soppressione dell’individualità.
    Rubber Shirt può anche essere visto come un commento satirico sulla superficialità e assurdità della cultura contemporanea. Del resto, Zappa raramente dava spiegazioni chiare ed esplicite sul significato delle sue canzoni (titoli o testi) durante le interviste. Preferiva lasciare che gli ascoltatori interpretassero le sue composizioni a modo loro, il che alimentava anche discussioni intriganti tra i fan. La bellezza del lavoro di Zappa risiede anche nella sua capacità di stimolare pensieri, evocare emozioni e trascendere i confini.
    La canzone presenta armonie complesse che ne aumentano il fascino e la profondità.
    Le esibizioni live di Rubber Shirt spesso prevedevano estesi assoli strumentali.

    https://www.youtube.com/watch?v=poU4p_sodzs

    Nel booklet del CD “Sheik Yerbouti”, Zappa ha spiegato come è stato creato il brano “Rubber Shirt” applicando quella che chiamava xenocronia (termine da lui stesso coniato). La traccia di basso e quella di batteria sono state registrate separatamente. Sono stati messi uno sopra l’altro utilizzando una tecnica di risincronizzazione, creando l’illusione di essere suonati insieme. Afferma anche che ciò è stato fatto durante “Friendly little finger” e “Yo ‘mama”. È noto che abbia applicato intensamente questa tecnica nell’album “Joe’s Garage”. In questo caso, c’è un sample tratto da “On the bus” in questo studio, dove si può effettivamente vedere su carta come funzionava la xenocronia. Un altro è “Outside now (original solo)” sovrapposto al vamp di “Keep it greasy”, anch’esso incluso in questo studio.
    Nel caso di “Rubber Shirt”, il risultato non doveva avere un metro costante. La parte di basso originale di Patrick O’Hearn è in 4/4, mentre la parte di batteria di Terry Bozzio è in 11/4. La manipolazione delle tracce rende il ritmo di “Rubber Shirt” piuttosto libero, senza limiti.
    Il risultato musicale di “Rubber Shirt” è unico. E’ impossibile avere due persone che improvvisano in questo modo con metri e ritmi irregolari o cambiare il tempo rimanendo comunque spesso uguali. In un vero duetto è necessario che uno conosca le basi di ciò che sta facendo l’altro, è necessaria una qualche forma di stabilità.
    (zappa-analysis.com)

    Si trovano ‘strane sincronizzazioni’ in “Rubber Shirt”: è il risultato di due musicisti che non si sono mai incontrati nella stessa stanza contemporaneamente e che suonano a due ritmi diversi, con due stati d’animo diversi, per due scopi diversi, il tutto mescolato insieme.

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    FZ nelle note di copertina di Shek Yerbouti: “La parte di basso è estratta da un master a quattro tracce di una performance tenutasi a Goteborg, in Svezia, nel 1974, che ho fatto sovraincidere da Patrick O’Hearn su una traccia di assolo di chitarra con tempo medio in 4/4. Le note scelte venivano più o meno specificate durante la sessione di sovraincisione, quindi non si trattava del tutto di un “assolo di basso” improvvisato. Un anno e mezzo dopo, la traccia del basso è stata separata dal master svedese e trasferita su una traccia di un altro master in studio a 24 tracce per una canzone lenta in 11/4. Il risultato di questa risincronizzazione sperimentale (la stessa tecnica è stata utilizzata nell’album Zoot Allures in Friendly Little Finger) è il pezzo che stai ascoltando. Tutta l’interazione sensibile e interessante tra il basso e la batteria non è mai realmente avvenuta…”.
    La traccia di basso di O’Hearn è nata come sovraincisione sull’assolo di FZ da Inca Roads (Goteborg, 1974). FZ ha trasmesso questa versione di Inca Roads con le sovraincisioni di O’Heran su WSOU FM nel 1978.
    La traccia di batteria di Bozzio ha origine da una registrazione in studio di un pezzo intitolato Number 9 che è una versione del motivo Outside Now in 11/4 a cui FZ fa riferimento nelle note di copertina di Sheik Yerbouti come “una canzone lenta in 11/4”.
    (Zappa Wiki Jawaka)

    L’ultima immagine del video riporta il commento di Frank Zappa dall’album originale Sheik Yerbouti.

  • Frank Zappa, Peaches en Regalia (Live Berlino 1978): review

    Frank Zappa, Peaches en Regalia (Live Berlino 1978): review

    Live a Berlino 1978

    In copertina: artwork di Bo Kev

    “Peaches è un classico, è probabilmente la canzone di Zappa definitiva per eccellenza di tutti i tempi. Non ho mai sentito dire a nessuno che non gli piace”.
    (Frank Zappa, Guitar For The Practicing Musician, maggio 1986).

    “Peaches en Regalia è l’unico brano per il quale non sono mai riuscito a scrivere parole” spiegò Zappa in Bugle American nel 1975. “Ci ho provato, ma non riesco a trovare un insieme di testi che funzionerà con esso. Se tu vedessi quella melodia su un pezzo di carta e qualcuno te la passasse durante una lezione di musica e ti dicesse ‘scrivici il testo’, ti sarebbe difficile farlo. Una sillaba per ottava nota. Non puoi cambiare la melodia”.

    Peaches en Regalia / Little Umbrellas” è un singolo di Frank Zappa. Il singolo fu pubblicato con l’etichetta Bizarre Records nel 1970 e presenta Frank Zappa alla chitarra, Ian Underwood alle tastiere, flauto, sassofono e clarinetto, Shuggie Otis al basso e Ron Selico alla batteria. I due brani sono estratti dal primo album solista ufficiale di Frank Zappa “Hot Rats (1969)”.
    Peaches en Regalia è una composizione jazz rock piuttosto impegnativa (seppure dall’atmosfera rilassata e solare) e uno dei momenti salienti di Hot Rats.

    “Peaches en Regalia nacque come una serie di accordi su cui lavorai, che scarabocchiai su un pezzo di carta, e questi accordi furono suonati da un gruppo di 4 elementi” disse Zappa alla NPR nel 1989.

    “Tutto il materiale melodico è stato scritto in studio, praticamente una riga alla volta: in seguito, o suonavo la parte extra oppure (chi suonava fiati e tastiere) Ian Underwood sovraincideva la parte extra. Quindi, era una composizione organica. Non era qualcosa per cui mi sedevo e scrivevo tutto lavorando con una partitura” (Frank Zappa).

    “Per registrare Peaches En Regalia ci sono volute più di 100 ore. Il lavoro ha richiesto molto tempo perché non hanno suonato più di quattro persone su ogni disco contemporaneamente, ci sono volute molte sovrapposizioni” (Frank Zappa)

    Come tutte le ambiziose composizioni jazz strumentali di Zappa, Peaches en Regalia proviene da un luogo strano, un luogo di uguale passione per la musica classica e ambizioni sperimentali e per il rock e un atteggiamento generale di controcultura. Disprezzo per il convenzionale, amore per lo strano. La pomposità di una marcia priva di rigore, una complessità stratificata degna del jazz del 1969 con manipolazioni in post-produzione per sterilizzarne le qualità organiche, prove intense e grande cura riversate in questa canzone.

    L’album Tinseltown Rebellion del 1981 conteneva la versione Peaches III con il caratteristico suono del sintetizzatore di Tommy Mars.
    Parte 1: Introduzione e precursore
    Peaches en Regalia è una composizione strumentale che potrebbe essere meglio descritta come una fusione jazz progressiva integrata con la sensibilità classica dell’era romantica (Occhiogrosso, 1989).

    Nel complesso, la struttura di questo pezzo ricorda le sonate dell’era romantica di Debussy e Strauss con tre diversi soggetti musicali collegati tramite brevi intermezzi e finalizzati con una coda ripetuta (Clendinning, 2005).

    Peaches en Regalia è stata registrata su un registratore a 16 tracce di nuova concezione costruito su misura per Zappa. il pezzo è ricco di sovraincisioni materiche ed è anche uno dei primi esempi di batteria con pan stereo (Zappa, 2010).

    Peaches en Regalia è stata inclusa nella versione “underground” di The Real Book, nonostante sia più complicata in termini compositivi rispetto ai tipici brani da jam session. Avere una canzone inclusa nel libro è stata definita come “la massima credenziale privilegiata per un compositore jazz”.
    Il brano è stato utilizzato come musica di sottofondo strumentale nel programma radiofonico della BBC London presentato da Danny Baker, nello spettacolo di Elis James e John Robins su BBC Radio 5 Live . Era anche la sigla del programma della BBC2 One Man’s Week dei primi anni ’70.
    Una cover del pezzo, registrata da Zappa Plays Zappa (con il figlio di Zappa Dweezil, Steve Vai e Napoleon Murphy Brock), ha vinto un Grammy Award per la migliore performance strumentale rock nel febbraio 2009.

  • Frank Zappa & LA Experience: satire on Los Angeles, ‘Babylon of plasticity’, review, 2 songs

    Frank Zappa & LA Experience: satire on Los Angeles, ‘Babylon of plasticity’, review, 2 songs

    City of Tiny Lights (Live Palladium, NY, Halloween 1977), Valley Girls (1982 video with Frank Zappa Daughter Moon Unit)

    Una delle principali preoccupazioni di Zappa sembra essere l’accurata rappresentazione di quella che si potrebbe chiamare “LA Experience” o “Los Angeles is a state of mind”.
    Molti dei pezzi satirici di Zappa trattano di questa dilagante ‘Babilonia di plasticità’.
    Zappa è riuscito a distillare l’essenza della mentalità di Los Angeles nella sua forma più pura. Quei mostri che vivono a Los Angeles servono come una sorta di specchi da bar che distorcono la contraddizione fondamentale dell’esistenza in una valle di cemento e smog in quella che può essere definita “irriverenza plastica”. Chi c’è stato lo sa. Chi non l’ha fatto, non lo saprà mai.
    Il segreto del successo di Frank Zappa con gli artisti che sceglie di registrare potrebbe essere chiamato “l’approccio dell’orecchio della mosca” alla registrazione: è rilassato e totalmente naturale, pur essendo strettamente organizzato e abilmente montato.
    Zappa è un maestro nell’arte della rappresentazione elettronica, non solo del talento ma anche della personalità e dello stile di vita. In effetti, potrebbe aver inventato quei rami dell’arte.
    (Crawdaddy, 1970, vol. 4)

    “Quando andiamo in tour, la vita nel gruppo comincia ad assomigliare a quella nell’esercito. Ogni concerto è una campagna ed è molto probabile che non si sappia dove ci si trova in un dato momento. Seduto nella propria stanza, il più delle volte impegnato con gli altri ragazzi del gruppo, potresti anche essere a casa a Los Angeles. Sembra che portiamo sempre con noi una “bolla misteriosa” della coscienza di LA e all’interno di quella bolla accadono cose strane”. (Impact, gennaio 1972)

    Freak Out! porta il dadaismo della costa occidentale a sopportare l’esplosiva plasticità della controcultura degli anni ’60. Distruggendo la scena di Los Angeles, Zappa ci guida attraverso il mondo di Sunset Strip immergendosi nel suo prezioso doo-wop (“Go Cry On Somebody Else’s Shoulder”) e raccontando en passant le rivolte di Watts del 1965 (“Trouble Every Day”). (Uncut, febbraio 2006)

    I Mothers divennero, inizialmente un po’ per gioco e un po’ per necessità, un laboratorio creativo permanente. Ciò accadde non a Los Angeles ma a New York, tra la primavera e l’estate del 1967, al Garrick Theatre. Il che spiega anche perché Zappa si perse la Summer of Love californiana, guadagnando in compenso gloria eterna.
    (tratto dal libro “Il teatro musicale dei Mothers of Invention” di Gianfranco Salvatore)
    In una celebre intervista degli anni ’80, alla domanda rivolta a Frank da un giornalista che, non conoscendolo bene, lo vedeva come un hippy: “Quali sono i tuoi ricordi della Summer of Love?”, lui rispose: “Non ricordo alcuna Summer of Love, ma The Golden Age of Fucking!”.
    (Rockerilla, settembre 2016)

    “Uncle Meat” è un’esperienza, non un film; un concetto che nasce direttamente dalle tecniche compositive di Frank Zappa. Puoi intuitivamente afferrare Zappa ma non essere in grado di spiegarlo se non in altre immagini: la sua musica è fantasiosa, crea immagini di Los Angeles, polizia robotica alimentata da plastica e bambini perduti, lapidati, super-psichedelici in un mondo folle.
    Uncle Meat è una visione della follia interpretata attraverso la mente di Zappa e le Madri sono gli attori di una pazza farsa: sono i contrasti di un mondo folle, gli attori di uno psicodramma che non ha inizio né fine.
    Il dialogo è dolorosamente casuale ma simbolico; rappresenta il caos in corso… Se siamo tutti pazzi e vediamo la follia di un governo impazzito forse è perché anche loro sono nel film.
    (Rock Magazine, 8 giugno 1970)

    https://www.youtube.com/watch?v=BeeTrv41ATo&t=442s

    “La radio di Los Angeles non dà al pubblico la possibilità di ascoltare tanta musica interessante come succede nel Midwest. La radio di Los Angeles è una delle radio più noiose del Paese”.
    (Frank Zappa, Record World, 21 gennaio 1978)

    Zappa una volta ha detto a un intervistatore che Freak Out è stato realizzato dopo che “ho realizzato registrazioni di ricerche sul comportamento di ragazzi di 17 anni in Ontario, California” e sembra proprio così.
    È un aspro commento sul mondo dei centri commerciali delle autostrade della California meridionale, la società che incoraggia il fiorire del cemento e del neon e sulle vittime della grossolana mega-crescita di Los Angeles: i giovani. (BAM, gennaio 1978)

    Nella canzone City of Tiny Lights, Zappa si riferisce a Los Angeles. Il brano è noto per i suoi testi satirici ed i complessi arrangiamenti musicali. I testi sono sorprendentemente vuoti e ripetitivi, un modo per tradurre in canzoni le minuscole menti dei minuscoli abitanti.

    https://www.youtube.com/watch?v=_zr42ZiXD3Q

    “Valley Girl” interpretata da Moon Unit Zappa, la figlia di Frank, prende in giro gli abitanti più superficiali e materialisti della San Fernando Valley di Los Angeles.

  • Frank Zappa, the ‘Bulgarian bagpipe’ technique: what is it? 2 songs

    Frank Zappa, the ‘Bulgarian bagpipe’ technique: what is it? 2 songs

    Gee, I Like Your Pants e Variations On The Carlos Santana Secret Chord Progression (dall’album Shut Up And Play Yer Guitar, 1981)

    Vorrei chiederti una tecnica specifica che sembra essere un ‘motivo Zappa’ in molte delle tue registrazioni: la tecnica della ‘cornamusa bulgara’.
    “Intendi con il plettro alle corde? Con la mano sinistra batti le note e con la mano destra batti le note anche con un plettro. Invece di pizzicare la corda che stai premendo, la colpisci e poi la premi contro il tasto in modo da azionarla e determinarne anche l’altezza: puoi muoverti avanti e indietro molto velocemente in quel modo solo puntandolo in basso verso la corda. Puoi ascoltarlo su “Gee I Like Your Pants” e “Variations On The Carlos Santana Secret Chord Progression”. In realtà, l’ho imparato dal batterista Jim Gordon, che l’ha appreso da un altro chitarrista. Me lo mostrò nel 1972. Fu allora che vidi per la prima volta qualcuno farlo: la prima volta l’ho usato in concerto a Vienna nel ‘72 o ‘73. Ho deciso che l’avrei provato e, da quel momento, l’ho fatto”.
    (Down Beat, febbraio 1983)

    Cosa pensi della musica indiana?
    “Ho sempre amato la musica indiana. Pensavo di andare in India per ascoltare questa musica ma poi ho scoperto quanti vaccini dovevano farti e quali malattie si rischiano e mi sono limitato ad ascoltare i dischi. Mi piace la musica indiana e mi piace molto la musica bulgara”.
    Hai mai assistito a un concerto di donne bulgare? Le hai incontrate?
    “È stata un’esperienza abbastanza spaventosa. Portano con sé alcuni musicisti. C’è un ragazzo che suona una specie di batteria o qualcosa di simile alla chitarra, ma questi ragazzi sembrano far parte del KGB bulgaro, come cani da guardia del gruppo. Avevano un look speciale, un cappotto di pelle nera, e stavano nel backstage. Una volta finito il concerto, le ragazze erano tutte nel camerino. Erano in fila per un ricevimento formale e siamo entrati per salutarle, poi ci hanno fatto uscire. Non potevi avere alcuna comunicazione con loro”.
    Ascolti mai musica africana, roba tribale?
    “Sì, l’ho ascoltata. Molte persone sono affascinate dal ritmo, ma il ritmo non è così eccitante per me. Non sono interessato alla musica africana come lo sono per la musica bulgara, sarda o indiana. Penso che molte persone ascoltino musica africana e vogliano consumarla nello stesso modo in cui consumerebbero un disco di una drum machine statunitense. Quel ritmo fantasioso e costante. Il mio gusto per il ritmo va in altre direzioni”.
    E la musica asiatica? Indonesiana? Gamelan, balinese o giavanese?
    “Mi logora. Il timbro è bello, ma va avanti all’infinito: possono suonare la stessa cosa pentatonica per secoli e secoli. È simile alla musica minimalista”.
    Che mi dici della noh music? Giapponese?
    “Mi piace. E’ come la musica da fantascienza di Webern con gente che fa grugniti irregolari seguiti da un colpo di batteria e tutta questa roba stranamente equilibrata. Include punti sonori nel tempo stranamente bilanciati, non ho idea di cosa si tratti o cosa succederà sul palco, ma il suono è qualcosa che trovo interessante”.
    (Best of Guitar Player, 1994)

    “La mia musica preferita, dopo quella bulgara, è la musica tradizionale indiana. E’ una forma molto interessante di serialismo, anzi uno dei primi esempi in assoluto di musica seriale, ed è sicuramente più piacevole da ascoltare della musica seriale contemporanea: ci sono regole precise per determinare, in un dato raga, quali gruppi di note possono essere usati in senso ascendente e quali in senso discendente, nonché i limiti entro cui quelle stesse note possono essere variate nell’improvvisazione, e in un certo senso tutto questo è molto seriale.
    Credo che ci sia una certa affinità con il mio modo di lavorare, perché anch’io ho a che fare con materiali tonali e con cose che talvolta all’ascolto possono non sembrare tonali perché implicano combinazioni di intervalli estranee ad ogni armatura di chiave tradizionale; tutto questo materiale, poi, viene manipolato attraverso strategie seriali che assomigliano più ai processi di sviluppo della musica indiana che non al serialismo matematico europeo e occidentale, quello che si studia sui testi universitari”.
    Il raga come congegno di proliferazione seriale, dunque: l’interesse squisitamente etno-musicologico si stempera nell’attenzione ai modelli compositivi.
    (Riccardo Giagni, Sonora n. 4 – 1994)

    Sei sempre stato sottovalutato come chitarrista rock. Il tuo stile è basato sul blues ma è molto originale e distintivo.
    “La base deriva sia dalla musica orientale sia dal blues. Penso che sia naturale per me. Parte dell’influenza orientale è simile ai suoni greci, turchi, bulgari e indiani”.
    (Down Beat, 18 maggio 1978)

  • Frank Zappa, Sofa (7 versions): review, meaning

    Frank Zappa, Sofa (7 versions): review, meaning

    Sofa No. 1 (album One Size Fits All, versione strumentale, 1975)
    Sofa No. 2 (album One Size Fits All, versione vocale, 1975)
    Sofa (1977 Mix), Zappa Original Motion Picture Soundtrack (2020, UMG)
    Sofa (album Zappa In New York, 1978)
    Sofa No. 2 (live in Munich, 1978)
    Sofa #1 (album The Best Band You Never Heard In Your Life, 1991)
    Sofa No. 1 (album Zappatite, 1991)

    In copertina: artwork di Salvador Luna (Lunatico)

    Inizialmente, Sofa veniva eseguita soltanto live. Faceva parte di una composizione più lunga nel periodo di Flo e Eddie, quando Mark Volman fingeva di essere un divano.
    Nel 1975, Sofa fece la sua prima apparizione nell’album One Size Fits All (1975) come versione strumentale e vocale (“Sofa No. 1” e “Sofa No. 2”). Al centro della copertina dell’album c’è un enorme divano con le iniziali OSFA, anagramma di SOFA.
    Nello stesso anno, “Sofa No. 2″ fu pubblicato come singolo in Germania col titolo di “Du bist mein Sofa”. La traccia di “Sofa No. 1” è apparsa nell’album live Zappa in New York (1976) con il titolo di Sofa.
    Nell’album You Can’t Do That on Stage Anymore vol. 1, Sofa #1 è la versione vocale e “Sofa #2” è la versione strumentale. Sia in One Size Fits All che in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 1, “Sofa No./#1” è la traccia 3, mentre “Sofa No./#2” conclude ciascun album.
    Nell’album Playground Psychotics, il brano è rinominato “Divan”.
    Sofa è una delle canzoni di Zappa più citate in tutta la sua discografia. E’ una miscela unica di rock, jazz e musica sperimentale.

    Nel 1993, Steve Vai fece una cover di Sofa per l’album tributo a Zappa (Zappa’s Universe). La cover vinse un Grammy Award nel 1994 per la migliore performance strumentale rock: fu il primo dei 3 Grammy vinti da Steve Vai.

    Sofa era la canzone preferita di Gail Zappa, moglie di Frank.
    Matt Groening, ideatore dei Simpsons, era un patito fan di Zappa. Il famoso divano della serie animata prende spunto da Sofa.

    La versione vocale di Sofa contiene testi in inglese e in tedesco. I testi in inglese citano vari elementi della natura (cielo, acqua, nuvole), mentre quelli in tedesco descrivono la ‘dinette cromata del divano’, ‘ tutti i giorni e tutte le notti’.
    Ya Hozna (incluso nell’album Them or us, 1984) include parti vocali di Sofa No. 2 suonate al contrario, parti di Lonely Little Girl (dell’album We’re Only in It for the Money) e materiale inutilizzato di Valley Girl (album Ship Arriving Too Late a Save a Drowing Witch) riprodotto in reverse.

    Significato di Sofa No. 1
    Il significato della canzone, aperto all’interpretazione, esplora vari temi: desiderio, conforto, introspezione.
    Il divano simboleggia una piccola oasi, un luogo di riparo lontano dal caos, una ricerca di conforto in tempi difficili, tra vulnerabilità e introspezione. Evoca una serie di emozioni, dalla tranquillità alla malinconia e alla nostalgia. Spinge l’ascoltatore a riflettere sulle proprie esperienze ed emozioni.

    Sofa (Swiss Cheese/Fire!) di Zappa è un brano complesso e surreale che approfondisce i temi dell’identità, desiderio e ruolo del potere nelle relazioni. Nei dialoghi in inglese e tedesco, Frank Zappa si lancia in una narrazione tanto umoristica quanto introspettiva.
    Mark Maroon sostiene di essere un grasso divano maroon: cerca di spiegare la sua identità al pubblico che, però, all’inizio sembra confuso e non riesce a indovinare chi sia veramente Mark Maroon.
    Questa confusione è lo spunto di una storia fantastica in cui il Signore in persona, accompagnato dal suo fedele San Bernardo (Wendell), esprime il desiderio di possedere un bel divano. Per esaudire questo desiderio, il Signore si consulta con gli ingegneri celesti chiedendo di pavimentare il divano galleggiante. In tedesco chiede un pavimento in legno e subito appaiono tavole di quercia.
    La canzone prende una piega surreale quando il Signore inizia a cantare una serie di frasi in tedesco e in inglese che evidenziano il suo potere e la sua presenza divina. Si proclama il cielo, l’acqua, lo sporco e la sporcizia segreta. Trasmette un senso di onnipresenza e di controllo: il Signore afferma di essere l’autore di tutte le ruote e del tavolo da pranzo cromato, la sua autorità su tutte le forme di vita, incluse le uova. Ripete la frase “Ich bin hier und du bist mein Sofa” rafforzando il suo senso di proprietà e dominio sul divano, che potrebbe significare il senso del Sé e dell’identità dell’individuo.
    In seguito, il Signore canta in tedesco di comete e gas oscuri. Ad un certo punto, richiede la presenza di una ragazza bassa e di un maiale magico di nome Squat. Il testo diventa esplicito, sessualmente carico con frasi come “fuck me, you ugly son of a bitch” e “stick out yer hot curly weenie”.
    Il testo può essere visto come un commento sulle dinamiche di potere e sull’uso del linguaggio per affermare il controllo. Il Signore chiederà alla ragazza bassa di compiere gesti misteriosi.

  • Frank Zappa, Clownz On Velvet (3 versions), Al Di Meola Ritz NYC, Thing-Fish, Sporthalle: review

    Frank Zappa, Clownz On Velvet (3 versions), Al Di Meola Ritz NYC, Thing-Fish, Sporthalle: review

    Clownz On Velvet (The Ritz, NYC, 17 novembre 1981, dall’album Zappa in New York 1981) con Al Di Meola

    Clowns On Velvet (dall’album Thing-Fish, 1984)

    Clownz On Velvet (Live a Sporthalle, Linz, Austria, 29 giugno 1982)

    Zappa & Di Meola – Clownz On Velvet
    Al Di Meola si esibì con Frank Zappa in un concerto al Ritz di New York il 17/11/1981.
    Frank voleva pubblicare ufficialmente questa performance, ma Al Di Meola rifiutò perché non pensava che il suo assolo fosse abbastanza buono. Beh, aveva torto. Guitar Play Magazine ha condotto un sondaggio per creare un elenco di concerti memorabili e questo particolare spettacolo al Ritz è stato nominato “il miglior concerto di sempre da chiunque”.
    Clownz On Velvet fa parte dell’album Zappa in New York (1981).

    Il brano Clowns on Velvet è incluso anche nell’album Thing-Fish (1984).
    L’album The Thing Fish narra di una sostanza (Galoot Cologne) potenzialmente letale per omosessuali e persone di colore, sviluppata da Evil Prince. Quest’ultimo ordina di sperimentarla nella prigione di San Quentin: le ‘cavie’ che assumono questa sostanza si trasformano: si ritrovano con una testa a forma di patata, labbra a becco d’anatra e vestite da suora. Alcuni sopravvissuti a questo test organizzano un musical, un’opera rock.
    Thing-Fish (triplo album in vinile) racconta le avventure di Harry e Rhonda, coinvolti nello spettacolo.
    Per illustrare la storia, Zappa riutilizzerà ampie sezioni delle sue composizioni passate: “Zoot Allures”, “Tinseltown Rebellion”, “You Are What You Is”, “Ship Arriving too Late to Save a Drowning Witch”.
    Nel secondo disco, entra in scena Quentin Robert dei Nameland, in cerca di una donna dalle curve generose. In “Clowns On Velvet” appare Harry-as-a-Boy, una vecchia versione di Harry. E’ diventato omosessuale dopo aver notato che i gay arrivano più rapidamente alle alte cariche dello Stato rispetto agli eterosessuali. Non nasconde di essere uno strumento dello Stato impegnato a convertire la popolazione in omosessuali per impedire la crescita demografica.
    Nel brano Clowns On Velvet, Thing-Fish parla del paradiso degli ipocriti rompicazzo cristiani chiamato Las Vegas (Nevada). Quentin, che lavora nel settore della video-religione, fissa un incontro clandestino con una donna di facili costumi parzialmente sgonfiabile. Quando la vede, si sente miracolato: quella brutta cameriera di gomma gli sembra un sogno che si avvera. Intanto, la moglie ‘televisiva’ di Quentin (Opal) si trova nella stanza accanto a bere Jack Daniel’s, impegnata a mettere le mani addosso al fattorino ignorante di turno. Si scopre che il fattorino è il figlio illegittimo del tele-evangelista.
    Sempre nel secondo disco (al lato B), tutti vanno in cerca di un partner. Rhonda diventa una dominatrice e cerca di sottomettere Harry che, nel frattempo, sposta le sue attenzioni su una bambola gonfiabile. Descrive la sua ragazza di plastica in “Artificial Rhonda” che diventa madre: il suo bambino si chiama “Crab-Grass Baby” e ha una voce elettronica. Harry pensa di essere suo padre ma il vero padre è Quentin. La voce del bambino è sintetizzata su un Mockingbird (un computer).

    https://www.youtube.com/watch?v=ek7mv1MvqD4

  • Frank Zappa, Mr. Green Genes + Son of Mr. Green Genes (total 8 versions): review, meaning

    Frank Zappa, Mr. Green Genes + Son of Mr. Green Genes (total 8 versions): review, meaning

    Son of Mr. Green Genes (album Hot Rats, 1970)
    Son Of Mr Green Genes (Live a Parigi, 1969)
    Mr. Green Genes (Live a Hordern Pavilion, Sydney, Australia, 23 giugno 1973)
    Mr. Green Genes (album Uncle Meat, 1969)
    Mr. Green Genes (Live Armadillo World Headquarters – Austin, TX, 26 ottobre 1973)
    Mr. Green Genes, MOI (Live a Centerville?)
    Mr. Green Genes (album The Best Band You Never Heard In Your Life, 1991)
    Mr. Green Genes, Petit Wazoo (Live Cowtown Ballroom, Kansas City, 2 dicembre 1972)

    Immagine di copertina (Hot Rats) di Salvador Luna (Lunatico)

    “Mr. Green Genes” è un brano che fa parte dell’LP Uncle Meat (1969) dei Mothers of Invention. Lento e pesante, conteneva strani testi sulle verdure e consigli culinari: “Mangia le tue scarpe”, “Puoi mangiare il camion / ciò che ha portato’ il camion della spazzatura”. Il ritmo lento e l’atmosfera lugubre della canzone evocano l’immagine di un gigante: il gigante verde sulle confezioni di verdure surgelate!
    Nel 1970 Frank Zappa pubblicò una versione strumentale della canzone intitolata “Son of Mr. Green Genes” (il processo di nominare una canzone “son of…” è ricorrente in tutta la carriera di Zappa, a partire da “The Return of the Son of Monster Magnet del 1966, risultato della sua passione per i film horror economici). Questa versione, inclusa in Hot Rats, manteneva la melodia originale su uno sfondo musicale più jazz e solare e vedeva la partecipazione del batterista Paul Humphrey per la prima volta in una registrazione di Zappa. E’ un riarrangiamento strumentale di Mr. Green Genes e l’unico brano che contiene intrigati grafici di fiati ed estese sezioni di assolo di chitarra.
    “Mr. Green Genes”, che combina elementi di jazz, rock e suoni sperimentali, fu eseguito occasionalmente dal vivo dal 1968 al 1973. Scomparve per 15 anni per poi ricomparire nel tour del 1988 (è presente in The Best Band You Never Heard in Your Life).
    “Son of Mr. Green Genes” ha fatto parte della scaletta di Zappa dal 1970 al 1973, principalmente sotto forma di Medley con “King Kong” e “Chunga’s Revenge”. Una performance di Mr. Green Genes è inclusa in Roxy & Proxy.

    “Poiché ho registrato una canzone intitolata Son of Mr. Green Genes per l’album Hot Rats nel 1969, la gente ha creduto per anni che il personaggio con quel nome nello show televisivo Captain Kangaroo Mr. Green Jeans interpretato da Lumpy Brannum) fosse il mio “vero” papà. Non lo era”. (Frank Zappa, snopes.com, 17 maggio 2007)

    Il significato di questo brano è legato ai temi del consumismo e conformismo a tutto ciò che la società spaccia per ‘salutare’ e ‘giusto’. Comicamente, Zappa suggerisce cibi non convenzionali tra cui scarpe e immondizia.
    Ad un certo punto, consiglia di portare sempre con sé una carta d’identità falsa: è un atteggiamento ribelle, la carta d’identità falsa è una sfida sociale, l’identità che non si conforma alle norme e che potrebbe non essere accettata dalla società. Anche l’invito a mangiare rifiuti da un camion è un atteggiamento sovversivo e assurdo per ribellarsi agli standard sociali e, allo stesso tempo, è una critica al consumismo, che spinge le persone a mangiare qualsiasi cosa. Critica anche la tendenza a valorizzare i beni materiali a scapito delle relazioni umane.
    Nel finale, la frase “Un vestito in più per il mondo adesso! Non è fantastico?” potrebbe enfatizzare il ciclo infinito del consumismo, il bisogno costante di nuovi prodotti, la pressione culturale per stare al passo con le tendenze. Una ricerca infinita di beni materiali futile e priva di vero significato.
    (songtell)

    Alcuni sostengono che il titolo Mr. Green Genes sia legato al potere dell’ingegneria genetica ed alle conseguenze che può causare. Potrebbe essere visto come un commento sui potenziali pericoli derivanti dalla manomissione della natura (OGM?). Altri suggeriscono che il personaggio rappresenti un individuo misterioso che possiede una profonda comprensione del mondo. Un mondo complesso e imprevedibile, dove nulla è come sembra.

  • Frank Zappa, Alien Orifice (4 versions): Steve Vai’s nightmare

    Frank Zappa, Alien Orifice (4 versions): Steve Vai’s nightmare

    Versione Frank Zappa Meets the Mothers of Prevention (1985)
    Versione You Can’t Do That On Stage Anymore vol. 6 (1992)
    Versione Halloween 81 (Palladium, New York, 31 ottobre 1981)
    Versione Make A Jazz Noise Here (1991)

    Alien Orifice è un brano strumentale complesso che fa parte dell’album Frank Zappa Meets The Mothers Of Prevention (1985). In precedenza, fu suonata a New York il 31 ottobre 1981 in occasione di Halloween 81. Una versione live del 1988 (data precisa e location sconosciute) è inclusa nell’album You Can’t Do That On Stage Anymore vol. 6 (1992). Ritroviamo Alien Orifice nell’album Make A Jazz Noise Here (1991).

    L’album Frank Zappa Meets The Mothers Of Prevention è stato pubblicato rapidamente per portare all’attenzione del pubblico la controversia sui testi dei dischi rock e l’udienza al Senato durante cui Zappa ha testimoniato nel 1985 contro la censura. L’opera di dodici minuti intitolata “Porn Wars” sul lato due è il riassunto dell’udienza, vista attraverso il computer musicale sincronizzato di Zappa, un vero e proprio collage sonoro di estratti dalle udienze del PMRC.
    Frank Zappa Meets the Mothers of Prevention è un album di transizione: Zappa si allontana dal rock per dedicare più tempo alle sue composizioni per Synclavier.

    Alien Orifice: un incubo ricorrente per Steve Vai
    In un’intervista con Chanan Hanspal, Steve Vai ha ricordato le origini dell’intrigante brano Alien Orifice e come sia diventata per lui un incubo ricorrente.
    “Alien Orifice è nato come un pezzo di spartito… Frank componeva tutto il tempo. Portava con sé una valigetta, la apriva e tirava fuori un piccolo registratore a cassette, carta per manoscritti, penne, matite e sigarette”.
    Vai ha ricordato l’emozione provata dopo aver visto la composizione di Alien Orifice la prima volta durante un volo in aereo con Zappa: “Era un pezzo bello e anche un po’ brutto. Frank amava scrivere cose brutte a volte. Quando Frank consegnava uno spartito non era specifico per chitarra, era solo una melodia. Alla fine, il pezzo è diventato ancora più complesso. Durante le prove, Zappa l’ha orchestrato manualmente. Ascoltando la registrazione, si può sentire che, pur essendoci solo una melodia, a volte la suono io, a volte qualcun altro, a volte la suonano due persone… altre volte può subentrare una voce. E’ stato un approccio compositivo diverso perché Frank l’ha costruito manualmente da uno spartito anziché consegnare una partitura. Il brano è diventato parte della scaletta, poteva richiamarlo in qualsiasi momento. Potevano passare giorni o una settimana prima di inserirlo di nuovo nella scaletta, ma io dovevo suonarla ogni giorno”.
    Alien Orifice è rimasto talmente impresso nel subconscio di Steve Vai che lui stesso ammette di avere incubi. “In realtà, è un incubo ricorrente che ho da decenni. E’ una di quelle situazioni divertenti in cui mi ritrovo a camminare sul palco di Frank e c’è Alien Orifice, The Black Page, Moggio. Dico a Frank ‘è successo 45 anni fa, non me lo ricordo’ e lui risponde ‘beh, devi suonarla’, poi inizia e io mi sveglio. Dovevo tenere tutte queste cose sotto le mie dita. Una volta che veniva pubblicato e stavamo eseguendo una canzone del genere, Frank di tanto in tanto la modificava ma, di solito, la dirigeva”.

  • Frank Zappa – What’s the ugliest part of your body? (7 versions): review, meaning

    Frank Zappa – What’s the ugliest part of your body? (7 versions): review, meaning

    Version We’Re Only In It For The Money (gennaio 1968)
    Demo version (We’Re Only In It For The Money)
    Mono Acetate (We’Re Only In It For The Money)
    Live Vancouver 1975
    Version Joe’s Menage (2008)
    Live Hordern Pavilion, Sydney (1976) (FZ:OZ, 2002)
    Live Ljubljana, 22 novembre 1975), album ZAPPA ’75: Zagreb/Ljubljana 2022

    “Qual è la parte più sgradevole del vostro corpo? Qualcuno dice il vostro naso, qualcuno dice le vostre dita dei piedi, ma io penso che sia la vostra mente. Tutti i vostri bambini sono delle povere sfortunate vittime di sistemi che vanno al di là del loro controllo, una piaga nella vostra ignoranza e nella grigia disperazione della vostra sgradevole vita. Tutti i vostri bambini sono delle povere sfortunate vittime delle menzogne in cui credete, una piaga della vostra ignoranza che allontana i giovani dalla verità di cui hanno bisogno”.
    (Frank Zappa)

    What’s the ugliest part of your body? fa parte dell’album We’Re Only In It For The Money (gennaio 1968). In seguito, è stata rieditata nell’album FZ:OZ.

    In ” What’s the ugliest part of your body? Zappa affronta la superficialità dell’apparenza suggerendo che la parte più brutta del proprio corpo potrebbe non essere una caratteristica fisica, ma piuttosto la propria mentalità o percezione del mondo. Incoraggia a considerare i nostri pregiudizi e le nostre nozioni preconcette di bellezza, crede che la mente sia la vera fonte di bruttezza, i nostri pensieri, credenze e atteggiamenti che influenzano la percezione del bello e del brutto. Secondo Zappa la mente può modellare le nostre interazioni e relazioni più di qualsiasi caratteristica fisica.
    Zappa sfida la mancanza di consapevolezza della società chiedendo dove si trovi Annie, un personaggio che apparentemente scompare quando entra in città. Poi chiede chi sono i “mostri” che lei porta in giro. E’ una metafora delle figure manipolatrici e sfruttatrici presenti nella società che approfittano degli individui vulnerabili. Zappa usa Annie come simbolo di innocenza, evidenziando il modo in cui la società può divorarla e consumarla.
    I bambini sono vittime delle menzogne che la società perpetua. Critica l’ignoranza sociale (la “grigia disperazione” della vita delle persone) che impedisce ai giovani di accedere alla verità che meritano.
    E’ un appello a liberarsi delle convenzioni cercando l’illuminazione oltre la superficialità e l’apparenza.

    Frank Zappa fa musica per la parte più brutta del tuo corpo. Vuole abbellirla ma bisogna spalare molto letame per arricchire un giardino arido come la coscienza dell’America contemporanea.
    “Ti dirò com’è e non sarò gentile o accomodante. Il tuo intero atteggiamento fa schifo e la vita che conduci è completamente vuota. Ti dipingi la testa, la tua mente è morta. Non lo sai nemmeno quello che ho appena detto….” (Frank Zappa).
    Ho detto ad un amico che Frank Zappa è diventato il nuovo Lenny Bruce, ereditando il ruolo di Bruce come anarchico-critico sociale. “Ti sbagli” disse lui “Lenny amava le persone. Zappa odia tutti”.
    Nietzsche: “Sappiate che l’uomo nobile ostacola tutti. L’uomo nobile ostacola anche il bene, vuole creare qualcosa di nuovo e una nuova virtù. I buoni vogliono il vecchio e che il vecchio sia preservato. L’uomo nobile non rischia di diventare uno dei buoni, ma un rozzo, un beffardo, un distruttore”.
    Zappa dice: “Noi siamo le altre persone. Anche tu sei le altre persone. Ho trovato un modo per arrivare a te. Pensi che io ti ami stupido e cieco? Pensi che io sogni tutta la notte di tenerti vicino a me?”.
    Nietzsche scrive: “In un amico si dovrebbe avere il proprio miglior nemico. Dovresti stargli vicino con il cuore quando gli resisti. Hai mai visto il tuo amico addormentato? Non sei rimasto scioccato dal fatto che il tuo amico abbia quell’aspetto? Oh amico mio, l’uomo è qualcosa che deve essere superato”.
    Zappa: “Libera la tua mente. Non c’è tempo per leccare i tuoi francobolli e incollarli. Sarai assolutamente libero solo se vorrai esserlo”.
    Nietzsche: “Sappi che invidiamo la verità”.
    Le persone “buone” invidiano e odiano Frank Zappa perché sanno che lui e tutti gli altri “mostri” liberati hanno avuto la forza di vivere la verità, la libertà assoluta.
    Ma Frank crede che “verrà un tempo in cui tutti coloro che sono soli saranno liberi. Verrà un tempo in cui ogni male che conosciamo sarà un male che possiamo superare…”.
    Sono queste le parole di un uomo che odia tutti?
    Tematicamente, quindi, Zappa porta avanti la tradizione di Lenny Bruce, scioccando e scandalizzando una società irraggiungibile con qualsiasi altro mezzo, avvicinando uno specchio al ventre nudo di un brutto rospo flaccido di Wall Street per mostrargli il suo cancro.
    “Perché non usi la parte più brutta del tuo corpo e ci pensi un po’?” (Frank Zappa).
    (Los Angeles Free Press, 21 giugno 1968 by Gene Youngblood)

  • Frank Zappa, Cosmik Debris (5 versions): the guru syndrome, review, meaning

    Frank Zappa, Cosmik Debris (5 versions): the guru syndrome, review, meaning

    Live 12-9-73 – Show 1, The Roxy Performances
    Version from Apostrophe album
    Live 1973 with Jean-Luc Ponty
    Live 1984 from Does humour belong in music?
    Live 1974 from A token of my extreme

    Cosmik Debris punta il dito su guru, profeti e ciarlatani, tutti coloro che commercializzano e vendono ‘saggezza cosmica’ come The Mistery Man.
    I trucchi dell’Uomo Misterioso per ingannare il prossimo sono simili a quelli della Magic Mama in “Camarillo Brillo”: lui ha una ciotola di cristallo e “la polvere del Grand Wazoo”, mentre lei ha un amuleto e “governa” the Toads of the Short Forest”. Le due canzoni sono legate anche dalla presenza in entrambe della frase “Now is that a real poncho or is that a Sears poncho?”
    Cosmik Debris è un brano blues-rock pubblicato al lato B dei singoli di Apostrophe, “Don’t Eat the Yellow Snow” e “Uncle Remus” (1974). La canzone fu eseguita dal vivo numerose volte, a partire dal 1972 fino all’ultimo tour di Zappa nel 1988. Le versioni dal vivo sono disponibili su You Can’t Do That on Stage Anymore, Vol. 3 (1984), The Best Band You Never Heard in Your Life e l’home video Does Humor Belong in Music?, ma sono tutti di minore interesse poiché “Cosmik Debris” è una delle poche canzoni che Zappa ha sempre eseguito allo stesso modo, a parte aggiornamenti occasionali dei testi.
    Il titolo Cosmik Debris rappresenta gli aspetti vuoti e superficiali della nostra vita, simboleggia i detriti che si accumulano quando ci concentriamo più sulle apparenze esterne piuttosto che sulla crescita interiore.

    Frank Zappa dedica Cosmik Debris ai sedicenti guru spirituali ed alle loro pratiche ingannevoli. Attraverso un testo arguto e un abile gioco di parole, Zappa critica coloro che affermano di possedere capacità soprannaturali e promettono l’illuminazione in cambio di denaro.
    La canzone introduce l’Uomo del Mistero, che si avvicina al narratore e si offre di aiutarlo a raggiungere il nirvana dietro compenso. Il narratore mette in dubbio la legittimità delle affermazioni dell’Uomo del Mistero e lo respinge invitandolo a non perdere tempo. L’Uomo del Mistero insiste proponendogli un kit da barba che pare abbia poteri straordinari. Il narratore non si lascia impressionare e rifiuta ancora una volta la sua offerta. La menzione dell’olio di Afro-dytee e della polvere del Grand Wazoo sottolinea l’assurdità delle affermazioni dell’Uomo del Mistero. Si tratta di ingredienti inventati, senza alcun significato o potere. Il narratore respinge ogni tentativo dell’Uomo del Mistero di persuaderlo: ha i suoi problemi da affrontare e non ha bisogno di assistenza. L’accenno al fatto di essere “per strada da martedì” aggiunge un tocco di umorismo e sottolinea ulteriormente il rifiuto del narratore di lasciarsi influenzare.
    La canzone critica la commercializzazione e lo sfruttamento della spiritualità e dell’illuminazione, ridicolizza le sedicenti guide spirituali che promettono il Nirvana o esperienze trascendenti dietro compenso.
    “Guarda qui, fratello, chi scherza con quei detriti cosmici?” taglia corto il narratore rivolgendosi all’Uomo del Mistero. “Non perdere tempo con me” conclude il narratore dimostrando l’intenzione dell’Uomo del Mistero di manipolare e ingannare il prossimo.

    LA SINDROME DEL GURU
    Su “Apostrophe” fai alcune osservazioni sui fachiri religiosi e tutto il resto…. La sindrome del guru… Mi chiedo se ti riferisci ai veri imbroglioni commerciali o sei piuttosto antireligioso…
    “Non sono a favore della religione organizzata per le persone che desiderano progredire. Penso che la religione organizzata sia un aiuto confortante molto simile alla televisione per le persone che vogliono isolarsi. Penso sia un tragico spreco se molte persone nella tua fascia d’età iniziassero a seguire un guru nel tentativo di ottenere una sorta di stabilità spirituale o pensare di contrastare vicende spiacevoli perché in realtà non è la risposta. Penso che tutta quella roba sia solo una sciocchezza!

    Detriti cosmici…
    Già…
    (The Hot Flash, maggio 1974)

    “Ero interessato allo Zen da molto tempo. E’ ciò che fortunatamente mi ha allontanato dall’essere cattolico. Ma è mia osservazione che le religioni orientali sono meravigliose se vivi ovunque tranne che negli Stati Uniti. Il meglio che possono fare per te qui è darti una certa sensazione di calma, se riesci a praticare la meditazione e l’astinenza da solo, lontano da tutto ciò che sta accadendo. Il vero obiettivo della religione orientale, con l’esperienza mistica e tutto il resto, quegli obiettivi sono difficili se non impossibili da raggiungere in una società industriale. Penso che la maggior parte delle persone che affermano di aver fatto satori da qualche parte negli Stati Uniti oggi ti prenda in giro. Le persone tendono a identificarlo con una sorta di intelletto onnisciente. Cosa che non accade”.
    (East Village Other, 1-15 febbraio 1967)