Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: What does it mean?

  • Frank Zappa, Camarillo Brillo (3 live versions): review, meaning

    Frank Zappa, Camarillo Brillo (3 live versions): review, meaning

    Live Philly ’76, Live Capitol Theatre 13 ottobre 1978, Live 1979 Palladium NY

    Artwork di Leith O’Malley ispirata a Camarillo Brillo

    “Camarillo Brillo” è una delle tracce più importanti dell’album “Over-Nite Sensation” (1973), il primo album di Zappa che ha raggiunto lo status di disco d’oro. La canzone è un intrigante mix di rock, jazz e funk e presenta diversi arrangiamenti musicali complessi, linee di basso funky e testi satirici.
    La canzone è piena di immagini vivide e giochi di parole tipici dello stile di Zappa. Il testo parla essenzialmente di una donna con “Camarillo brillo”, termine coniato da Zappa per descrivere un’acconciatura afro particolarmente selvaggia e crespa. I capelli della donna sono tinti di rosso. Più precisamente, Brillo si riferisce alla somiglianza tra un cuscinetto Brillo e un’acconciatura afro.
    La canzone descrive le eccentricità di questa donna, come il suo legame con i rospi della foresta bassa e la sua capacità di leggere i tarocchi. Si presta a diverse interpretazioni.
    Secondo una prima interpretazione, la canzone è una satira della controcultura degli anni ’60. La ragazza con l’acconciatura ‘Camarillo brillo’ potrebbe essere una rappresentazione delle donne dallo spirito libero, spesso associate al movimento hippie e alla liberazione sessuale. Il testo della canzone descrive lo stile di vita non convenzionale di questa donna e suggerisce che abbia poteri mistici, come la capacità di leggere i tarocchi, secondo la tendenza New Age e la spiritualità alternativa dell’epoca. La donna viene presentata come una ‘magic mama’, in grado di governare una serie di creature in vari ambienti.
    Un’altra interpretazione è che si tratti di una canzone d’amore, dedicata ad una donna unica, misteriosa e affascinante. Potrebbe rappresentare un interesse amoroso o una musa ispiratrice che ha ispirato Zappa a scrivere la canzone. I testi suggeriscono che sia una persona unica e accattivante, con la quale Zappa sente un forte legame.
    In definitiva, è probabile che il significato dietro “Camarillo Brillo” sia una combinazione di entrambe queste interpretazioni. Zappa era noto per la sua capacità di scrivere canzoni che fossero allo stesso tempo provocatorie e divertenti e “Camarillo Brillo” non fa eccezione.
    E’ interessante notare che Camarillo è una città della California con un famoso ospedale psichiatrico, Camarillo State Mental Hospiital, un manicomio che è stato chiuso nel 1997. Camarillo Brillo è un termine associato ai capelli crespi delle donne dopo aver ricevuto l’elettroshock nel manicomio.
    Di fatto, dietro la satira, si cela una forma di compassione. La piccola maga, con il suo finto poncho e la pettinatura alla moda, testimonia il fallimento generazionale dell’identità hippie che Frank Zappa aveva intuito cinque anni prima (1967-68).
    Inizialmente “Camarillo Brillo” non era destinato a far parte dell’album “Over-Nite Sensation”. Zappa aveva originariamente scritto la canzone per includerla in un album precedente, ma non era soddisfatto della registrazione e decise di registrarla nuovamente per il nuovo album. Secondo quanto riferito, la canzone è stata registrata in una singola ripresa, il che è una testimonianza dell’abilità e della chimica dei musicisti.
    “Camarillo Brillo” non è stato un grande successo per Frank Zappa a livello commerciale, ma rimane un classico di culto tra i suoi fan.

  • Frank Zappa & Counterculture: We’re Turning Again + video You Are What You Eat 1968 hippie era

    Frank Zappa & Counterculture: We’re Turning Again + video You Are What You Eat 1968 hippie era

    We’re Turning Again (Frank Zappa Meets The Mothers Of Prevention, 1985)

    You Are What You Eat: film semi-documentario sulla controcultura americana del 1968 che tenta di catturare l’essenza dell’era hippie, del Flower Power anni ’60 e della scena di Haight e Ashbury.

    “We’re Turning Again” è l’ultimo ‘schiaffo’ di Zappa ai resti dell’era hippie, un commento satirico al movimento controculturale degli anni ’60 e al suo successivo declino.
    Frank Zappa prende in giro la superficialità e l’autoillusione di alcuni individui che hanno abbracciato gli ideali del movimento senza comprenderne appieno il senso o essere all’altezza dei suoi principi. Critica la dipendenza dalle droghe, il cieco conformismo ai media, la loro mancanza di umorismo o autoconsapevolezza.
    “Gira e gira, stiamo girando di nuovo”. Queste righe di apertura sembrano riferirsi alla natura circolare e ripetitiva del movimento controculturale: è rimasto bloccato in un ciclo senza raggiungere un reale progresso o un significativo cambiamento.
    I testi descrivono un gruppo di persone che hanno assunto molte droghe per ‘vedere a che punto sono’, ma si sono ritrovate con le loro vite vuote e un senso distorto della realtà. Credevano nella stampa che dava forma alle loro idee.
    Zappa deride anche il loro aspetto e comportamento, li definisce ‘dolci’, ‘gialli’, con indosso ‘coperte puzzolenti’. Li descrive come fan di Donovan: indossano fiori e resistono all’autorità, ma alla fine non ottengono nulla. La loro presunta ribellione era superficiale, inefficace di fronte alle sfide reali.
    Il testo fa riferimento a Jimi Hendrix, Janis Joplin e Keith Moon: icone diventate idoli e oggetti di nostalgia per il movimento della controcultura. Ma limitarsi a idolatrare e romanticizzare il passato non basta. Zappa sottolinea l’ironia dei musicisti contemporanei e dei media che sfruttano questo movimento a scopo di lucro, esortando gli ascoltatori a essere critici nei confronti di ciò che sentono alla radio. Ricorda che il movimento, in origine, riguardava un cambiamento autentico, una resistenza. (songtell)

    “Non c’è mai stata una cultura negli Stati Uniti, quindi non può esserci controcultura. Non sono controculturale, mi interessa la cultura che il mio Paese non ha”. (Frank Zappa, Popular 1, aprile 1979)

    “La controcultura, l’ho esaminata cercando di capire cosa ci fosse di vero e sono arrivato alla conclusione che la controcultura, in quel momento, era solo una truffa commerciale. Certamente è esistita nell’Europa dell’Est, in condizioni terribili, con una polizia segreta e cose del genere. Non sono contro la controcultura, sono contro tutto ciò che è falso”.
    (Barry Miles. Frank Zappa. La vita e la musica di un uomo Absolutely Free, 2011)

    “Tutti mi consideravano cinico e cattivo perché ero al di fuori di quello che stava succedendo. Ero cattivo perché osavo dire che il flower power faceva schifo. Molte persone pensavano davvero che avrebbero governato il mondo con un fiore in mano. Erano pazzi. Credevano in tutti questi leader hippie e in qualunque altra cosa stessero dicendo questi stronzi. Erano così pieni di droga che andavano ciecamente per la loro strada senza pensare che l’origine dell’LSD provenisse dalla CIA. A molti di loro probabilmente non piace pensarci ora. Prendendo LSD stavano aiutando la CIA in uno dei suoi esperimenti preferiti. Dopo aver finito di usare volontari dall’esercito, hanno effettivamente realizzato un profitto vendendolo alla gente per strada e vedendo cosa sarebbe successo ad una popolazione civile.
    Le droghe sono un fenomeno culturale, un’industria e uno strumento attraverso cui il governo tiene sotto controllo i ragazzi. Ogni volta che assumi droga e pensi di poter scappare dalla tua vita, stai solo facendo il gioco del governo e diventi una pedina.
    La società ha reso l’esistenza quasi impossibile a livello pratico ma non prenderanno la mia mente. Nel momento in cui inizi ad assumere quelle droghe, ti hanno preso. Il minimo che puoi fare è mantenere il rispetto di te stesso e sapere che ciò che pensi non sia indotto chimicamente da un’agenzia governativa”.
    (Frank Zappa, Circus Raves, dicembre 1975)

    L’album “We’re Only In It For The Money” (pubblicato a marzo 1968) attacca lo stile di vita hippy.

    “Odiavo gli hippy, la loro tendenza ad accettare un vangelo che li faceva sentire superiori agli altri. La mia gente erano i freaks, i mostri, i mutanti con uno stile individuale che li separava radicalmente dal resto della comunità. “Freaks” in senso fisico, sessuale o mentale, emarginati per necessità, non per seguire l’ideologia alla moda”. (Frank Zappa, El Europeo, maggio 1990)

    “Ho usato io stesso varie droghe durante la mia adolescenza e ho creato alcune cose sotto l’influenza di sostanze chimiche. Successivamente, ho esaminato queste ‘opere’ e ho capito che non avevano alcun valore. Mi vergognavo di quello che avevo fatto”. (Frank Zappa, Rock & Folk, novembre-dicembre 1967)

    https://www.youtube.com/watch?v=UDjBNS7O6AM

  • Frank Zappa & Bob Dylan: Flakes, review, meaning, quotes about Bob Dylan

    Frank Zappa & Bob Dylan: Flakes, review, meaning, quotes about Bob Dylan

    Flakes è un brano che punta il dito sull’incompetenza e si rivolge principalmente ai lavoratori manuali: meccanici, idraulici, ecc, i ‘fiocchi’ bugiardi e pigri. ‘Fiocco’ si può tradurre, in questo caso, in ‘tirapacchi’, persona che inganna e truffa, che non mantiene le promesse date.
    La canzone è strutturata in tre sezioni.
    Nella prima, Zappa spiega la situazione dei ‘fiocchi’ in California.
    Segue una parte più tranquilla in cui il chitarrista Adrian Belew canta imitando Bob Dylan, raccontando la propria esperienza. Questa parte è ricca di inserti di armonica.
    La terza ed ultima parte vede Zappa di nuovo alla voce: impersona un ‘deficiente’, un credulone californiano che assume i ‘tirapacchi’. Il riff diventa sempre più pesante mentre i ‘fiocchi’, che sono milioni e milioni, protetti dai sindacati, si preparano a conquistare il mondo.
    La canzone termina con la minaccia ripetuta “Stiamo venendo a prenderti”, prima di passare a “Broken Hearts Are for Assholes”.

    La canzone Flakes fu eseguita per la prima volta all’inizio di ottobre 1977. La sezione dedicata a Bob Dylan fu usata anche come vamp per l’alzata del sipario. Nell’album Sheik Yerbouti del 1979 è collocata tra I Have Been in You e Broken Hearts Are for Assholes. La versione dell’album utilizza tracce base dal vivo e molte sovraincisioni.

    Quando Frank Zappa sentì l’inno rock ‘n’ roll americano di “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan, pensò di lasciare il mondo della musica. Questo ha rivelato allo scrittore Clinton Heylin.
    Una bella affermazione considerando che, quando uscì il brano (luglio 1965), Zappa doveva ancora pubblicare un album ufficiale in studio e ne avrebbe rilasciati 62 suoi.
    Frank raccontò allo scrittore: “Ho sentito che se Dylan avesse vinto e fosse riuscito a fare ciò che doveva fare non avrei avuto bisogno di fare nient’altro”.
    Fortunatamente (per noi e per la scommessa di Frank), Dylan non vinse.
    Seppure il brano di Dylan sia venerato come un capolavoro e sia riconosciuto come una delle più grandi canzoni di tutti i tempi, ha raggiunto il 41° posto nelle classifiche di fine anno di Billboard negli Stati Uniti.
    Zappa commenta: “Non ha fatto nulla. Ha venduto ma nessuno ha risposto come avrebbe dovuto”.
    (faroutmagazine.co.uk)

    “Bob Dylan non ha il senso dell’umorismo. Non scelgo di scrivere canzoni che lasciano le persone morbose, dove hai un pubblico che contempla la sensibilità del grande dolore interiore dell’artista. Quando un cantautore lo fa, è solo un classico esempio di comportamento nevrotico”.
    (Berkeley Barb, 26 dicembre 1975)

    “La conversione di Bob Dylan è molto più antireligiosa di Joe’s Garage. Pensi che abbia mai mostrato integrità con le sue ‘canzoni di protesta’? Questa generazione aveva perso interesse per Dylan. Così Bob si converte al cristianesimo, aprendo un nuovo gigantesco mercato che conosce a malapena: il mercato reli. Perché non si è convertito al giudaismo? Forse un’area di vendita troppo piccola?”.
    (OOR, 13 febbraio 1980)

    “Tre o quattro anni fa, Bob Dylan voleva che producessi un album per lui. Chiamava l’ufficio da circa una settimana, ricevevo messaggi che dicevano che Bob Dylan stava cercando di contattarmi. Ho pensato fosse uno scherzo. Una notte, si è presentato al cancello. Non vedevo una foto di Bob Dylan da così tanto tempo che non potevo dire se questo ragazzo sullo schermo video fermo lì in piena notte (una notte fredda) con addosso solo una maglietta fosse davvero lui. Ho mandato l’ingegnere, più esperto di pop di me, giù al cancello per vedere chi fosse. Era Bob. Lo ha portato dentro, siamo andati nell’altra stanza e lui ha suonato alcuni dei suoi brani al piano. Ho esaminato il materiale e dato suggerimenti su come arrangiarlo e il da farsi per un’eventuale produzione”.
    “Abbiamo deciso di andare avanti. Stavo per produrre questo album. Ho dato suggerimenti a Bob sui musicisti che avrebbe potuto usare, mi sono organizzato per prenotare il tempo in studio. Avrei dovuto stravolgere il mio programma perché avevo un tour in arrivo. Un bel giorno, ho ricevuto una telefonata da Bob: mi avvisava che non poteva più farlo in quel momento perché doveva prendersi una vacanza. Stava andando alle Bahamas. Quella è stata l’ultima che l’ho sentito”.
    (Q, dicembre 1989)

    (Il progetto di cui Zappa parlava in questa intervista del 1989 era forse Infidels? Nelle bio di Dylan si parla di Zappa come probabile produttore. A quanto pare, l’idea di Frank Zappa era di affidarsi a Giorgio Moroder e far cantare e suonare l’armonica a Dylan. Zappa nell’intervista parla di un progetto di 3-4 anni prima ma, visto che Infidels è del 1983, avrebbe dovuto dire almeno 6-7 anni prima. Ha sbagliato i conti? Penso di no, nell’intervista avrebbe dovuto citare il titolo dell’album Infidels visto che è uscito nel 1983, invece è rimasto vago, ha parlato di ‘progetto’ senza specificare alcun titolo).

  • Frank Zappa & Michael Jackson: Be in my video (live 1984) quotes

    Frank Zappa & Michael Jackson: Be in my video (live 1984) quotes

    Be in my video, live NYC 1984, tratto dal DVD “Does Humour Belong in Music”

    I tuoi fan ti hanno spesso acclamato come un genio. Pensi che abbiano ragione?
    “Beh, penso che se una persona è un genio, questo è irrilevante per il resto della sua personalità. La parola genio è usata da alcune persone come giudizio di valore per descrivere la differenza tra ciò che fa un ragazzo e quello che fa un altro, ok? Per alcune persone… come si chiama il ragazzo con il guanto? Oh sì… Michael Jackson. Michael Jackson è un genio, ok? È un genio perché ha venduto 30 milioni di album. Se mi paragoni a Michael Jackson sono uno scemo. Lui è un genio e io sono un idiota, vedi? Allora che cazzo è un genio? Cosa significa? Fondamentalmente faccio le mie cose per divertirmi e se qualcun altro ha gusti simili si divertirà allo stesso modo: se non si divertono, allora rimarrò uno stronzo. Il valore innato di un brano musicale ha a che fare con ciò che è e quello di cui tratta. Scrivo un sacco di roba veramente assurda, ma è progettata apposta, con il linguaggio da usare per dire ciò che dovrebbe dire al pubblico che vuole ascoltarla.
    Questo è il tipo di snobismo che si riscontra nel mondo della musica classica. Pensano che tutto ciò che viene suonato su uno strumento amplificato sia una merda ed è musica semplice. E tutto ciò che appartiene al loro mondo è arte. Ho trascorso gli ultimi due anni nel loro mondo e, lascia che te lo dica, lasciami uscire da lì! Stiamo parlando di pura falsità in atto, soprattutto nella ‘musica seria’ americana. Tutto quello che viene fatto oggi viene fatto per ragioni patetiche e abissali quanto le più basse motivazioni che spingono a creare una canzone pop da mandare su MTV. Non c’è differenza tra le motivazioni degli hacker che operano nel mondo della ‘musica seria’ americana e le persone che cercano di creare successi. È la stessa patetica motivazione, che non c’entra nulla con il fare musica. Nel mondo della ‘musica seria’, la gente cerca di mantenere il proprio incarico, la propria sedia, la propria reputazione e di ottenere un altro finanziamento. Nel rock & roll, i ragazzi cercano di diventare delle star”.
    (Frank Zappa, Songwriter Connection, novembre 1984)

    Parlando di Michael Jackson “Passerà certamente alla storia, non tanto per la sua musica o il suo esibizionismo pacchiano, ma perché non sono biodegradabili i chili di plastica che si è fatto iniettare addosso”.
    (Frank Zappa)

    “Io scrivo la musica che mi piace. Se alle persone piace, bene, possono comprarsi i dischi. E se non piace, possono sempre ascoltare Michael Jackson”. (Frank Zappa)

    “Vogliamo davvero sapere come Michael Jackson crea la sua musica? No. Vogliamo capire perché ha bisogno delle ossa di Elephant Man e, finché non ce lo dice, non fa molta differenza se è davvero ‘cattivo’ o meno”.
    (Frank Zappa, Real Frank Zappa Book di Frank Zappa e Peter Occhiogrosso, 1990)

    https://www.youtube.com/watch?v=tQEMsDCZnz4

  • Frank Zappa & gonorrhea, Why Does It Hurt When I Pee? (2 versions): meaning, review

    Frank Zappa & gonorrhea, Why Does It Hurt When I Pee? (2 versions): meaning, review

    Why Does It Hurt When I Pee? (dall’album Joe’s Garage, 1979)
    Why Does It Hurt When I Pee? Live (dall’album You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 3, 1989)

    Caricatura di Andrè Carrilho

    Why Does It Hurt When I Pee? è la settima traccia di Joe’s Garage, triplo concept album di Frank Zappa uscito nel 1979, ambientato in un’America dove la musica è stata resa totalmente illegale.
    Il motivo per cui fa male quando fa pipì? Beh, Joe (il protagonista della storia) ha preso la gonorrea, gliel’ha trasmessa una cameriera di nome Lucille, che compare nella canzone successiva. Ike Willis dà la voce a Joe. Ike è stato un membro di lunga data dell’entourage di Zappa, con cui condivideva il senso dell’umorismo.
    Fa male perché ha preso la gonorrea, “le sue palle sembrano un paio di maracas”. La gonorrea provoca un forte bruciore e prurito durante la minzione.
    Questo tema è supportato da un pomposo pastiche rock, con sfumature sinfoniche in stile prog rock. La strumentazione (compresi i timpani) e gli arrangiamenti (con una sezione strumentale simile a un’opera) sono grandiosi.

    Il pezzo è stato scritto nell’estate del 1978, ispirato dalla domanda non richiesta del tour manager Phil Kaufman. In un’intervista, Kaufman ha attestato che Frank Zappa ha scritto la canzone mentre era sull’autobus, subito dopo aver pronunciato scherzosamente la frase, e l’ha fatta suonare dai musicisti la stessa notte. E’ un brano anteriore alla maggior parte del materiale di Joe’s Garage. Per inserirlo nel concept album, Zappa ha dovuto cambiare completamente la trama.
    La canzone divenne rapidamente una delle preferite dal vivo e fu inclusa in tutti i successivi tour di Zappa. A partire dal 1980, sarebbe stata sempre eseguita dopo “Joe’s Garage”. Una delle interpretazioni migliori (e più scandalose) è documentata in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 3.

    Sotto la superficie di questa narrazione apparentemente cruda e umoristica si nasconde un’esplorazione più profonda della vulnerabilità, dell’ansia medica e dell’impatto degli incontri quotidiani sul proprio benessere. “Perché mi fa male quando faccio pipì?”. Il ripetersi di questa domanda indica una genuina ricerca di risposte, un desiderio di dare un senso al proprio dolore. È fondamentale riconoscere che il “male” a cui si fa riferimento va oltre il disagio fisico: simboleggia anche il dolore emotivo e la sensazione di aver perso il controllo. Questo dimostra la capacità di Zappa di usare l’umorismo per affrontare argomenti seri.
    Il verso “Non voglio che un dottore mi infili un ago” rivela la paura o l’avversione per l’intervento medico. La resistenza del protagonista a cercare un aiuto professionale evidenzia un tema più ampio di fiducia in se stessi e il desiderio di mantenere l’autonomia sul proprio corpo. L’accenno alla possibilità di contrarre la malattia dalla tavoletta del water introduce un ulteriore livello di complessità.

    La canzone divenne rapidamente popolare tra i fan di Zappa e raggiunse il numero 41 nelle classifiche del Regno Unito. Il titolo curioso, i testi umoristici combinati con la musica funky hanno catturato l’attenzione di un vasto pubblico.
    Lo stesso Zappa soffriva di numerosi problemi di salute. Il testo della canzone si basa sulla sua esperienza personale con un’infezione del tratto urinario e calcoli renali.
    Lo stesso Zappa ha ammesso quanto gli piacesse fare sesso. “Insomma, bisogna essere realisti: parti in tour, vai a letto con un po’ di ragazze, torni a casa e scopri di avere la gonorrea. Che fai? Mantieni il segreto con tua moglie? Io tornavo e le dicevo: ho la gonorrea, vai a farmi fare la ricetta. Lei usciva e tornava con la penicillina, la prendevamo entrambi e finiva tutto lì. Ogni tanto si lamenta, ma sai, è mia moglie”.
    Nel descrivere le differenze tra le groupies in base alle città, Zappa una volta disse:
    “Le groupies di New York sono fondamentalmente snob e tese, pensano di essere grandi. Le groupies di San Francisco sono ok ma pensano che non accada nulla al di fuori di San Francisco. Le groupies di Los Angeles sono senza dubbio le migliori, le più aggressive: l’unico inconveniente è il tasso incredibilmente alto di malattie veneree”. (Rolling Stone del 15 febbraio 1969)

    Dai risultati di diversi studi epidemiologici emerge che la gonorrea è l’evento infiammatorio di origine sessuale in grado di favorire lo sviluppo del tumore della prostata.

  • Frank Zappa & Mothers of Invention, Help I’m A Rock (8 versions): review, meaning

    Frank Zappa & Mothers of Invention, Help I’m A Rock (8 versions): review, meaning

    Tracklist
    Help, I’m A Rock, 1966 (Verve) + It Can’t Happen Here
    Help I’m a Rock original aborted stereo mix, 1966
    Help I’m A Rock + Transylvania Boogie, Amsterdam, 20 ottobre 1968
    Help I’m A Rock, Londra 1968
    Help I’m a Rock, Lawrence University Chapel, Appleton, WI, 23 maggio 1969
    Help I’m a Rock, 200 Motels, Pavillon, Hollywood, Live 1969
    Help, I’m A Rock, FZ Remix 1970, (The MOFO Project/Object)
    Help I’m a Rock, Ahead Of Their Time, 1993 (Zappa Family Trust)

    Frank Zappa non prendeva droghe, ma il suo capolavoro Help, I’m a Rock lanciò milioni di viaggi con l’LSD nel 1966. Questo è “Rock” nel senso di acid rock.
    Zappa spiegò questi nove minuti di follia come il risultato di un gruppo di persone che scherzavano in studio. “Era semplicemente una cosa che veniva fuori” disse Zappa un decennio dopo. “Ciò che stava accadendo era nell’aria quella notte.”
    Quei pazzi erano musicisti fuoriclasse, che hanno tirato fuori un brano jazz in forma libera e psichedelico.
    In questo brano, il giovane Zappa sovrappone urla, richiami di papere, segnali acustici e chiacchiere aliene, canti tribali, un orgasmo femminile – il tutto al servizio del mantra “Aiuto, sono rock”.
    Sono stati inseriti testi incomprensibili in cui il produttore rock Kim Fowley parla in strane lingue…

    Ay-yo ee-ow-ee-ow-ee
    Veni-ma-no too mah
    Veni veni ka toree tor (see’dra votra nee!)
    Vedi-vedi ki-ta-la tom-bay
    Vel-lay ka-la tay -la-tor
    Vel-lay kay-la ta-la-sor
    Vel-lay kay-lay ka-la-tor

    Che lingua è? Può sembrare finto giapponese cantato da un messicano, un ‘gramelot’ improvvisato, un mix di inglese con varie lingue inventate, un mix di suoni e parole in latino, gudjouri…
    Uno scherzo con cui, forse, Zappa ha voluto mostrare che si divertiva ad usare parole al servizio del suono, senza senso.

    Poi sentiamo da Zappa:
    Wow, amico, è una seccatura essere rock
    Vorrei essere tutt’altro che rock
    Diamine, mi piacerebbe anche essere un poliziotto
    Sai, forse se faccio pratica, sai,
    forse se supero l’esame di guida
    potrei ottenere un lavoro alla guida di quell’autobus
    che raccoglie gli squilibrati davanti a Ben Frank, giusto?

    Arriva poi la domanda spettrale: “Chi può immaginare che andrebbero fuori di testa in Kansas?” con altri spot improbabili, una serie di sciocchezze vocali che precedono una deviazione ispirata a Cecil Taylor/Sun Ra nello space jazz, con assolo di piano di Zappa.
    “Help, I’m a Rock” nasce come una “suite in tre movimenti”: “Okay to Tap Dance”, “In Memoriam Edgar Varèse” e “It Can’t Happen Here”. Il retro della copertina dell’album e i master tapes originali di Freak Out! mostrano il titolo semplicemente come “Aiuto, sono rock”. Nell’era dei CD, It Can’t Happen Here cominciò ad apparire come traccia separata e fu inclusa a parte in alcune compilation.
    In concerto, i Mothers mescolavano Help, I’m a Rock con altri primi brani di Frank Zappa, come Hungry Freaks Daddy.
    Nelle note di copertina, Zappa scrive del suo collage sonoro: “’Help, I’m A Rock è dedicata a Elvis Presley. Notate l’interessante struttura formale e la straordinaria armonia del negozio di barbiere in quattro parti verso la fine. Da notare l’evidente mancanza di potenziale commerciale. Uhm.»
    Sul lungo termine, l’allenamento psichedelico ebbe un grande appeal commerciale: le band di Zappa lo suonarono per tutta la carriera del maestro. “Help I’m a Rock” divenne uno dei tanti slogan affibbiati a Zappa nel corso della sua carriera.
    Un abbreviato “Help, I’m a Rock” fu pubblicato come lato B del singolo per soli DJ del 1966 “How Could I Be Such a Fool”.
    I musicisti della registrazione in studio erano Frank Zappa, Ray Collins, Jimmy Carl Black, Roy Estrada (“ragazzo soprano”) ed Elliot Ingber.

    “Help, I’m a Rock” è una canzone scritta da Frank Zappa. Fu registrata da Zappa insieme al gruppo Mothers of Invention nell’album di debutto Freak Out!, pubblicato su Verve Records il 27 giugno 1966.

    Help I’m A Rock è il primo incubo psicanalitico di Zappa. Si apre con una nenia orientale, un’invocazione di muezzin, versi nonsense, come una moltitudine di lamenti in tutte le lingue del mondo che dialogano senza capirsi, sostenute da una pulsazione monotona ossessiva e vagamente caraibica, in una Babela metà manicomio metà jungla. D’improvviso si viene catapultati in una sorta di Virgin Forest, con versi di animali e un orgasmo femminile in primo piano. Dopo un breve intermezzo di cool jazz pianistico si giunge al finale, un pezzo da camera per quartetto vocale al limite dei più audaci esperimenti con lo strumento voce (voci alte e voci basse, loop di nastri, swinganti schiocchi di dita, rumori a bocca aperta, controcanti deformi e nevrastenici).
    (Piero Scaruffi)

  • Frank Zappa, Farther O’Blivion: 3 versions, review, meaning

    Frank Zappa, Farther O’Blivion: 3 versions, review, meaning

    Farther O’Blivion – 24 giugno 1973 – Sydney, AU (SBD) Horden Pavillion, Sydney, Australia

    Guitar, Vocals – Frank Zappa
    Violin – Jean Luc Ponty
    Bass – Tom Fowler
    Drums – Ralph Humphrey
    Keyboards – George Duke
    Percussion – Ruth Underwood
    Saxophone – Bruce Fowler Trumpet – Ian Underwood, Sal Marquez

    Farther O’Blivion (dall’album Imaginary Diseases contenente materiale tratto dal Petit Wazoo tour, 1972)

    Farther O’Blivion (dall’album Piquantique-Stockholm, 1973, Rhino 1991)

    FZ: guitar, vocals
    Jean-Luc Ponty: violin
    George Duke: keyboards
    Ian Underwood: woodwinds, synthesizer
    Ruth Underwood: percussion
    Bruce Fowler: trombone
    Tom Fowler: bass
    Ralph Humphrey: drums

    “Farther O’Blivion” è l’ultima parte di una suite in quattro parti intitolata “Don’t Eat the Yellow Snow”, che include anche “Nanook Rubs It” e “Saint Alfonzo’s Pancake Breakfast”. Questi brani apparvero tutti sull’LP Apostrophe del 1974.
    Mentre “fai il funky Alfonzo”, ti viene raccontata la storia di Padre O’Blivion (ricorda, è tutto un sogno!). Un folletto gli ha fatto una sega, la sera prima della raccolta fondi per la colazione con i pancake. Lo trasforma in un fanatico del sesso o qualcosa del genere, mentre la canzone passa da un rock frenetico a una soleggiata festa latina.
    L’ultimo verso, “Buongiorno, vostra altezza/Ooo-ooo-ooo/ti ho portato le tue racchette da neve”, è un tentativo intenzionalmente debole di girare la suite su se stessa e stabilizzarla facendo riferimento alla prima parte della suite.
    Nella versione in studio il pezzo, a questo punto, svanisce. Dal vivo, gli è stato dato un finale adeguato.
    La registrazione del 1979 inclusa in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 1 presenta un finale lungo e roboante.
    “Father O’Blivion” sembra essere antecedente alla suite, poiché fu presentata per la prima volta nel 1972. Questa proto-versione si trova in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 6.
    “St. Alfonzo’s Pancake Breakfast” e “Farther O’Blivion” costituiscono un’entità relativamente indipendente nella suite e sono stati eseguiti in questo modo da cover band (come la Bohuslan Big Band).
    Come in gran parte della musica di Zappa, questo brano combina elementi di umorismo, commento sociale e sperimentazione musicale, rendendolo un’opera d’arte ricca e stratificata.
    Il verso di apertura, “Join the march and eat my starch”, è il tipico gioco di parole che crea una frase nonsense ma orecchiabile. Può essere interpretato come un commento sul conformismo e sul seguire ciecamente le norme della società. Il seguito, “unirsi alla marcia”, implica l’assecondare la folla senza pensare criticamente alle proprie azioni.
    Un significato simbolico più profondo suggerisce la natura transitoria della vita, il concetto di oblio e il suo ruolo che gioca nelle nostre vite. Zappa accompagna gli ascoltatori in un viaggio, svelando i misteri che circondano l’idea del nulla. I testi descrivono un personaggio noto come Padre O’Blivion, che sembra personificare il vuoto e l’insignificanza che possono permeare le nostre vite. E’ il terrore esistenziale e l’incertezza che molti individui sperimentano. Esplora la ricerca umana di uno scopo, la ricerca di un significato in un universo indifferente.
    La frase “Nessuno sa di cosa si tratta veramente” sottolinea l’ambiguità e il mistero dello scopo della vita. Anche se gli individui possono avere le proprie interpretazioni e convinzioni, la verità ultima rimane sfuggente e inconoscibile.

  • Frank Zappa – Nanook Rubs It (2 versions + session outtake): review, meaning

    Frank Zappa – Nanook Rubs It (2 versions + session outtake): review, meaning

    Nanook Rubs It fa parte dell’album Apostrophe (1974), quindicesimo LP pubblicato a 8 anni di distanza dal debutto di Freak Out!
    Il brano racconta di un cacciatore di pellicce intenzionato ad uccidere il cucciolo di foca del piccolo Nanook per finire sul collo di qualche donna facoltosa. Per difendere il cucciolo, Nanook prende un ‘guanto pieno della micidiale neve gialla’ e lo strofina negli occhi del cacciatore, che resta temporaneamente accecato.
    Per risolvere la situazione, entrambi devono attraversare la tundra fino alla parrocchia di Sant’Alfonzo, patrono dei pescatori di smelt di origine portoghese. Un suggerimento satirico, che prende in giro le sfumature religiose spesso associate alla risoluzione dei conflitti o alla ricerca della salvezza.
    Ad un livello più profondo, può essere interpretata come una metafora: bisogna agire quando si subisce un torto, imparare a farsi valere superando ogni ostacolo.
    Il senso del brano suggerisce che la vita, in tutta la sua complessità, non può essere ridotta al mero commercio e alla ricerca del profitto. Suggerisce di abbracciare altri aspetti della vita.

    La canzone trae ispirazione dal film documentario “Nanook of the North” diretto da Robert J. Flaherty, pubblicato nel 1922, che descriveva la vita degli Inuit nell’Artico canadese e le loro lotte con l’ambiente.
    La scelta di Zappa di fare riferimento a questo film aggiunge un ulteriore livello di commento culturale. Si concentra sullo sfruttamento e sul commercio delle pellicce, sul maltrattamento storico delle culture indigene. Evidenzia l’impatto del colonialismo e dello sfruttamento economico delle popolazioni autoctone.
    Fondamentalmente, Nanook Rubs può essere visto come un commento sull’appropriazione culturale e sulla mercificazione delle culture indigene.
    Zappa, noto per i suoi commenti socio-politici nella sua musica, esplora il modo in cui i media e la società mainstream sfruttano e fraintendono le culture indigene a fini di intrattenimento.

    Gli accordi non convenzionali, le armonie dissonanti e le intricate sezioni strumentali si legano ad una trama altrettanto non convenzionale. Il brano potrebbe sembrare semplice e scorrevole. In realtà, l’arrangiamento è complesso, ricco di variazioni e raddoppi di tempo.
    La strumentazione esalta ulteriormente i temi dell’appropriazione culturale. Zappa incorpora elementi della musica tradizionale Inuit insieme al rock e al jazz, creando una giustapposizione tra l’autentico e il cooptato. Questa fusione di stili musicali funge da commento su come gli elementi culturali siano spesso presi in prestito e distorti per il bene del successo commerciale, senza comprendere o rispettare adeguatamente le loro origini.
    Nanook Rubs It serve a ricordare l’importanza di comprendere e rispettare le diverse culture. Esorta gli ascoltatori ad essere critici nei confronti delle rappresentazioni mediatiche e ad apprezzare la ricchezza e l’autenticità delle tradizioni culturali.

    Tracklist
    Nanook Rubs It (dall’album Apostrophe, 1974)
    Nanook Rubs It (Session Outtake) – The Crux Of The Biscuit (2016 Zappa Family Trust)
    Nanook Rubs it (1986 Rykodisc Version)

  • Frank Zappa, I’m the slime: 2 versions + 2 cover Dweezil & Napoleon Murphy Brock, review

    Frank Zappa, I’m the slime: 2 versions + 2 cover Dweezil & Napoleon Murphy Brock, review

    FAIR USE

    “Sono la melma che esce dal vostro schermo… vi faccio credere di essere deliziosa con la robaccia con cui vi bombardo. Sono lo strumento dei governi e degli industriali. Il mio compito è dominarvi e disciplinarvi come animali”.

    “Mi obbedirete quando vi guiderò e mangerete l’immondizia con la quale vi nutrirò fino al giorno in cui di voi non ci dovremo più servire. Non cercate aiuto… nessuno vi starà a sentire. Il vostro cervello è totalmente controllato, è nel mio stampo che è stato plasmato e voi farete quello che noi vi diremo di fare finché non cederemo i diritti su di voi!” (Don Pardo).

    I’m the slime è la denuncia di Frank Zappa sulla manipolazione che i governi e le grandi aziende esercitano sulle persone attraverso lo strumento della Tv, la ‘melma’ che trasuda sul pavimento del salotto. Ha il controllo sulle menti delle persone. La Tv viene paragonata ad un virus difficile da eliminare, che si diffonde facilmente. Questo brano mette in guardia dai pericoli di essere manipolati da chi ha il potere.

    I’m the Slime è un singolo del 1973 di Frank Zappa e The Mothers estratto dall’album in studio Over-Nite Sensation. La versione singola è un mix diverso dalla versione contenuta nell’album. Sul lato B troviamo Montana. Il genere viene classificato come progressive rock e jazz fusion.
    Le registrazioni dal vivo della canzone si trovano su Zappa in New York e You Can’t Do That on Stage Anymore vol 1. Quest’ultima versione è stata eseguita e registrata la stessa notte della maggior parte dei brani apparsi su Roxy e Elsewhere del 1974 . “I’m the Slime” e la sua versione b-side di Montana sono stati inseriti nel meglio di Strictly Commercial di Zappa. Il brano fu eseguito in concerto dal 1973 al 1977 e 1984.

    Per la registrazione di questa canzone (e della maggior parte dell’LP Overnite Sensation ), Zappa ha utilizzato gli studi Bolic Sound di Ike e Tina Turner a Inglewood. Tina Turner e le Ikettes hanno cantato nei cori per varie canzoni di Over-Nite Sensation, incluso “I’m the Slime”. Zappa ricordò che, dopo aver ascoltato una delle registrazioni in studio, Ike Turner esclamò: “Cos’è questa merda?” e, in seguito, insistette affinché Tina e le Ikettes non fossero accreditate nell’album.

    Zappa ha eseguito “I’m the Slime” (così come “Purple Lagoon” e “Peaches en Regalia”) nella prima delle due apparizioni al Saturday Night Live. Don Pardo, l’annunciatore della NBC, è stato utilizzato per la sua interpretazione distintiva del secondo movimento (o sezione B) di “I’m the Slime”. Zappa lo descrisse come il “momento clou della carriera di Don Pardo”. Inoltre, Pardo fu presente sul palco dal vivo con Zappa nel dicembre 1976 al Palladium di New York City durante un’esibizione di “I’m the Slime”, così come durante parti di “Punky’s Whips” e “The Illinois Enema Bandit”, come documentato in Zappa a New York.

    Sono disponibili tre versioni ufficiali di I’m the slime, tutte molto diverse.
    La versione in studio del 1973 è un rock lento con la già citata voce malvagia da cartone animato.
    You Can’t Do That on Stage Anymore vol 1 contiene una registrazione dal vivo del 1973 (dallo stesso spettacolo in cui è stata registrata la maggior parte dell’album Roxy & Elsewhere) in cui il riff di clavinet è sostituito dal piano elettrico jazz di George Duke, completato da un lavoro di charleston swing.
    La versione migliore resta quella inclusa nella ristampa in CD di Zappa a New York: la linea di basso era stata modificata per imitare la colonna sonora di un film sui vampiri e lo sfogo “Tu obbedirai…” è stato pronunciato dall’attore Don Pardo, trasformandolo in un’intensa predicazione televisiva.

    Tracklist:
    I’m the Slime, the Single Version 1973
    I’m The Slime, The Rap Version – UBC Gym, Vancouver 1975
    Dweezil Zappa – I Am The Slime (Zappa Plays Zappa)
    I’m The Slime – The TVE Version – LBRK + Napoleon Murphy Brock

  • Frank Zappa, Wonderful Wino: meaning, info

    Frank Zappa, Wonderful Wino: meaning, info

    Wonderful Wino – Playground Psychotics 1992

    FAIR USE

    “Wonderful Wino” di Frank Zappa è una canzone che esplora le lotte e le esperienze di un ubriacone, una persona alcolizzata che attraversa gli alti e bassi della vita.
    Attraverso immagini vivide ed emozioni contrastanti, Zappa crea una narrazione che approfondisce i temi della dipendenza, della solitudine, del rifiuto della società e della vergogna personale.
    La canzone si apre con un breve scambio tra Zappa e un individuo sconosciuto, che discute della necessità di avere una A sharp (coltello? A sharp significa anche melodia che termina con un la diesis).
    Questa conversazione apparentemente banale getta le basi per l’atmosfera caotica e un po’ ribelle che segue. È interessante notare che Zappa menziona i Monkees: la loro mancanza di preoccupazione per l’accordatura suggerisce un disprezzo per le norme convenzionali, evidenziando la prospettiva artistica unica di Frank.
    La prima strofa cattura immediatamente l’attenzione: Zappa racconta vividamente un’esperienza personale a Los Angeles durante l’estate del 1969. Il narratore ammette di essersi abbandonato ad un consumo eccessivo di vino, sprecando la propria mente con tre quarti di succo.
    Il ritornello “And now the grapes won’t turn me loose” (E ora l’uva non mi lascia andare) descrive metaforicamente la morsa della dipendenza e il modo in cui può intrappolare gli individui, rendendoli incapaci di liberarsi.

    Wonderful Wino è una canzone scritta a 4 mani con LaMar Bruister e Jeff Simmons. Frank è accreditato sulla copertina con il nome “LaMar Bruister” per motivi contrattuali.

    Pare che uno dei vini preferiti di Frank Zappa fosse il Barolo. L’ha rivelato il fratello Bob in un’intervista di luglio 2017 (cronaca Torino): “Frank una volta mi disse che amava l’Italia. Quando ha visitato Palermo ha acquistato casse di Barolo. Amava il suo sapore ricco, soprattutto con la pasta alla bolognese” (Bob Zappa).

    “Ho una teoria sulla birra: il consumo porta a comportamenti pseudo-militari. Pensaci: gli avvinazzati non marciano”. (Frank Zappa)

    La birra sembra produrre risultati comportamentali psicochimici diversi da quelli prodotti da altre bevande alcoliche. L’alcool che ti fa ubriacare è solo un ingrediente. Nella birra invece, ci sono altre cose e queste (vegetali o biologiche) sono componenti che potrebbero avere effetti sul cervello (maschio), creando questa tendenza alla violenza. Si, si, ridete pure! Un giorno leggerete di qualche scienziato che ha scoperto le cavallette: accoppiate a certe famiglie di creature nel lievito, hanno un misterioso effetto su qualche parte appena scoperta del cervello, che dà alla gente la possibilità di uccidere ma solo a gruppi (col whisky potreste avere la tentazione di uccidere la vostra ragazza ma la birra vi spinge a farlo, mentre i vostri amici vi guardano. E’ una bevanda per attività amichevoli). Quando vedete una pubblicità della birra, a parte il classico dell’amicone, non ci ficcano anche dentro la sindrome americanissima della birra da spot pubblicitario, con la bandiera spiegata e bandierine da tutte le parti? Qualsiasi grande Paese industrializzato ha una birra (non può essere una vera Nazione se non hai una birra e una linea aerea. Avere una qualsiasi squadra di calcio o qualche arma nucleare può servire, ma in fondo è una birra che fa una Nazione) (Frank Zappa, autobiografia)

    Il liquore Chartreuse, famosissimo in tutto il mondo, mantiene segreta la sua ricetta: pare sia conosciuta soltanto da 3 monaci e tramandata di generazione in generazione sotto il segreto dei monasteri.
    Ancora oggi, questo liquore viene prodotto in maniera occulta da padri certosini.
    Il manoscritto contenente la ricetta segreta risale al 1600, viene ereditato e tramandato da monaci a monaci.
    E’ un liquore amatissimo e consumato da molti personaggi celebri come Frank Zappa che lo cita in un suo famoso brano (Fifty-fifty, dove dice “il mio respiro è chartreuse”).
    Chartreuse ha origini antichissime, viene prodotto nella distilleria a Voiron, tra la zona dell’Isère e quella della Savoia, tra le alpi francesi.
    Tutto ciò che si sa è che si tratta di un liquore molto invecchiato, contiene circa 130 erbe medicali selezionate.
    Nell’autobiografia di Howard Kaylan. viene citato il liquore Chartreuse in riferimento a Zappa.
    Howard Kaylan dei Flo & Eddie ha scritto un’autobiografia in cui racconta due volte di FZ che beve Chartreuse.

    Esistono diverse versioni di Wonderful Wino, tra cui:
    Wonderful Wino, Zoot Allures 1976
    Wonderful Wino – Jeff Simmons 1970
    Wonderful Wino (FZ Vocal) The Mothers 1970
    Wonderful Wino (live) The New Maternity 1970
    Wonderful Wino – The Lost Episodes 1996 (Ricky Lancelotti)
    Wino Man (live) with Dr. John routine (Rhino Records, 1991 CD)