Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Xenochronies / Tribute to FZ

  • ROCK ‘N’ ROLLING STONES: xenochrony with music by Frank Zappa & Rolling Stones

    Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e Rolling Stones

    Tra le tante citazioni musicali di Frank Zappa, una delle più note si trova nel brano Hungry Freaks, Daddy (Freak Out!, Verve / MGM, 1966).

    Hungry Freaks, Daddy è un richiamo esplicito, ironico e caricaturale al brano “I can’t get no satisfaction” dei Rolling Stones.

    “Mi piacevano i Rolling Stones”… Una volta, Mick Jagger mi ha tolto una scheggia dall’alluce. E’ venuto a casa mia, saltellavo a causa di questa scheggia e l’ha tirata fuori… Mi è piaciuto il suo atteggiamento e quello degli Stones. Alla fine, però, la musica veniva fatta perché era un prodotto. Era musica pop creata perché c’era una casa discografica in attesa di dischi”. (FZ, Playboy aprile 1993)

    “Stavo uscendo incespicando dallo studio ed ho sbattuto l’alluce su un pezzo di legno o qualcosa del genere. Mick Jagger mi ha tolto la scheggia dal dito del piede. E’ stata quella la prima volta che l’ho incontrato”
    (FZ, The Rock Report, luglio 1989) 

    Gail ricordò che Frank Zappa si era preso una scheggia nel piede dopo aver camminato a piedi nudi sui pavimenti in legno molto rustici della baita. “Mick Jagger si è messo a quattro zampe ed ha afferrato il piede di Frank per vedere che tipo di aiuto poteva offrirgli. Frank ne è rimasto davvero sorpreso: è stato molto genuino e molto spontaneo”.

    Pare che Frank Zappa una volta cacciò Mick Jagger e Marianne Faithful dalla sua casa di tronchi alla fine degli anni ’60 perché erano troppo “ubriachi”.

    Il fatto che Zappa fosse notoriamente contrario alla droga ha dato credito a questa storia, ma secondo sua moglie Gail la vera storia è molto più insipida ma anche più carina.

    “Quello che ricordo – raccontò Gail – è che Mick Jagger venne con Marianne Faithful. Lei volle dimostrare la sua abilità con il tamburello. Dopo qualche minuto, Marianne scostò i vestiti per mostrare i lividi che il tamburello le aveva causato sul sedere e sul fianco. Fu molto emozionante”. (tratto dal libro “Laurel Canyon: The Inside Story)

    Il 12 luglio 1968, all’una di notte, Mick Jagger invitò Frank e Gail Zappa nello studio di registrazione dove lui e Keith Richard stavano mixando i brani del loro album, Beggars Banquet. (Pauline Butcher Bird)

    Nel 1980, durante un’intervista per la BBC Radio 1, Frank Zappa ha stilato una speciale classifica delle sue 30 canzoni preferite spaziando dal rock all’heavy metal, dal pop al post punk ed alla musica classica.

    Al 24° posto compare ‘Paint It Black’ dei Rolling Stones.

    Frank Zappa definisce il brano “Paint It Black” dei Rolling Stones un capolavoro assoluto.

    Gli arrangiamenti dalle sfumature orientali degli Stones conferiscono alla registrazione un’atmosfera decisamente psichedelica.

    Utilizzano strumentazione indiana, alle Fiji gli Stones iniziarono a suonare il sitar.

    Zappa ha sottolineato il ruolo di Brian Jones, il carismatico chitarrista del gruppo, nella realizzazione del disco. Secondo lui, Brian Jones è nato per suonare il sitar.

    (Far Out Magazine)

    “Gli Stones sono ancora il miglior sound in Inghilterra. Ho appena ricevuto una copia di “Beggar’s Banquet”, ma il mio album preferito è “Between The Buttons”. Lo considero superiore a “Sgt. Peppers” dei Beatles. Diverse star vanno in giro con le loro Rolls Royce, ma puoi immaginare Jagger seduto in una di quelle auto mentre si toglie le scarpe o si stuzzica il naso e lo pulisce sulla tappezzeria?”

    (FZ, Record Mirror, 7 giugno 1969)

    L’album dei Rolling Stones preferito da Zappa è Between The Buttons (la versione americana). “Non mi piace molto la versione inglese perché contiene una serie di brani completamente diversi. Rappresenta un pezzo importante di commento sociale del momento. Ricordo di aver visto Brian Jones molto ubriaco allo Speakeasy una notte e di avergli detto che mi piaceva e che lo ritenevo superiore a Sergeant Pepper… dopodiché ruttò discretamente e si voltò”. (FZ, Let It Rock, giugno 1975)

    Zappa: “I Rolling Stones erano funky. Non era necessariamente un blues dal suono colorato, ma era davvero funky”.

    Intervistatore: “Sì, il funk della classe operaia britannica”.

    Zappa: “E questo valeva, tranne quando cercavano di esagerare con Chuck Berry”.

    (tratto dall’intervista di Frank Kofsky a FZ, 1969)

    “In genere, mi piacevano di più i Rolling Stones che i Beatles in quel periodo perché erano più coinvolti nel blues.” (FZ, The SongTalk Interview, 1994, vol. 4, numero 1).

  • THE BAR (Dupree’s Paradise): xenochrony with music by Frank Zappa & George Gershwin

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e George Gershwin

    Per questa xenocronia ho utilizzato i seguenti brani: Dupree’s Paradise

    • Live Solliden, Stoccolma, Svezia, 21 agosto 1973
    • Live Cheaper Than Cheep, 21 giugno 1974
    • Live Berkeley Community Theatre, 16 febbraio 1974
    • Live Helsinki, Finlandia 1974, You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 2 – The Helsinki Concert
    • Live 1988, Make A Jazz Noise Here
    • An American in Paris (George Gershwin)
    • Rhapsody in Blue (George Gershwin)
    • Summertime (George Gershwin).

    Le immagini lievemente rallentate dello storico Live a Solliden (Stoccolma) del 21 agosto 1973 non sono sincronizzate con la xenocronia.

    “Dupree’s Paradise è il nome di un bar a Watts dove andavamo per le jam session delle 6 del mattino”. (Frank Zappa, International Herald Tribune, 10 gennaio 1984)

    In effetti, la lunga suite polimetrica Dupree’s Paradise di Frank Zappa è ispirata ad una caotica jam session mattutina in un bar sull’Avalon Boulevard a Watts, Los Angeles, di una domenica del 1964. Catturando l’atmosfera di questa scena, il brano presenta un gruppo eterogeneo di personaggi tra cui ubriaconi, musicisti, degenerati e poliziotti, il tutto sullo sfondo della cultura beatnik. Zappa combina elementi come ritmi derivati da modelli linguistici e stili musicali che ricordano George Gershwin e il serialismo.

    In lingua inglese, il termine ‘bar’ non si riferisce soltanto al classico locale dove recarsi per gustare un caffè o consumare cibo e bevande a tutte le ore. Nel linguaggio musicale, ‘bar’ si traduce in ‘barra, battuta, misura’ che contiene un certo numero di note e pause. In origine, il termine inglese ‘bar’ indicava, oltretutto, la sbarra o bancone che separa il barista dai clienti.

    Il tour di debutto del brano risale a febbraio/luglio 1973 durante cui emergono due talenti: George Duke alle tastiere e Jean-Luc Ponty al violino elettrico, protagonisti di storici assoli insieme all’impressionante trombone di Bruce Fowler ed agli inconfondibili assoli di Frank Zappa con alle percussioni una Ruth Underwood in gran forma.

    Dupree’s Paradise appare in diversi album per altrettante versioni:

    Over-Nite Sensation 50th Anniversary Super Deluxe Edition, Piquantique e Unmitigated Audacity (BTB 1),

    Road Tapes Venue 2,

    Halloween 73,

    The Roxy Performances,

    Roxy By Proxy,

    Apostrophe (‘) 50th Anniversary Edition,

    Zappa/Erie,

    Cheaper Thank Cheep,

    You Can’t Do That On Stage Anymore Vol. 2 e Vol. 5,

    Studio Tan (Lather),

    The Perfect Stranger,

    Strictly Genteel,

    Make A Jazz Noise Here.

    “Zappa è, in qualche modo, il Gershwin del rock alternativo, rappresenta la capacità di usare tutto nella stessa maniera.

    (Gino Castaldo, critico musicale, Mangiare Musica giugno 1994)

    “Mi piace pensare la musica come una scienza emozionale”. (George Gershwin)

    Il compositore, pianista e direttore d’orchestra statunitense Jacob Gershowitz (in arte George Gershwin, 1898/1937) è ritenuto l’iniziatore del musical americano.

    Le sue composizioni combinano la musica classica con le sonorità tipiche della musica popolare (in particolare, del jazz). Un grande punto in comune con Frank Zappa.

    La principale innovazione di Gershwin sta nel fondere elementi classici (schema rigido, perfezione nello stile, ecc.) con ritmi e melodie jazz fortemente radicate nella musica nera americana.

    Iniziò a suonare il piano senza metodo all’età di 10 anni. Prese lezioni di pianoforte per due anni in modo dilettantistico: cercava di riprodurre le melodie ascoltate ai concerti per orchestra e studiava per suo conto il metodo classico dei grandi maestri europei.

    Insieme a suo fratello Ira, nel 1928 George Gershwin si recò a Parigi per dedicarsi allo studio della composizione. Diversi compositori, tra cui Maurice Ravel, si rifiutarono di fargli da insegnanti. Temevano che il rigore della classicità potesse reprimere la sua propensione per il jazz.

    Gershwin fu fortemente influenzato dai compositori francesi del tardo XIX secolo come Debussy e Ravel ma anche da Igor Stravinskij e Arnold Schonberg. Un altro punto in comune con Zappa.

    The Guardian stabilì la sua appartenenza massonica insieme ad altri grandi del jazz come Glenn Miller, Paul Whiteman e Irving Berlin.

  • ZAP & CAP meet CHARLES IVES: xenochrony with music by Frank Zappa & Captain Beefheart

    Per questa xenocronia ho ‘giocato’ con alcuni brani tratti da Trout Mask Replica e da un concerto dei Mothers of Invention a The Rockpile di Toronto datato 23 febbraio 1969. Il famigerato album di Captain Beefheart & the Magic Band e il live dei Mothers sono stati registrati lo stesso anno (1969). ZAP (Zappa) & CAP (il Capitano) incontrano Charles Ives nella parte finale della xenocronia, lì dove la versione del brano “Charles Ives” (probabilmente la migliore) di Frank Zappa si fonde con quella registrata per “Trout Mask Replica” (“The Blimp” con i testi del Capitano, Don Van Vliet, cantati da Jeff Cotton).

    La musica di “The Blimp” è stata composta da Frank Zappa con l’aggiunta di parole del Capitano. In sostanza, questa composizione combina una poesia di Beefheart ed un frammento di musica tratto dal brano “Charles Ives” di Zappa registrato durante un concerto.

    In certi punti del Live di Toronto, gli strumenti a fiato di Zappa si sposano con quelli della Magic Band in un delirio jazz (dallo strano ‘odore’) che ricorda molto lo stile di Archie Shepp.

    “Captain Beefheart e la Magic Band hanno vissuto insieme 18 mesi per realizzare ‘Trout Mask Replica’. Andavo da loro, provavano e provavano. Jeff Cotton ha preso la sua chitarra ed ha suonato le stesse 20-22 canzoni per 18 mesi. Quando sono andati a fare le tracce per ‘Trout Mask Replica’, ci hanno messo 5 ore. E’ stato necessario rifarne alcune diverse volte. Le canzoni sono state provate a morte”. (FZ, International Times, marzo 1977)

    L’intero doppio album “Trout Mask Replica” è stato concepito, scritto e registrato in sole otto ore e mezza, secondo Beefheart. (Melody Maker, 8 novembre 1969)

    “Trout Mask Replica ha avuto molto a che fare con il Rhythm & Blues. Quello che Beefheart stava realizzando derivava molto da Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Ma pochissimi di loro l’hanno capito, men che meno le ragazzine di 13 anni che sono quelle che comprano più dischi. ‘Ragazze carine, comprate dischi di cantanti che sembrano bei ragazzi’: è così che funziona l’intero business del pop!”. (FZ, Stereo, gennaio 1985 – rivista tedesca)

    “Realizzare Trout Mask Replica è stato molto difficile perché Captain Beefheart non si trova a suo agio con la tecnica in studio. Ad esempio, a Don non piacevano gli auricolari. Quindi, quando si è trattato di aggiungere la sua voce, quello che voleva fare era stare in studio e sentire la traccia che filtrava attraverso la finestra – quindi, cantare più forte che poteva sopra di essa. Il guaio è che la sua voce rischiava di non essere sempre sincronizzata con la traccia che Don riusciva a malapena a sentire dalla finestra. Ma voleva lavorare così. Non è un modo semplice per mettere insieme un album”. (da un’intervista a FZ del 1991 pubblicata su Mojo novembre 2018)

    “Dopo quattro anni di assenza, il Capitano ha chiamato a casa 3-4 settimane fa, di punto in bianco. Ha chiesto di me ma io non c’ero, così ha parlato con Gail per un po’. Gail gli ha chiesto cosa volesse e lui ha risposto: “Ho chiamato Frank per ringraziarlo di aver prodotto l’album Trout Mask Replica. È il miglior album che abbiamo mai pubblicato.’ “. (FZ, Exit, maggio 1974)

    “Ci sono cose incredibili su Trout Mask Replica e anche su Clear Spot. C’è dell’altro del periodo Trout Mask. Non so se uscirà mai. C’erano cose nelle sessioni originali che Don non voleva usare. Il piano originale per l’album era di farlo come una registrazione sul campo etnico. Lui e il suo gruppo vivevano in una casa nella San Fernando Valley, quindi volevo prendere un rig portatile e registrare la band in casa, usare le diverse stanze della casa come isolamento molto leggero con voce registrata in bagno, i tamburi nel soggiorno, il corno in giardino, ecc. L’abbiamo impostato e abbiamo fatto le tracce in quel modo… Ero in studio a mixare altri nastri. La band che suona su The Blimp, in realtà, è quella dei Mothers. La parte vocale del brano è stata registrata per telefono. Captain Beefheart aveva appena scritto questo testo e l’ha fatto recitare al telefono da uno dei ragazzi della sua band. L’ho registrato in studio sul pezzo di nastro che avevo in quel momento, ovvero la mia traccia. Ecco com’è andata… Il ragazzo che recitava le parole era Jeff Cotton (alias Antennae Jimmy Semens, come era conosciuto all’epoca). The Blimp è incluso col titolo di Charles Ives in un episodio di You Can’t Do That On Stage Anymore. Suonavamo il pezzo nel tour ’68-’69”. (Best of Guitar Player, 1994)

  • ANY DOPE? – xenochrony with music by Frank Zappa & Krzysztof Penderecki

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e Krzysztof Penderecki

    Il termine ‘dope’ (in slang americano) si traduce in ‘somministrare una droga o farmaco per indurre sonnolenza o uno stato di incoscienza’.

    “Tutti mi consideravano cinico e cattivo perché ero al di fuori di quello che stava succedendo. Ero cattivo perché osavo dire che il flower power faceva schifo. Molte persone pensavano fosse la fine di tutto. Pensavano davvero che avrebbero governato il mondo con un fiore in mano. Erano pazzi. Credevano in tutti questi leader hippie e in qualunque altra cosa stessero dicendo questi stronzi. Erano così pieni di droga che andavano ciecamente per la loro strada senza pensare che l’origine dell’LSD provenisse dalla CIA. A molti di loro probabilmente non piace pensarci ora. Prendendo LSD stavano aiutando la CIA in uno dei suoi esperimenti preferiti. Dopo aver finito di usare volontari dall’esercito, hanno realizzato un profitto vendendolo alla gente per strada e vedendo cosa sarebbe successo effettivamente ad una popolazione civile. Le droghe sono un fenomeno culturale, un’industria e uno strumento attraverso cui il governo tiene sotto controllo i ragazzi. Ogni volta che assumi droga e pensi di poter scappare dalla tua vita, stai solo facendo il gioco del governo e diventi una pedina. La società ha reso l’esistenza quasi impossibile a livello pratico ma non prenderanno la mia mente. Nel momento in cui inizi ad assumere quelle droghe, ti hanno preso. Il minimo che puoi fare è mantenere il rispetto di te stesso e sapere che ciò che pensi non sia indotto chimicamente da un’agenzia governativa”.

    (Frank Zappa, Circus Raves, dicembre 1975)

    “Le persone che sono nel business della vendita di droghe lasciano che una certa droga funzioni per un po’ come accettazione sociale di un gruppo, come valore sociale in una certa cerchia di amici, uno stile di vita che illude il consumatore di essere il migliore. Tende a rafforzare i sentimenti di autostima per chi ne ha bisogno. Se non puoi ottenere l’autostima dalla religione, dalla TV, da tua madre e da tuo padre, la riceverai dal ragazzo in fondo alla strada che te la fornirà ad un certo prezzo. Se non è il tizio che ti vende la droga, può essere il tizio che ti promette di liberarti con una parola o un idiota che ti dirà di rotolarti per terra per liberarti. Tutti vogliono essere liberati. OK, beh, se vuoi liberarti tutto quello che devi fare è toglierti i pantaloni e fare sesso. E’ l’unico modo per liberarti davvero. Bisogna pensare al sesso in modo naturale, per come è realmente: chi ti annuncia che il sesso è sporco non lo fa perché è davvero sporco, è solo un espediente per il controllo mentale governativo”.

    (Frank Zappa, Nuggets, aprile 1977)

    “Non ho mai avuto un risultato positivo fumando marijuana. Semplicemente non era la mia tazza di tè. E non ho mai usato LSD, cocaina, eroina o cose del genere“ (Frank Zappa).

    “Non ho alcun diritto di chiamarmi essere umano perché sono volgare, arrogante, crudele e non faccio uso di droghe”

    (FZ, Musica, gennaio 1987)

    “Ho scoperto che chiunque faccia uso di droghe non può eseguire ciò che gli chiedo di fare sul palco perché semplicemente non ‘è’ lì. Con la mente è altrove. Le droghe tendono a rovinare la memoria, a ridurre l’efficienza in alcune aree che sono molto importanti per la musica che facciamo. La droga peggiore per la memoria è la marijuana”.

    (FZ, Zoo World, 2 gennaio 1975)

    “Il tipo di droga popolare tra il pubblico ha una qualche influenza sul modo in cui percepisce le cose. C’era così tanto acido durante gli anni ’60 che è stato molto facile per un gran numero di persone pensare di aver visto Dio non appena i Beatles sono esplosi. Quella particolare sostanza chimica ha reso possibili molte cose davvero peculiari in termini di vendite musicali. Quando lo status di un certo tipo di droga svanisce e viene sostituito da altro – in particolare, vino e birra – il pubblico cambia mentalità”.

    (FZ, Down Beat, 18 maggio 1978)

    Frank Zappa si è avvicinato agli studenti inglesi della School of Political Economy per incoraggiarli a smettere di drogarsi. Si è pronunciato contro le droghe perché sono una manifestazione del non-essere-qualcuno. Le considera codardia sulla base di un eroismo castrato. Alcuni dei partecipanti non erano d’accordo con la sua tesi, eppure lo hanno applaudito freneticamente.

    (Idolos del Rock, agosto 1970 – rivista messicana)

    “Penso che la droga dovrebbe essere messa sotto controllo. L’unico modo per porre fine ai profitti realizzati dai baroni della droga è abbassare il prezzo, rendendo la sua circolazione vigilata dallo Stato. (“Talking with Frank” by Fabio Massari, Los Angeles/Sao Paulo, 1991)

  • DRUM DREAMER: xenochrony with music and dialogues by Frank Zappa

    “Frank è un batterista. Nella sua musica, l’aspetto percussivo ha sempre ricevuto la massima attenzione: ci ha sempre lavorato sopra. Non si può ascoltare la sua musica senza notare che la percussività impazza ovunque” (Aynsley Dunbar, tratto dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore).

    La passione per la batteria e le percussioni deriva “dal suo amore per la musica di Edgar Varése. Frank ha assorbito alcuni intervalli melodici e tecniche di orchestrazione dall’ascolto di Varése. Il lavoro orchestrale di Frank è fortemente percussivo”. (Mike Keneally, Guitar World, febbraio 1999)

    Zappa considerava il ritmo e la batteria come la sostanza della musica. Qualsiasi genere si suonasse, secondo lui doveva avere un metro. Coniò il concetto di dissonanza ritmica. (Giordano Montecchi, storico e critico musicale)

    Frank Zappa iniziò suonando la batteria, ancora prima della chitarra. Esordì come batterista con una band scolastica di R&B nel 1956, i Ramblers. Fu lui a formare questa band multirazziale nella sua high school molto “bianca”, dimostrandosi controculturale anche nella controcultura. Non amava gli hippy, che considerava in maggioranza conformisti e non andò a Woodstock.

    All’età di 18 anni Zappa passò dalla batteria alla chitarra perché – come ammise lui stesso – non aveva sufficiente coordinazione tra mani e piedi. Del resto, non era in grado neanche di suonare la chitarra e cantare contemporaneamente (ammise pure questa sua lacuna).

    Zappa fu espulso dalla sua prima band perché non riusciva a tenere un buon ritmo e suonava troppo i piatti. Lo dichiarò lui stesso nel corso di un’intervista pubblicata sulla rivista The Event, nel dicembre 1981.

    Frank Zappa era un polistrumentista: suonava chitarra, basso, piano, vibrafono, batteria e percussioni.

    Nell’album “The Lost Episodes” compare una registrazione del 1963 di “Any way the wind Blows”, brano che fu poi incluso negli album “Freak out” e ” Cruising with Ruben and the Jets”. In questa registrazione Zappa suona basso, batteria e chitarra.

    Per questa xenocronia – un omaggio alla passione di Zappa per il ritmo, la batteria e le percussioni – ho utilizzato passaggi dei seguenti brani:

    • “The Gumbo Variations” (versione CD Rykodisc 1987) in cui Zappa suona chitarra, basso e percussioni;
    • Dog Breath Variations (live 1973, Roxy The Movie) in cui suona le percussioni;
    • “The Clap” suddiviso in due parti (dall’album Funky Nothingness) in cui Frank suona batteria, rullante, tom-tom, timbales e clapping. Si tratta del primo assolo di percussioni suonato e registrato da Zappa;
    • “The Black Page”(versione new age, dal Live 1988 incluso nell’album Make a Jazz Noise Here, 1991), la composizione di Zappa più complessa per batteria e percussioni. Questo brano (scritto inizialmente come assolo di batteria a cui è stata poi aggiunta la melodia) comprende tutti i ritmi più difficili della musica occidentale. Chi riesce a suonarla (come Vinnie Colaiuta e Terry Bozzio) dimostra di essere un vero maestro del ritmo.

    Ho ‘condito’ mix e sovraincisioni dei suddetti brani con una folle raccolta di diversi messaggi utilizzati nella segreteria telefonica dell’UMRK (data sconosciuta). Oltre ad essere divertente, il ‘ritmo’ del parlato è scandito da batteria e percussioni.

    Quando osservo la bacchetta del direttore d’orchestra Frank Zappa, l’associo a quella usata per la batteria che Zappa avrebbe tanto voluto suonare…

  • IGOR refuses to die: xenochrony with music by Frank Zappa & Igor Stravinsky

    “ Stravinsky diceva: ‘non basta volere, devi essere’ ”. (Frank Zappa, Mojo, marzo 2004)

    “Non ho mai incontrato Igor Stravinsky. Ho incontrato il suo postino, però, a Hollywood. In effetti, il suo postino era il mio insegnante di inglese al liceo. Dopo aver lasciato la scuola dove insegnava, ha scoperto che poteva fare più soldi come postino e Stravinsky era sulla sua strada”. (FZ, RockBill, novembre 1984)

    Tra i primi 10 dischi preferiti da Zappa (nominati in un programma radiofonico chiamato “Castaway’s Choise” nel 1989) troviamo due brani di Igor Stravinsky: al 2° posto The Royal March from L’Histoire du Soldat ed al 3° posto The Rite of Spring. (Monster, maggio 2002)

    “Nessuno può capire la mia musica se non ha mai ascoltato Anton Webern o Stravinsky”. (FZ, tratto dal libro “Freak Out!: My Life with Frank Zappa” di Pauline Butcher)

    “Cerco di ottenere la maggior quantità possibile di irritazione all’interno di una linea melodica. Qualcosa di simile accade in una certa parte del repertorio di Stravinsky, il modo in cui alcuni suoi piccoli temi pentatonici sono accompagnati da accordi complessi che cambiano il carattere pentatonico della melodia e la fanno diventare qualcosa di diverso, e poi quelle piccole frasi melodiche ripetute, riorchestrate e ricomposte in un quadro musicalmente molto colorato”. (Frank Zappa)

    “Mi piace l’idea di Stravinsky di ‘economia dei mezzi’: uso poche note e cambio il ritmo” (FZ, Down Beat, 18 maggio 1978)

    La più grande influenza nella carriera di Zappa è stata la musica classica moderna, in particolare i compositori Stravinsky e Varèse.

    Zappa prese in prestito le tecniche compositive da Stravinsky: tra queste, l’Isomelismo, il Polimetro, la Stratificazione e la Citazione musicale. Per approfondire, date un’occhiata a questi due video

    Uno degli aspetti meno esplorati dalla critica musicale è la questione religiosa nell’opera di Igor Stravinsky. Tanto poco esplorato quanto estremamente importante per capire le sue opere ed il suo pensiero musicale.

    Si è occupato anche di musica religiosa e sacra, seppure il successo ottenuto con le sue opere ‘laiche’ (L’uccello di Fuoco, La Sagra della Primavera, Histoire du soldat, Petruska) abbia portato ad oscurare la sua produzione musicale religiosa.

    Non a caso, Frank Zappa si è concentrato proprio sulle suddette opere laiche.

    La crisi spirituale di Stravinsky, avvenuta nel 1910, lo portò ad allontanarsi dai riti ortodossi. In seguito, nel 1926, dopo una profonda meditazione, si riavvicinò alla questione religiosa componendo opere come Pater noster e Ave Maria.

    Seguendo le tracce della Continuità Concettuale di Zappa, i suoi brani legati al compositore e direttore d’orchestra russo (naturalizzato statunitense nel 1945) sono i seguenti.

    The Return of the Son of Monster Magnet (Freak Out!): la prima parte di questo pezzo è la danza rituale dell’assassino di bambini, che allude alla ‘danza rituale’ di Stravinsky da “La Sagra della Primavera”.

    Amnesia Vivace (Absolutely Free): riprende la Sagra della Primavera.

    In un punto preciso di Duke of Prunes (23’’) la ‘Berceuse’ di Firebird Suite di Stravinsky fluttua su un altro tema più ritmato, tratto da The Rite of Spring.

    Invocation & Ritual Dance of the Young Pumpkin (Absolutely Free): un’altra ‘danza rituale’ riferita alla Sagra della Primavera.

    Soft-Sell Conclusion (Absolutely Free): alla fine di questo brano è citato L’Histoire du Soldat.

    Status Back Baby (Absolutely Free): l’assolo di chitarra cita una sezione di Petruska.

    Fountain of Love (Cruising With Ruben & The Jets): alla fine del brano, c’è una citazione riferita alla Sagra della Primavera.

    Igor’s Boogie, Phase One e Igor’s Boogie, Phase Two (Burnt Weeny Sandwich): l’Igor in questione è Stravinsky.

    Drowning Witch (Ship Arriving Too Late to Save a Drowning Witch): citazioni musicali di Rite of Spring dopo aver detto “Ritual Sacrifice”, ‘sacrificio rituale’ (vedi Ritual dance of young pumpkin).

    In-A-Gadda-Stravinsky (Guitar): già il titolo fa riferimento a Stravinsky, ma Zappa in questo brano inserisce anche qualche citazione musicale aprendo il suo assolo di chitarra con l’introduzione a The Rite of Spring.

    Royal March From L’Histoire Du Soldat (Make A Jazz Noise Here): un vero pezzo diStravinsky – la prima registrazione in cui Stravinsky non è solo citato o accennato. E’ l’evidente ispirazione per Titties ‘N Beer.

    “Titties and Beer” di Frank Zappa è una versione moderna de “L’Histoire Du Soldat” di Stravinsky.

    Petrushka: una reinterpretazione di Zappa dell’omonimo brano di Stravinsky.

  • I lavori zappiani di Eidon Veda

    Lascio che sia lo stesso Eidon Veda a presentarsi, l’autore di xenocronie molto originali ispirate a Frank Zappa.

    Eidon Veda: i miei lavori Zappiani

    “Le mie composizioni non sarebbero tali se non avessi ascoltato la Musica di Frank Zappa. Una Musica che continua ad ispirare, ad essere viva, elettrica, dinamica. Una Musica “oltre”. Più volte ho voluto esprimere umilmente il debito di riconoscenza che ho verso la Grande Nota creatrice. Di recente, ho anche osato incorporare elementi di quella Nota nelle mie piccole cose.

    Di seguito, presento brevemente queste composizioni dedicate a Frank Zappa o basate su frammenti di alcuni suoi Lavori.

    Studio Z

    Studio Z è forse il primo brano che ho dedicato a Frank Zappa, in particolare al Luogo Magico entro cui Zappa ha iniziato a lavorare ed a fare proprie le tecnologie utilizzate per comporre.

    Franktasia

    Franktasia è un brano neoclassico ispirato a Zappa e a compositori contemporanei come Ennio Porrino e Nikolai Kapustin.

    Xenochrazy I

    Una folle xenocronia, ecco cos’è questo brano. Un’idea, sviluppata in 2 percorsi divergenti (uno tonale, l’altro microtonale), cui ho sovrapposto una parte percussiva totalmente non correlata: AAAFNRAA…NK! ^_^

    Filthy Furaguma

    Un giorno, mentre scrivevo musica, un brano di Frank ha iniziato a chiamarmi. Era “Filthy Habits”, dal bootleg “The Eyes Of Osaka”. Semplicemente non ho potuto resistere. Ho preso i primi secondi di quella canzone e l’ho mixata alla fine del mio pezzo. Brutalmente, senza adattamenti. Non avevo idea di come sarebbe andata, in termini di tempo e armonia. L’ho fatto e basta. AAAFNRAA, nuovamente. Ringrazio la mia cara amica zappiana che mi ha esortato a pubblicare questa xenocronia.

    FZ

    Altro brano generativo dedicato a Frank Zappa. Penso che riconoscerete il video — un viaggio nello spazio e nel tempo fino alla Los Angeles di FZ. Dopo averlo pubblicato su Facebook sono stato sospeso per un giorno: l’algoritmo di Facebook aveva rilevato che il video era indecente. “Conspiracy to commit pornography”. Grazie, Facebook. Qualcosa mi dice che il tuo algoritmo-della-decenza è stato scritto da una software house in San Bernardino…

    Zenochrony

    Altra xenocronia Zappiana, come chiamo i lavori nei quali inserisco piccoli momenti tratti da opere di Zappa. Qui ho utilizzato un frammento di “Dwarf Nebula Processional March & Dwarf Nebula” di FZ suonato regolarmente e “in reverse”. Al secondo 31 la xenocronia si interrompe e segue una mia composizione.

    Zenochrony unisce la parola “Zeno”, che significa “*dono di Zeus”, con “chrony”, da Chronos, “tempo”, che si riferisce a Cronos dio del tempo e padre di Zeus. I frammenti che catturo sono questo per me: “doni di Z”, Signore Ritmico del Tempo.

    Onya, Get Any Didja?

    Altra xenofollia ottenuta assemblando un mio brano con un estratto da “Didja Get Any Onya” del Maestro.

    Electric Circus Factory

    “C’era anche un night club psichedelico, l’Electric Circus Factory” (Neil Slaven, “Electric Don Quixote: The Definitive Story Of Frank Zappa”, Omnibus Press, 2003). Appena ho letto questa frase ho deciso che avrei chiamato così uno dei miei brani. La musica è quella che, nella mia immaginazione, accoglie il visitatore del night club.

    ## Fractal Varèse

    L’ultimo brano che propongo è Fractal Varèse, dedicato al Nume di Frank Zappa, il grandissimo compositore italo-francese Edgard Varèse. Il concetto di frattale è un richiamo esplicito all’Opera di Frank Zappa, entro la quale ogni frammento è il Tutto e il Tutto è in ogni singola manifestazione.

    Se i lavori di cui ho parlato qui hanno suscitato il vostro interesse o semplicemente la vostra curiosità, ne troverete altri sul mio canale YouTube https://www.youtube.com/channel/UCZ0UIBDZEYlvn8thxv3aOxw

    Ciao, Eidon”

  • Il lavoro di Zappa influenzato da Halim El-Dabh (xenocrony ELECTRON)

    ELECTRON: xenochrony with music by Frank Zappa & Halim El-Dabh

    Frank Zappa fu influenzato da Halim El-Dabh, compositore, musicista, etnomusicologo, educatore egiziano-americano la cui carriera durò 60 anni. Noto come uno dei primi pionieri della musica elettronica, nel 1944 compose una delle prime opere di musica su nastro o musique concrète.

    L’approccio unico di El-Dabh alla combinazione di testi parlati, canto e suoni di percussioni con segnali elettronici e l’elaborazione ha contribuito in modo significativo allo sviluppo delle prime tecniche elettroacustiche. Per alcune sue composizioni El-Dabh utilizzò un primo sintetizzatore programmabile: il sintetizzatore RCA della Columbia-Princeton.

    Come Béla Bartòk, El-Dabh viaggiò in varie nazioni per registrare e documentare musiche tradizionali. Dal 1959 al 1964, fece indagini sulle musiche in Egitto ed Etiopia e lavori sul campo condotti in Senegal, Mali, Niger, Guinea, Zaire, Brasile ed altre nazioni.

    “Le composizioni di musica elettronica di Halim El-Dabh evocano voci mistiche, inquietanti e umilianti che fondono le parole in suoni. Da una stazione radio del Cairo nel 1944 agli studi della Columbia Princeton, la sua musica elettronica lo ha portato ad essere proclamato il “padre di musica elettronica” da WIRE Magazine nel 2007.

    Crossing Into the Electric Magnetic è un classico senza tempo”

  • Black Little Dots: xenochrony with music by Frank Zappa, 31st anniversary of his ‘last tour’

    Frank Zappa (Baltimora, 21 dicembre 1940 – Los Angeles, 4 dicembre 1993)

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, un omaggio al 31° anniversario del suo ‘ultimo tour’

    FAIR USE    • XENOCRONIE – XENOCHRONY  

    In punto di morte, Frank Zappa identificò tre brani come le sue composizioni distintive. In particolare, definì l’assolo di Watermelon in Easter Hay una delle migliori performance della sua carriera. Chiese che soltanto a suo figlio Dweezil fosse concesso di suonare Watermelon in Easter Hay, Zoot Allures e Black Napkins dopo la sua scomparsa. Allo stesso tempo, Zappa consigliò a sua moglie Gail di abbandonare del tutto il mondo della musica e di vendere il suo intero catalogo di oltre 60 album ad eccezione di Watermelon in Easter Hay, di cui la famiglia Zappa conserva i diritti. Con questa sua decisione, Zappa ha praticamente dichiarato quali solo i tre brani di punta della sua carriera, che ho scelto per questa xenocronia in onore del Maestro. L’ho intitolata ‘Black Little Dots’. Frank Zappa ha iniziato disegnando puntini neri da adolescente, quando ancora non conosceva la musica. Ho aggiunto St. Etienne, che si sposa magicamente con i tre brani. Mi porta lontano, non so bene se tra le stelle o al centro della Terra (nel punto più ‘underground’ del nostro pianeta). Di sicuro, le meravigliose melodie composte da Zappa (incluse quelle istantanee dei suoi assoli) non si contano ma, rispettando la sua scelta, ho voluto scoprire che effetto fa tentare di fondere insieme i suoi tre brani preferiti. Ho selezionato foto di Frank dal 1965 al 1993, anno dopo anno. Sono ‘absolutely free’ di amarlo. Per sempre. Cos’era, per Frank, la melodia?

    “Il concetto di melodico è basato su una melodia armonicamente ritmica. Bisogna considerare, però, che la melodia può essere usata in altre circostanze. Il concetto di melodia dovrebbe comprendere più di una semplice serie di note suonate contro un accordo o qualcosa che puoi canticchiare dopo averlo ascoltato. La melodia, in senso più ampio e astratto, può essere qualsiasi sequenza di eventi che scorrono insieme come una curva melodica. Se voglio mettere insieme tre colpi sul coperchio di un bidone della spazzatura e, a seguire, una sirena, qualcuno che prende un cartone pieno di bottiglie di Coca Cola e lo lascia cadere sul pavimento, questa è una melodia purché tutto sia pianificato in anticipo e segua una curva melodica. Ha soltanto a che fare con materiale sonoro diverso. Le scuole non lo insegnano ai bambini perché non sono pronti a comprendere le cose a quel livello. La melodia che collega suoni dissimili si trasforma in sinfonica ma in un modo poco familiare per gran parte delle persone. Sarebbe molto utile per tutti coloro che ascoltano musica estendere l’immaginazione ed aprire un po’ le orecchie. (Frank Zappa)

    “Mi interessano le melodie ed è l’unica cosa che trovo carente nella maggior parte della musica di oggi. La costruzione della melodia è una forma d’arte specializzata. È una grande sfida scrivere una melodia. Quando tutto ciò che ti viene presentato è lo scheletro armonico, la tua sfida è creare una melodia personalizzata contro quella serie di cambi di accordi, è un’impresa davvero impressionante”. (FZ, Down Beat, 13 settembre 1973)

    Zappa aveva un grande talento nel costruire intricate progressioni melodiche scopertamente dissonanti (Little Umbrellas, Streectly Genteel) e nel creare unità ritmico-melodiche solide solo per scuoterle, deformarle, farle collassare (The Grand Wazoo). (Filippo Marani Tassinari)

    In generale, Zappa compone da un sottofondo molto jazz-rock su cui spiccano melodie molto più complesse. Il sottofondo sarà, ad esempio, una pentatonica su un ritmo di 4/4, mentre la melodia sarà poliritmica e politonale – un’alchimia caratteristica del suo stile. (frwiki.wiki)

    Per Zappa la melodia è simile al linguaggio umano. “Una melodia è come un discorso: puoi dire una frase con una pausa qui, un’enfasi là e assume un significato diverso. Una melodia è come una frase. Un particolare gruppo di note non è solo una parola, è un intero concetto”. (FZ, Journal Frankfurt n. 19, settembre 1992)

    “I miei assoli sono ritmicamente influenzati dal linguaggio. Armonicamente, sono o pentatonici o orientati a scala poligonale. C’è anche la modalità mixolydian che uso molto… Ma sono più interessato alle cose melodiche, penso che la sfida più grande, quando vai a suonare un assolo, sia cercare di inventare una melodia sul posto“. (Frank Zappa)

    Nelle composizioni di Frank “ci sono alcuni intervalli melodici e tecniche di orchestrazione che ha assorbito dall’ascolto di Varése. Questo è decisamente evidente in termini di uso delle percussioni. Il lavoro orchestrale di Frank è fortemente percussivo”. (Mike Keneally, Guitar World, febbraio 1999)

  • LAST MESSAGE: xenochrony with music by Frank Zappa & voice by Stephen Hawking

    LAST MESSAGE: xenochrony with music by Frank Zappa & voice by Stephen Hawking

    Xenocronia di Roxa con musiche di Frank Zappa e ultimo messaggio di Stephen Hawking all’umanità
    Stephen Hawking comunicava attraverso un software predittivo con sensore a infrarossi.

    Sovraincisione di estratti da The Yellow Shark (Alter Oper, Francoforte, 19/09/1992) + Jam NYC, Palladium, 27-10-1978

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    Zappa ha dedicato l’autobiografia “The Real Frank Zappa Book” a sua moglie, ai suoi figli, a Ko-Ko e Stephen Hawking, il guru della cosmologia moderna.
    Stephen Hawking fa parte anche della lista di persone che hanno ricevuto ringraziamenti per i loro “contributi molto speciali ma non meno significativi” nelle note di copertina di “The Yellow Shark”.

    “Tutto – ha detto Zappa – inizia da una Grande Nota. È una vibrazione. Qualunque cosa, inclusa la luce, è una vibrazione; una vibrazione è una nota”.
    Potremmo non essere in grado di ascoltarla, ma in qualunque diversa ottava o altra suddivisione della Grande Nota, alla fine siamo tutti vibrazioni. Potremmo non essere semplici come le onde sinusoidali (le stesse utilizzate per generare i Modelli di Chladni) ma, da quando Schrodinger ha risolto l’equazione delle onde quantistiche, risulta chiaro che tutta la materia è costituita da onde, compresi noi.
    È l’osservazione tratta da un’altra famosa frase di FZ, secondo cui è il “quando” a determinare il “cosa”; “quando”, in questo caso, è la frequenza…

    https://www.youtube.com/watch?v=xZ4Fq9d2qU4

    Questa citazione di Stephen Hawking sembra descrivere la personalità di Frank Zappa:
    “Le persone tranquille hanno le menti più rumorose”.

    Altre citazioni di Hawking coincidono con citazioni di Zappa.

    SH: Se non c’è lotta non c’è progresso. Se puoi seguire piccole regole, puoi rompere grandi regole.
    FZ: Senza deviazione dalla norma, il progresso non è possibile.

    SH: Se vuoi qualcosa fatto bene, fallo da solo.
    FZ: Se qualcosa va storto, devo risolverlo da solo. Le cose che mi confondono non possono essere risolte da una terza persona”. (Music Express Sounds, novembre 1984)

    SH: Se vuoi essere forte impara a goderti la solitudine. Il più grande dono che puoi fare a qualcuno è il tuo tempo perché, quando gli dai il tuo tempo, gli stai dando una parte della tua vita che non riavrai mai indietro.
    FZ: Dovete essere contenti del fatto di non avere attorno una torma di persone che vuole sprecare il vostro tempo. Perché, oltre all’amore e all’ammirazione della gente che non vi fa sentire soli, dovete anche sopportare il fardello emotivo di quelle persone che vogliono sprecare il vostro tempo, senza poterlo avere indietro. Quindi, indovinate cosa avete quando siete soli con voi stessi? Tutto il vostro tempo. È un affare dannatamente buono. Qualcosa che non potete comprare da nessun’altra parte. (The Progressive, novembre 1986)

    SH: Le persone non decidono i loro destini: decidono le loro abitudini e le loro abitudini decidono i loro destini.
    FZ: Nell’affrontare le ‘vibrazioni’ si potrebbe entrare più in sintonia con una sorta di Forza Universale. Questo consente qualsiasi latitudine. Hai sempre una scelta. Se sei perspicace puoi vedere molte scelte che ti porteranno dal punto A al punto B e puoi persino capire cosa accadrà con ciascuna delle scelte. (Big Ten, maggio 1968)

    SH: Non penso che la razza umana sopravvivrà i prossimi mille anni, a meno che non viaggi nello spazio.
    FZ: C’è un difetto di progettazione nell’organismo umano. Il problema del design è insito nella specie umana perché è nata per distruggere. Non credo che ci sia un modo in cui possiamo evolverci. Non sono affatto convinto che ci siamo evoluti. Penso che siamo sempre stati ciò che siamo ora, un tipo di vita animale davvero inferiore. Siamo l’unica specie animale che mostra il tipo di arroganza e il tipo speciale di incredibile ignoranza tipica degli esseri umani. Siamo destinati a distruggerci. Forse tra qualche centinaio di migliaia di anni o forse qualche milione di anni, saremo il petrolio di qualcun altro. (Ecolibrium Interviews n. 19 – 1984)

    SH: L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento.
    FZ: La ristrettezza mentale è sempre stata uno dei fattori principali nella società americana. La chiusura mentale, la meschinità e la resistenza al cambiamento costituiscono un grande punto cieco in America. Gli americani hanno una resistenza ad andare fino in fondo. (Stereo Review, giugno 1987)

    SH: Non importa quanto possa sembrare difficile la vita perché puoi perdere tutte le speranze se non riesci a ridere di te stesso e della vita in generale”.
    FZ: Penso sia davvero tragico quando le persone prendono tutto così sul serio. È così assurdo prendere davvero qualcosa sul serio… È così divertente vivere. (Jazz, novembre/dicembre 1974)

    SH: Nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto. Ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo.
    FZ: https://www.youtube.com/watch?v=G4YpApp5Mjc