Farther O’Blivion – 24 giugno 1973 – Sydney, AU (SBD) Horden Pavillion, Sydney, Australia
Guitar, Vocals – Frank Zappa
Violin – Jean Luc Ponty
Bass – Tom Fowler
Drums – Ralph Humphrey
Keyboards – George Duke
Percussion – Ruth Underwood
Saxophone – Bruce Fowler Trumpet – Ian Underwood, Sal Marquez
Farther O’Blivion (dall’album Imaginary Diseases contenente materiale tratto dal Petit Wazoo tour, 1972)
Farther O’Blivion (dall’album Piquantique-Stockholm, 1973, Rhino 1991)
FZ: guitar, vocals
Jean-Luc Ponty: violin
George Duke: keyboards
Ian Underwood: woodwinds, synthesizer
Ruth Underwood: percussion
Bruce Fowler: trombone
Tom Fowler: bass
Ralph Humphrey: drums
“Farther O’Blivion” è l’ultima parte di una suite in quattro parti intitolata “Don’t Eat the Yellow Snow”, che include anche “Nanook Rubs It” e “Saint Alfonzo’s Pancake Breakfast”. Questi brani apparvero tutti sull’LP Apostrophe del 1974.
Mentre “fai il funky Alfonzo”, ti viene raccontata la storia di Padre O’Blivion (ricorda, è tutto un sogno!). Un folletto gli ha fatto una sega, la sera prima della raccolta fondi per la colazione con i pancake. Lo trasforma in un fanatico del sesso o qualcosa del genere, mentre la canzone passa da un rock frenetico a una soleggiata festa latina.
L’ultimo verso, “Buongiorno, vostra altezza/Ooo-ooo-ooo/ti ho portato le tue racchette da neve”, è un tentativo intenzionalmente debole di girare la suite su se stessa e stabilizzarla facendo riferimento alla prima parte della suite.
Nella versione in studio il pezzo, a questo punto, svanisce. Dal vivo, gli è stato dato un finale adeguato.
La registrazione del 1979 inclusa in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 1 presenta un finale lungo e roboante.
“Father O’Blivion” sembra essere antecedente alla suite, poiché fu presentata per la prima volta nel 1972. Questa proto-versione si trova in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 6.
“St. Alfonzo’s Pancake Breakfast” e “Farther O’Blivion” costituiscono un’entità relativamente indipendente nella suite e sono stati eseguiti in questo modo da cover band (come la Bohuslan Big Band).
Come in gran parte della musica di Zappa, questo brano combina elementi di umorismo, commento sociale e sperimentazione musicale, rendendolo un’opera d’arte ricca e stratificata.
Il verso di apertura, “Join the march and eat my starch”, è il tipico gioco di parole che crea una frase nonsense ma orecchiabile. Può essere interpretato come un commento sul conformismo e sul seguire ciecamente le norme della società. Il seguito, “unirsi alla marcia”, implica l’assecondare la folla senza pensare criticamente alle proprie azioni.
Un significato simbolico più profondo suggerisce la natura transitoria della vita, il concetto di oblio e il suo ruolo che gioca nelle nostre vite. Zappa accompagna gli ascoltatori in un viaggio, svelando i misteri che circondano l’idea del nulla. I testi descrivono un personaggio noto come Padre O’Blivion, che sembra personificare il vuoto e l’insignificanza che possono permeare le nostre vite. E’ il terrore esistenziale e l’incertezza che molti individui sperimentano. Esplora la ricerca umana di uno scopo, la ricerca di un significato in un universo indifferente.
La frase “Nessuno sa di cosa si tratta veramente” sottolinea l’ambiguità e il mistero dello scopo della vita. Anche se gli individui possono avere le proprie interpretazioni e convinzioni, la verità ultima rimane sfuggente e inconoscibile.