Frank Zappa, Let’s Move to Cleveland (The Best Band You Never Heard In Your Life, 1991) + Archie Shepp & Frank Zappa, Let’s move to Cleveland (You Can’t Do That on Stage Anymore, Vol. 4, 1984)
Archie Shepp – tenor sax, Frank Zappa – guitar, Ike Willis – guitar, Ray White – guitar, Bobby Martin – keyboards, Alan Zavod – keyboards (solo), Scott Thunes – bass, Chad Wackerman- drums.
Let’s Move to Cleveland è stata pubblicata nel 1988 come parte dell’album di Zappa intitolato “Broadway the Hard Way”.
A prima vista, Let’s Move to Cleveland potrebbe sembrare una semplice canzone sul trasferimento nella città di Cleveland. Tuttavia, ad un esame più attento, diventa evidente che Zappa usa la canzone come mezzo per fare un commento sociale più ampio.
I testi di Zappa, intrisi della sua tipica miscela di umorismo e sarcasmo, assumono una posizione critica nei confronti del clima politico e sociale dell’epoca. La canzone prende in giro vari aspetti della cultura americana, tra cui il consumismo, la corruzione politica e la manipolazione dei media. Scegliendo Cleveland come destinazione, Zappa attinge abilmente al simbolismo della città, spesso associato al declino dell’industria manifatturiera e all’economia in difficoltà insieme alle lotte della classe operaia.
Let’s Move to Cleveland mette in mostra la miscela unica di stili musicali di Zappa, incorporando elementi di rock, jazz e avanguardia
Seppure Let’s Move to Cleveland sia stata scritta alla fine degli anni ’80, i suoi temi e le sue critiche sottostanti risuonano ancora nella società odierna. Questioni come la corruzione politica, la manipolazione dei media e le lotte socioeconomiche continuano ad essere rilevanti, rendendo il messaggio della canzone attuale oggi come lo era decenni fa.
(estratto dall’articolo pubblicato su oldtimemusic.com, 30 settembre 2023, Warren Barett)
Frank Zappa su Archie Shepp
“L’idea del titolo dell’album Hot Rats mi venne in mente perché in Europa avevo comprato un disco dove c’era The Shadow of Your Smile con il sax di Archie Shepp. Lui prendeva l’assolo che mi diede subito l’impressione di un esercito di topi surriscaldati che uscivano squittendo dal suo strumento. Il suono era quello. Quando uscì, credo fosse il disco più sovrainciso della storia. Forse solo Les Paul aveva fatto qualcosa di simile ai suoi tempi” (Frank Zappa, Musica Jazz, gennaio 2020)
Nel 1967, Zappa aveva sviluppato un notevole interesse per Archie Shepp che, tra il ’67 e il ’66, aveva pubblicato Fire Music, On this night e Mama Too Tight, i suoi dischi più rivoluzionari.
In un annuncio pubblicitario apparso sul Los Angeles Free Press del 3 febbraio 1967 si citava – facendo riferimento al repertorio dei Mothers – un brano intitolato Archie’s Time commentato così: “Cosa accadrebbe se Archie Shepp sapesse suonare il fagotto elettrico?”.
Forse era questo il pezzo che Zappa al Garrick Theatre fece suonare ai Mothers mentre incitava i tre marines ad urlare “Kill! Kill!” nel microfono. “Una cosa alla Archie Shepp” come egli stesso raccontò, “una follia con accordi dissonanti e tutto il resto”.
Questi Mothers del ’67, dunque, erano il primo gruppo della storia del rock ad ispirarsi solisticamente, con cognizione di causa, alle punte più avanzate delle avanguardie jazzistiche. Oltre al free jazz, un’altra risorsa per le improvvisazioni stava nel linguaggio modale affermato da John Coltrane, che sarebbe scomparso il 17 luglio di quell’anno.
Nel bootleg garrickiano si sente che lo stesso Zappa – improvvisando lungamente su strutture polimodali a figure irregolari, con un bell’uso di scale mediorientali e di nervosi legati assieme a cellule interattive dal sapore minimalista e a segmenti cromatici ispirati alla scansione della lingua parlata – aveva già posto tutte le fondamenta del suo stile chitarristico.
I Mothers del ’67 stavano costruendo in anticipo grammatica e sintassi del rock più avanzato degli anni Settanta come quello degli Henry Cow, per non parlare del jazz rock o di certi aspetti della scena musicale di Canterbury. Zappa sperimentò i ritmi dispari a livello compositivo. Certi ostinati in 5/8 e in 7/8 sperimentati al Garrick compariranno fin dalle prime registrazioni effettuate a conclusione dell’ingaggio del locale.
(Tratto da libro “Frank Zappa Domani” di Gianfranco Salvatore)
Frank Zappa ha ricordato la jam session con Archie Shepp al Festival di Amougies (Belgio) che si tenne dal 24 al 28 ottobre 1969.
“Uno dei motivi per cui i Mothers non sono mai stati associati al jazz è questo: gran parte dei recensori non ha mai ascoltato jazz. Non indovinerebbero a meno che non venisse riportato sulla copertina di un album che siamo stati influenzati dal jazz. Se avessi dichiarato in uno dei primi album di essere stato influenzato da Eric Dolphy o Archie Shepp, negli ultimi cinque anni avrebbero scritto di influenze jazz piuttosto che influenze di Stravinsky…”. (Frank Zappa, Sounds, 7 novembre 1970)