Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa & Mothers of Invention, Help I’m A Rock (8 versions): review, meaning

Tracklist
Help, I’m A Rock, 1966 (Verve) + It Can’t Happen Here
Help I’m a Rock original aborted stereo mix, 1966
Help I’m A Rock + Transylvania Boogie, Amsterdam, 20 ottobre 1968
Help I’m A Rock, Londra 1968
Help I’m a Rock, Lawrence University Chapel, Appleton, WI, 23 maggio 1969
Help I’m a Rock, 200 Motels, Pavillon, Hollywood, Live 1969
Help, I’m A Rock, FZ Remix 1970, (The MOFO Project/Object)
Help I’m a Rock, Ahead Of Their Time, 1993 (Zappa Family Trust)

Frank Zappa non prendeva droghe, ma il suo capolavoro Help, I’m a Rock lanciò milioni di viaggi con l’LSD nel 1966. Questo è “Rock” nel senso di acid rock.
Zappa spiegò questi nove minuti di follia come il risultato di un gruppo di persone che scherzavano in studio. “Era semplicemente una cosa che veniva fuori” disse Zappa un decennio dopo. “Ciò che stava accadendo era nell’aria quella notte.”
Quei pazzi erano musicisti fuoriclasse, che hanno tirato fuori un brano jazz in forma libera e psichedelico.
In questo brano, il giovane Zappa sovrappone urla, richiami di papere, segnali acustici e chiacchiere aliene, canti tribali, un orgasmo femminile – il tutto al servizio del mantra “Aiuto, sono rock”.
Sono stati inseriti testi incomprensibili in cui il produttore rock Kim Fowley parla in strane lingue…

Ay-yo ee-ow-ee-ow-ee
Veni-ma-no too mah
Veni veni ka toree tor (see’dra votra nee!)
Vedi-vedi ki-ta-la tom-bay
Vel-lay ka-la tay -la-tor
Vel-lay kay-la ta-la-sor
Vel-lay kay-lay ka-la-tor

Che lingua è? Può sembrare finto giapponese cantato da un messicano, un ‘gramelot’ improvvisato, un mix di inglese con varie lingue inventate, un mix di suoni e parole in latino, gudjouri…
Uno scherzo con cui, forse, Zappa ha voluto mostrare che si divertiva ad usare parole al servizio del suono, senza senso.

Poi sentiamo da Zappa:
Wow, amico, è una seccatura essere rock
Vorrei essere tutt’altro che rock
Diamine, mi piacerebbe anche essere un poliziotto
Sai, forse se faccio pratica, sai,
forse se supero l’esame di guida
potrei ottenere un lavoro alla guida di quell’autobus
che raccoglie gli squilibrati davanti a Ben Frank, giusto?

Arriva poi la domanda spettrale: “Chi può immaginare che andrebbero fuori di testa in Kansas?” con altri spot improbabili, una serie di sciocchezze vocali che precedono una deviazione ispirata a Cecil Taylor/Sun Ra nello space jazz, con assolo di piano di Zappa.
“Help, I’m a Rock” nasce come una “suite in tre movimenti”: “Okay to Tap Dance”, “In Memoriam Edgar Varèse” e “It Can’t Happen Here”. Il retro della copertina dell’album e i master tapes originali di Freak Out! mostrano il titolo semplicemente come “Aiuto, sono rock”. Nell’era dei CD, It Can’t Happen Here cominciò ad apparire come traccia separata e fu inclusa a parte in alcune compilation.
In concerto, i Mothers mescolavano Help, I’m a Rock con altri primi brani di Frank Zappa, come Hungry Freaks Daddy.
Nelle note di copertina, Zappa scrive del suo collage sonoro: “’Help, I’m A Rock è dedicata a Elvis Presley. Notate l’interessante struttura formale e la straordinaria armonia del negozio di barbiere in quattro parti verso la fine. Da notare l’evidente mancanza di potenziale commerciale. Uhm.»
Sul lungo termine, l’allenamento psichedelico ebbe un grande appeal commerciale: le band di Zappa lo suonarono per tutta la carriera del maestro. “Help I’m a Rock” divenne uno dei tanti slogan affibbiati a Zappa nel corso della sua carriera.
Un abbreviato “Help, I’m a Rock” fu pubblicato come lato B del singolo per soli DJ del 1966 “How Could I Be Such a Fool”.
I musicisti della registrazione in studio erano Frank Zappa, Ray Collins, Jimmy Carl Black, Roy Estrada (“ragazzo soprano”) ed Elliot Ingber.

“Help, I’m a Rock” è una canzone scritta da Frank Zappa. Fu registrata da Zappa insieme al gruppo Mothers of Invention nell’album di debutto Freak Out!, pubblicato su Verve Records il 27 giugno 1966.

Help I’m A Rock è il primo incubo psicanalitico di Zappa. Si apre con una nenia orientale, un’invocazione di muezzin, versi nonsense, come una moltitudine di lamenti in tutte le lingue del mondo che dialogano senza capirsi, sostenute da una pulsazione monotona ossessiva e vagamente caraibica, in una Babela metà manicomio metà jungla. D’improvviso si viene catapultati in una sorta di Virgin Forest, con versi di animali e un orgasmo femminile in primo piano. Dopo un breve intermezzo di cool jazz pianistico si giunge al finale, un pezzo da camera per quartetto vocale al limite dei più audaci esperimenti con lo strumento voce (voci alte e voci basse, loop di nastri, swinganti schiocchi di dita, rumori a bocca aperta, controcanti deformi e nevrastenici).
(Piero Scaruffi)

Ci impegniamo al massimo per attribuire il giusto credito di copyright a tutte le foto utilizzate sul nostro sito web. Tuttavia, se ritieni che alcune foto violino il tuo copyright, ti preghiamo di contattarci immediatamente. Rimuoveremo tempestivamente qualsiasi contenuto soggetto a una valida rivendicazione di copyright.