Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa, St. Alfonzo’s Pancake Breakfast (3 versions): everyone in the parish for fundraising

Versione ufficiale dall’album Apostrophe (1974)
Versione CD Rykodisc (Apostrophe/Overnite Sensation, 1986)
Versione dall’album Poughkeepsie (Smokin’, 2018)

St. Alfonzo’s Pancake Breakfast è la terza parte di una suite in quattro parti intitolata “Don’t Eat the Yellow Snow”, che include Nanook Rubs It e Father O’Blivion, tutte apparse nell’album Apostrophe (1974).
Dalla narrazione di Nanook e il suo cacciatore di pellicce ferito, si fa un salto nella parrocchia di St. Alfonzo dove si sta svolgendo una colazione di raccolta fondi a base di pancake (frittelle).
La canzone si apre con il protagonista che confessa di aver rubato margarina e di aver urinato sulle cartelle del bingo, dando il tono all’atmosfera irriverente e maliziosa, evidenziando il disprezzo per le regole e le figure autoritarie.
Tra i partecipanti alla festa surreale e affollata, c’è una “bella signora della parrocchia” che “fa il suo ingresso come una regina”. E’ una donna elegante che cattura l’attenzione di tutti col suo splendido vestito di ciniglia. Suo marito, un marine severo e disciplinato, la tratta male e lei gli chiede di essere maltrattata e ferita (“Perché non mi tratti male? Fammi male”). Il modo in cui lo chiede sottolinea la realtà della violenza domestica nella più totale noncuranza e indifferenza sociale. Il desiderio della bella signora di essere maltrattata è una critica metaforica alle aspettative della società nei confronti delle donne, l’idea che debbano essere sottomesse e desiderare di essere maltrattate. Questa parte si apre con un frenetico assolo di xilofono.

La narrazione surreale e umoristica mostra, una volta di più, lo stile unico di Frank Zappa di fondere satira, assurdità e commento sociale.
L’evento caotico e bizzarro della colazione in chiesa riunisce personaggi eccentrici e strani avvenimenti.
Il personaggio di padre Vivian O’Blivion, splendido nella sua tonaca, incarna l’ecclesiastico che, nonostante la sua posizione di autorità e guida spirituale, manca di consapevolezza e di connessione con la realtà. Il folletto che gli accarezza il camice rappresenta una tentazione o un desiderio nascosto che mette in crisi la facciata composta del religioso.

Il brano è in 4/4 ma presenta complessi cambi di tempo e frasi bizzarre.
La canzone può essere vista come una satira di raduni religiosi e sociali: prende in giro i rituali e i comportamenti che spesso accompagnano tali eventi. Incoraggia gli ascoltatori a mettere in discussione e ridere del mondo che li circonda. La risata è la migliore risposta alle assurdità della vita.
Il ritornello sottolinea ripetutamente il nome ‘Saint Alfonzo’ con un riff vocale aggiunto alla fine del brano, come a sottintendere che si tratti del santo patrono di questo evento. In realtà. Sant’Alfonso è, tradizionalmente, il patrono di avvocati, confessori e moralisti.
I testi irriverenti di Zappa deridono l’ipocrisia presente nelle riunioni religiose e all’interno delle comunità organizzate, l’assurdità di certe usanze sociali e del comportamento umano.

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