The Dangerous Kitchen (The Man From Utopia, 1983)
Nella prima foto Frank Zappa taglia una torta lunga 20 piedi a forma di serpente fuori da un cinema di Times Square dove il suo film “Baby Snakes” era stato presentato in anteprima a New York City, nel dicembre 1979.
Zappa aveva intuito le enormi potenzialità creative di due tecniche compositive tra le più derelitte: la semplice modularità e la semplice stratificazione.
Era consapevole che qualsiasi continuum musicale polifonico, in qualsiasi linguaggio e grado di speculazione teorica, è dato da due dimensioni elementari: linearità e simultaneità degli eventi sonori.
Per costruire un oggetto musicale di questo genere, bastano pochissime formule giustapposte in una sequenza orizzontale e, allo stesso tempo, sovrapposte in un agglomerato verticale. Con un sistema così elementare e compatto si può fare di tutto.
Più che orientarsi verso un determinato laboratorio esoterico di eccelse sperimentazioni, il modo in cui Zappa mise progressivamente a punto la sua idea aveva molto a che fare con la cucina.
Lui stesso, quando gli è stata chiesta una definizione del suo metodo compositivo, mostrava di prediligere il côté gastronomico. Paragonava la composizione ad una ricetta, il compositore ad un cuoco:
“Se sei un cuoco veramente bravo e hai molto denaro per procurarti ingredienti eccellenti e ottime attrezzature, puoi cuocere qualsiasi cosa. Se, invece, non hai tutti gli utensili e tutti i migliori ingredienti, e magari non possiedi neppure un libro di cucina ma vuoi comunque mangiare e nessuno cucina per te, è meglio che trovi qualche altro modo di improvvisare quel piatto. Questo è un modo in cui la roba si mette assieme”.
Anziché usare termini come lessico, grammatica e sintassi, potremmo definire la sua concezione modulare come una specie di menù per tutte le tasche dove convivono cibi precotti e pietanze à la carte.
Per avvicinarsi al modo in cui il compositore e leader metteva in opera il suo meccanismo, si può provare ad immaginare un repertorio fatto di precotti immediatamente disponibili (ostinati ritmici, sezioni di temi classici, sezioni di temi popular, gli stessi temi zappiani) e piatti su ordinazione (a quest’ultima specie appartengono le improvvisazioni deliranti di Estrada, quelle corali dei Mothers, quelle strumentali e solistiche servite, a richiesta del Maestro, in questo o quello stile). Insomma, Zappa faceva sia ma maitre che da chef: serviva i piatti in tempo reale avvalendosi dei suoi materni camerieri ma anche creazioni estemporanee distribuendovi all’istante aromi e sapori”.
(Tratto da libro “Frank Zappa Domani” di Gianfranco Salvatore)