Occam’s Razor (One Shot Deal, 2008)
Occam’s Razor è un assolo di chitarra estratto da una versione live della canzone “Inca Roads”. E’ stato utilizzato nel brano On The Bus (dall’album Joe’s Garage). Questo è un esempio della tecnica di xenocronia utilizzata da Frank Zappa.
Il rasoio di Occam (o principio di parsimonia attribuito al filosofo britannico William of Ockham) ci dice che la spiegazione più semplice ed elegante è, di solito, quella più vicina alla verità.
Accovacciato sui suoi registratori a nastro nel seminterrato, Frank scruta con occhi scintillanti come se le note dovessero emergere come veri e propri segni sul nastro.
Sulla porta del seminterrato c’è un cartoncino nero su cui è scritto, in nitide lettere bianche:
“LABORATORIO SEGRETO DEL DR ZURKON NELLA VALLE FELICE”.
Il seminterrato è enorme, ha la moquette celeste e le finestre chiuse da zanzariere insonorizzate. Due enormi altoparlanti sono alti un metro e mezzo e tra di loro, un assemblaggio di plastica, legno e un cofano per auto copre un portello attraverso cui vengono proiettati i film da un’anticamera. Il tappeto è disseminato di strumenti e relative custodie, un’antica sedia a rotelle, manichini a grandezza naturale, un organo e altro materiale di assemblaggio.
Poster di concerti e una targa che proclama “Zappa’s Grubby Chamber” ricoprono le pareti. Le persiane bloccano il tempo e la luce del sole, quindi la stanza è ferma fino a quando qualcuno si muoverà o verrà riprodotta musica: il tempo viene misurato da questo. Frank lavora tutta la notte fino alle 9 di mattina più o meno. Ha uno Scully 280 a due binari e un TEAC A1 200U collegati da un pannello patch montato a parete. Ha anche migliaia di nastri, per lo più su bobine NAB, etichettati come:
MOLTO DIVERTENTE
ZUPPA E VECCHI VESTITI N.1
PROTRUSIONE RUSTICA N.2
THE MAD GUMMER N.2
CUCAMONGA ERA N.2
CRITERI: PROPRIO LÀ BUNK
FINALE
e così via.
I nastri sono lo Scribbledehobble di Zappa, il suo vocabolario musicale, i suoi archivi, quaderni di schizzi e una fonte costante di nuovo materiale mentre li taglia e li riarrangia in un nuovo ordine per creare nuove relazioni musicali e sfumature di ritmo e contenuto. È un artista di collage che lavora con il tempo, manipolando le dinamiche come un artista visivo cambierebbe consistenza e colore. Zappa sposta le tensioni, il contenuto dell’immagine e il carico accelerando, unendo e dissolvendo.
LA MUSICA DI ZURKON
Quando Frank studiava musica, iniziò a leggere Counterpoint, Strict and Free di HA Clarke, Filadelfia 1929. Sulla seconda pagina si legge: “Non scrivere mai nessuna delle seguenti successioni…” (vedi terza foto)
I numeri 1 e 2 sono molto duri. I numeri 3 e 4 non così aspri sono di uso comune nella musica moderna”.
Quindi Frank li ha suonati e ha detto: “Fantastico!”. Queste successioni sono usate molto frequentemente anche da Igor Stravinsky che secondo Frank le vedeva proibite anche in un libro di contrappunto.
Stravinsky è probabilmente l’influenza classica più evidente nel lavoro di Frank: dove Stravinsky usa un rapido passaggio di ottavino davanti a una lenta esposizione orchestrale del tema, Zappa usa un nastro accelerato che lampeggia oltre la batteria, il basso e le tastiere con lo stesso effetto, in particolare su “Lumpy Gravy”.
La musica di Zappa combina l’organizzazione del tempo presente (sovrapposizione di segni temporali, flusso dinamico di colori o texture) con l’organizzazione del tempo passato (nostalgia: riferimenti ai primi giorni del rock and roll, manipolazione di periodi, date, anni).
Fonde idee e temi musicali con un tipo di musica-verità di registrazioni di vita reale, di ridacchianti frizioni di caffè acido e fanatici delle auto che soliloquiano sull’arte della personalizzazione. Le escursioni di Zappa nella realtà ultima sono capolavori di montaggio: la telefonata su “We’re Only In It For The Money” o la ripetuta introduzione di Jimmy Carl Black. Questi elementi non vocali (cantati), non musicali sono usati come musica più o meno allo stesso modo in cui Eric Satie usava il motore dell’aereo, la dinamo, la macchina da scrivere e i sonagli in “Parade” prima della Prima Guerra Mondiale.
L’ARCHETIPALTEMA
Frank Zappa è come gli alchimisti, che ripetevano lo stesso processo o esperimento, mese dopo mese, spesso per molti anni, fino a quando i materiali con cui stavano lavorando diventavano così instabili da sviluppare nuove proprietà e, un giorno, gelificare nella pietra filosofale. Frank sta lavorando con una serie di temi, gli stessi che usa sempre (di tanto in tanto, dà loro nuovi nomi per confonderti). Ci sta ancora lavorando, avvicinandosi di soppiatto da nuove angolazioni, sorprendendoli con strane orchestrazioni e strani tempi in chiave, facendoli a pezzi sul suo blocco di montaggio: l’uomo del rasoio pazzo, sommerso dagli archi, illuminato da nastro accelerato. Quelle orchestrazioni sono diventate unità archetipiche a sé stanti.
(Crawdaddy, maggio 1970)