Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa, The Yellow Shark (part 1): the Story

Welcome To The United States, Uncle Meat, Get Whitey

L’album dal vivo di “Yellow Shark” fu registrato dalla Ensemble Modern nel settembre del 1991 alla Alte Oper di Francoforte, al Philharmonie di Berlino e alla Wiener Konzerthaus di Vienna, con la direzione di Peter Rundel, oltre allo stesso Frank Zappa. Per quanto debilitato dalla malattia e vicino alla fine, Frank partecipò con entusiasmo all’operazione, in cui condensò il meglio della sua poetica, senza rinunciare alle sue frequenti e consuete invenzioni umoristiche. Il risultato musicale – avanguardia contemporanea con reminiscenze di Edgar Varèse – è uno dei più alti raggiunti dal musicista, ormai libero da preoccupazioni commerciali e dalle lusinghe del mercato. Il successo di critica e di pubblico fu enorme.

Los Angeles, Natale del 1988. Alla sede centrale della Intercontinental Absurdities, quartier generale di Frank Zappa, arriva un pacchetto anonimo. Il musicista lo scarta. Dentro c’è un manufatto in legno, di colore giallo. Un pesce. Le fauci della bestia sono colorate con schizzi di rosso, come se l’animale avesse appena divorato una preda. C’è anche un biglietto che dice: “completate quest’opera d’arte inserendo qualcosa di vostro gradimento nella bocca del pesce”. Zappa butta via il biglietto, poi guarda meglio l’animale di legno. Capisce che è stato scolpito in una tavola da surf. Lo porta a casa e lo appende sopra il caminetto della sua sala d’ascolto… Non è uno squalo. È un pesce mutante. (filidaquilone.it)

Dopo “The Yellow Shark”, speri di essere finalmente rispettato come compositore di musica seria?
Non lo faccio per essere rispettato. Sono sicuro che ci sono persone che odieranno la musica. È come quando faccio musica rock ‘n’ roll. Lavoro con la musica classica così come con la musica rock. Finché mi piace, lo farò.

Una volta hai descritto la musica come l’organizzazione del suono, simile a una struttura molecolare. Dov’è lo stomaco, il cuore del musicista rock?
Se vuoi fare una composizione hai bisogno di un qualche tipo di design, un pezzo di architettura. Non importa se è una canzone rock, una canzone da cowboy o una marcia. C’è sempre una struttura che consente alle persone di ascoltare dal punto A al punto B, qualunque cosa accada nel mezzo.

E l’improvvisazione? I musicisti di formazione classica generalmente trovano più difficile improvvisare rispetto ai musicisti jazz, per esempio.
C’è un malinteso su cosa significhi improvvisare. Un musicista jazz che improvvisa prende il flusso delle armonie e inventa una linea melodica per accompagnarlo. Nel nostro caso abbiamo a che fare con i suoni stessi, come materia prima per così dire. Di conseguenza, alcune improvvisazioni non riguardano le note, ma le variazioni dei suoni che possono essere prodotte sui singoli strumenti.

Perché le persone possono ascoltare i tuoi assoli e la maggior parte degli altri no?
Perché si evolvono, la linea melodica si sviluppa. Non si tratta mai di suonare le scale il più velocemente possibile una dopo l’altra.

Un’altra frase di Zappa: capire una melodia è come capire un linguaggio umano.
Esatto. Supponiamo che una melodia sia una sequenza di toni di diversa altezza in momenti diversi. La domanda più importante è quando succede qualcosa. Questo vale per tutto ciò che accade in questo universo, tra l’altro. Le cose sono diverse in momenti diversi. A seconda di quando arriva, una sequenza di toni all’interno di una melodia può avere un effetto completamente diverso. Una melodia è come un discorso: puoi dire una frase con una pausa qui, un’enfasi qui e assume un significato diverso. Una melodia è come una frase. Un particolare gruppo di note non è solo una parola, è un intero concetto. Confrontalo con i caratteri cinesi.

Hai un esempio?
Un esempio negativo, le note alla fine di una canzone Dixieland. Funziona così: là là, là là, là daaaa. Che cosa significa in realtà? Niente.

Da quando sei venuto a conoscenza del tuo cancro, molti dei tuoi sostenitori hanno chiesto informazioni sulla tua salute. Come stai davvero?
Alcuni giorni buoni, poi di nuovo cattivi.

È vero che sei in cura da un naturopata?
Sì, è vero. Sono in cura da un naturopata americano, senza farmaci. È l’antico metodo dell’imposizione delle mani e si basa sulla trasmissione dell’energia e dell’elettricità.

Questo ti aiuta?
Ci credo, quindi mi aiuta. Se i dottori avessero voluto, sarei già morto, mi hanno dato sei mesi. E‘ stato due anni fa.

(da un’intervista pubblicata su Journal Frankfurt n. 19, settembre 1992)

continua nella seconda parte

https://www.youtube.com/watch?v=R0wjmt5Lh0M

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