Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa’s Coat Story: too cold inside, experience in California

A Cold Dark Matter (Live al Memorial Hall, Allentown, Pennsylvania,1988)

Conoscerete tutti, immagino, l’inseparabile cappotto di Frank Zappa.
Un cappotto in tweed di lana marrone con macchie colorate che indossava spesso – in particolare, negli anni ’70 e ’80. E’ documentato in una fotografia del 15 settembre 1972 (che ritrae Zappa con sua moglie Gail) e del 16 aprile 1975 (che ritrae Zappa con Herb Cohen all’Alta Corte di Londra mentre la Bizarre Productions difendeva le richieste di risarcimento danni causate dalla cancellazione di un concerto dei Mothers of Invention all’Albert Hall.
Il famoso cappotto ha una cintura da annodare e una fodera in crêpe stampato: riporta l’etichetta Maxfield.
Messo all’asta da Julien, è stato venduto al prezzo di 6.875 dollari.

Con quell’inseparabile cappotto Frank ci suonava e ci dormiva anche.
Zappa, in un’intervista rilasciata a I-AM pubblicata a marzo 1977, ha confidato qualcosa riguardo al suo amore per i cappotti ed al suo rapporto con il freddo.
“Sono Frank, non Francesco come mio padre, e sono cresciuto vivendo in molti luoghi – Maryland, Florida, California – ovunque ci portasse il lavoro di mio padre, andavamo”. Ricordo ancora il nostro primo viaggio in California. Mio padre pensava che sarebbe stato tutto sole e strade d’oro. Aveva questa grande idea della California: non ci sarebbe stato altro che clima caldo, sole e felicità. Quando siamo arrivati in California, c’era vento, pioggia e freddo. Per circa tre mesi, ho sempre gelato. Sentivo talmente freddo che ancora oggi, ovunque io vada, mi assicuro di avere un cappotto con me”.

“Come tutte le persone della East Coast, mio padre credeva che la California avesse un clima caldo e soleggiato. Questo deve averlo spinto a fermarsi da qualche parte nelle Caroline e a dare ad una famiglia che passava sull’autostrada tutti i nostri vestiti invernali, convinto che non ne avremmo mai più avuto bisogno. Quando arrivammo a Monterey, una città costiera nel nord della California, faceva terribilmente freddo, c’era nebbia e pioveva in continuazione”. (Frank Zappa, l’autobiografia)

“Fare qualsiasi cosa con un cappotto addosso è un problema. Provavo a suonare la chitarra con un cappotto addosso, ad esempio durante un sound check, quando faceva freddo. Non mi piaceva e, alla fine, sono arrivato a diffidare di chiunque parlasse con il cappotto”. (Bugle American, 17 dicembre 1975)

Al club New Penelope di Montreal con -28°C… Il freddo complice delle provocazioni di Zappa
I concerti al club New Penelope di Montreal (Canada) si tennero i primi di gennaio del 1967. L’aspetto freak dei Mothers suscitava scandalo e diffidenza. Subivano continui episodi di intolleranza: nei ristoranti non li facevano entrare, i tassisti non li prendevano a bordo. Con 28 gradi sotto zero, recandosi a piedi dall’albergo al New Penelope, arrivavano completamente intirizziti dal freddo.
”Gli strumenti erano così gelidi che quando li suonavamo ci congelavamo mani e bocca”.
E’ in quell’occasione che Zappa iniziò a sfogarsi sul pubblico inaugurando una stagione di provocazioni tra il Grand Guignol e il neo-dadaista:
“Se non avessimo avuto quell’esperienza, probabilmente non saremmo riusciti a realizzare i numeri pubblico-punitivi che facevamo a quei tempi. Ad esempio, facevamo salire qualcuno sul palco e gli dicevamo ‘Levati scarpe e calzini, prendi i calzini in mano e leccali mentre noi suoniamo’. Tutto quello che ci passava per la mente. Fin tanto che erano sul palco avrebbero fatto qualsiasi cosa avessimo ordinato. Il resto del pubblico rideva della persona che si prestava a quelle spiritosaggini ma allo stesso tempo diceva ‘Posso farlo anch’io! Potrei essere io, quello!”.
Una delle cose che più sconcertava il pubblico era quella che i Mothers chiamavano Dead Air, ‘aria morta’. A metà di uno show, quando si fermavano per fumare una sigaretta, Frank diceva “It’s Dead Air Time”. Prendevano una sigaretta non facendo altro che fumare guardandosi in faccia per 5 minuti come se non fossero davanti ad un pubblico. La gente si chiedeva cosa stesse accadendo.
Altre volte Zappa si sedeva e si limitava a fissare il pubblico con aria minacciosa. Una volta domandò al pubblico se la musica era troppo alta, ma solo per avvicinare il microfono agli altoparlanti durante uno stridulo assolo di sax soprano elettrico e scatenare un inferno di feedback.
(estratto da libro “Frank Zappa Domani” di Gianfranco Salvatore)

Cosa preferiva indossare Frank Zappa sul palco?

“Indosso tutto ciò che è comodo per il lavoro che svolgo. Indosso blue jeans il 50% delle volte. Non credo di aver mai indossato qualcosa di molto elegante. È difficile suonare con cose stravaganti”.
“Sul palco indosso camicie larghe, magliette corte o con maniche a 3/4 oppure magliette con maniche lunghe e larghe. Se la manica è troppo stretta la mano va più lenta”.
(Frank Zappa, Words & Music, gennaio 1973)

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