Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa’s Style 12: solo for orchestra, rhythm guitar, arrangements, composition, more

Sinister Footwear 2nd Movement – Live, 1988 (Make A Jazz Noise Here, 1991)
Sinister Footwear World Premiere Complete Version (15 giugno 1984), Zellerbach Auditorium, Berkeley, Concerto ‘A Zappa Affair’

In copertina un disegno di Jim Mahfood

Un’intera orchestra suona il tuo assolo di chitarra improvvisato?
“Sì, ma armonizzato e orchestrato. Non penseresti mai che sia uscito da una chitarra. Il motivo per cui l’ho scelto è che suonava così composto. Il terzo movimento di “Sinister Footwear” è una trascrizione esatta di un assolo (trascritta da Steve Vai). È diabolicamente difficile, probabilmente la cosa più difficile su carta che ho”.
Una cosa che manca nella maggior parte degli artisti rock è pensare in modo astratto.
“Il mio segreto è che so quello che sto facendo. Ero in grado di proiettare le cose in modo astratto già da adolescente”.
Questo ha causato qualche stranezza nei primi gruppi rock in cui hai suonato?
“Beh, è un po’ difficile convincere la gente che una marimba può avere un posto in una band rhythm and blues. Nella mia band al liceo, suonavo la marimba. Ho sempre pensato che quel tipo di suono sarebbe stato buono per le chitarre boogie e così via. Un approccio non tradizionale”.
(Mix, giugno 1983)

“Ci deve essere abbastanza spazio quando suoni. Questo fa funzionare la musica. Non funziona su carta e nel vuoto ma nell’aria. Lo senti perché le molecole d’aria stanno facendo accadere qualcosa nei tuoi timpani. È così che lo senti, a prescindere che provenga da un giradischi, un impianto audio o una sala da concerto. Quindi, senza quelle piccole molecole non hai niente. Ciò di cui parliamo, quando si esegue la musica, è di aria scolpita. I modelli si formano nelle onde radio; tutte le diverse frequenze di tutti gli strumenti che suonano creano schemi e il tuo orecchio li sta rilevando. A livello puramente scientifico, queste frequenze provocano reazioni psicologiche e fisiologiche nell’ascoltatore. Una certa frequenza fermerà il tuo cuore, qualcos’altro ti farà cagare, altro ancora ti farà venire il mal di testa o ti farà sanguinare il naso, qualcos’altro stimolerà emozioni. La mia teoria è che non si percepisce la musica o il suono soltanto attraverso le orecchie, ma attraverso tutto il corpo (nella gola, nello stomaco, nelle braccia, nei piedi). Quando usi un certo tipo di amplificazione in una grande sala da concerto, stai facendo qualcosa alle persone oltre ad intrattenerle. Stai influenzando i loro corpi e dovresti esserne consapevole mentre suoni ad alto volume”.
(Down Beat, febbraio 1983)

Ti consideri un chitarrista solista o un chitarrista ritmico?
“Più un chitarrista ritmico”.
Definisci te stesso musicalmente…
“Sono il “Mister Loyal” di un piccolo circo elettronico e musicale”.
Ti consideri un leader?
“No, sono solo un musicista”.
(Extra, febbraio 1971)

“Mi piacciono gli arrangiamenti in cui tutto è specificato. Pianifico le linee di basso e il tipo di figure che verranno suonate”.
(Musicians Only, 26 gennaio 1980)

“La composizione è un processo in cui gli elementi sono organizzati in una certa struttura dal compositore. Questo è lo schema più ampio e generale che posso dare. Anche fare un film è una composizione; si tratta di organizzare elementi visivi, comportamentali, materici e spazio-temporali, allo stesso modo in cui organizzerei gli appunti su un foglio di carta. Penso alla struttura generale allo stesso modo. Se mi esibisco con una band, lo spettacolo stesso è una composizione: coinvolge sezioni che sono composizioni più piccole. Anche un’intervista è una composizione”.
Che tipo di struttura cerchi quando componi?
“Non la cerco: penso che ogni compositore abbia un’idea delle proporzioni ideali che si adattano al gusto personale. Prendi la tua materia prima, le tue note, i tuoi elementi visivi o altro e trovi equilibri tra forte e morbido, veloce e lento, tanto e poco, spesso e sottile. È come cucinare o costruire un cellulare. I contrasti aiutano a definire la struttura e, allo stesso tempo, fanno parte degli elementi che si stanno strutturando”.
(Trouser Press, febbraio 1980)

“Quando ho formato i Mothers” racconta Zappa “mi piaceva la musica blues ed avevo quella in mente. Sperimentando in giro, ho notato che le scale blues assumevano un carattere completamente diverso se collocate in un altro clima armonico. Avevo scritto molta musica per orchestra e musica da camera, ma non riuscivo a farla suonare. Mi interessavano certe cose ritmiche che non erano comuni né alla musica popolare né a quella orchestrale e volevo lavorare su quelle. La band era l’unica cosa che mi avrebbe permesso di farlo”.
(Berkeley Barb, 27 marzo – 2 aprile 1980)

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