Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa’s Style 16: satire in musical notes, noisy outrage, free melody, music as a lifestyle

Why Don’t You Do Me Right (mono 45, Absolutely Free, 1967)

https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2JxQHgpyF4C3oHQO5eIcno

FAIR USE

“Sono capace di suonare quello che penso, ma non quello che scrivo, per questo assumo qualcun altro che lo sappia fare”.
(intervista con Frank Zappa, Hollywood, 11 agosto 1989 di Veniero Rizzardi, Mucchio Extra autunno 2004)

“Non so se fare musica emotiva sia un segno di eccellenza. Questa non è affatto la mia estetica. Mi piace l’abilità nella musica”.
(FZ, Bat Chain Puller, 1990, da “Frank Zappa” di Kurt Loder, 1988)

“Non mi interessano le parole. Le parole sono un compromesso, io scrivo musica. Le melodie e i cambi di accordi sono davvero interessanti… Non sto dicendo che non credo alle parole, ma doverle scrivere ferisce i miei sentimenti. Se devo scrivere delle parole, almeno saranno la verità, invece di qualche sciocchezza sentimentale. Ma la verità è davvero nella musica. È un peccato che gran parte degli americani abbia bisogno di un qualche tipo di contenuto verbale”.
“Voglio solo essere in grado di suonare qualsiasi tipo di musica che ho voglia di fare in quel momento per essere coerente con il mio stile di vita. Deve essere un’espressione diretta di me stesso”.
(Melody Maker, 19 febbraio 1977)

“Penso che il contenuto satirico in musica non debba necessariamente basarsi sull’aspetto verbale. Ci sono molte cose satiriche che puoi fare con una semplice nota o una semplice inflessione e non dire mai una parola”.
(intervista a Frank Zappa di Martin Perlich, 1972)

L’oltraggio è la caratteristica di Frank Zappa come ha dimostrato nel periodo di massimo splendore dei Mothers of Invention.
I Mothers (come, del resto, Zappa) erano tutti musicisti brillanti, ma Frank li tratteneva e li faceva suonare rumorosi, irritanti e cacofonici finché il pubblico non era così infastidito che si alzava e urlava insulti alla band.
A quel punto, Zappa liberava i Mothers e il pubblico restava sbalordito dalla pura genialità tecnica dei musicisti.
(New Musical Express, 9 maggio 1970)

“La teoria standard che conosco è davvero limitata perché l’ho sempre trovata piuttosto noiosa. Ho preso in mano il libro delle armonie di Walter Piston quando ero al liceo e ho svolto alcuni degli esercizi descritti nel libro. Mi chiedevo perché una persona dovrebbe dedicare una vita a fare questo per suonare come tutti gli altri che usano le stesse regole. Così ho imparato gli elementi di base per apprendere il concetto di cosa deve fare l’armonia e la voce principale, come dovrebbe funzionare la melodia in un clima armonico, cosa avrebbe dovuto fare il ritmo. Ho imparato tutto questo e poi ho buttato via il resto.
Ho iniziato a scrivere la mia musica in cui le terze erano omesse dagli accordi. Questo sembrava darmi più libertà con la melodia perché, se non c’è una terza nell’accordo, non sei condizionato dal clima armonico maggiore o minore. Se hai una fondamentale, una quarta e una quinta, una seconda e una quinta, la tua capacità di creare atmosfera e implicare armonia avendo una varietà di note di basso che interagiscono con l’accordo sospeso ti dà più opportunità. Quindi, la linea melodica può andare avanti e indietro tra maggiore o minore o qualsiasi altra cosa tu voglia con facilità. Hai più flessibilità”. (FZ, SongTalk, 1994 vol 4 issue 1)

Le composizioni di Zappa sono trame fitte di note scritte, maniacalmente scritte, e spazi bianchi in cui i musicisti hanno libertà completa di improvvisazione.
Ogni concerto di Zappa era un dispositivo temporale strutturato in modo da cavalcare il caos. (Editorialedomani.it, 21 dicembre 2020)

“Tutte le combinazioni di musica che io uso sono normali, per me sono normali. Vedo la musica come vedo la vita: un insieme composto da elementi molto vari che funzionano tutti nello stesso momento. Talvolta, c’è un po’ di confusione ma non per questo si smette. Lo stesso con la musica. Non c’è nessuna ragione per cui non devo avere una base di rhythm’n’blues con delle linee di jazz sopra ed improvvisamente spezzare tutto con una polka che diventa un bolero in tre battute. E’ normale per me, c’è un senso. E’ logica lineare”.
(Frank Zappa, Ciao 2001, 21 ottobre 1979)

Zappa era un autentico perfezionista, è stato definito “schiavo del suo stesso orecchio interiore”.
Intendeva cambiare il modo di comporre ed ascoltare musica. Non amava il business nel suo lavoro ma divenne imprenditore per essere indipendente.
Ha speso tutte le forze residue nel rimixare, manipolare, correggere e trasferire su compact, con l’aiuto delle nuove tecnologie, gli album storici del suo colossale archivio, arricchendolo continuamente di avventure dal vivo che andava man mano scoprendo, a partire dal rivoluzionario numero uno del 1966, il leggendario “Freak out!”.

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