
“America Drinks And Goes Home” (Absolutely Free) ha un vero sapore jazz standard. L’hai scritto per rendere omaggio a quello stile musicale o è una parodia di quel genere?
“È una parodia molto scientifica di quel genere. È così sottile che quasi non lo vedresti come una parodia. Non è una brutta melodia. L’intera essenza di quel tipo di musica è quella sindrome da idiota II-VI. È un esercizio di stupidità II-VI.
Penso che il jazz giusto – e per i miei gusti non ce n’è molto – non sia basato sull’erudizione ma sulle palle”.
(Pop & Rock, febbraio 1980)