
Sei stato definito un fascista di genere e accusato di spostare l’enfasi dai testi socialmente critici ai discorsi sul sesso in cui le ragazze sono viste come nient’altro che oggetti sessuali. Come reagisci a tali critiche?
Le critiche ai miei testi sessuali spesso provengono da critiche di ispirazione femminista. Non mi interessa se piaccio o no, perché penso che le loro opinioni siano sbagliate e siano una perdita di tempo. Per quanto ne so, l’intero movimento femminista è una dannata farsa. Non penso che le portavoce del movimento intendano fare qualcosa di buono per le altre donne. La loro unica motivazione è mettersi in mostra.
Una vera donna non ha bisogno di essere liberata, è già liberata. Non ha bisogno che nessuno si alzi e parli per lei.
Le ragazze hanno una scelta da fare. Potrebbero crescere per essere “signore”, potrebbero diventare vere donne o non crescere affatto. Divido il genere femminile in tre categorie: ragazze, signore e donne. Le donne non hanno bisogno di alcun aiuto, non sono sicuro che trarranno qualcosa dall’”aiuto”, e le ragazze hanno ancora una scelta da fare.
Alcune ragazze non supereranno mai il palcoscenico dello smalto verde metallizzato, dei capelli rosa, della spilla da balia nell’orecchio o di qualunque sia l’ultima moda. Alcune di queste ragazze decideranno di diventare signore, di indossare piccoli guanti bianchi e di essere molto corrette. Alcune diventeranno vere donne. E non credo che i discorsi dei rappresentanti del movimento delle donne influenzeranno la decisione che ogni ragazza dovrà prendere. Non mi baso su personali pregiudizi, ma lo dico dopo aver parlato con figure del movimento delle donne riconosciute a livello internazionale, non farò nomi. Il modo in cui parlano delle donne, cioè delle loro “sorelle”, è molto peggiore di quello che faccio io. Non penso che le motivazioni di questi leader siano così “pure” come si vorrebbe pensare. Dietro c’è molto di più che belle parole sull’aiuto alle donne di tutto il mondo.

Ciò che trovo spaventoso è che così tanti uomini siano disposti a seguire molte delle argomentazioni delle femministe, solo per restarne dentro. Si demascolinizzano semplicemente. Sull’LP “Sheik yerbouti” c’è una canzone che parla di una cosa del genere: “Bobby Brown goes down”. È la storia di un povero idiota che fallisce perché accetta di conformarsi al movimento femminista. Porta a spasso la bambola e finisce per diventare qualcosa di un po’ strano. Non diventa solo omosessuale. Diventa qualcuno a cui piace essere incazzato. Se uno diventa omosessuale, va bene. Ma se vieni spazzato via al punto che diventa un piacere essere calpestato, allora è troppo. “Bobby Brown” non è un caso individuale specifico, ma una descrizione generale dell’influenza del movimento delle donne negli Stati Uniti. Negli Stati Uniti, gli uomini appaiono in TV e dicono quanto siano confusi. “Come dovrei relazionarmi con il movimento delle donne?” Ebbene, il motivo per cui sono confusi è semplicemente perché hanno preso la decisione sbagliata: hanno infastidito le femministe. È proprio come seguire un guru o un leader politico. Ti promette qualcosa, ma non consegna mai la “merce”.
(Lyd & Bilde, maggio 1979 – rivista norvegese)