
In un momento ‘poetico’, Frank disse: “Il computer non è in grado di trasmettervi il lato emozionale della questione. Può fornirvi la matematica ma non le sopracciglia”.
Ok, l’ha detto, ma era un perfezionista ed un innovatore tanto che, a metà anni ’80, già parlava della possibilità di sostituire la distribuzione dei dischi con trasferimenti da digitale a digitale via telefono o via cavo TV e di royalty pagate ai compositori direttamente integrate nel software.
Tornando ai computer, Zappa fu uno dei primi sperimentatori e compositori elettronici: il Synclavier e il computer, nei primi anni ’80, gli permettevano di eliminare l’errore umano delle orchestre.
Era maniacale: nell’88 fece provare la sua band per 4 mesi, 5 giorni a settimana e 6 ore al giorno.
“Preferisco utilizzare le apparecchiature elettroniche al posto dei musicisti. Fanno meno errori” disse Frank, in un momento tutt’altro che ‘poetico’.
1986 – La visione di Frank Zappa è avanti anche per i suoi collaboratori. Ad un certo punto, diventa complicato sottoporre parti strumentali molto complesse a musicisti che, seppure virtuosi, non ce la fanno più e sudano sette camicie.
Zappa decide allora di comprare un Synclavier DMS, avveniristico campionatore digitale che gli permette di eliminare ogni elemento umano e di fargli suonare anche le partiture più impossibili. Esaltato da questa possibilità, Zappa registra il disco Jazz from Hell che (a parte St. Etienne) entra negli annali della musica impossibile da suonare se non da una macchina, come testimonia la contorta G-Spot Tornado (anche se poi ci hanno provato gli orchestrali nel live The Yellow Shark) e che in fondo anticipa anche una certa IDM cervellotica e incastrata, se non proprio post umana.
(Rolling Stone)