
A Stoccolma, in pieno inverno nel 1971, avevamo appena finito due spettacoli al Konserthuset. Stavo uscendo dal corridoio quando due ragazzini mi sono venuti incontro dicendo che erano stati ad entrambi gli spettacoli quella sera. Avevano una grande idea e si chiedevano se io l’avrei accettata.
“Abbiamo un fratello minore di nome Hannes – dissero – E’ venuto con noi al primo spettacolo e poi è tornato a casa. Domani andrà a scuola”. La famiglia viveva in una zona chiamata Tulinge, a circa venti minuti dalla città. Volevano che andassi a casa loro nel cuore della notte e che mi intrufolassi nella stanza di Hannes, lo svegliassi e dicessi: “Hannes! Hannes! Svegliati! Sono io, Frank Zappa”. Ho detto: “Va bene, lo farò”.
Sono stato portato in una tipica stanza per bambini piena di piccoli modelli che aveva costruito. Hannes dormiva nel suo lettino. Faceva un freddo gelido. L’ho svegliato. Come previsto, fu molto sorpreso.
La madre e il padre si alzarono, indossando lunghe camicie da notte. Erano persone molto gentili. Siamo rimasti seduti in cucina fino alle 5:30 a parlare di politica.
(autobiografia, The Real Frank Zappa Book)