
Ti rendi conto che fai un mucchio di cose e che ogni giorno c’è una novità sul tuo conto?
“E’ vero. Non so fare altro che lavorare. Il mio lavoro mi diverte, non potrei farne a meno. I miei amici dicono che sono un pazzo e probabilmente hanno ragione. Sono instancabile, dormo solo poche ore al giorno, bevo e mi stravolgo, fumo come un dannato e ho un’energia enorme. Non dipende da me, sono nato così e così funziono. Ricordo una volta che ho preso una vacanza di quindici giorni, al mare, isolato, senza un accidente da fare … volevo suicidarmi e mia moglie mi ha permesso di tornare a Los Angeles. Poi sono partito per una tournée di novanta giorni. Mi sentivo alla grande”.
Il tuo studio di registrazione è pieno di nastri di concerti e di session realizzate tra amici. E’ tutto materiale valido, pubblicabile?
“Oh, sì, in gran parte. Solitamente registro tutti i concerti possibili, mi piace ascoltare le cose che realizziamo dal vivo, sono tutte incredibilmente eccitanti e mostrano chiaramente come funzioniamo in gruppo e quali pezzi hanno una veste migliore da suonare in pubblico. Investo tutti i miei soldi in queste registrazioni, nei macchinari, nelle rifiniture delle parti tecniche, credo che sia il sistema migliore di spendere il denaro, non mi interessano abiti nuovi e macchine sportive”.
Dai tutto alla musica, non dai anche troppo?
“No, ho la pressione alta, devo muovermi. Mettetemi sul palco del Palladium, a New York, il più bel posto del mondo per fare concerti, e lasciatemi lì per quanto tempo volete voi… io non ho limiti … suono!”.
(Ciao 2001, 22 luglio 1979)
“Abbiamo speso 10.000 dollari sul nastro solo a New York. Preferisco spendere quei 10.000 dollari su nastro piuttosto che comprare una nuova auto sportiva. Registro così tanto a New York perché è il miglior pubblico del mondo, quello del Palladium, è il mio posto preferito per suonare. L’acustica è buona, c’è un grande palco dove puoi invitare il pubblico a partecipare e le persone che vengono agli spettacoli sono lì per divertirsi. È molto piacevole lavorare lì. Non è come Los Angeles o Londra, le due città dove non amo esibirmi”
(Record Review, aprile 1979)