
I concerti al club New Penelope di Montreal (Canada) si tennero i primi di gennaio del 1967. L’aspetto freak dei Mothers suscitava scandalo e diffidenza. Subivano continui episodi di intolleranza: nei ristoranti non li facevano entrare, i tassisti non li prendevano a bordo. Con 28 gradi sotto zero, recandosi a piedi dall’albergo al New Penelope, arrivavano completamente intirizziti dal freddo.
”Gli strumenti erano così gelidi che quando li suonavamo ci congelavamo mani e bocca”.
E’ in quell’occasione che Zappa iniziò a sfogarsi sul pubblico inaugurando una stagione di provocazioni tra il Grand Guignol e il neo-dadaista:
“Se non avessimo avuto quell’esperienza, probabilmente non saremmo riusciti a realizzare i numeri pubblico-punitivi che facevamo a quei tempi. Ad esempio, facevamo salire qualcuno sul palco e gli dicevamo ‘Levati scarpe e calzini, prendi i calzini in mano e leccali mentre noi suoniamo’. Tutto quello che ci passava per la mente. Fin tanto che erano sul palco avrebbero fatto qualsiasi cosa avessimo ordinato. Il resto del pubblico rideva della persona che si prestava a quelle spiritosaggini ma allo stesso tempo diceva ‘Posso farlo anch’io! Potrei essere io, quello”.
Una delle cose che più sconcertava il pubblico era quella che i Mothers chiamavano Dead Air, ‘aria morta’. A metà di uno show, quando si fermavano per fumare una sigaretta, Frank diceva “It’s Dead Air Time”. Prendevano una sigaretta non facendo altro che fumare guardandosi in faccia per 5 minuti come se non fossero davanti ad un pubblico. La gente si chiedeva cosa stesse accadendo.
Altre volte Zappa si sedeva e si limitava a fissare il pubblico con aria minacciosa. Una volta domandò al pubblico se la musica era troppo alta, ma solo per avvicinare il microfono agli altoparlanti durante uno stridulo assolo di sax soprano elettrico e scatenare un inferno di feedback.
(“Frank Zappa Domani” di Gianfranco Salvatore)