
Per la musica che fai, ti viene impedito di lavorare nei club o nei concerti?
“In effetti, molti lavori vengono rifiutati”.
Succede principalmente a New York?
“No, riceviamo offerte un po’ ovunque, in gran parte sulla costa orientale. La costa occidentale, ad eccezione di San Francisco, è piuttosto morta. La Polizia ha chiuso quasi tutti i locali in cui si potrebbe lavorare”.
Pensavo che la musica della West Coast fosse molto più libera, sciolta e diversificata rispetto alla East Coast.
“Sono sicuro che la musica stessa sia più libera, più sciolta e più diversificata, ma dove la suonerai? Non c’è posto dove lavorare a Los Angeles, a meno che tu non voglia suonare in un bar scadente che non pagherà molto”.
Quando ti esibisci, sembri improvvisare. Stai effettivamente ripetendo qualcosa che hai provato? Si tratta solo di temi provati, ci sono spartiti nella tua musica?
“Sì, ci sono spartiti e alcune parti della musica sono fissate molto saldamente. Alcuni dei presunti ‘eventi sonori spontanei’, come i rumori coordinati, partono al mio segnale sul palco per mezzo di gesti con le dita come i numeri 1, 2, 3, 4, 5, ecc. I componenti della mia band sono addestrati in modo tale che, non appena vedono i segnali su un dato ritmo, suonino questi rumori che abbiamo provato e che possono essere assemblati in qualsiasi ordine. Tra i vari rumori, c’è libera improvvisazione”.
Quando ti ho visto esibirti ho pensato al lato umoristico. E’ un’intenzione o un sottoprodotto?
“Le esibizioni cambiano molto da spettacolo a spettacolo. In alcuni spettacoli non c’è umorismo: a volte ci limitiamo a suonare, altre volte scherziamo”.
Pare tu stia facendo cose oscene e censurabili sul palco quando ti esibisci…
“Non so da dove provenga la nostra reputazione di essere osceni. Penso derivi dal lavoro di un editorialista di New York con cui ho parlato un anno fa, che ha commesso l’errore di paragonarci ai The Fugs , dopo aver ascoltato alcuni dei nostri nastri mentre stavamo registrando il primo album”.
Non è un paragone che apprezzi?
“Beh, sai, non facciamo le stesse cose dei The Fugs: se fossimo in competizione con loro non credo che apprezzerebbero. Fin dall’inizio, il problema principale con il gruppo è stato cercare di insegnare ai ragazzi qualcosa di nuovo e originale: all’epoca non erano tecnicamente in grado di farlo. Ho cambiato musicisti circa cinquanta milioni di volte. Alla fine, il gruppo si è formato in una sorta di strana sottocultura della società, ognuno con il loro mito, la loro lingua, il loro folklore”.
Sei stato influenzato da altri artisti?
“Più che da altri artisti, sono influenzato dalla società”.
Sei il compositore principale del gruppo?
“Sì. Ci sono altri compositori nel gruppo, ma io scrivo tutta la musica che si suona. Le canzoni di altri artisti le eseguiamo in forma di satira, in genere”.
Anche in TV vieni censurato solo per il tuo aspetto?
“Ho la sensazione che veniamo censurati, per un motivo o per l’altro. Ricordo quando a Captain Beefheart fu offerto uno spettacolo in Tv. I ragazzi del gruppo sono stati avvisati che, se avessero voluto fare questo programma in Tv, avrebbero fatto meglio a tagliarsi i capelli”.
L’establishment può imporre le sue richieste agli artisti e deve essere piuttosto difficile contrastarlo.
“Possono imporre le loro richieste ad alcune persone. Non ci hanno provato molto con noi… Mi sono già state fatte delle offerte per realizzare la colonna sonora di film ma non mi interessa fare quel tipo di lavoro per altre persone. Ora stiamo lavorando al nostro film. Scrivere la colonna sonora di un film è impegnativo, devi dedicarci tempo ed energia e non mi diverto molto a fare quel tipo di lavoro per altre persone”.
(da un’intervista a Frank Zappa di Anna Maria Stramese, Underground Digest, marzo 1968)