
“Quando avevo sedici anni mio padre ci trasferì in una piccola città di campagna. È stato terribile, la odiavo. Ero abituato a San Diego. A scuola erano così ansiosi di sbarazzarsi di me che mi hanno persino dato un paio di premi quando mi sono diplomato. Dopodiché mio padre voleva che andassi al college. Ho detto di no, ero interessato alla musica, non volevo andare al college. Quindi sono rimasto a casa per un po’, ma non c’era nessuno con cui parlare, tutti gli altri erano al college, quindi alla fine ho deciso che sarei dovuto andare anch’io. È stata una brutta esperienza. Sono rimasto lì per un anno: nel frattempo ho incontrato una ragazza e l’ho sposata. E’ durata 5 anni. Nel 1963 vivevamo a Cucamonga e lì c’era uno studio di registrazione che comprai per 1000 dollari, assumendomi anche i debiti dell’ex proprietario. Aveva centinaia di nastri, tra cui grandi successi. Ho preso i nastri e l’attrezzatura e ho iniziato a ‘giocarci’. In quel periodo divorziai e mi trasferii in studio. Ho passato tutto il mio tempo a sperimentare: molte cose che suonano i Mothers risalgono a quel periodo.
Un anno dopo, lo studio fu demolito per fare spazio ad una strada più ampia, ma a quel punto Frank aveva riunito le Madri.

“Suonavamo in birrerie locali per circa 6 dollari a notte. Alla fine ho deciso che non andava bene, così ho iniziato a contattare tutti i club della zona. Era il 1965: per trovare lavoro dovevi suonare come i Beatles o i Rolling Stones. Dovevi anche avere i capelli lunghi e per una sfortunata circostanza avevo tagliato i capelli. Dicevo ai manager dei club che suonavamo esattamente come i Rolling Stones. Finalmente abbiamo ottenuto una prenotazione in un club di Pomona: una specie di successo, più per il nostro numero che per la nostra musica. Le persone andavano via e dicevano ai loro amici che qui c’era questo gruppo che insultava il pubblico.
“Poi la MGM ha mandato qualcuno in giro per firmarci un contratto. Il loro ragazzo è entrato nel club durante un set di ‘Brain Police’ e ha detto: ‘Aha, un gruppo rhythm and blues di protesta’, quindi ci hanno pagato di conseguenza. La quota che abbiamo ottenuto per la firma era incredibilmente bassa, soprattutto considerando il numero di ragazzi nel gruppo”.
Oggi Zappa gestisce una specie di impero. Ha un’agenzia pubblicitaria (“per lo più per spingere i nostri prodotti, almeno finora”) e un film in uscita che qualcun altro ha girato ma per il quale faranno la colonna sonora. Il film è un documentario surreale chiamato “Uncle Meat”: è girato in uno stile che Zappa definisce “hand-held Pennebaker bullshit” (ovvero “stronzate di Pennebaker a mano”) e verrà modificato per adattarsi alla musica.
“Poi faremo un film di mostri in Giappone e stiamo avviando la nostra casa discografica. Registreremo i nostri brani ed altro ancora”.
I Mothers hanno affittato gli Apostolic Studios sulla Tenth Street per tutto il mese di gennaio – “Centottanta ore – poco rispetto ai Beatles, non possiamo permettercelo” – ed è lì che Zappa trascorre quasi tutto il suo tempo. Indossa un soprabito di pelle marrone, un berretto di maglia rosso sulle orecchie e inizia parlando della sua musica mentre cammina.