Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Hot Rats: la svolta di FZ

Hot Rats di Frank Zappa

Con Hot Rats Zappa prende le distanze dall’immagine di freak anarchico e iconoclasta degli esordi e nel contempo si affranca dalla sperimentazione orchestrale esaltata in Lumpy Gravy del 1968 dirigendosi verso nuovi territori.

La svolta coincide con il momentaneo pensionamento dei Mothers Of Invention, qui presenti solo con il poliedrico tastierista/fiatista Ian Underwood. Pur se privato della voce – a parte Willie The Pimp, cantata con sublime sguaiatezza da Captain Beefheart – il dissacrante spirito zappiano non manca di esprimersi a partire dai tre minuti della esuberante Peaches En Regalia, sintesi mirabile di folk, country, polka, jazz, musical e quant’altro.

Se Willie The Pimp si evolve in 9 minuti di debordanti assoli di chitarra, con intuizioni ribadite nelle complesse partiture di Son Of Mr. Green Genes e nella jam The Gumbo Variations (in compagnia del violino di Don “Sugarcane” Harris), le più tenui There Must Be A Camel (sempre con il violino di Jean Luc Ponty) e Little Umbrellas parlano un linguaggio più sofisticato, in cui i colori tenui hanno la meglio sui chiaroscuri.

Tutti i brani sono comunque figli della stessa idea, quella di una musica contaminata che rende inadeguata l’etichetta di jazz-rock spesso tirata in ballo per definirla.

(Mucchio Extra 2002, intervista pubblicata su Bizarre del 1969)

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