
Con i suoi occhi da Groucho, il naso da Punch e il corpo di Howdy Doody, Frank Zappa è l’immagine perfetta del suo particolare tipo di satira.
I Mothers non indossano costumi – la loro miriade di stili personali non ha bisogno di uniformità – perché questo fa parte del gioco.
Zappa definisce la sua musica come un “annientamento totale”, piuttosto che una fusione totale di tutta la musica. “Come l’ebollizione del carburatore”.
Non attribuirebbe la sua musica a forme come il jazz o il blues. Prende il blues e lo interpreta, in una “improvvisazione basata su ciò che ci piace veramente sentire”. E 5 su 9, compreso Zappa, iniziarono con il blues.
Frank è riconosciuto come critico musicale. Nel numero del 5 giugno di Life Magazine il suo articolo sull’R&B degli anni ’50 e La musica del futuro sarà incluso con una storia sui Mothers of Invention.
I piani immediati di Zappa sono di trasferirsi in California e allestire uno studio di registrazione nel seminterrato della sua villa pop-art di 18 stanze.
Bizarre è la parola preferita di Zappa… e lui si occupa di cose ordinarie prese fuori contesto, come il suo amore per i mitici eroi popolari americani: Mr. Greenjeans e Mr. Bluster. L’opera di Frank Zappa delinea il vuoto di cui parla.
In un’intervista per la radio della BBC su L’irrequietezza dei giovani oggi, Zappa ha detto: “Non credo che il governo sappia ancora davvero come governare. ‘Siamo qui per aiutarti’ sono un mucchio di stronzate. Loro conoscono i problemi nelle diverse parti della società. Disordini nelle città, inquinamento dell’acqua e dell’aria. Sembra che qualcuno potrebbe sistemare il problema se gli importasse davvero”.
Ha suggerito alle persone di scrivere il nome di qualche eroe personale sulle schede elettorali, piuttosto che votare un candidato esaltato con un sorriso affascinante su un poster. Ha anche ammesso di aver scritto una lettera a JFK.
Frank attribuisce i suoi assoli lamentosi in stile indiano (raga orientali acid-rock) alle sue origini arabo-greche.
Come tutti i grandi comici, Frank Zappa è un uomo molto serio, che si muove con il suo fascino sfuggente come un incrocio tra Charlie Chaplin e Marcello Mastroianni. È un riformatore sociale e musicale di prim’ordine e la sua principale perplessità sembra avere a che fare con il fatto che c’è ancora (in questa tarda progressione della civiltà) la necessità di riforme così basilari.
(I Mothers of Invention si sono esibiti il 28 aprile 1968 al Grande Ballroom di Detroit).
(The Fifth Estate, 4 giugno 1968)