Frank Zappa's mustache - Music is the Best

L’ironia di Zappa

L'ironia di Frank Zappa

Frank Zappa è un compositore serio, un satirico sociale, un promotore, un genio della registrazione, ma la sua caratteristica più sorprendente è la sua ironia. L’ironia permea la sua musica, che è piena di parodie di Charles Ives e Guy Lombardo, di Bartók and the Penguins e Bo Diddley e Ravel e Archie Shepp e Stravinsky e un intero esercito di oscuri cantanti rhythm and blues degli anni Cinquanta. L’ironia permea i suoi testi, che sono pieni di stravaganti metafore sessuali ed evocazioni della cultura del liceo americano e dell’hippie americano.

L’ironia è alla base della sua immagine pubblica. Alla ricerca dell’assurdità si è fatto fotografare seduto nudo sul water. Il suo ultimo album si intitola “We’re Only in It for the Money” ed è apparso in televisione parlando di musica, società, politica, emanando per tutto il tempo una sorta di ispirata stranezza. Quella di Zappa è l’ironia che nasce da un’immensa autocoscienza, una sfiducia nella propria serietà. È il più modernista dei meccanismi di difesa e Zappa è un prototipo di figura modernista; ci sono momenti in cui sembra vivere una parodia della sensibilità contemporanea.

L’ironia di Zappa, spesso espressa attraverso cliché contemporanei, è la parte più accessibile del suo linguaggio musicale, accende il pubblico e rende le Madri, oltre a tutto il resto, una splendida commedia.

Fino a poco tempo fa la voce di Zappa, il paradigma della voce californiana, poteva essere ascoltata alla radio mentre faceva “pubblicità grasse per adolescenti” per Hagstrom Guitars. Durante le esibizioni dal vivo dei Mothers si siede su uno sgabello, la sua espressione impassibile sopra i suoi baffi da bandillero, e ogni tanto si sporge: sputerà per terra sotto il palco dell’orchestra, dicendo al pubblico: “Pigs!”

“In realtà, non accendiamo il pubblico come fanno gli altri gruppi (tipo luci stroboscopiche e altre stronzate). La scorsa settimana suonavamo a Filadelfia e abbiamo ricevuto sette richieste, quindi le abbiamo suonate tutte in una volta. È stato fantastico. Sherwood stava suonando la parte di sax di una canzone: tutto, anche le pause. Era davvero fantastico. Ma nessuno sapeva cosa stavamo suonando. Non riuscivano nemmeno a distinguere le canzoni. La metà delle volte, quando facciamo qualcosa, il pubblico non sa cosa sia. A volte i ragazzi della band non lo sanno e neanche io lo so”.

(Village Voice, 11 gennaio 1968)

Ci impegniamo al massimo per attribuire il giusto credito di copyright a tutte le foto utilizzate sul nostro sito web. Tuttavia, se ritieni che alcune foto violino il tuo copyright, ti preghiamo di contattarci immediatamente. Rimuoveremo tempestivamente qualsiasi contenuto soggetto a una valida rivendicazione di copyright.