
E’ impossibile descrivere l’Arte di Zappa. O apprendi d’istinto la sua musica o non l’apprendi affatto.
E’ una specie di linguaggio segreto che alcuni riescono a decriptare mentre, per altri, resta ignoto e incomprensibile.
L’universo zappiano è una mentalità, è osservare il mondo con occhi e orecchie diversi. E’ sapere che per ogni tour e per ogni serata tutto cambia a dispetto di chi pretende ai concerti la riproduzione esatta dell’assolo registrato in sala.
Ogni concerto è speciale, irripetibile, irriproducibile, la musica si muove, evolve di continuo.
Zappa non ha mai suonato due volte lo stesso assolo: lo stesso hanno fatto i suoi musicisti.
Esisteva una continuità concettuale di Zappa? Una logica zappiana?
Probabilmente, con Civilization Phase III, ha cercato la sua continuità musicale.
(estratto da un articolo scritto da Giancarlo Trombetti l’8 febbraio 2021)

La musica di Zappa ha un linguaggio unico, sfugge a qualsiasi riferimento. Quando sembra che stai ascoltando qualcosa, l’attimo dopo resti travolto dall’inatteso che spezza l’immagine che stavi creando.
Frank non può essere capito e vissuto da chi apprezza metriche orecchiabili, esecuzioni lineari, utilizzo convenzionale degli strumenti. C’è da aspettarsi di tutto.