
“Frank era curioso, polemico, tirannico, workaholic. Faceva e disfaceva le sue band secondo strategie che non intendeva spiegare a nessuno, assorbiva idee da tutti senza mai elemosina di copyright, vessava i collaboratori in nome della Perfezione, metteva ai ceppi o sbarcava gli oppositori secondo il codice di Sir Francis Drake” (Riccardo Bertoncelli)
“Un artista poliedrico, pieno di mondi interni: le chiavi di lettura sono tante. Ma non pensiamo che il contesto degli inizi di questo artista fosse così facile: ha iniziato relativamente tardi, a 24 anni. Era osteggiato perché suonava la musica che voleva. Una musica difficile, strana ma in quel periodo c’era un’attenzione particolare” (Riccardo Bertoncelli)
Zappa aveva una sua idea particolarissima del fare dischi. Difficile che si dedicasse ad un solo progetto, con un inizio e una fine. Piuttosto era sempre in session, suonava quel che gli pareva con chi gli piaceva e solo dopo cuciva, legava, architettava secondo la Luna. Aggiungete che era uno stakanovista e uno smodato, e capirete perché i discografici non lo sopportavano e lui non appena possibile si mise in proprio.
Poco prima di morire cedette il suo sterminato catalogo alla Rykodisc, convinto di aver sistemato per bene le cose. Non è andata così, ci sono stati litigi, incomprensioni e per anni i dischi sono spariti dai negozi. Ora tornano disponibili grazie a un nuovo accordo con la Universal.

Dodici cd per volta, a cadenza serrata, alcuni rimasterizzati. Una gioia, una curiosità e un problema, specie per il tecnico del suono che li lavorerà. Zappa era gelosissimo della sua musica…
(Riccardo Bertoncelli, XL, ottobre 2012)
Zappa aveva dalla sua un innato senso dello spettacolo, un gusto perverso di cabaret e lo usò come emolliente e tonico per la sua proposta artistica; fin da un memorabile stage al Garrick Theatre di New York, quando con i Mothers of Invention tenne 14 show alla settimana per tre mesi e mezzo, maggio-settembre 1967, improvvisando e coinvolgendo il pubblico in una oltraggiosa versione rock del Living Theatre.
Il sogno di Zappa era la musica per grandi formazioni, che ottenne come voleva solo in fin di vita dopo una serie di stravaganti fallimenti e low-budget orchestras, ma coltivava con gusto anche una personalissima idea di canzone svolgendo indagini su due argomenti in particolare: il sesso e la minchioneria umana, spesso legati indissolubilmente.
(Riccardo Bertoncelli, Musica Jazz, dicembre 2020)