Lo stile chitarristico di Zappa era completamente originale nel mondo del rock. A differenza della maggior parte dei chitarristi che usavano modelli in scala o forme collaudate sulla chitarra, Zappa creò quella che fu chiamata “Air Sculpture“. Non aveva bisogno di fare affidamento su dispositivi e trucchi musicali collaudati perché aveva la capacità di suonare qualsiasi nota (tutti i dodici toni / scala cromatica) sulla chitarra, su qualsiasi tasto. Questo stile di improvvisazione era usato anche dai chitarristi jazz (senza dubbio cervelloni dall’udito immacolato, barbe e banjo…). Il trucco sta nel sapere in quale ordine suonare le note.
Zappa era famoso per suonare assoli di chitarra smisurati e autoindulgenti. Laddove altri chitarristi perdevano la concentrazione e rimanevano bloccati in cliché e riff per mancanza di immaginazione, Zappa guadagnava slancio dopo sei o sette minuti dall’inizio dell’assolo.
Lo stile chitarristico di Zappa era completamente originale nel mondo del rock. A differenza della maggior parte dei chitarristi che usavano modelli in scala o forme collaudate sulla chitarra, Zappa creò la cosiddetta “Air Sculpture”. Non aveva bisogno di fare affidamento su dispositivi e trucchi musicali collaudati perché aveva la capacità di suonare qualsiasi nota (tutti i dodici toni / scala cromatica) sulla chitarra, su qualsiasi tasto. Questo stile di improvvisazione era usato anche dai chitarristi jazz (senza dubbio cervelloni dall’udito immacolato, barbe e banjo…). Il trucco sta nel sapere in quale ordine suonare le note.
Zappa era famoso per il fatto di suonare assoli di chitarra smisurati e autoindulgenti. Laddove altri chitarristi perdevano la concentrazione e rimanevano bloccati in cliché e riff per mancanza di immaginazione, Zappa guadagnava slancio dopo sei o sette minuti dall’inizio dell’assolo.
(Sun Zoom Spark, gennaio 1994)
“La base del mio stile deriva sia dalla musica orientale sia dal blues. Penso che sia naturale per me. Parte dell’influenza orientale è simile ai suoni greci, turchi, bulgari e indiani”.
“Mi piace l’idea di Stravinsky di ‘economia dei mezzi’: uso poche note e cambio il ritmo. Volendo spiegarlo in termini puramente tecnici, diciamo che hai un accordo che ti dice dove si trova il tuo clima armonico, dove si sta svolgendo l’evento. L’accordo è come l’inquadratura fondamentale in un film, dove si vede l’esterno dell’edificio o il vicolo con i bidoni della spazzatura. Ti dice dove sta succedendo, dove ha luogo l’azione. Quindi hai un accordo e tre note che forniscono determinati tipi di attività emotiva rispetto all’accordo. Quell’attività emotiva viene ridefinita ogni volta che modifichi l’ordine delle note e lo spazio tra le note. Ogni volta che modifichi la posizione della nota, ha un impatto diverso”.
“Penso che un’amplificazione potente sia necessaria perché non devi far funzionare lo strumento a tutto volume, il che ti dà più spazio per pensare ed ottieni un suono più pulito”.
(Down Beat, 18 maggio 1978)
“Fare buona musica significa riuscire ad esprimere ciò che si vuole e suonare per ciò che si è. Quando ascolto BB King, penso che il suono provenga da ciò che lui è come persona. Non credo gli importi quante note suona qualcun altro. Non è rilevante per lui, ha trovato la sua identità musicale e la suonerà, indipendentemente da quello che gli altri ne pensano. Questo è il modo in cui suono. Se suono un mucchio di note – anche note lunghe – è così che mi sento e che sono. Ciò che tento di fare quando suono un assolo è prendere un pezzo di tempo e decorarlo con note rilevanti per il clima armonico creato dall’ensemble dietro di me”.
(FZ, Record World, 21 gennaio 1978)
Zappa ha sostenuto che la cosa più importante, al di là dell’essere progressive, è la musica personalizzata. La musica, ha detto, “dovrebbe essere rilevante per la persona che la scrive. Ha più a che fare con il compositore che con lo stile dei tempi o la scuola che potrebbe aver generato il compositore”.
(guitarplayer.com, 26 gennaio 2023)
Cosa c’è di così impressionante, di così affascinante negli assoli di Zappa? Che cosa lo rende così interessante tanto da poterlo ascoltare senza annoiarti mai?
In parte, è la qualità del suo tono. Pochi altri chitarristi hanno impiegato tanto tempo, attenzione e denaro per ottenere esattamente il suono che volevano. Cercando il suono più sporco, oscuro e osceno che si possa immaginare, o il suono più gentile, morbido e toccante del pianeta, Zappa ha lavorato per il suo desiderio di creare il tono perfetto. Questo lo pone al top. E’ ciò che ha fatto con quel tono perfetto che conta davvero. Ha descritto i suoi assoli come ‘conversazioni’ che sfruttavano i ritmi del parlato; è come sentire un oratore sviluppare un argomento. Dipinge un’immagine sonora che ti porta in posti dove non avresti mai pensato di andare, sonda tutte le possibilità lungo il percorso, sgrossando e interrogando ogni ritmo, ogni armonia, senza mai ricorrere a cliché o virtuosismo fine a se stesso.
Ciò che ti colpisce davvero è la qualità muscolare del tono, il modo in cui l’assolo acquisisce lentamente potenza senza mai fermarsi per riprendere fiato, la casuale spensieratezza del taglio grezzo del suono e la sorprendente miscela di minaccia e compassione che riesce a spremere da una breve pausa strumentale.
Per l’appassionato restano il cuore pulsante della musica di Zappa, il punto in cui composizione e compositore si incontrano, trasfusi in una zigosi sonica pullulante.
(estratto dall’articolo “Shut up and listen some more?” di Sam Ayore, The Rondo Hatton Report vol. VIII – 21 settembre 2011)