Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Allan Holdsworth

  • PROG-LOG 4 Divergent – xenocronia Frank Zappa, Olivier Messiaen, Allan Holdsworth xenochrony

    PROG-LOG 4 Divergent – xenocronia Frank Zappa, Olivier Messiaen, Allan Holdsworth xenochrony

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Olivier Messiaen, Allan Holdsworth

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD3PgG5Ppuv8OEPfVKRvyWm7

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    In ambito musicale, la dissonanza è disarmonia, cacofonia, discordanza. In senso figurato, dissonanza è divergenza, disaccordo, essere diversi dagli altri nel modo di pensare, giudicare, osservare.
    Esprimersi con la dissonanza, quindi, per Zappa non poteva che essere un istinto naturale. In Them or Us, ad esempio, non a caso Zappa scelse pesanti dissonanze come risposta di dissenso alla censura.
    “Il nome di questo album è Them or Us e, in America, per quanto mi riguarda, significa NOI, i pagani, contro LORO, quegli orribili cristiani. E se vogliono avere una legge al Congresso che dice che non si può mettere nulla al contrario su un disco, beh, che ne dici di un disco che abbia tutto al contrario?” (Frank Zappa parla di “Ya Hozna”, intervistato da Andy Batten-Foster, BBC Radio 1, Regno Unito, settembre 1984).

    La dissonanza è un buon pretesto per far incontrare Frank Zappa e Allan Holdsworth: entrambi facevano uso di dissonanze.
    Zappa definì Allan Holdsworth “Il miglior chitarrista che io abbia mai sentito. Mi sento intimidito nel suonare la chitarra quando penso a come suona lui”. Holdsworth è considerato uno dei più influenti e importanti chitarristi nel jazz rock, prog e fusion.

    Circa 4 anni fa, l’istruttore Juan Antonio ha rivelato il “concetto di creazione di tensione” identificando la scala segreta di Allan Holdsworth come la ‘terza modalità’ nel famoso sistema di trasposizione limitata del compositore francese Olivier Messiaen. La scala in questione era una di quelle che Holdsworth amava usare e suonare “un po’ più al di fuori del normale intervallo di suono diatonico dello scaler”. Si tratta di una scala di 9 note, “quasi un incrocio tra la scala di toni interi e la scala aumentata”.

    https://www.youtube.com/watch?v=McjUqVUuMj4

    https://www.youtube.com/watch?v=0p0ztmnQV34&t=79s

    Olivier Messiaen rappresentava uno dei compositori preferiti da Frank Zappa.
    Messiaen si interessò alla musica indiana, dell’antica Grecia e indonesiana, soprattutto al loro ritmo. Introdusse e usò particolari scale musicali cui diede il nome di ‘modalità a trasposizione limitata’ che gli permisero di esplorare la relazione tra l’udito e gli altri sensi. La sua ricerca tra suono e colore fu incessante. “Mentre ascolto suoni, vedo mentalmente colori”. Affascinato dal canto degli uccelli, Messiaen era convinto che fossero i più grandi musicisti sulla Terra. Influenzò due generazioni di compositori, tra cui Boulez, Xenakis, Stockhausen e Nigg.

    Frank Zappa coniò il termine e il concetto di dissonanza ritmica (Giordano Montecchi, storico e critico musicale)

    “Sono sempre stato a favore della dissonanza. Mi piace il cibo con molto pepe di Caienna e mi piace la musica con molta dissonanza. E non sopporto quel fottuto VI !!”. (FZ, Pop & Rock, febbraio 1980)

    “Puoi scrivere dissonanza ritmica e puoi anche scrivere l’equivalente della consonanza ritmica. Quello che definirei un ritmo dissonante è 23/24, dove le cose si strofinano l’una contro l’altra proprio nello stesso modo in cui le note sono a mezzo passo l’una dall’altra ed hanno una certa tendenza ad ‘arricciare’ le orecchie. I ritmi leggermente ‘distanti’ l’uno dall’altro creano un altro tipo di dissonanza lineare. Un tipo di ritmo consonante sarebbe come la musica da marcia o da discoteca, dove tutto è boom, boom, boom”. (FZ, Guitarist, giugno 1993)

    “La dissonanza quando è risolta è come avere un prurito e grattarsi. Quando è irrisolta è come avere un mal di testa per tutta la vita. La musica più interessante di cui mi occupo è musica nella quale la dissonanza è creata, sostenuta per un giusto periodo di tempo e risolta… Un’irritazione artificiale può dare una sensazione piacevole quando finisce”. (FZ, intervista di Bob Marshall, 1988)

    La xenocronia viene definita così da Zappa:
    “la sincronizzazione di base che avviene nel ritmo e forse anche nella tonalità dell’assolo, opposta a qualcos’altro in una tonalità e in un tempo diversi: messe a sandwich una in cima all’altra, queste cose creano una dissonanza ritmica, una frizione ritmica perché la risoluzione non è mai esatta anche se i tempi sono simili”.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    “Più l’armonia diventa dissonante, meno divertente da ascoltare sarà la musica, ma se hai un’impostazione diatonica o bitonale con complicati elementi ritmici, non c’è motivo per cui non dovrebbe essere attraente per una vasta gamma di persone. La cosa che fa funzionare il ritmo è suonarlo bene”. (Guitar Player, aprile 1983)

    “Ogni stecca ripetuta due volte è l’inizio di un arrangiamento” (FZ)

  • Blues Muses – xenocronia Frank Zappa, Johnny ‘Guitar’ Watson, J. Beck, Guitar Slim, A. Holdsworth

    Blues Muses – xenocronia Frank Zappa, Johnny ‘Guitar’ Watson, J. Beck, Guitar Slim, A. Holdsworth

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Johnny ‘Guitar’ Watson, Jeff Beck, Guitar Slim, Allan Holdsworth, Edgar Varèse

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    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    Nel corso degli anni, Frank Zappa ha elogiato diversi chitarristi.
    I magnifici 4, i suoi chitarristi preferiti in assoluto, restano:
    – Johnny ‘Guitar’ Watson: “Il mio chitarrista preferito in origine era Johnny ‘Guitar’ Watson, non da un punto di vista tecnico ma di ascolto, di ciò che significavano le sue note nel contesto in cui venivano suonate”. E’ il vocalist di tre brani di FZ: In France, I don’t even care e Brown Moses;
    – Jeff Beck: “E’ uno dei miei chitarristi preferiti in assoluto da un punto di vista melodico e in termini di concezione di ciò che suona. È favoloso”. “Secondo me, il chitarrista che ha contribuito di più al rock, oggi più bravo di ieri, è Jeff Beck” (FZ, “Talking with Frank” by Fabio Massari, 1991);
    – Guitar Slim: “E’ stato il primo chitarrista che abbia mai sentito ad avere una distorsione, negli anni ’50. Penso che il mio stile deriva dal suo approccio alla chitarra per gli assoli che ho sentito allora”;
    – Allan Holdsworth: “E’ il miglior chitarrista che abbia mai sentito. Mi sento intimidito dal suonare la chitarra quando penso a come suona lui” (FZ). Holdsworth è considerato tra i più influenti e importanti chitarristi nel jazz rock, prog e fusion.

    “Ascoltavo sempre Johnny ‘Guitar’ Watson e ascoltavo Clarence ‘Gatemouth’ Brown. Ciò che stava facendo Watson non si limitava ad una scala pentatonica. Una delle cose che ammiravo di lui era il suo tono, quel tono secco, un po’ sgradevole, aggressivo e penetrante. Le cose che suonava spesso uscivano come esplosioni ritmiche sul ritmo costante dell’accompagnamento”. Il suo modo di suonare “era come parlare o cantare in sottofondo. C’era un’influenza vocale sul ritmo”. (FZ, Guitarist, giugno 1993)

    “La canzone di Watson del 1956, ‘Three Hours Past Midnight’ mi ha ispirato a diventare un chitarrista”. (Frank Zappa)

    “Per me non c’era differenza…quello che sentivo nel rhythm and blues trascendeva quello che esprimevano le note e il tema della performance. Sentivo la stessa cosa con Varèse. C’era qualcosa nella musica che era a parte, al di sopra e al di là dei punti reali scritti sulla pagina. Era l’atteggiamento. Per me, era come se la linea melodica di Octandre fosse nella stessa vena dell’assolo di chitarra di Johnny Guitar Watson in “Three Hours Past Midnight”. Entrambi avevano un atteggiamento aggressivo”. (FZ, M.I., novembre 1979)

    “Ciò che ho preso da Johnny ‘Guitar’ Watson ed altri chitarristi che mi hanno influenzato non è il loro suono, ma il loro atteggiamento. Stilisticamente, credo di essere più vicino a Guitar Slim più di chiunque altro. Ci sono un paio di assoli che ha suonato che pensavo fossero punti di riferimento, sono molto oscuri. Watson è il chitarrista minimalista per eccellenza. L’assolo di “Lonely Nights” di una sola nota dice tutto. Johnny ‘Guitar’ Watson era un chitarrista dal suono estremamente malvagio all’epoca, ma il più oscuro che ho sentito è stato Guitar Slim (Eddie Jones)… pura oscenità. La cosa che mi è piaciuta dei due assoli che ho sentito quando avevo 16 anni e che mi hanno davvero incuriosito – l’assolo su “Three Hours Past Midnight” e su “The Story Of My Life” – non era solo il tono dello strumento ma il modo assolutamente maniacale con cui emettevano queste note in una frase con poco o nessun riguardo per il resto del metro, pur essendo consapevoli di dove fosse il ritmo”. (FZ, Guitar World, aprile 1987)

    “Non potevo suonare nessuno degli assoli di chitarra di Guitar Slim, Johnny Guitar Watson o Clarence Gatemouth Brown, anche se mi piacevano tutti. Penso di essere stato influenzato da loro nel senso che ho compreso il loro approccio melodico, ho capito cosa dovevo fare con quelle note in quella situazione”. (FZ, Musician, agosto 1979)

    “Quando parlava dei chitarristi degli anni Cinquanta che gli piacevano così tanto, Zappa diceva che potevano essere più sporchi con una sola nota di chitarra di qualsiasi testo osceno. Nei suoi assoli cercava di racchiudere tutto, dalle melodie più sublimi ai suoni più acidi, ed erano sempre un’avventura improvvisata che sapeva dove iniziava ma non dove sarebbe finita”. (intervista a Román García Albertos, autore del libro “Frank Zappa (1940-1993)

    “Quando ascolto musica, apprezzo la sostanza e non necessariamente lo stile di un musicista. E’ l’uomo che senti attraverso il suo modo di suonare. Coinvolge la sua personalità, la sua individualità nella sua musica”.
    (FZ, Guitare & Claviers n. 73, aprile 1987)

    “Penso che l’oscenità verbale sia una fantasia, la chitarra è capace di bestemmiare. Può essere lo strumento più blasfemo sulla faccia della terra. Ecco perché mi piace. Il puzzo disgustoso di una chitarra elettrica troppo rumorosa: questa è la mia idea di divertimento. (FZ, Sound International, aprile-maggio 1979)