Perché pensi che le persone al Congresso guardino così di traverso gli artisti? Qual è il problema con il messaggio dell’arte?
“È molto minaccioso per loro perché c’è sempre la possibilità che un artista dichiari la sua opinione, mentre un politico non lo farà mai e c’è una certa invidia”.
Se tu dovessi diventare zar dell’industria musicale, quali regole o cambiamenti imporresti?
“Chiederei alle case discografiche di essere all’altezza dei termini concordati con i loro artisti. Vorrei che gli artisti sapessero in cosa si stanno cacciando. Dovrebbero fare attenzione a chi, con grande magnanimità, porta una band a cena fuori in un ristorante costoso e poi addebita il conto sui diritti d’autore. Bisogna fare attenzione ai “beni gratuiti”, quando i rivenditori che acquistano 100 album di un artista ne ricevono 6 gratis come bonus aggiuntivo. L’artista merita royalties sui beni gratuiti? Sì. Li otterrà? No. Fai attenzione alle insidie nascoste della ‘garanzia incrociata’. Un artista che ha un contratto discografico e non sa cosa sia la garanzia incrociata… beh, prima o poi lo scoprirà. Attenzione agli ornamenti e alle ‘botole’ della celebrità”.